Estirpiamo la vivisezione alle radici: lottiamo contro il capitale

Lottare contro la vivisezione è giustissimo, ma, se se si vuole essere coerenti fino in fondo, occorre portare la lotta contro i meccanismi della violenza e dello sfruttamento su cui si regge la società borghese, di cui la tortura degli animali, per scopi cosiddetti scientifici, è solo un aspetto. Odioso, certo, ma il rifiuto di questa pratica ripugnante deve andare al di là dell'indignazione morale, che, di per sé, può essere condivisa - e lo è - anche da strati più o meno larghi della borghesia.

La scienza moderna non è stata quasi mai libera. Fin dal suo apparire si è scontrata col potere e da questo è stata asservita. Oggi, poi, è veramente una pia illusione credere che la ricerca obbedisca ai nobili fini del sapere e del progresso umano. È noto che gran parte della ricerca scientifica dipende dalle multinazionali, in particolare di quelle farmaceutiche, il cui unico scopo è il profitto, non certo il benessere della gente. La stessa azienda che produce sofisticati strumenti di morte, può produrre apparecchiature ospedaliere, le sostanze che producono il cancro e le medicine per la sua cura. Se il capitale non si fa alcun scrupolo a massacrare e violentare in quantità industriali gli esseri umani; se non si tira indietro nemmeno davanti alla prospettiva della catastrofe ecologica, provocata dallo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali e degli esseri viventi, figuriamoci se si fa impietosire dalla sorte di "quattro cani".

La scienza, dunque, è fortemente condizionata dai bisogni del capitale, soprattutto adesso.

Oggi, a causa della crisi profondissima che colpisce il capitalismo a livello mondiale, lo stato taglia le spese "superflue" per convogliare direttamente la ricchezza prodotta dalla classe operaia, dal lavoro dipendente, a sostegno del profitto industriale e della speculazione finanziaria. Non che lo stato fosse prima un'istituzione al di sopra delle parti: al contrario, ha sempre difeso gli interessi di una sola classe, quella dominante. E se i tagli alla ricerca scientifica "pura" causano, in prospettiva il degrado e l'invecchiamento del sistema economico, niente paura: i padroni possono recuperare la famigerata competitività perduta intensificando lo sfruttamento della forza-lavoro.

Se poi, come in Italia, una borghesia particolarmente cialtrona manda al governo i suoi rappresentanti più reazionari e bigotti, allora la ricerca non è solo soffocata dall'interesse di aziende e "professionisti della scienza", ma anche dalle ideologie più retrograde e oscurantiste: la legge sulla procreazione assistita insegna.

Dunque, ogni lotta contro aspetti specifici e particolarmente odiosi del capitalismo è la benvenuta, ma non può sostituire l'unica lotta che può davvero colpire il cuore pulsante dello sfruttamento e della violenza capitalistica: quella in fabbrica, sul posto di lavoro, là dove il padrone estorce la ricchezza su cui si fondano il suo potere e i suoi privilegi di classe.

Purché non sia una lotta addomesticata dalle logiche sindacali - da quelle dei sindacati "ufficiali" a quelle impotenti e velleitarie dei sindacatini sedicenti di "base" - dai partiti borghesi (riformisti e stalinisti compresi, naturalmente!), ma sia condotta dai lavoratori, dai proletari attraverso i loro liberi organismi di lotta, veramente autorganizzati dal basso. Purché punti, in prospettiva, al superamento di questa società e delle sue infamie.

Solo così, tutti gli esseri viventi saranno liberati dagli incubi del capitale e la scienza potrà, finalmente, essere un prodotto della e per l'umanità.

Partito Comunista Internazionalista - Battaglia Comunista