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Home ›Lo sciopero della Ssangyong termina nella sconfitta e nella pesante repressione
Pubblichiamo questo resoconto di Loren Goldner sulla lotta degli operai della Ssangyoung, che ci è stato cortesemente inviato dall'associazione PonSiMor. Resoconto, traduzione e relativo commento non sono nostri, ma riteniamo utile contribuire alla diffusione delle notizie su questa eroica pagina del proletariato sudcoreano.
Lo sciopero dell’azienda Ssangyong Motor e l'occupazione dello stabilimento in Pyeong-taek, Corea del Sud, si è concluso il 5 agosto, dopo 77 giorni. Per i 976 operai che il 22 maggio hanno occupato la piccola fabbrica di automobili e l'hanno mantenuta contro un continuo assalto quasi-militare, l'accordo, firmato dal presidente del tribunale in amministrazione controllata della Ssangyong, Park Young-tae e il presidente del sindacato locale Han Sang-kyun, ha rappresentato una sconfitta quasi totale. Ancora peggio, la resa è stata seguita dalla detenzione e dall'interrogatorio di dozzine di scioperanti da parte della polizia, per essere forse seguita dalle spese processuali, anche tramite un'azione legale di massa (45 milioni di $) contro il Sindacato Coreano degli Operai Metallurgici e la probabile ulteriore azione legale contro i diversi scioperanti individualmente per i danni incorsi durante lo sciopero. Il governo coreano di ultra destra di Lee Myong Bak sta segnalando con queste misure - la sua recente ed estremamente drammatica vittoria nello stile “non fare prigionieri” sulla protesta popolare nell'anno e mezzo passato - la sua intenzione di scoraggiare qualsiasi potenziale resistenza futura al suo impassibile dominio per conto del grande capitale.
Lo sciopero della Ssangyong ha riecheggiato in molti sensi la dinamica vista nella recente lotta di Visteon nel Regno Unito e nelle battaglie sulla ristrutturazione dell'industria automobilistica nel mondo. Trattandosi, per un altro verso, di un sequestro e di un' autentica occupazione della fabbrica e successiva difesa violenta dello stabilimento contro la polizia, contro i teppisti arruolati dall'azienda e i crumiri, era la prima lotta di questo genere nel Sud Corea da anni. La sua sconfitta - una in una lunga serie di sconfitte che si estendono negli anni - non predispone bene per la resistenza futura.
La Ssangyong Motor Company era stata rilevata tre anni fa dalla Società Cinese dell’Industria Automobilistica di Schanghai, che ne detiene la proprietà del 51%. A quel tempo, lo stabilimento di Pyeongtaek (situato a circa 45 minuti da Seoul) contava 8700 occupati; prima dello sciopero, ne contava soltanto 7000. In febbraio l'azienda veniva archiviata per fallimento, proponendo una ristrutturazione ed offrendo lo stabilimento di Pyeongtaek come garanzia per ulteriori prestiti che le consentissero di riemergere dal fallimento. Il tribunale approvò il piano fallimentare, in attesa di licenziamenti sufficienti a rendere l'azienda nuovamente in grado di far profitti.
La strategia dell’amministrazione sembra essere stata quella di uno sfoltimento a lungo termine del personale combinato con acquisizione di tecnologia per operazioni in Cina. Dal cambio di gestione della Schanghai Automotive, non c’è stato nuovo investimento alla Ssangyong Motors e non è stato lanciato nessun nuovo modello di automobile. (I querelanti coreani hanno sollevato questioni circa la legittimità del trasferimento di tecnologia in Cina, dal momento che la tecnologia in questione è stata sviluppata con i sussidi del governo coreano, ma finora non è stata intrapresa nessuna azione legale). Nel dicembre 2008 ci fu anche una breve azione di protesta dei lavoratori contro questo trasferimento di tecnologia.
