Presa di posizione del Circolo di Comunisti Internazionalisti sui fatti di Caleta Olivia

Riceviamo dal Ciculo Comunista Internacionalista di Argentina e traduciamo il volantino qui sotto, su una drammatica esperienza proletaria in Patagonia

La repressione che ha colpito i lavoratori disoccupati nella provincia di Santa Cruz (Caleta Olivia), quando hanno proceduto ad una nuova occupazione del piazzale delle cisterne dell'impianto petrolifero di TERMAP il 2 ottobre 2004, e a bloccare la statale n. 3, da parte delle forze repressive - Polizia Federale, Gendarmeria, ecc. - si è conclusa con l'arresto di quasi una trentina di lavoratori disoccupati.

Il fatto è accaduto quando i lavoratori disoccupati hanno manifestato per il lavoro e per la liberazione degli arrestati in seguito alla protesta avvenuta nel mese di settembre. Dal mese di settembre, per quella lotta ci sono sei lavoratori agli arresti preventivi, ai quali bisogna adesso aggiungere quelli incarcerati il 2 ottobre.

La brutale repressione operata dalle forze federali di sicurezza, che hanno potuto contare su oltre 200 effettivi provenienti da un'altra provincia e sull'appoggio logistico della polizia locale, si è conclusa con la detenzione e le manganellate che le polizie hanno inflitto ai lavoratori poi incarcerati che erano entrati nell'impianto, come a tutti quelli che erano accorsi in solidarietà con gli stessi. I detenuti sono anche stati sottoposti a brutali torture fisiche nelle diverse celle in cui sono stati rinchiusi dalle forze di sicurezza, le donne sono state minacciate di stupro e obbligate a denudarsi di fronte ai carcerieri.

L'impresa TERMAP, dove si è sviluppata la protesta, è un monopolio che concentra il 50% della produzione petrolifera della zona; assieme ad altre imprese internazionali, TERMAP riceve dagli operatori petroliferi un totale di 1.250.000 m3, il che, agli attuali prezzi internazionali del petrolio, significa enormi extraprofitti.

Questo fatto, che denunciamo mentre solidarizziamo con il proletariato colpito dalla repressione, si inscrive nel procedimento precedente intentato dalla giustizia borghese contro l'altro gruppo di operai che avevano, tempo addietro, occupato l'impianto petrolifero in questione, e che oggi sono detenuti, come parte degli attacchi della classe dominante - la borghesia - contro la classe operaia. Questo attacco non si esprime solamente nell'abbassamento del salario, nella flessibilità, nella precarietà, ecc., ma anche, di fronte alla recrudescenza delle lotte operaie, nell'utilizzo da parte della borghesia e dello stato capitalista, di tutti gli strumenti e gli apparati disponibili - giudiziario, parlamentare, sindacale, ecc. - non solamente per sviare e tentare di far fallire le lotte medesime, ma anche per incarcerare gli operai in lotta, con l'obiettivo centrale di schiacciare politicamente la classe proletaria.

Noi riteniamo che la via per strappare dalle grinfie capitaliste i lavoratori prigionieri di questo putrefatto sistema, non solo quelli di Caleta Olivia, ma tutte le migliaia che sono detenuti, sotto accusa e che corrono il serio rischio di passare diversi anni in prigione, non è quella del ricorso alle istituzioni della borghesia, ma quella dell'unità della classe operaia, della mobilitazione del proletariato e dell'intensificazione della lotta di classe.

Occorre sottolineare che i lavoratori in Argentina non hanno come nemico i capitalisti di questo o quel paese, il nemico del proletariato, non solo argentino, ma del mondo intero, è il sistema capitalista nella sua totalità, e che la repressione che sta colpendo il proletariato argentino, e ultimamente gli operai disoccupati di Caleta Olivia, si inscrive negli attacchi che il capitalismo mondiale sta sferrando contro la classe operaia internazionale, come è successo poche settimane fa in Spagna contro gli operai dei cantieri navali Astillero, in Italia, in Germania, ecc.

La classe operaia è l'unica classe produttrice, abbiamo una lotta comune - senza distinzioni di nazionalità - che è la nostra emancipazione dal capitalismo; le uniche prospettive che questo sistema ci può offrire, se non sarà abbattuto, saranno più fame, più miseria, più esclusione sociale.

Questo perché il capitalismo mondiale, non solo in Argentina, è in preda a una crisi strutturale, data dalla caduta del saggio di profitto del capitale. A causa di ciò, la borghesia, nazionale o straniera, cerca di far pagare la crisi di questo modo di produzione ai lavoratori attraverso tagli al salario, licenziamenti, salari da fame, flessibilità, alti indici di disoccupazione ecc., e quando i lavoratori non accettano e approfondiscono le lotte, lo stato borghese utilizza tutti gli strumenti a sua disposizione per cercare di sconfiggere la classe operaia occupata e disoccupata; Caleta Olivia ne è un chiaro esempio.

Noi, lavoratori occupati e disoccupati, dobbiamo lottare non solo per strappare dal carcere i compagni catturati a Caleta Olivia e gli altri prigionieri di tutto il paese, ma dobbiamo anche avere chiara coscienza che le nostre sofferenze continueranno se questo sistema decadente e putrefatto sopravviverà. Noi lavoratori dobbiamo difendere i nostri interessi in modo indipendente dai sindacati e da tutti gli apparati della borghesia. Non dobbiamo avere alcuna fiducia nelle istituzioni dello stato - sono nostre nemiche - dobbiamo avere fiducia solo nelle nostre forze e nell'unità della classe operaia nazionale e internazionale.

Per questo occorre:

  • convocare assemblee di base nei posti di lavoro e nel territorio per decidere le modalità e le finalità della lotta, con delegati eletti nelle assemblee di base e revocabili in qualunque momento;
  • estendere e generalizzare queste iniziative al territorio, al fine di promuovere l'unità della classe operaia, senza distinzione alcuna tra occupati e disoccupati, dato che abbiamo tutti uno stesso nemico: la borghesia;
  • intensificare la lotta e la mobilitazione per strappare dalle grinfie capitaliste tutti i lavoratori, gli operai e i disoccupati in lotta incarcerati o messi sotto accusa dalla giustizia borghese.
Buenos Aires, 7 ottobre 2004
Circolo di Comunisti Internazionalisti