Sulla morte di Stefano Cucchi - Il capitale è violenza

Immagine - Pestaggi della polizia durante una manifestazione a Bergamo, febbraio 2009

L'atroce morte di Stefano Cucchi - ai cui familiari e amici va tutta la nostra solidarietà proletaria - ci porta ancora una volta a riflettere sui veri caratteri del sistema nel quale viviamo: sfruttamento ed emarginazione sono la normale quotidianità, repressione e violenza sono il fondamento della democrazia e del democratico diritto.

I pestaggi nelle carceri, come nei Centri di Identificazione ed Espulsione per gli immigrati, le cariche agli operai che lottano, la violenza quotidiana contro i rom, gli “irregolari”... sono lì a dimostrarlo:

Il potere dello sfruttamento si mantiene solo grazie alla violenza del suo ordine!

Stefano Cucchi oggi, come Federico Aldrovandi nel 2005, come centinaia di morti per mano della violenza sbirresca nelle carceri, nelle strade, ai confini, nei quartieri... moltissimi dei quali non sono conosciuti perché i casi sono stati insabbiati, perché le prove sono sparite, perché la verità è stata cancellata, perché le “forze dell'ordine” amano scaricarsi sopratutto contro gli “ultimi”, quelli dei quali nessuno chiederà conto.

Sono questi morti che vanno ad aggiungersi a milioni di altri morti, caduti per la legge del profitto nei luoghi di lavoro e nelle guerre.

La violenza democratica prepara il terreno all'autoritarismo fascista, il diritto costituzionale crea le condizioni necessarie a che la repressione sbirresca possa agire incontrastata, la legalità borghese garantisce lo sfruttamento proletario.

La giustizia che chiediamo non è quella borghese, perché nessun borghese, democratico o fascista che sia, garantirà mai i nostri interessi proletari: non è consumando energie in movimenti di opinione pubblica - reclamanti la restaurazione e il rispetto della legislazione borghese precedente - che possiamo attrezzarci ai tempi duri che, con la crisi, si annunciano.

Il nemico rimane ora e sempre il capitale: contrastiamo l’illusione che possa esistere un altro capitalismo dal volto umano.

Noi crediamo che alla violenza del capitale si risponda con la lotta di classe.

Per rendere giustizia a Stefano e a tutti i proletari vittime della loro violenza, lottiamo:

Contro questo sistema che si nutre di morte, violenza e sfruttamento. Per una società senza classi, né confini, né galere.