70 anni fa - Un ricordo dei primi compagni del PCInt

Lungo il filo rosso della militanza rivoluzionaria durante la organizzazione del Partito Comunista Internazionalista nei suoi primi anni di vita

… Un’esperienza storica come la nostra forse è troppo particolare per essere generalizzata. La guerra e la resistenza non ci hanno insegnato niente che non riguardasse noi e loro stesse. Sono state sufficienti, certo, a farci misurare l’abiezione totalitaria come il peggiore dei mali e a farci prendere l’irriducibile decisione di combatterla ovunque essa si trovi. Ma per tutto il resto noi camminiamo nelle tenebre. Indubbiamente bisogna procedere e trovare, da noi stessi, la ragione di ciò, ogni volta che non possiamo fare altrimenti. Chi negherà poi che noi dobbiamo paragonare senza posa queste ragioni con l’esperienza degli altri, e che, a questo proposito, abbiamo bisogno di essere guidati, illuminati da testimonianze che non possiamo ricusare? (…)
Sì, i nostri compagni di lotta, i nostri compagni più vecchi sono dileggiati perché essi non posseggono la forza e sono, in apparenza, soli. In realtà non lo sono affatto. La schiavitù soltanto è solitaria, anche quando si nasconde dietro mille bocche per applaudire la forza. Noi viviamo ancora oggi di quello che essi hanno mantenuto; se non l’avessero mantenuto, non avremmo di che vivere.

Albert Camus, dalla presentazione al libro di Alfred Rosmer: A Mosca al tempo di Lenin, La Nuova Italia 1953

L’attività del Partito si amplia e rafforza

Lo sviluppo organizzativo del Partito si estese via via sulla intera Penisola seguendo la fine della guerra e con la possibilità di aprire sezioni soprattutto nel Nord Italia. La propaganda politica attraverso la stampa prese forza, diffondendosi anche attraverso comizi, conferenze e manifestazioni che avevano, sulle piazze e in cinema e teatri di alcune città, una notevole partecipazione di ascoltatori.

Gli incontri, con proletari che in parte già avevano conosciuto il PCd’Italia sorto a Livorno nel 1921 e con molti giovani attratti dalle chiare posizioni e indicazioni del Partito, erano frequenti e le relazioni e i dibattiti erano seguiti con attenzione dai partecipanti. Solo qua e là disturbati da gazzarre sollevate dagli stalinisti e in qualche caso dai loro tentativi di aggressione violenta, che venivano fermamente respinti dai nostri compagni.

Ricordiamo, fra gli altri e per il suo successo, il comizio su La Costituente organo della controrivoluzione, tenuto dal compagno Onorato Damen al teatro Puccini di Milano il 30 maggio 1946, preceduto da un folto corteo.

Abbiamo di seguito raccolto, riguardo ai primi anni immediatamente successivi alla fine della guerra, alcune informazioni e notizie in prevalenza tratte direttamente dalla ricca documentazione rintracciabile nelle raccolte di Battaglia comunista e relative agli anni 1945-48. Attraverso quelle, oltre che ai ricordi trasmessi dai vecchi compagni e riguardanti episodi e nomi di compagni presenti e attivi in quei primissimi anni di vita del Partito, abbiamo ricostruito le presenze di molti fra i principali militanti la cui opera fu fondamentale tanto organizzativamente quanto politicamente.

E’ stata altresì utile la lettura di alcune pagine di due libri ultimamente editi, e i cui autori hanno a loro volta attinto a segnalazioni pubblicate su numeri di Battaglia comunista dell’epoca. Essi sono: Né con Truman né con Stalin, di Sandro Saggioro (Edizioni Colibrì 2010) e Nascita e morte di un partito rivoluzionario di Dino Erba (All’Insegna del Gatto Rosso – 2012). Entrambi con riferimento alla storia del Partito comunista internazionalista per il periodo che va dal 1942/’43 al 1952.

Il consolidamento organizzativo del Partito

Alla fine del 1945 le Federazioni presenti al Nord e al centro d’Italia, risultavano in numero di 11 e precisamente: 3 nel Piemonte, 3 in Lombardia, 2 in Emilia, 1 in Liguria, 1 in Toscana, 1 in Lazio. Almeno altre 6 erano in formazione e si apriranno l’anno successivo. Le sezioni sparse in tutta Italia erano 47 mentre altre 25 si preparavano ad essere funzionali.

