L'illusione dell'indipendenza scozzese

Qui di seguito, pubblichiamo le riflessioni di un giovane compagno sul referendum scozzese

Il 19 settembre la Scozia dice "no" all'indipendenza. Un "no" che tuttavia lascia ancora aperte molte questioni interessanti in un'ottica marxista-rivoluzionaria. Si è andato, per l'ennesima volta, a votare con le stesse forze politiche in campo: contrari il Conservative Party di Cameron, il Labour Party e i Lib Dems. Favorevoli, invece, gruppi politici scozzesi apparentemente molto diversi tra loro, fatto che ha dato un piglio decisamente meno nazionalista e xenofobo alla questione, pur andando da ultra-nazionalisti come il Siol Nan Gaidheal, si passa anche per gli ambientalisti del Green Party, fino all'attuale partito al potere, l'SNP di Salmond. In sintesi, lo scontro è stato fatto apparire come sempre avviene, ovvero in bilico tra due posizioni: la prima da Westminster, che prediceva, in accordo con gli economisti, un ipotetico collasso economico della futura nazione indipendente; la seconda dai politici scozzesi, che si facevano portavoce del malcontento causato da un'esclusione dal cosiddetto Welfare State, che rivendicavano una gestione autonoma delle loro risorse e confidavano in un proletariato che ha sotto la soglia di povertà circa 1 milione e trecentomila persone. E gli scozzesi in generale? Come è stato recepito dalla popolazione questo referendum e, soprattutto, chi ha votato cosa? Il "si" ha trionfato tra gli individui più giovani (per la prima volta si votava dai 16 anni in su), il "no" tra i negozianti, gli imprenditori e gli individui più anziani. Gli aiuti economici da Westminster sono visti da queste ultime categorie come accettabili e, per chi con il commercio ci lavora, la tesi degli economisti sembra la più rischiosa e dannosa. In entrambi i casi i due schieramenti non lasciavano vie d'uscita per la classe operaia, le idee delle due parti politiche sono solamente una maschera dietro la quale si nasconde lo stesso nemico: lo sfruttamento dei lavoratori per mezzo del sistema capitalista. Gli interessi in tutta la questione non sono MAI stati della classe sottomessa, ma bensì nascondevano solo la volontà di tenere sotto al giogo la "working-class" inglese. Per Westminster perdere gli scozzesi rappresentava un danno immenso all'economia nazionale, vedersi diminuire la forza lavoro da sottomettere e schiacciare, per questo si sono serviti delle speculazioni economiche in modo da frenare e spaventare la popolazione. Dall'altra parte il fatto davvero grave: nel caso dell'indipendenza queste stesse speculazioni si sarebbero però realizzate, lasciando la nazione ulteriormente impoverita. E tutto alle spese di chi? Del PROLETARIATO! Le diplomatiche dichiarazioni a seguito della sconfitta indipendentista lasciano un pò con l'amaro in bocca: "più poteri a tutte e 4 le nazioni Britanniche" dice Cameron. La mia domanda per lui sarebbe a chi realmente il potere andrà, ma penso che la risposta sia scontata: il potere sarà dei governi messi su dal sistema capitalistico. Sarà di quelli che speculano e guadagnano sulle ingiustizie, sulla fatica e sulle difficoltà dei ceti bassi. Sarà di coloro che spacciano le cause per rimedi, che fanno credere al mondo che non ci sia possibilità di scelta alternativa, che illudono le persone, servendosi dei lavoratori per il loro proprio interesse economico, mascherato dall'illusione di un presunto e fittizio benessere a seguito di rivendicazioni del tutto inutili! Le regole economiche attuali sono "create" ad hoc per far venire fuori situazioni quali quella scozzese: in entrambi i casi sono sempre gli imperialismi ad avere il coltello dalla parte del manico, il proletario può solo scegliere come essere sfruttato, da un padrone che gli offre un salario o da... un padrone che gli offre un salario ancora più misero causato da un sistema economico-sociale e da leggi monetarie - da esso derivate - costruite a questo scopo! La rivendicazione nazionalistica dell'indipendenza è solo un metodo per rendere i vari elementi della classe antagonisti tra loro. L'indipendentismo è uno strumento del capitalismo che serve solo a non fornire via d'uscita. Un circolo vizioso. O si cade nella condizione più bassa della disoccupazione e della fame o si accetta di essere sfruttati, queste sono le prospettive. Il lavoratore rimane sottomesso al giogo del padrone o cade nella povertà estrema. Ma il circolo può essere rotto, la maturazione di una coscienza di classe si acquisisce facendo ragionare gli individui della futura classe unita proprio su questi temi, ci si unisce solo rifiutando inutili lotte che ci fanno scontrare! La battaglia potrà essere dura, ma non si può rinunciare a combattere per la propria totale e definitiva liberazione dalle catene accampando scuse o giustificazioni! Con i propri mezzi, ognuno deve agire con la classe, con il Partito, per il Proletariato!

S.
Domenica, October 5, 2014