Studenti e lavoratori uniti!

Continua il dissanguamento dell’istruzione “pubblica”, l’ennesima prova che non esiste il gioco centro-destra/centro-sinistra, perché in realtà la partita è tra chi ha i soldi, che può comprarsi comunque l’istruzione (affidandosi a scuole, corsi e Master privati), e chi non li ha, che si affida alla bontà dello Stato. Ma secondo gli eminenti “ex” Berlinguer, Moratti, Fioroni, Gelmini e secondo l’attuale ministro Profumo, quest’era è agli sgoccioli, se non finita, ed è ora di darci letteralmente un taglio. Questi signori esprimono così chiaramente un concetto che può sembra difficile: il sistema capitalistico in crisi non può permettersi – né gli interessa – di spendere soldi per addestrare una forza lavoro che può trovare a costi molto più bassi sul mercato internazionale.

Cosa vuol dire, per noi, taglio all’istruzione chiamata “pubblica”?

Per noi studenti provenienti dal proletariato – figli, cioè, di operai, lavoratori dipendenti, disoccupati, ecc. – o dal ceto medio impoverito, ciò vuol dire che la possibilità di studiare è stata ancora una volta ridotta per cercare di sbloccare – senza successo - gli ingranaggi di un sistema che garantisce la vita migliore possibile non a tutti, ma solo a chi ha i soldi per acquistarla.

Per noi insegnanti e per noi personale ATA, vuol dire attacco al nostro posto di lavoro, al mezzo di sostentamento delle nostre famiglie. Il nuovo disegno di legge impone l’aumento di 6 ore la settimana a parità di salario (quindi 6 ore gratuite) all’odioso grido di “finalmente anche a scuola lavorano!”. Non può e non deve passare: è un attacco forsennato, una ulteriore minaccia alla nostra esistenza.

Come se ciò non fosse sufficiente, gli istituti si stanno trasformando in luoghi dove la sbandierata “libertà” è sempre più ridotta. Ci hanno sempre detto che “la scuola è nostra”: balle! Sotto la guida dei “gerarchi” dell’istruzione, fedeli servitori e interpreti di chi “sta in alto”, la scuola ha sempre meno la possibilità di essere un luogo di crescita (ammesso che lo sia mai stato…). Come in fabbrica. Come in ufficio. Ci dimostrano tutti giorni che questa è un’istituzione che deve servire il potere, quello dei ricchi, dei padroni, dei banchieri.

L’istituzione scolastica, come qualsiasi altra istituzione, è espressione di un determinato tipo di società, quindi, per cambiare radicalmente la scuola, ci vuole un cambiamento radicale di questo sistema economico e sociale, del capitalismo.

Contro i padroni, contro questo sistema, uniamo la nostra lotta a quella di tutti i lavoratori!

Muoviamoci noi per primi, senza illuderci che qualcuno lo faccia al posto nostro!

Sosteniamo l’unità, il protagonismo e le lotte del proletariato!

Su questi temi, assemblea pubblica

Sabato 27 ottobre 2012 h. 16.00 – b.go San Giuseppe 5, Parma

Sabato, October 27, 2012