Ed ecco la situazione nelle varie regioni, ricordando i compagni presenti e operanti in quei difficili anni; non tutti sono qui nominati, poiché alcuni rimasero anonimi o costretti a muoversi isolatamente nelle difficoltose condizioni geografiche e nelle precarie situazioni locali.

Lombardia

A Milano si trovava uno dei gruppi più rappresentativi del Partito, con la presenza stabile di Onorato Damen, Bruno Maffi, Luciano Stefanini (rientrato in Italia dall’esilio dopo il 25 luglio 1945). Si ricordano inoltre i compagni Luigi Rognoni e Vittorio Faggioni (avvocato), Giulio Benelli (Demetrio), D’Amico (salumiere), Attilio Formenti e Gino Voltolina (parrucchieri per signora), Mario Santin e Libero Roncagli (operai alla Motomeccanica), Quirini Pedrazzoli, Argenti, Leoni, Protti, Buffa, Poci, Mario Pannunzio, Sergio Adanti, Valentino Rosi Severino del Fabbro, Alfonso Tosi, Costante Merli, Ferruccio Sedini, Osvaldo Beltrami, Riccardo Giovannini (di San Fermo della Battaglia). Inoltre la sempre presente e attiva Francesca (Cecchina) Grossi, la compagna di Onorato Damen.

La sede principale era situata a Milano in via Ceresio (Casa del Popolo Matteotti); altre sedi si trovavano in diversi quartieri della città (Città Studi, Porta Volta, Corvetto in via Pomposa, Sempione e Bicocca). Altre si aprirono in Provincia a Cinisello Balsamo, Monza, Cernusco, Pioltello, Meda e Carate Brianza, Codogno, Melzo, Casalpusterlengo, Santo Stefano Lodigiano. Fra i tanti compagni (un centinaio) militanti attivi nelle varie località, ricordiamo G. Sartorelli, Riboni, Bergamaschi, Carlo Masciadri (tappezziere), Cesare Pozzi (elettricista), Giuseppe Alberici e Paolo Martino Pirovano (entrambi operai).

Rabbiose erano le reazione del PCI, soprattutto in provincia; per bocca del segretario F. Scotti – al V° Congresso della Federazione Milanese del PCI, ottobre 1945 – veniva definita come “provocatoria” la presenza degli internazionalisti nelle zone del Milanese, e si invitavano i compagni nazional-comunisti ad interventi “per smascherare i provocatori di disordini e di violenze”. Le denunce erano fatte sottobraccio con gli “amici” democristiani e coi quali il PCI vantava rapporti più che “buoni”.

Nel Varesotto, a Laveno, si distinse l’attività di Luigi Rodari che raccolse attorno a sé un gruppo di giovani. I fratelli Giovanni, Carlo e Carolina Campeggi, Guido Lombi e Violetta Meriti operavano a Germignaga e a Luino. Giovanni Campeggi (Gandi) era stato esponente della Sinistra nelle provincie di Como e Varese, e aderente al PCd’I nel 1921 partecipando poi nel 1928 alla costituzione della Frazione di Sinistra all’estero. Dal 1936 al 1943 fu “ospite” delle carceri fasciste.

Particolarmente agguerrita la Sezione di Cassano Magnago dove si trovava Carlo Mazzucchelli, già attivo con la Frazione in Francia; assieme a lui molti operai del Cotonificio Maino di Gallarate. Più di un centinaio erano gli iscritti alla Sezione, fra i quali Luigi Mazzucchelli (fratello di Carlo), Paolo Galmarini e Dionigi Luoni (muratori), Silvio Bernasconi, Carlo e Natale Canziani, Luigi Risetti. Ricordiamo altri compagni provenienti da località della Valle Olona: Pietro Masnaghi (fornaio di Carate), Carlo Cassani e Primo Tiziano di Bolladello, Angelo Monti di Legnano.

A Varese, dove aveva sede la Federazione, militavano Guido Daverio (che fu comandante degli Arditi del Popolo), Nicola Filomeno, Giovanni Bernasconi di Gazzada e Ernesto Trondoli. Questi ultimi tutti aderenti al Partito subito dopo la fine della guerra. Gli internazionalisti si distinsero alla testa di molti scioperi e lotte contro la disoccupazione in centri industriali della Provincia.

A Como, dopo la Liberazione, si costituirono gruppi in particolare a Cadorago e Osnago. Ricordiamo Egidio Botta, operaio alla Fisac; Pasquale Bernabeo e Giustino Ceccuzzi a Lecco e a Mandello Lario (Moto Guzzi).

