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Home ›Quelli che accettano tutto, fuorchè il Berlusca
Lettera di un compagno che registra uno stato d'animo diffuso tra il “popolo di sinistra”
Erano gli ultimi giorni dell'anno scorso, e in pizzeria un mio amico commentava il bilancio del primo mese di governo Monti. Nonostante io fossi furioso per i primi pesanti rincari, come quelli sul carburante, lui vedeva il bicchiere mezzo pieno: “piuttosto che Berlusconi, io a questo qua darei anche il c...!”. Parole sue, eh! Non si rivelarono più azzeccate! Non fu dunque irrilevante il sostegno al governo tecnico da parte di tutti quelli – della cosiddetta opinione pubblica - che avrebbero preferito di tutto, fuorché un ritorno di “Testa d'Asfalto”, alias Berlusconi. Le considerazioni morali hanno preso il posto di quelle economiche e degli interessi di classe. L'indignazione per quella corte orgiastica da tardo impero romano trascendeva ogni giudizio sulle politiche che il telemiliardario aveva messo in atto. Schifose e antiproletarie di certo, ma che forse impallidirebbero ora, un anno dopo! Questo non legittima il fango che, da un pulpito non proprio immacolato, Berlusconi getta addosso a un governo al quale a lungo ha dato fiducia. Il suo “aboliremo l'Imu” (che ricorda molto “aboliremo l'Ici, avete capito bene, aboliremo l'Ici”) ha – non proprio inconsapevolmente – la memoria corta, in quanto lui stesso aveva in extremis introdotto l'Imu (anche se dal 2014) per salvare il governo e la faccia davanti a Bce e Germania un anno fa, ma gli era andata male. La sua campagna forsennata contro l'Europa e contro la Merkel vuole far sparire tra la nebbia un dato incontestabile, cioè che fu sempre il suo governo - dentro cui stavano in posizione determinante altri “smemorati”, cioè i compagni di merende della Lega Nord – a firmare le norme sul pareggio di bilancio, col cosiddetto patto fiscale, che, con l'obiettivo portare il debito al 60 per cento del Pil, impone, di fatto, una finanziaria annua da 50 miliardi di euro: inutile dire chi li dovrà pagare...
Ma eravamo qui per parlare di Monti: si può parlare tranquillamente di uno dei governi più antiproletari degli ultimi decenni, ammesso che questa graduatoria abbia un senso, naturalmente. Aveva iniziato con le accise sulla benzina, per poi proseguire con un bombardamento di misure che hanno ridotto i lavoratori in mutande. Dalla cancellazione, di fatto, dell'articolo 18, alla continuazione del blocco degli stipendi agli statali, all'inasprimento spietato della “riforma” pensionistica e via accanendosi sul proletariato. Uno tsunami contro chi vive solo del suo salario, e tutto con l'avallo di un Napolitano in un asse di potere che ricorda molto da vicino la diarchia fascismo-monarchia del Ventennio che fu. In che senso? Nel senso che tanto il re quanto Napolitano, interpreti delle esigenze della borghesia italiana, affidarono l'incarico di formare il governo al di fuori delle pur truffaldine regole della democrazia borghese (Mussolini nel 1922, Monti nel 2011), a dimostrazione che la borghesia per prima si fa beffe dei suoi stessi riti quando la necessità preme.
I sindacati confederali, pur con posizioni formalmente anche molto diverse (diverse nell'ambito dei giochi della politica borghese, naturalmente), hanno ovviamente proseguito la politica dell'aperto collaborazionismo, a meno che non si voglia considerare conflittualità il chinare la testa al tavolo delle trattative tutte le volte e poi rifarsi il trucco aizzando i lavoratori a ferocissimi scioperi di 3 ore l'uno e indetti con un mese d'anticipo. Insomma, siamo alla fine di questo governo tecnico, composto da figure molto sgradevoli come Elsa Fornero, che una volta insediata versa lacrime di coccodrillo al pensiero dei sacrifici inflitti ai proletari e mesi dopo chiama sprezzantemente “choosy” (schizzinosi) tanti giovani, anche laureati, che invece magari si accontentano o si accontenterebbero di fare i lavapiatti. Molti tremano al pensiero di un ipotetico ritorno del Berlusca, anche al pensiero delle “figure di merda” che “ci” fa fare (in quanto italiani) all'estero. Ma questo governo, che, ricordiamolo, per tanti mesi ha avuto l'appoggio bipartisan PdL-PD, è stata la conferma dell'omogeneità della borghesia al di là delle sue divisioni interne, quando si tratta di bastonare il proletariato. E oggi più che mai l'alternativa alla dittatura borghese, di ogni colore essa sia, è il rilancio di un progetto anticapitalista, la costruzione di un partito che riporti questo progetto tra le masse lavoratrici e si metta alla loro testa nel fuoco della lotta.
IBBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
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