A seguito della decisione del tribunale fallimentare, gli operai nello stabilimento hanno risposto in aprile con scioperi d’avvertimento contro i possibili licenziamenti. La situazione si è evoluta il 22 maggio in uno sciopero generale, una presa di possesso dell’impianto ed in un'occupazione da parte di 1700 operai quando fu annunciata la lista degli operai da licenziare. Lo sciopero si è concentrato su tre richieste principali: 1) nessun licenziamento 2) nessuna precarizzazione e 3) nessuna delocalizzazione. L'azienda voleva costringere 1700 operai al pensionamento anticipato ed ha licenziato 300 occasionali.
Gli operai della Ssangyong sono organizzati nel Sindacato Coreano dei Lavoratori Metallurgici (KMWU) ed hanno lavorato una media di 15-20 anni nella fabbrica. Un operaio normale percepisce una paga base di circa 30.000.000 di won, attualmente circa 25.000 $ all'anno); un occasionale ne percepisce circa 15.000.000 per lo stesso lavoro. (In Corea, la paga base è la sola parte del salario, comprende benefici - per gli operai regolari - oltre notevoli ore straordinarie pagate ad un più alto tasso, spesso 10 ore la settimana e accettate, o persino volute, dalla maggior parte degli operai come un indispensabile supplemento di reddito).
Da metà giugno, circa 1000 operai continuavano l'occupazione, mentre le mogli e i familiari fornivano i pasti. Circa 5000 operai non in lista per il licenziamento rimanevano a casa e circa 1000 del personale di sorveglianza venivano trattenuti, principalmente per la manutenzione delle macchine, benchè nessuna automobile fosse prodotta dall'inizio dell'occupazione.
C'era nelle settimane precedenti poca presenza in massa di polizia in Pyeongtaek. Ciò era dovuto almeno in parte alla crisi politica in corso nel Sud Corea seguita al recente suicidio dell'ex presidente Noh MU Hyeon e alle dimostrazioni su grande scala successive che esprimevano l'indignazione crescente contro il governo della destra attuale di Lee Myong Bak. Il governo di Lee, eletto nel dicembre 2007 su un programma di forte sviluppo economico e subito abbastanza screditato dalle evidenti misure ripetute a favore dei ricchi e dalla crisi mondiale, inizialmente è stato preso in contropiede dalla profondità dello sdegno rivelatosi in dimostrazioni che mobilitavano fino a un milione di persone. Dopo che l'impiego della polizia anti sommossa dietro il funerale di Noh ha provocato ulteriore indignazione ed ha portato più persone nelle strade, il governo era inizialmente poco disposto a rischiare un ulteriore insuccesso mediante un assalto prematuro sulla fabbrica di Pyeongtaek.
Il 16 giugno, fuori dei cancelli della fabbrica si è tenuto un grande raduno antisciopero di più di 1500 persone. Al raduno hanno partecipato i 1000 crumiri della sorveglianza, 200 teppisti ingaggiati e 300 operai non inseriti nella lista di licenziamento e contrari allo sciopero. 400 poliziotti anti sommossa stavano a guardare, senza intervenire affatto ed infine hanno dichiarato illegale l'assemblea dei crumiri, evidentemente per timore che gli operai occupanti ed i loro sostenitori potessero attacarli.
Durante l'assemblea dei crumiri, circa 700-800 operai dalle fabbriche vicine, quale l'azienda Kia Motor, erano venuti a difendere lo stabilimento della Ssangyong, in parte per solidarietà ad un appello del KMWU.
Gli operai occupanti hanno programmato una difesa organizzata contro ogni tentativo della polizia di riprendere lo stabilimento, immagazzinando tubi di ferro e bottiglie Molotov. Come programma alternativo, si sono preparati a concentrarsi nel reparto della vernice, dove i materiali infiammabili (secondo la loro valutazione) avrebbero dissuaso la polizia dal far fuoco alle bombole di gas scatenando una conflagrazione. (Questo calcolo si è dimostrato corretto, come vederemo, ma infine è risultato di nessun vantaggio.)