Nella Sezione operante a Bergamo si trovava Angelo Morganti, reduce da Dachau.

La Federazione di Cremona ebbe in Rosolino Ferragni (avvocato) uno dei suoi prestigiosi rappresentanti. Militante comunista fin dal 1921, svolse diversi incarichi nel PCd’I. soprattutto a Milano dove nel 1926 fu arrestato con Umberto Terracini e poi condannato a 16 anni di prigione.

Nel Cremonese e nel Mantovano gli internazionalisti poterono contare in particolare sulla attività di Giovanni Bottaioli (Butta) già in esilio in Francia ed esponente della Frazione di Sinistra. Attorno a lui i fratelli Giuliano e Giuseppe Bianchini, i fratelli Armando e Massimo Parlato, Giampietro Zelioli, Remo Scandolara.

Piemonte

Nel Monferrato, grazie soprattutto al lavoro di Mario Acquaviva, la presenza internazionalista fu notevole. Con lui l’operaio Francesco Costanzo (Cichin), fin da giovane nel 1921 in prima fila contro le violenze fasciste; Secondo Comune (Gundin) e Giuseppe Marenda a Casale Monferrato dove segretario della Sezione era Antonio Somaschini. Così in alcune località della Provincia di Alessandria e di Asti: Ritirata di Valmacca, Valenza, Portacomaro, Borgo San Martino, Castello D’Annone. Notevole fu l’attività svolta, anche con Gruppi di fabbrica presenti all’Eternit di Casale e alla Way Assauto di Asti

A Torino nuclei di operai in vari reparti della Fiat seguivano gli internazionalisti fin dalle lotte del 1943, ancor prima della costituzione della Federazione torinese alla fine della guerra e di cui fu responsabile Luigi Danielis, originario di Palmanova e attivo nella Frazione della Sinistra durante il suo esilio in Francia. Al suo fianco Luigi Gilodi, di ritorno dal campo di concentramento di Gusen, e Giovanni Boero, entrambi vecchi militanti. Fra i tanti compagni, ricordiamo Vasco Rivolti, Viarengo, Muccini, Luigi Gilodi, Giancarlo Porrone, Anelio Rossi. Oltre alla sede centrale, altre sezioni furono aperte nei quartieri di Torino e nella Provincia (Moncalieri, Rueglio, Perosa Argentina, Inverso Drusacco in Valchiusella). Inoltre nel Canavese (Olivetti di Ivrea) e nel Biellese; infine nelle provincie di Cuneo e Vercelli.

Emilia Romagna

Guido Torricelli, valorosa figura nella lotta contro il fascismo (agosto 1922) guidava il gruppo internazionalista a Parma, facendo parte anche del Comitato Centrale del Partito. Con lui Vittorio Adorni e molti giovani. Sezioni furono aperte in città, in centri della provincia, a Reggio Emilia (coi compagni Costa e Cortese) e a Modena. Ricordiamo anche il giovane Ottavio Tellini (Pluto) di Guastalla. Ai consensi che l’attività degli internazionalisti riscuoteva nella zona, il Pci rispose con calunnie di ogni genere, minacce e aggressioni di vero e proprio stampo squadristico, come fu a Modena contro tre militanti internazionalisti, operai delle Officine Reggiane.

Nella Sezione di Forlì si trovava Romeo Neri, anziano combattente fra le leghe bracciantili del primo dopoguerra, e Gastone Giuliani proveniente dalla Resistenza. Inoltre Turiddu Candoli (Alfredo), organizzatore nel primo dopoguerra della lotta armata contro lo squadrismo fascista e fra gli aderenti alla Frazione della sinistra comunista: lo stesso per Balilla Monti, anche lui aderente alla Frazione e poi col gruppo di compagni operanti a Marsiglia e Tolone. Va ricordato, nel settembre 1946, lo sciopero allo zuccherificio Eridania di Forlì con gli internazionalisti in prima fila.

Nel gruppo internazionalista di Cervia, assieme a Turiddu Candoli, aderì il vecchio militante Enrico Pirini; ricordiamo anche Paolo Silvani (o Silvagni) di Lugo di Ravenna. Gli internazionalisti erano presenti anche in località romagnole come Bagnacavallo, Russi, Lugo, Meldola, oltre a Cesenatico, Cervia, Ferrara. Tra i compagni operanti a Trebbo di Reno vi erano i due figli di Fausto Atti, Riccardo e Ovidio, che assieme ad Alfonso e Mario Sarti diedero vita alla locale Sezione internazionalista; a Castiglion de’ Pepoli molti compagni si raccolsero attorno a Guido Gasperini, sostenitore della Frazione durante il suo esilio. Anche a Baragazza, nell’Appennino tosco-emiliano, era sorta una Sezione. A Ravenna ricordiamo Luigi Manoni; a Lugo di Ravenna, Paolo Silvagni.

