Dopo il primo congresso nazionale - Le nostre direttrici di marcia

Pubblichiamo una serie di articoli tratti da Battaglia comunista della fine degli anni Quaranta, perché riteniamo che i "pezzi" in questione, nonostante il tempo passato, possano ancora offrirci spunti interessanti - soprattutto dal punto di vista metodologico - per la comprensione delle dinamiche della lotta di classe odierna. Non culturalismo, non accademismo storiografico, dunque, ma momento, sia pure particolare, della battaglia teorico-politica contro il sistema del capitale, per una società diversa e migliore.

Da Battaglia Comunista, n. 19 – 3-10 giugno 1948

Dal punto di vista politico generale, i punti emersi al Congresso, a precisazione di tutto il lavoro di interpretazione della situazione fin qui svolto, sono i seguenti:

  1. la società capitalistica è caratterizzata da un sempre più rigido accentramento economico e politico intorno ai due poli mondiali dell’America e della Russia, della democrazia parlamentare e della democrazia popolare;
  2. tale accentramento è condizionato dalla sconfitta internazionale subita dal proletariato e dalla sua distruzione come classe – sconfitta e distruzione che fanno oggi della classe operaia non un fattore coscientemente antagonico ma un elemento-cardine della ricostruzione capitalista intorno ai suddetti poli;
  3. una riaffermazione del proletariato come classe presuppone che la classe operaia ingaggi una lotta aperta contro le due formazioni economiche e politiche che su di esso esercitano il loro totalitario controllo su scala internazionale – lotta non di ordine declamatorio, ma di classe contro classe, che potrà essere risolta solo sul piano della violenza rivoluzionaria e verso la quale è compito del Partito orientare il proletariato;
  4. il Partito non si pone l’obiettivo di influire su una situazione così caratterizzata né nel senso di spostare su quel piano di lotta masse proletarie, né in quello di promuovere una dilatazione graduale delle lotte rivendicative in un lotta generale contro le espressioni fondamentali della società capitalista, ma si pone l’obiettivo di preparare l’avanguardia rivoluzionaria del proletariato ai compiti direttivi che lo scatenarsi dei contrasti interni della società borghese lo chiamerà ad assolvere. Tale preparazione non si compie in astratto, ma attraverso la lotta incessante condotta dai militanti per chiarire ai proletari la realtà della situazione attuale, sviluppare in essi la coscienza dell’insormontabile antitesi di classe esistente tra le forze coalizzate della conservazione capitalistica e gli interessi immediati e finali del proletariato, e indirizzarli verso l’obbiettivo finale della lotta armata contro le due forze sociali egualmente capitalistiche che su di essi esercitano oggi il loro spietato dominio.

Queste considerazioni fondamentali hanno un riflesso immediato nel problema sindacale e, in genere, in quello del collegamento fra partito e classe. È necessario anche qui fissare alcuni punti da servire di orientamento all’azione pratica dei compagni.

1. Nostra valutazione del sindacato attuale

Il Partito afferma in modo categorico che il sindacato attuale è un organo fondamentale dello Stato capitalistico, avente per scopo l’inquadramento del proletariato nel meccanismo produttivo della «collettività nazionale». Questa caratteristica di ufficio di Stato è impressa agli organismi sindacali e di massa dalle necessità interne del totalitarismo capitalistico, che vieta l’apparizione dell’urto di classe sul piano delle vertenze salariali e impone la trasformazione del salariato in associato involontario e sfruttato del datore di lavoro, sia esso il capitalista singolo, il trust o lo Stato-padrone. Ne risulta che qualunque foma assuma il sindacato, unitario o risultante da un’eventuale scissione; qualunque etichetta – anche rivoluzionaria – esso prenda (come nel caso di sindacati costituiti per iniziativa anarchica o sindacalista), l’organo sindacale non può essere oggi diverso da quello che è e non compiere la funzione apertamente controrivoluzionaria che dalle esigenze della società capitalistica gli è imposta.

Va però categoricamente rigettata ogni prospettiva di un suo raddrizzamento, ogni tattica volta alla «conquista» delle sue leve di comando centrali o periferiche, ogni partecipazione alla direzione di commissioni interne e di organi sindacali in genere. La classe operaia, nel corso del suo attacco rivoluzionario, dovrà distruggere il sindacato come uno dei più delicati meccanismi del dominio di classe capitalista.