Ho parlato ad un attivista che partecipava all'occupazione e critico del ruolo del sindacato. Dal suo punto di vista, il KMWU restava fermo al controllo dello sciopero. Tuttavia, contrariamente al ruolo dei sindacati nella lotta della Visteon nel Regno Unito e nello smantellamento dell'industria automobilistica degli Stati Uniti, il KMWU ha sostenuto le azioni illegali di occupazione dello stabilimento e di preparazione alla sua difesa organizzata. Da un altro lato, nelle trattative con l'azienda, si è concentrato sulla richiesta di nessun licenziamento e di gestione morbida delle richieste di certezza dell'impiego per tutti e contro la delocalizzazione.
Il nucleo essenziale dell'occupazione dello stabilimento è stato alimentato da 50 o 60 gruppi della massa, di 10 operai ciascuno, che a loro volta hanno scelto un delegato (cho-jang) per l'azione coordinata. Secondo lo stesso attivista critico, questi chojang sono gli operai più combattivi e più coscienti dal punto di vista di classe.
Ancora una volta, lo sciopero della Ssangyong inizialmente ha tratto giovamento da un clima politico favorevole, che aveva costretto il governo coreano a rallentare il passo, ma è alle prese con la crisi profonda dell'industria automobilistica mondiale e con la crisi economica mondiale in generale. Il vicino stabilimento dell'azienda Kia Motor era esso stesso nel bel mezzo delle trattative critiche per le misure di crisi e la GM-Daewoo è sotto il colpo della riorganizzazione mondiale della GM. La strategia dell'azienda, come nel caso della Visteon, è stata nel migliore dei casi il logorio lento (già in corso dal 2006) o persino una completa chiusura dello stabilimento.
Verso la fine di giugno, il governo e l'azienda abbandonavano il loro atteggiamento attendista cominciando a passare all'offensiva. Il 22 giugno erano già state rubricate dure azioni legali contro 190 scioperanti. Alcuni giorni dopo, un operaio licenziato e fortemente indebitato si suicidava. Il clima sociale e politico più vasto continuava a radicalizzarsi, con gruppi varianti dai maestri di scuola ai monaci che attaccavano l'accelerazione del governo verso destra, e le forze dell'ordine, capeggiate dal partito di governo Hanaradang (grande cittadino), accusavano tali critici come simpatizzanti della Corea del Nord. Manifestazioni di sostenitori dello sciopero avevano luogo periodicamente a Seoul e in Pyeongtaek, ma raramente mettevano insieme più di qualche migliaio di persone.
Il 26 e 27 giugno riprendeva un serio attacco del datore di lavoro e del governo allo stabilimento, con l'impiego di teppisti, crumiri reclutati fra gli operai non inclusi nelle liste per il licenziamento, e la polizia anti sommossa tentava di entrare in fabbrica. Costoro si assicuravano la costruzione principale dopo un violento combattimento in cui molte persone sono state ferite. Gli operai occupanti si ritiravano nel settore della vernice, che faceva parte della (suddetta) strategia. (In gennaio, cinque persone a Seoul sono morte in un altro incendio provocato durante uno scontro con la polizia, che ha fatto scatenare settimane di indignazione).
Il giorno seguente, l'azienda pubblicava un comunicato che dichiarava che c'era stata abbastanza violenza, ma in realtà, nel timore della tenace resistenza operaia, la polizia e i teppisti sono stati ritirati. L'azienda invitò il governo a entrare direttamente nel negoziato.
Dall'attacco del 26-27, mirato ad isolare la lotta della Ssangyong e a stroncare lo sciopero, azioni di solidarietà fuori dello stabilimento tentavano di sviluppare un appoggio più vasto. Tali azioni comprendevano una campagna di strada, pricipalmente su iniziativa delle organizzazioni delle famiglie nel centro di Seoul e nella zona di Pyeongtaek e uno sciopero generale di quattro ore deliberato dal KMWU durante il quale gli operai metallurgici dagli stabilimenti vicini si sono radunati davanti al cancello della fabbrica Ssangyong.