Veneto e Friuli

Reduci dall’esilio francese e belga, nella regione si distinsero per la loro l’attività i compagni Vittorio Comunello (a Treviso) e Antonio Gabassi (Totò) a Palmanova; a loro si unì Riccardo Salvador di Piovene Rocchette dove si trovavano gli stabilimenti tessili Lanerossi e Marzotto. Un ricordo anche a Giovanni Ferrero, comunista di Ovada.

Nel Friulì, si aprirono sedi a Palmanova, Pinzano sul Tagliamento, Valeriano e Costion di Muris attorno allo stabilimento della Snia Viscosa. Altri nomi di compagni nelle zone citate: Vincenzo Serena e Amedeo Gattoni.

Inutile aggiungere che le reazioni del Pci furono violente specie dopo l’apertura di Sezioni internazionaliste a Piovene Rocchette e a Cogollo del Cengio, a Vicenza e a Venezia, dove ricordiamo il compagno Ferruccio De Vei. Nella Marca Trevigiana attivissimo il compagno V. Comunello.

Sezioni furono aperte anche a Santa Maria Maddalena (coi compagni Villiam Desiderati e Luigi Tartari), a Canaro e a Lendinara.

Nella Sezione triestina del Partito erano presenti Saverio Sustersich e Giovanni Sincovich (entrambi nel PCd’I del 1921), Piero Bullo, Areturo Jakus.

A Piove Rocchette in provincia di Vicenza (dove si trovavano le Filature Lanerossi) fu aperta una Sezione con Riccardo Salvador, Piero Testolin, Menego Bertoldo, Nunzio Gerardin e Gigi. Ricordiamo anche Antonio Gabassi (Totò) ritornato a Palmanova dopo aver militato nella Frazione, e Vittorio Comunello pure lui rientrato a Treviso dalla Frazione in Belgio.

Liguria

La Federazione di Genova era guidata da Giulio Ferradini, proveniente dal PCd’Italia, con i figli Spartaco (fucilato dai nazisti a Genova) e Iaris; Amerigo Zadra, Emilio Molinari, Giuseppe Parmeggiani con il figlio Otello, Anchise Poggi e Federico Gamba di Vado, Claudio Carlo e Giovanni Cena di Vado Ligure, Francesco Tarditi. Oltre che a Genova, sezioni furono aperte nella Riviera di Ponente a Vado, San Remo, Ventimiglia, Oneglia. Per il suo impegno va ricordato il compagno Romeo Ceglia, e il lavoro svolto a Savona che fu sede della Federazione provinciale.

In particolare all’Ansaldo di Sampierdarena e all’Ilva di Savona, oltre che fra gli edili di Ventimiglia e i disoccupati di Sestri Levante, la presenza degli internazionalisti allarmò non poco il Pci che nel dicembre 1946 diramò una circolare nella quale si “informava” della presenza di “elementi italiani e stranieri i quali, vantando raccomandazioni da partiti e organizzazioni comuniste di altri paesi tentano di prendere contatto con le nostre sezioni o cellule. Questi elementi, che fanno parte o tentano di organizzare gruppi che prendono i più disparati nomi come ‘internazionalisti’, Comunisti leninisti’, ‘Bandiera Rossa’, ‘Comunisti puri’, ecc., non sono in sostanza che disgregatori e provocatori che fanno il gioco della reazione”. (da I menscevichi d’Italia, in Battaglia comunista, dicembre 1946)

Toscana

La Federazione del Pc internazionalista a Firenze ebbe come segretario Aldo Lecci (Tullio), operaio e compagno di grande prestigio, valoroso combattente contro lo squadrismo fascista che lo costrinse all’espatrio. Fu esponente di primo piano della Frazione di Sinistra. Con lui, a Firenze, il carrarese Bruno Bibbi, pure emigrato a Marsiglia e tra i promotori della Frazione all’estero.

