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Home ›Padroni e lavoratori, interessi inconciliabili
Volantino per lo sciopero generale del pubblico impiego - 28 settembre 2012
Non siamo ancora alla Grecia, ma il governo Monti ci si è messo d'impegno. Ha accelerato le riforme antiproletarie del duo Berlusconi-Bossi, dimostrando una volta di più che i governi, tutti, sono gli esecutori, ma i mandanti siedono nei consigli di amministrazione delle banche e delle grandi imprese. Anzi, sempre più spesso, il personale di governo è il mandante di se stesso: vedi Monti, Berlusconi, ecc.
Blocco dei contratti (meno soldi ora e in futuro), del turn-over, allungamento dell'età pensionabile, precarietà a piene mani, aumento dei carichi di lavoro che, in primis in una forza lavoro più anziana, accrescono la fatica e il logoramento psico-fisico. Sono decenni che la borghesia “spara” addosso al lavoro dipendente – pubblico e privato – raffiche di riforme micidiali, ma ancora non basta.
Non basta, né basterà, perché dietro a tutto questo c'è la crisi profonda del capitalismo che, per cercare di uscire dal pantano, non può fare altro che intensificare lo sfruttamento e la rapina dello “stato sociale” (pagato coi nostri stipendi). I lavoratori della P.A. Sono chiamati dunque a sacrifici pesantissimi per tamponare i buchi nei conti pubblici prodotti dalla speculazione finanziaria, “ultima frontiera” di un sistema che fatica a realizzare profitti soddisfacenti nella cosiddetta economia reale.
La spending rewiew continua i tagli di Tremonti e di chi lo ha preceduto, con un altro dieci percento di lavoratori, mentre la Fornero ruba la scena a Brunetta (di cui si rimpiangono solo gli show) e va giù ancora più dura, chiedendo l'estensione del licenziamento più facile (previsto dalla sua riforma) anche nel settore pubblico.
Di fronte a ciò, può bastare qualche sciopero indetto almeno due mesi prima? Ovviamente, NO. Ma questa è la prassi sindacale, che ha più a cuore la competitività, il presunto “interesse nazionale” (vedi Squinzi-Camusso) degli interessi dei lavoratori. Interessi che, nonostante i fumogeni sindacali, rimangono opposti e inconciliabili con quelli dei padroni e delle loro istituzioni. Allora la strada da seguire è un'altra.
- È imprescindibile che nei momenti di mobilitazione venga affermato con forza che lottare contro i tagli significa lottare contro il capitalismo stesso che li ha generati, contro la sua crisi, per sostenere l'unica alternativa risolutiva concretamente perseguibile: la necessità dell'affermazione di un nuovo modo di produrre e distribuire i beni, il socialismo, quello vero.
- Al fine di unificare il fronte di lotta è necessario da un lato non lasciare spazio ad istanze particolaristiche di questo o quel settore di lavoratori del pubblico impiego affermando con forza che tutti i lavoratori in tutte le loro componenti devono unirsi in un unico fronte di denuncia dei tagli, di lotta contro di essi e contro il sistema che li ha generati.
- Nessuno spazio deve essere lasciato alle logiche elettoralesche, all'ipotesi di utilizzare o recuperare alla lotta quegli organismi che si sono resi, con la loro studiata passività, corresponsabili delle “riforme”- il sindacalismo confederale - o che, tutti assorti nella ricerca di legittimazione da parte dell'istituzione, hanno sistematicamente tradito gli interessi generali dei lavoratori: il sindacalismo di base.
- La via dell'opposizione alle politiche in atto passa attraverso la costituzione di comitati di lotta dal basso, retti dalla democrazia diretta e volti ad unificare le lotte, andando a saldarsi con la mobilitazione di tutti gli altri settori proletari che combattono contro le medesime conseguenze della crisi del capitale in termini occupazionali, di condizioni di lavoro, di taglio dei servizi ecc. contro le quali si battono i lavoratori della pubblica amministrazione.
- La messa al centro del dibattito politico della necessità di superare il capitalismo, l'affermazione di un socialismo che nulla ha a che vedere con la tragedia staliniana e maoista, passa attraverso la ricostruzione di uno strumento politico, il partito comunista, attorno alla quale invitiamo al confronto, alla partecipazione, all'impegno, tutti quei lavoratori che sono stufi di chi vorrebbe realizzare l'impossibile: combattere i mali del capitalismo fermo-restando il capitalismo stesso.
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