Così, il 1o luglio, l'erogazione dell'acqua è stata completamente interrotta, la qual cosa nell'estate coreana calda ed umida ha finito per costringere gli operai ad intrappolare l'acqua piovana come potevano e fare tolette improvvisate coi barilotti quando tutte le tolette furono rimosse. Ogni accesso allo stabilimento è stato bloccato e le trattative sono crollate.
Il 4 luglio e l'11 luglio il KCTU (confederazione coreana dei sindacati) teneva le assemblee nazionali dei lavoratori a sostegno della lotta della Ssangyong. Queste azioni erano, tuttavia, scarsamente partecipate e la direzione del KMWU esitò nel dichiarare lo sciopero generale in risposta agli attacchi allo stabilimento. Gli attivisti ritengono che le direzioni del KCTU e del KMWU fossero preoccupate maggiormente per le imminenti elezioni sindacali. (inoltre l'11 luglio 927 attivisti hanno tenuto uno sciopero della fame di un giorno nel centro di Seoul.) (Dalla mia esperienza in Corea in questi ultimi quattro anni, si tratta di azioni in gran parte rituali che raramente influenzano il risultato di una lotta, salvo il fatto che servono come misura della debolezza e dell'isolamento.)
Per concludere, il 16 luglio, 3.000 membri di KMWU si riunivano per sostenere lo sciopero della Ssangyong davanti all’ingresso della città di Pyeongtaek. Quando provarono a muoversi verso la fabbrica dopo il concentramento, furono bloccati dalla polizia e 82 operai sono stati arrestati sul posto. Durante un successivo (e fallito) tentativo di raggiungere il cancello dello stabilimento con cibo ed acqua, i teppisti dell'azienda sono usciti dalla loro strada per rompere ogni bottiglia d'acqua.
I guanti si sono staccati realmente lunedì il 20 luglio. Questa è la situazione militare come descritta da un operaio venuto dalla vicina Kia Motor Company, con centinaia di altri, a contribuire a difendere lo stabilimento contro un attacco da parte di 3000 poliziotti, teppistie e crumiri:
“Quando abbiamo finito il turno di notte alle 5,30 questa mattina, siamo andati a Pyeongtaek davanti al cancello antistante la fabbrica Ssangyong, dove le lotte erano in corso, proprio come avevano avuto luogo il giorno precedente.
Dalle 9,00 o 10,00 antimeridiane molti bus stracolmi di poliziotti antisommossa stavano arrivando al cancello, oltre a circa 20 veicoli anti-incendio.
Mentre 2.000 poliziotti antisommossa stavano tentando di conquistare il vicino stabilimento della vernice, gli operai risposero con le fionde e a volte con le bottiglie Molotov. Una catapulta che lanciava bulloni e dadi aveva una gittata di 200-300 metri ed era efficace. Degli pneumatici piazzati in uno sforzo per difendere lo stabilimento venivano fatti bruciare ed il fumo nero copriva il cielo sopra la fabbrica.
L'azienda aveva tagliato gli approvvigionamenti di gas e acqua ed aveva imposto un blocco su tutto il materiale dall'esterno destinato agli operai, comprese le forniture di medicinali. L'azienda sembra scegliere come strategia principale quella di logorare le persone per convincerle a lasciare il reparto verniciatura spontaneamente.
Da quel giorno, un elicottero della polizia andava spandendo gas lacrimogeno contro gli operai che stavano combattendo sui tetti.”
