Contro gli sfruttatori, le loro guerre e i loro terroristi - Per la risposta della classe operaia

Primo Maggio 2004

Oggi nessuno crede che gli USA e i loro alleati siano intervenuti in Iraq per "liberare il popolo iracheno dalla dittatura di Saddam Hussein" o per stabilire un regime ideale di democrazia e di rispetto dei diritti umani. Essi sono là per assicurarsi il controllo diretto delle fonti e delle vie di comunicazione del petrolio, per imporre un'occupazione militare sul Golfo persico - e, già che ci sono, per dare una lezione di obbedienza all'Arabia saudita - per mantenere il ruolo del dollaro come unica moneta di scambio degli idrocarburi, fonte di un'enorme rendita finanziaria.

Certo, il governo Bush ha piazzato le aziende del suo clan (Halliburton e altre ancora), dimostrando una prodigiosa grettezza di vedute.

Questo non ci deve far dimenticare che l'opposizione "pacifista", schierata attorno all'asse franco-tedesco, non ha altro scopo che quello di limitare il dominio americano sulle risorse petrolifere, al fine di aumentare la propria fetta nella torta della rendita petrolifera.

Il suo "pacifismo" non è che la risposta di basso profilo di fronte al più potente esercito del mondo.

Infatti, come in tutti i conflitti inter-imperialisti precedenti, gli interessi materiali vengono mascherati con un'ideologia più presentabile.

È in nome dei diritti umani, e specificatamente di quelli delle donne, che gli USA hanno messo fine alla dittatura dei Talebani afgani, aiutati e finanziati solo qualche anno prima. È in nome della pace, del rispetto del diritto di ogni popolo a governarsi, che la Francia si è opposta all'intervento in Iraq.

Infine, è la "lotta contro il terrorismo" che ha giustificato e giustifica ogni possibile e immaginabile intervento...

Tutti i banditi imperialisti, piccoli o grandi, si presentano mascherati, islamisti di Al Qaeda e consorti inclusi.

Dietro le bande armate del miliardario Osama bin Laden si nasconde una piccola frazione della borghesia araba, indispettita nel vedere la propria patria, gigante energetico, rimanere un nano nell'economia mondiale. Avendo rotto con il loro alleato americano (negli anni '80 e '90, gli USA hanno finanziato e organizzato i fondamentalisti islamici, dall'Afganistan all'Algeria, passando per il Caucaso), questa borghesia vorrebbe organizzare le masse diseredate che subiscono un doppio sfruttamento: da parte degli imperialismi dominanti e da parte della loro propria borghesia, facendo loro dimenticare proprio quest'ultima cosa! È d'altronde su questo terreno che tutte le classi dirigenti, tutti i padroni, tutte le borghesie del mondo si ritrovano unite.

Se il capitalismo è caratterizzato dalla concorrenza, dalla guerra economica e dalla guerra pura e semplice, è dominato dalla lotta contro il suo unico vero nemico: il proletariato, la classe operaia di tutto il mondo.

Non c'è azienda che non cerchi di accrescere la produttività e non s'impegni ad abbassare i salari.

Non c'è governo che non attacchi lo "stato sociale": sanità, pensioni, ecc.

Questa brutale aggressione contro il proletariato, quest'epoca di guerra e di terrorismo permanenti che stiamo subendo, sono la conseguenza della crisi profonda in cui si dibatte il capitalismo mondiale da trent'anni a questa parte.

Lavoratrici e lavoratori del mondo intero

al di là delle false divisioni di "razza", nazionalità, religione o lingua, siamo uniti dal brutale attacco delle classi dominanti.

È su questo terreno che dobbiamo difenderci e portare i nostri attacchi. Bisogna rompere con le forze politiche che ci paralizzano e con le logiche sindacali di cogestione: integrati agli stati, i sindacati difendono sempre l'interesse nazionale, cioè quello del padrone, contro i proletari. Le avanguardie e quelli che vogliono veramente opporsi al capitale devono sviluppare le iniziative di lotta dei lavoratori, lotte che partano dalla base e si coordinino tra di loro. Possiamo frenare la marcia del capitalismo verso la guerra e la barbarie.

Per troppo tempo, la controrivoluzione staliniana e il capitalismo di stato russo hanno deviato il proletariato dal suo combattimento, deformato e trascinato nel fango la sua prospettiva storica, perché il proletariato è portatore di un'alternativa a questo sistema di sudore e sangue: il comunismo.

Le lotte vere che faremo saranno la condizione per la rinascita di questa alternativa storica al capitalismo, al suo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e alle sue guerre.

Proletari di tutto il mondo, unitevi!

Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario