SMA: una tecnologia da impiegare nel futuro socialista

Il mulino a braccia vi darà la società col signore feudale, e il mulino a vapore la società col capitalista industriale.

Marx, in Miseria della filosofia

Non occorre trascendere nel campo della fantascienza per ipotizzare quali possano essere le tecnologie che interesseranno uno sviluppo della produzione socialista, nell’ipotesi che questa sia possibile nel prossimo futuro.

Infatti lo sviluppo scientifico e tecnologico sulla scia degli anni Sessanta, ha prodotto notevoli passi avanti. In questo articolo divulghiamo una delle più promettenti scoperte scientifiche del nostro tempo, gli SMA (Shape Memory Alloys).

Gli SMA sono delle leghe metalliche che, se deformate nel tempo, possono recuperare la propria forma di progetto semplicemente portandole ad una data temperatura. Detto altrimenti, un oggetto opportunamente progettato composto da queste leghe, se viene deformato nel tempo a causa di una sollecitazione non prevista, o semplicemente subisce dei traumi per un incidente, non occorre gettarlo, perché riportandolo ad una certa temperatura riacquista la forma voluta senza dover perfezionare l’operazione con alcuna lavorazione a caldo o a freddo. In questo senso è come se possedesse una memoria, che gli viene improntata alla fabbricazione.

Una soluzione tecnologica di questo tipo, di fatto, se implementata e impiegata in larga scala potrebbe portare a tagli considerevoli nel campo della produzione. Poiché non si renderanno riciclabili le sole materie prime che compongono le parti di una macchina o di un dispositivo, ma riciclabili le parti stesse, in quanto rigenerabili semplicemente per riscaldamento. Quindi si ha un notevole risparmio energetico. Infatti, se occorre consumare notevoli quantità di energia per riciclare il componente di metallo, rigenerando il materiale e ricostruendo il componente, con questa soluzione occorre solo scaldare il pezzo, in genere ad una temperatura ben al di sotto di quella di fusione.

Oltretutto se impiegata in larga scala, questa soluzione rende possibile anche una maggiore centralizzazione industriale, e quindi un migliore rendimento produttivo. Infatti producendo meno pezzi, risulterebbe più conveniente produrli in un posto solo, con macchine più grandi che consumano di meno. Al contrario la manutenzione sarà del tutto decentralizzata ed uniformata mediante una operazione che non richiede alcuna conoscenza circa l’uso di quel componente nel progetto. I costi di produzione ad oggi sono altissimi, perché occorrono macchine sofisticate per produrre questi gioielli tecnologici, tuttavia non occorre ricordare al lettore che nel socialismo l’umanità non baderà ai costi (che in ogni caso, non si misureranno sulla base del valore di scambio) se questi allevieranno le fatiche delle masse, perché obbiettivo dell’umanità sarà faticare di meno e vivere meglio.

Non è un caso infatti che buona parte della ricerca investita in questo settore serve proprio a rendere più complessa la rigenerazione delle componenti stesse perché questa sia resa possibile solo al produttore, e siano assicurati maggiori profitti, a parità di produzione, quindi, perché la manutenzione delle componenti potrà essere spacciata per produzione. Inoltre, inutile dire che i proprietari dei brevetti di queste nuove tecnologie si guardano bene dal renderle largamente commerciali.

Per nulla promossa dalla borghesia, più interessata ovviamente ad implementare la scala di produzione che a ridurla, al contrario, alleviando le fatiche dell’umanità, questa soluzione tecnologica risulterà tipicamente al centro dell’attenzione scientifica, essendo con ogni evidenza una soluzione squisitamente rivoluzionaria, nel contesto di una produzione su basi socialiste, il cui l’obiettivo sarà la massima riduzione del consumo di risorse umane e naturali per il massimo benessere.

Karim
Sabato, November 10, 2012