Il 21 luglio, il KCTU proclamava uno sciopero generale dal 22 al 24 luglio e programmava un convegno nazionale del lavoro per sabato 25 luglio. Il KMWU annunciava scioperi parziali il 22 e 24 a sostegno dello sciopero di Pyeongtaek e del prosieguo delle trattative. Questi scioperi, che il KCTU in particolare abitualmente convoca senza spingere e senza un serio appoggio, sono rimasti sporadici e inefficaci.
Lo stesso operaio della Kia, che affrontava la polizia davanti al cancello dello stabilimento, ha riportato il 22 luglio questi eventi come segue:
“A partire dal 20 luglio, con un mandato, più di 3.000 poliziotti antisommossa, compresa un'unità di ranger, avevano provato ad occupare lo stabilimento e avevano ordinato agli operai di uscire dalla fabbrica. Dopo che gli operai ebbero rifiutato questo ordine, la polizia lanciò un attacco contro gli occupanti per 7 giorni consecutivi e questo attacco coinvolse anche i teppisti e i crumiri reclutati fra gli operai non licenziati.
La polizia fa propaganda ideologica giorno e notte e un elicottero romba a bassa quota per impedire agli operai di dormire e per scoraggiarli.
Sono stati tagliati i rifornimenti dell'acqua e del gas e viene rifiutato l'ingresso in fabbrica all’aiuto medico umanitario. (L'elettricità è stata lasciata attiva per impedire la decomposizione della vernice e di altri materiali infiammabili nel reparto verniciatura.)
Dal giorno 21 in avanti, la polizia va sganciando il gas lacrimogeno dagli elicotteri sugli operai che lottano sul tetto del reparto verniciatura. Quel gas è composto di un materiale tossico che può fondere la gomma spugnosa.
Intermittentemente, quando i poliziotti anti sommossa provano ad entrare nel reparto vernice, utilizzano una pistola speciale che spara 50.000 volts e chiodi, mentre i crumiri utilizzano le fionde dalla costruzione di fronte.
Naturalmente, noi stiamo combattendo la polizia con i tubi di ferro e le bottiglie Molotov sulla strada davanti alla fabbrica per difendere lo sciopero.
Per la fine di luglio, i circa 700 operai lasciati nello stabilimento stavano mangiando una palla di riso con sale anziché i pasti normali e bevendo acqua piovana bollita. Benchè molti operai siano stati feriti durante lo scontro, hanno risolutamente continuato la loro lotta.
Il 20 luglio, la moglie di un funzionario sindacale si è suicidata in casa propria. Anche se suo marito non era stato licenziato, aveva partecipato alla lotta malgrado parecchie minacce dall'amministrazione. Sua moglie aveva appena 29 anni. Finora cinque persone sono morte o si sono suicidate dentro come conseguenza di questa lotta.
Il 25 luglio, il KCTU ha tenuto un’assemblea davanti alla stazione ferroviaria di Pyeongtaeck. Dopo quell'assemblea, gli operai ed altri partecipanti, muniti di tubi di ferro e pietre del marciapiede, hanno combattuto contro la polizia antisommossa, nel tentativo di marciare verso il cancello della fabbrica Ssangyong. Un brutale attacco dalla polizia li ha costretti a ritirarsi dalla parte antistante la fabbrica. Le lotte sono continuate fino a notte inoltrata nelle strade di Pyeongtaek.
Noi del KMWU abbiamo programmato di lanciare il 29 luglio uno sciopero generale di sei ore ma, com'è noto, è così difficile mobilitare tutti i sindacalisti per partecipare a un tale sciopero.
L'amministrazione è andata a cercare l'elevato motivo morale, sostenendo che può essere costretta al fallimento.
In mezzo alla pressione crescente da parte di alcune organizzazioni civiche e di qualche membro del Congresso, la direzione e il sindacato della Ssangyong hanno programmato un incontro il 25 luglio. Ma l'amministrazione ha annullato unilateralmente quella riunione, per l'unico motivo (sostenevano gli amministratori) che gli operai stavano ancora lanciando bulloni e che essi non potevano accettare la richiesta del sindacato: nessun licenziamento, ma tutti gli operai dovevano essere dismessi a rotazione su pensionamento provvisorio non pagato.
