Immigrati e operai italiani - Stessa classe, stessa lotta!

Volantino distribuito in occasione della manifestazione a Brescia per i diritti degli immigrati

L’opera dei governi dell’Ulivo, che aveva aperto i primi campi di concentramento per il proletariato migrante (CPT), è stata proseguita e peggiorata dalla legge Bossi-Fini, che ha introdotto il contratto di soggiorno al posto del permesso di soggiorno. E questa legge di stampo fascista, dopo un anno e mezzo di governo "amico" (di chi? Dei padroni, naturalmente!) è ancora in piedi. Non è difficile capire che in questo modo la vita di un proletario immigrato dipende totalmente da padroni e padroncini, nonché da delinquenti vari che speculano sulla vita degli immigrati (vendita di veri o presunti contratti di lavoro a prezzi da strozzini). La condizione di lavoratore usa e getta, ormai diffusissima in tutti i luoghi di lavoro grazie ai diversi accordi tra governi-padroni-sindacati, è come e più di prima la condizione normale del lavoratore immigrato, con costi umani pesantissimi.

L’obiettivo del capitale internazionale di spingere i salari al disotto del loro valore, cioè al di sotto di quanto è necessario per vivere, fa sì che in ogni paese ci sia un costante livellamento verso il basso di tutti i settori del lavoro salariato/dipendente, perché oggi il punto di riferimento dei padroni è il salario degli strati più poveri e sfruttati del proletariato mondiale. Tutto ciò è frutto della crisi economica mondiale, che spinge alla intensificazione dello sfruttamento per alimentare il profitto industriale e la mostruosa speculazione finanziaria, e ha chiuso ogni spazio per le politiche riformiste, privando le borghesie di ogni margine di manovra.

Questo porta, oltre all’aumento bestiale dello sfruttamento - in primo luogo dei settori più deboli del proletariato, vale a dire gli immigrati, i giovani, le donne - alla sempre più frequente trasformazione delle tensioni interimperialistiche in focolai di guerra, ipocritamente mascherati da interventi umanitari o in difesa della civiltà e della religione.

Tutto ciò è facilitato dal razzismo - alimentato da una ossessiva e vergognosa campagna dei mezzi di (dis)informazione - che intossica anche strati non insignificanti di quel proletariato che ha perso o non ha mai avuto né identità né, tantomeno, coscienza di classe. Un razzismo alimentato dalla vita di abbrutimento fisico e morale tipica di ogni società fondata sullo sfruttamento e sull’oppressione, e fomentato dai settori più reazionari e pidocchiosi della borghesia, ma che torna utile alla borghesia nel suo insieme.

Per questo, dobbiamo e possiamo lottare contro i padroni, i loro governi, le loro leggi razziste, reazionarie e anti-operaie, perché maggiore sfruttamento e oppressione per il proletariato migrante vuol dire maggior sfruttamento e oppressione per tutti. Solo una classe operaia unita sul terreno della lotta anticapitalista vera, non su quello della sempre perdente concertazione sindacale, può farlo, oltre e contro le false divisioni religiose, etniche, linguistiche. Solo un partito rivoluzionario su scala internazionale, libero da ogni residuo politico dello stalinismo e di ogni opportunismo, può indicare le prospettive di uscita da questa infame società!

No alla legge Bossi-Fini e a tutte le leggi anti-immigrati dei governo borghesi! No al razzismo e allo sfruttamento! Per la ripresa della lotta di classe del proletariato internazionale! Immigrati e operai italiani: stessa classe, stessa lotta!