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Home ›Uscire dal capitalismo, non correggerlo!
Volantino per la manifestazione no-debito, a Milano
Fra le continue bastonate che piovono su di noi, davvero basterebbe opporsi al pagamento del debito, sognando di poterlo scaricare sul bel mondo borghese (banchieri in prima fila) e così risolvere i nostri problemi senza distruggere l'attuale regime di sfruttamento, il capitalismo?
La realtà è che siamo in una profonda e insanabile crisi del capitale, sia produttivo che finanziario: ridurre la lotta (di classe) ad una disputa su chi dovrebbe pagare la crisi, significa aiutare il capitalismo a conservare il suo regime di sfruttamento e miseria per il proletariato.
Senza intaccare i meccanismi di estorsione del plusvalore, al centro dello sfruttamento della forza-lavoro, si rimane “anima e corpo” all'interno della economia e della società capitalistica, nelle SUE compatibilità, attorno alle quali ruota l'assillante legge del profitto. Legge che si basa, in campo produttivo o finanziario, sul nostro sfruttamento e la nostra oppressione.
Il vero problema - per noi - non è chi deve o non deve pagare il debito, bensì come disfarsi del capitalismo, il nemico reale, con poteri economico-politici che non hanno la benché minima intenzione di “riformarsi”. La crisi che diffonde miseria e sofferenza nasce dall'assurdo modo di produrre e distribuire in cui siamo costretti a vivere! Non certo dalla sovrapproduzione in sé e per sé, poiché allora basterebbe paradossalmente produrre meno…
Non basta cambiare i proprietari di banche e aziende illudendosi di poter prendere decisioni diverse poiché si cambia la gestione del capitalismo, cioè di un sistema che pur di conservarsi si prepara a scatenare - anzi, lo fa già - miseria e distruzioni, guerre comprese!
Si finge di ignorare che non pagare il debito vorrebbe dire rompere con il capitalismo internazionale, che non sta certo con le mani in mano. Ecco allora la bacchetta magica della nazionalizzazione di banche, gruppi economici, grandi aziende e servizi privatizzati: guarda caso, una “ipotesi” già allo studio di Berlusconi (febbraio 2009) e portata avanti dal “socialista” Chavez e persino dai conservatori inglesi!
Basterebbe - si dice - porre tutto sotto il controllo diretto della “popolazione” e dei lavoratori: già, una parte della popolazione, tant'è che chi a parole si spinge a chiedere una “distribuzione del lavoro necessario fra tutti i lavoratori disponibili con riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario”, si guarda bene dal rimarcare che tutti dovrebbero però lavorare, poiché tenere in vita una classe borghese che non lavora può accadere solo a spese di chi lavora! Senza contare che ci vorrebbe un atto di forza tale che tanto varrebbe rovesciare direttamente il capitalismo. Ed ecco allora aggirarsi il fantasma di una “democrazia partecipativa” che dovrebbe risolverebbe i rapporti fra borghesi e proletari riducendo il tutto alla questione di una gestione “sana e giusta” basata sulla “piena agibilità politica” per gli sfruttati...
Senza una analisi approfondita della crisi, partendo dal principio che finanza e produzione sono un tutto che costituisce il sistema capitalistico, la pretesa difesa di interessi dei lavoratori (addirittura del “popolo”!) sprofonda nel pantano. E' unicamente la classe operaia che “produce” tutto il plusvalore (lavoro non pagato) di cui si appropriano industriali, banchieri, finanzieri, eccetera. Dietro lo slogan: “Dire qualcosa di sinistra”, ovvero “Controllo del capitale”, si sprofonda nelle sabbie mobili della conservazione e del disarmo di classe
Quando il plusvalore (il profitto) che dovrebbe ripagare (con una giusta remunerazione!) il capitale investito, tende a diminuire, il capitalismo entra in crisi. Esplodono gigantesche contraddizioni che non si possono correggere rimanendo nel sistema che ci schiaccia, che tutto mercifica e che distrugge l'ambiente in cui a fatica sopravviviamo. E' ora di lottare contro i rapporti di scambio vigenti nel mercato e i processi di accumulazione del capitale, approfittando della loro attuale crisi; contro la “libera vendita” della forza lavoro come strumento di valorizzazione del capitale, come produttrice del valore che nella società borghese si spartiscono industriali, banchieri e il loro Stato.
L'accumulazione capitalistica si basa sul pluslavoro dei proletari; sostituire gli uni agli altri nel “controllo” del capitale non cambia nulla. Non vi sono errori da correggere o degenerazioni da risanare. Dobbiamo rifiutarci di presentare stampelle di sostegno al capitale; le sue esigenze vanno combattute a tutti i livelli; i meccanismi del sistema non vanno oliati o modernizzati ma distrutti.
Dobbiamo liberarci da ogni mistificazione, da ogni addomesticamento ideologico, addirittura di tipo moralistico con la pretesa di “riordinare” il sistema attuale, appellandoci alla “sovranità del popolo” su quella del capitale! Dobbiamo lottare organizzandoci politicamente a livello nazionale e internazionale, puntando ad un superamento radicale della società borghese e del suo regime economico, per la conquista del potere politico necessario al proletariato per la sua totale emancipazione economica.
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Comments
L'accordo tra le parti sociali.... non vedo proprio perche' il 90% e piu della popolazione cioè la classe operaia debba trovare accordi con chicchessia...?
USCIRE DAL CAPITALISMO SI PUO' FARE, MA SENZA ELIMINARE IL DENARO, E' TUTTO INUTILE, PENSATE, BASTA ELIMINARE IL DENARO E TUTTO IL SISTEMA FINANZIARIO SI SGONFIA. FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLOOOOOOOOOOOOOOOOOSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSSHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
Sei così sicuro di questo KEKEREX?? In realtà il sistema capitalista vivrà finché esisteranno persone pronte a vendersi in cambio del necessario per vivere... finché esisterà la disoccupazione... finché esisteranno persone, che possedendo i mezzi di produzione, esercitano un potere sugli altri! In realtà questo sistema un giornò, e mi auguro che morirà prima, potrebbe pure vivere senza denaro, con dei bancomat o un sistema telematico.. e pur sempre puzzeremo anche virtualmente di fame!!!