L'amministrazione ha rifiutato la concessione del sindacato affermando che avrebbe accettato soltanto i licenziamenti.
Il 27 luglio, gli operai della Ssangyong hanno tenuto una conferenza stampa e un'altra assemblea davanti al reparto verniciatura, uscendo fuori per un istante dall'atmosfera soffocante all'interno.
Le richieste di quell'assemblea erano:
1. Ritiro della polizia.
2. Trattativa diretta con l'amministrazione e con il governo.
3. Pubblicazione dei risultati dell'indagine sull’emanazione illegale derivante dall'uso della tecnologia ibrida del motore diesel.
Voglio concludere questo rapporto, riferendomi all'ultima parte della conferenza stampa: “... Stiamo facendo il nostro meglio per risolvere questa disputa secondo il principio della composizione pacifica mediante il dialogo. Tuttavia, se questo genere di repressione brutale e mortale continua, dichiariamo apertamente la nostra volontà risoluta di combattere fino alla morte.
Quelli di noi che sono qui dentro mostreranno al mondo la nostra determinazione a morire non solo come operai ma anche come esseri umani. Combatteremo senza indietreggiare, riguadagneremo i nostri diritti e alla fine faremo ritorno alle nostre case.” ”
Nel combattimento quotidiano dal 20 al 27 luglio, la polizia, i teppisti e i crumiri avevano ripreso l'intero stabilimento con l'eccezione del reparto vernice. Forti contingenti di polizia si sono ammassati nell’edificio dietro la porta d'ingresso, alcune iarde dall'entrata del reparto vernice.
Dopo la ripresa delle trattative interrotte nuovamente durante il fine settimana del 1-2 agosto, infine è stata tagliata l'elettricità al reparto vernice, costringendo gli operai occupanti ad usare il lume di candela di notte. La battaglia finale cominciò il 3 agosto ed è continuata tutto il 5.
100 scioperanti avevano interrotto l'occupazione durante la notte (molte per repulsione verso la spietatezza di quella condizione e della violenza aziendale). Nelle trattative finali, il presidente del sindacato locale acconsentì al pensionamento anticipato (cioè licenziamento con paga di separazione) per 52% degli occupanti, con congedo del 48% per un anno senza paga, dopo di che avrebbero potuto rientrare, condizioni economiche permettendolo. L'azienda inoltre avrebbe pagato 550.000 won di sussidio mensile per un anno ad alcuni operai trasferiti nei posti del reparto vendite.
Nei giorni seguenti, la beffa si è aggiunta alla ferita con la detenzione ed in attesa delle imputazioni degli addebiti degli operai, e un'azione legale di 500.000.000 won (45.000.000 $) da parte dell'azienda contro il KMWU. Come indicato, possono seguire ulteriori azioni legali individuali, possibili sotto la legislazione del lavoro coreano, che in passato ha lasciato gli operai notevolmente impoveriti. L'azienda lamenta danni per 316 miliardi (258.6 milioni di $) e la mancata produzione di circa 14.600 veicoli a causa dello sciopero.
Questa vendetta calcolata da parte del governo e dell'azienda mostra una chiara escalation di un'offensiva generale contro ogni opposizione possibile. Un anno prima, nell'estate 2008, lo sciopero di 12 mesi ai grandi magazzini della E-Land si concluse con la sconfitta. Dei 10.000 dipendenti che avevano scioperato nell’estate 2007, molti sono ritornati ai loro lavori, accettando l'offerta miserabile che inizialmente avevano rifiutato, altri erano già passati ad altri lavori. I dipendenti della E-Land si erano ripetutamente seduti dentro e avevano occupato i magazzini, ed in parecchie occasioni avevano combattuto al di fuori la polizia ed i teppisti che tentavano di scortare i crumiri nei magazzini. Tuttavia, dopo la sconfitta, niente è accaduto di simile alle rappresaglie che si abbattono sugli operai della Ssangyong.