2. Non per i sindacati di classe

Per le stesse considerazioni il Partito non lancia parole d’ordine per la costruzione o ricostruzione di sindacati di classe da contrapporre ai sindacati esistenti, e dichiara la sua indifferenza quanto alla questione formale dell’adesione o meno del lavoratore al sindacato, e alla scelta fra questo o quello in caso di scissione. Sarebbe peccar di astrazione propugnare il lancio della parola d’ordine dell’uscita dai sindacati – parola d’ordine concepibile solo quando le situazioni storiche pongano le condizioni obiettive per il sabotaggio del sindacato e la sua demolizione.

3. Nostra interpretazione del lavoro sindacale

Il partito non cerca di istituire e mantenere un contatto con le masse proletarie attraverso l’agitazione di parole d’ordine rivendicative. Non lo può perché nega che qualunque rivendicazione immediata, salariale o di lavoro, possa essere soddisfatta comunque nell’attuale regime di totalitarismo capitalista, e perché afferma che le forze dominanti sul proletariato e gli organismi sindacali da esso diretti hanno la specifica funzione di piegare le forze del lavoro alle esigenze della produzione capitalistica e della difesa del dominio di classe della borghesia. Non v’è pertanto oggi agitazione parziale che non sia destinata ad essere captata da forze capitalistiche e volta a fini antiproletari.

Il partito interviene nelle lotte suscitate dalle tragiche condizioni di vita della classe lavoratrice (e là dove i problemi della difesa del proletariato dallo sfruttamento capitalistico vengono posti e discussi) all’unico scopo di diffondere nelle masse proletarie la coscienza che nessun interesse della loro classe potrà essere soddisfatto se, in situazioni capovolte e sotto la guida del partito di classe, non sarà presa d’assalto la cittadella dello Stato capitalistico, e perciò lo stesso organismo sindacale che ne è uno degli strumenti. In particolare, il partito interviene negli scioperi per orientare il proletariato alla visione esatta della situazione, e indirizzarlo verso una lotta diretta alla distruzione sia del padronato e dello Stato capitalistico, sia della forza sociale capitalistica che dirige il movimento (sia esso il nazionalcomunismo o, per ipotesi, la «terza forza»).

Solo su questa base vanno concepiti il nostro lavoro sindacale, il nostro intervento nelle agitazioni e, là dove lo permette l’obiettivo rapporto delle forze, nelle assemblee sindacali.

4. Frazione sindacale

Questo lavoro, che rimane di carattere critico e distruttivo sul piano della netta e violenta contrapposizione a tutte le forze del compromesso e della controrivoluzione, e della demarcazione inconfondibile del nostro programma e della nostra lotta, è svolto dal partito attraverso la rete dei gruppi di fabbrica, che, agenti sulla base unitaria del programma del partito e della sua centralizzata applicazione tattica, costituiscono la frazione sindacale. La possibilità che intorno ai nostri gruppi di fabbrica si stringano proletari simpatizzanti, sindacati o meno, iscritti ad altri partiti o senza partito, non dipende da uno sforzo volontaristico del partito, ma dall’evolversi della situazione generale e dalla dinamica delle lotte sociali. Ne risulta che nella situazione attuale il caso prevalente è destinato ad essere quello di una riduzione della frazione sindacale agli iscritti al partito e a qualche elemento simpatizzante, operanti nella fabbrica o agenti nei sindacati, e che solo in situazioni diverse sarà possibile che la frazione sindacale agisca come forza di attrazione e di guida di operai spinti dalla crisi capitalistica ad operare contro lo stesso apparato sindacale e le forze sociali che lo dominano. Ciò dipenderà anche dalla misura in cui il partito realizzerà la massima chiarezza e unità di programma ed impostazione nei confronti dei sindacati e delle lotte rivendicative, e farà muovere su questa base, nella loro attività quotidiana e nella continuità dei loro atteggiamenti, i nuclei della Frazione sindacale, i suoi gruppi di fabbrica.

30-5-1948 - Il C.E.
Domenica, May 30, 1948

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.