Onore alla lotta del proletariato libico! Onore ai disertori dell'esercito!

Il Caid ("la guida") Gheddafi, per oltre 40 anni, se ne stava seduto e panciuto a spiegare con aria accedemica e se vogliamo profetica, ovunque andasse, il significato di parole come "democrazia". Diceva, per esempio, che "democrazia" è una parola di origine araba: "dem-cursia", che significa letteralmente attaccati alla sedia. Questa volta, forse senza ironia, voleva spiegarci il vero senso del termine, attaccarsi alla poltrona, alla proprietà. Non c'è che dire: ora, lui, con il suo erede Dhin'al'islam Gheddafi, in questo senso si stanno dando un bel da fare!

Eppure il popolo di questo paese sull'esempio dei vicini tunisini ed egiziani non si è lasciato scoraggiare. Nemmeno quando si è sparato sulla folla nelle strade di Benghasi, nemmeno quando i militari hanno aperto il fuoco sulla gente inerme, nemmeno quando sono stati assoldati mercenari dell'Africa nera per massacrare i manifestanti, nemmeno quando sono arrivati i carriarmati nella orgogliosa Sabratha, nemmeno quando sono giunti a usare i vecchi MIG (frutto dell' "amicizia" con l'URSS) o piuttosto i nuovi caccia (frutto dell' "amicizia" con l'Italia) contro quartieri interi delle periferie della stessa Tripoli e altre città!

La gioventù affosserà lo Stato! - Gridavano per le strade di Al-Baida!

Qui lo Stato non c'è più! - Celebrava una scritta su un muro di una delle vie principali di Benghasi.

Onore all'eroismo dei proletari libici, che ha sfidato la morte ancor più dei vicini! Onore a chi ha capito che non c'è bandiera che edulcolori a sufficienza l'imperialismo! Che questo porti la bandiera sabauda o verde, fa poca differenza! Che siano le truppe di Mussolini a trucidare il popolo libico in nome della proprietà privata o quelle di Gheddafi, che differenza fa? Rimane il vero volto del capitale.

Onore agli operai dei cantieri in appalto a ditte straniere che hanno fraternizzato con i proletari libici! Onore ai pozzi bruciati e ai sabotaggi nelle raffinerie che bloccano la produzione!

Onore ai militari della Libia che hanno scelto la via della fratellanza di classe contro i cosiddetti interessi nazionali! Onore ai soldati che hanno difeso le piazze dai mercenari! Onore agli aviatori che sono atterrati a Malta, come sulle autostrade, rifiutandosi di colpire gente inerme!

Le rivolte che infiammano il Maghreb e, per adesso, parte della penisola arabica, originate dalla crisi che si abbatte in maniera devastante sul proletariato e su strati consistenti di piccola borghesia, sono un primo passo, molto importante ma in sé non sufficiente. Ciò che manca oggi, nel Maghreb come ovunque, è un partito rivoluzionario che sappia raccogliere e canalizzare l'energia sprigionata dalle masse proletarie e oppresse per indirizzarle non verso un cambio di regime politico, ma verso il superamento rivoluzionario dell'ordine sociale capitalistico.

La parola d'ordine in Tunisia, in Egitto come in Libia e in tutto il mondo rimane allora una:

Costruire il partito di classe, internazionale e internazionalista, per il potere proletario!

Karim