Situata nel quartiere di San Frediano, la Federazione fu attiva in varie località della provincia, fra cui San Polo in Chianti dove risiedeva Maria Antonietta Faloni (Mariuccia) la compagna di Luciano Stefanini. Entrambi furono coinvolti nell’omicidio del Marchese Lapo Viviani. Altri compagni: Loris Ballerini e Pietro Croce, Ubaldo Cavini, Enzo Armini, Cipriano Manni, Giuliano Bianchini, Totò Natangelo (da Napoli).

Quando, fra il giugno e il luglio 1944, Mario Acquaviva riuscì a raggiungere Piombino, si formo un primo nucleo di internazionalisti; del gruppo presente all’Isola d’Elba facevano parte Raffaele Galardi, il giovane Giulio Scarpa e suo fratello Albo Arnaldi, Virgilio Berretti (responsabile della Sezione di Portoferraio), Francesco Bolano e Fernando Tonghini entrambi di Portoferraio. Altri compagni, attivissimi in quei duri anni: Giuseppe Daddi di Piombino e Otello Anacoreti responsabile della locale Sezione. Grande successo ebbero il comizio di Giovanni Bottaioli a Piombino il 3 giugno 1947 e quello di Aldo Lecci a Portoferraio il 21 dicembre 1947.

Lazio

A Roma, dal dicembre 1945 al marzo 1946, si trovava la redazione di Battaglia comunista; facevano parte attiva della Sezione i compagni Otello Terzani, Antonino Poce, Cipriano Manni, Alfonso Covone, Romolo Pace, Libero Spaccesi.

Anche a Genzano, nella zona dei Castelli romani, fu aperta una sezione; ricordiamo i compagni Dante Lolletti e Adriano Del Prete. Un altro gruppo di internazionalisti, con Lamberto Piccirilli, si era costituito ad Antrodoco in provincia di Rieti.

Campania

La Federazione di Napoli fu costituita nell’estate 1945, assieme a quella di Salerno; in seguito furono aperte Sezioni a Torre Annunziata, Bagnoli e Castellamare di Stabia. A Torre Annunziata, fra un numeroso gruppo di compagni, ricordiamo Salvatore Ierardi e Luigi Balzano, Ferdinando Pagano, Gennaro Fabbrocino, Brigante, Morrone, Pio Morbino. Atre Sezioni si aprirono a Cosenza e Reggio Calabria.

Puglia

Sezioni del Partito furono aperte a Taranto e a Lecce (con i compagni Vittorio Maradei e Battaglini) e nei centri agricoli di Manduria, Modugno, Sava, Canosa, Galatina e Gravina di Puglia dove si trovava il compagno Salvatore Di Matti. Altri nomi di valorosi compagni in Puglia: Giacinto Muto, Massari, Russo, Lisi, Attilio Morelli, Carichino.

Gli internazionalisti erano presenti nei cantieri navali Franco Tosi di Taranto (gruppo Falck); la Federazione internazionalista fu oggetto di infamanti accuse e calunnie da parte dello stalinista Secchia il quale da giovane, in qualità di “estremista” assieme a Dozza, aveva ricevuto la ferma opposizione da parte degli esponenti della Sinistra alla sua “proposta” di usare nascostamente i fondi della Federazione giovanile comunista per finanziare il Comitato d’Intesa. (vedi Battaglia comunista, n. 30, dicembre 1946 e n. 1, gennaio 1947)

Calabria

La Federazione di Catanzaro ebbe in Francesco Maruca, militante comunista dal 1921, un suo valido esponente. Fu pubblicato il mensile L’Internazionale Comunista e inaugurata una Sezione anche a Reggio Calabria, in seguito sede di Federazione presso l’abitazione del compagno Pasquale Porchi. Numerosi gli scontri, non sempre verbali, con i resti di monarchici e fascisti. Da segnalare l’attività del compagno Scuticchio, che interessò le località Vibo Valentia e Pizzo Calabro.

A Cosenza la Sezione fu costituita con l’apporto validissimo di Fortunato La Camera che con Vincenzo Ferraro era una figura comunista di primo piano fin dal 1921. Con loro anche Gregorio Maurizio Minnicelli. Sezioni si aprirono a San Giovanni in Fiore, Pizzo Calabro, Spezzano Grande, Diamante e Casole Bruzio.

Sicilia

A Messina vide la luce ad opera del compagno Carmelo Antonio Chillemi una sede del Partito. A Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, fu poi aperta un’altra Sezione.

A tutti questi compagni, e a quelli che con loro contribuirono a rialzare la bandiera del comunismo rivoluzionario e internazionalista, il nostro perenne ricordo e un commosso saluto a pugno chiuso.

DC
Domenica, May 5, 2013