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Home ›La borghesia passa il testimone a banchieri e professori
Il nuovo governo si insedia fra gli applausi generali mentre le sentinelle dell’esercito padano stanno all’erta! E al proletariato già si annuncia una imminente stangata di almeno 25 miliardi di euro. Se qualcuno non fosse d’accordo, il professore Monti, acclamato premier, ha la spiegazione pronta: si tratterebbe di mettere i conti statali a posto per rilanciare la crescita… Ma, proprio come professore, si merita subito una severa insufficienza per la pretesa (mistificante, come sempre) di una possibile coniugazione tra crescita economica ed equità sociale. Impossibile nella borghese società, s’intende.
I manovratori del nuovo comitato d’affari al servizio del capitale - gli uomini del capitale finanziario, Monti, Passera, e Draghi dall'Europa, chiamati a "risolvere" i problemi italiani ed europei che la stessa finanza ha contribuito a creare - sono pronti innanzitutto all’attuazione di provvedimenti fiscali restrittivi e per contenere i tanto desiderati (da alcuni) investimenti pubblici al fine di non disturbare quelli privati. Questi ultimi sono bloccati da troppi lacci e lacciuoli che il nuovo governo si propone di eliminare al più presto.
I professori e i loro critici (gli uni e gli altri tesi a soddisfare gli interessi della nazione, sognando incentivi per le imprese affinché investano e innovino: ma come e per cosa?) vanno entrambi in estasi davanti al modello di sviluppo “cinese”, ovvero vorrebbero aprire porte e finestre (ma in verità all’esterno tira un vento da bufera!) alla competizione basata su produzioni a maggiore valore aggiunto. Ma visto e provato che così si va ad ingrossare l’esercito dei disoccupati, questi signori ci fanno o ci stanno?
Il tutto, per di più, auspicando un aumento dei salari (ma che bravi!) per stimolare la crescita del Pil attraverso un aumento dei consumi: più domanda interna (solvibile) = più occupazione, annunciano sperando che così il circolo si chiuda positivamente. Già, peccato che le cose vadano esattamente al contrario dopo che i nostri buon samaritani si abbandonano ad invocazioni per l’introduzione di innovative tecnologie e aumenti - competitivi - della produttività per unità di lavoro. L’imperativo, accarezzando il proposito di un incremento delle esportazioni di merci, sarebbe la "riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto, variabile fondamentale per la competitività internazionale del paese”. (L’esortazione è da tutti sottoscritta, a destra, al centro e a sinistra, antagonisti compresi!)
Una sostanziale continuità con gli stratagemmi architettati dal precedente governo, e in particolare dal “geniale” Tremonti, non può essere interrotta. Il tutto viene condito con qualche ambigua, vaga promessa di carattere sociale: le vere carte saranno scoperte più avanti. A suon di bastonate e brodo di carote il gioco si farà sempre più sporco, mediando fra le fazioni borghesi che - per accattivarsi il professore e la sua compagine ministeriale, fingendosi custodi degli interessi popolari (borghesi e proletari stretti in un patriottico abbraccio) - si affrettano a concedergli la fiducia, comunque poi vadano le cose. Pardon: gli affari loro.
Fa ridere, per non piangere, il pallido accenno ad un “monitoraggio” delle ricchezze accumulate, mentre la tassazione sui consumi colpirà direttamente quanti non ce la fanno ad arrivare ormai neppure a metà mese! Tornando a pagare - questi ultimi, poiché per i borghesi si tratta di un solletico e neppure ascellare - l’Ici sospesa dal buon Silvio nazionale.
Si parla poi di “correttivi e integrazioni” - in nome della “pace e coesione sociale”, dopo che lo Stato taglia la fornitura di prestazioni sociali gratuite; dopo che i fondi sociali sono stati ridotti del 90%; dopo che i depositi disponibili per la non autosufficienza sono stati azzerati; dopo che “il fondo giovani” è stato ridimensionato da 130 milioni a 13 milioni di euro! Ed ora si invitano ufficialmente i giovani ad emigrare in Europa…
Per chi ha la fortuna (ormai è come vincere al Lotto) di avere un’occupazione, evviva la contrattazione aziendale, per meglio tagliare salari e diritti. Ufficializzando come pratica normale (imbellettata con qualche ammortizzatore di facciata) i lavoratori parasubordinati (a progetto, a collaborazione coordinata e continuativa, ecc). E per chi ce la farà ad andare in pensione nei prossimi anni (senza prima passare dal…cimitero) saranno lacrime amare. Sempre se riuscirà a conteggiare a sufficienza i contributi versati.
Quanto al “pagherà di più chi ha dato di meno", la frase può essere interpretata ambiguamente qualora si misurassero, per esempio, 100 euro versati da un proletario confrontandoli con i 1.000 versati da un “agiato” borghese: chi ha - matematicamente - versato di meno, anche se con 1.000 euro i borghesi si accendono la sigaretta e i proletari invece, con 100 euro, stringono la cinghia?
E con gli elogi al defunto governo, prepariamoci al peggio: vedi la legge delega precedente che ha abbassato dal 43 al 40% l’aliquota sui redditi, mentre continuerà (ma quando mai sarebbe cominciata seriamente, a parte il fumo dei rituali proclami?) la lotta all'evasione fiscale, mentre dilagano corruzione e tangenti sulla spesa pubblica: hanno calcolato - loro - che vi sarebbe un giro annuo di tangenti pari a 60 miliardi di euro...
E il proletariato - operai, giovani precari, anziani pensionati - democraticamente paga… almeno fino a quando non alzerà la testa e comincerà a guardarsi attorno e a muoversi per sé e non per sostenere questa sempre più barbara società.
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