Il governo del Lee Myong Bak del partito dell’Hanaradang ha radici importanti nella dittatura 1961-1979 di Park Chung Hee, che erano stati gli anni di gloria dell’ascesa della Corea al rango di prima tigre asiatica. La figlia di Park è stata l'unica ad accostatasi di stretta misura rispetto a Lee a diventare il candidato presidenziale del partito nel 2007. Più in generale, un punto di vista rosato della dittatura di Park, focalizzato sul suo dinamismo economico e minimizzando o ignorando la sua repressione brutale, si è diffuso negli ultimi anni nella società coreana, alimentato dallo sviluppo ineguale dall'inizio degli anni 1990 e soprattutto dalla fusione finanziaria 1997-98 quando la Corea è rientrata sotto il controllo del FMI (Fondo Monetario Internazionale). (Una delle condizioni principali del FMI per i suoi prestiti garantiti di 57 miliardi di $ era un aumento sostanziale della precarizzazione degli operai). Il governo di Lee non solo ha abrogato una tassa sulle transazioni dei beni immobili di lusso, imposta dal governo precedente di Noh, ma ha rimborsato i soldi di imposta raccolti nel corso di quegli anni. Durante lo sciopero della Ssangyong, esso ha inoltre spinto con una super-contestata legge sul livello medio, che permetterà un consolidamento tipo Rupert Murdoch della media per alcuni grandi conglomerati, eliminando i punti vendita più piccoli e più critici. La famigerata Legge sulla Sicurezza Nazionale della Corea, approvata nel 1948 durante la guerra civile che precede la Guerra di Corea durante la quale centinaia di migliaia di militanti di sinistra sono stati uccisi, rimane in vigore ed è stata recentemente utilizzata per arrestare gruppi socialisti per il semplice fatto di essere socialisti, oltre ai librai che vendono pubblicamente libri pro-Nord Corea.
La sconfitta della Ssangyong non può essere attribuita soltanto al ruolo zoppicante dell'organizzazione nazionale del KMWU, che dall'inizio ha permesso che le trattative fossero incanalate in un obbiettivo stretto su “nessun licenziamento”. (Al contrario, il presidente del sindacato locale, che alla fine ha firmato il documento di resa, rimase nello stabilimento occupato esattamente fino alla fine, benché non fosse sulla lista di licenziamento) Né la sconfitta può essere completamente spiegata con l'atmosfera della crisi economica. Entrambi questi fattori hanno svolto indubbiamente un ruolo importante. Ma al di sopra e oltre il loro effetto innegabile, è l'arretramento un anno dopo l'altro della classe lavoratrice coreana, soprattutto con la precarizzazione, che ora interessa più del 50% della forza lavoro (1). Migliaia di operai dallo stabilimento vicino hanno appoggiato ripetutamente lo sciopero della Ssangyong, ma non era abbastanza. La sconfitta degli scioperanti della Ssangyong, malgrado il loro eroismo e tenacia, renderà soltanto più profonda la demoralizzazione regnante fino a che non si sia sviluppata una strategia che possa mobilitare strati sufficientemente vasti in appoggio, non soltanto per combattere queste battaglie defensive, ma per andare all'offensiva.
Loren Goldner1 Cf. il mio articolo Korean Working Class: From Mass Strike to Casualization and Retreat, 1987-2007, sul sito web “Break Their Haughty Power”: home.earthlink.net - Trad. italiana La classe operaia coreana: Dallo sciopero di massa alla precarizzazione ed alla ritirata, 1987-2008, in D. SACCHETTO E M. TOMBA (a cura di), La lunga accumulazione originaria. Politica e lavoro nel mercato mondiale, Ombre corte, Verona 2008, pp. 157-176.
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- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and Autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
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