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Dal 14 al 16 ottobre, grandi aziende e multinazionali come Tim, Microsoft, Intel, Eni hanno letteralmente affittato la città universitaria di Roma (Sapienza), per promuovere la fiera dell'innovazione tecnologica: il Maker Faire.
Gli studenti e il personale universitario (docenti e addetti tecnici, obbligati tra l'altro a prendersi ferie forzate per l'evento), sarebbero stati costretti a pagare un biglietto per entrare nella stessa università dove studiano o lavorano.
Abbiamo attribuito a questo fatto un chiaro significato politico. L'università - cui normalmente può accedere chiunque - è divenuta improvvisamente un luogo privato e questo è avvenuto proprio in concomitanza con l'apertura dell'anno accademico, il tutto mentre il Governo inizia ad aprire la discussione sulla riforma universitaria. Più chiaro di così! Ma fatti hanno dimostrato che il segnale era ancora più significativo di quanto avessimo previsto: nessun tentativo di guastare la festa fiera dei privati nel più importante ateneo della capitale sarebbe stato tollerato.
Ecco i fatti: quando il corteo studentesco - circa cento persone - ha provato ad avanzare simbolicamente verso l'ingresso per i soliti quattro spintoni di rito, in meno di un minuto è partita una violenta carica a tenaglia che tagliava ogni via di fuga ai lati, nel frattempo veniva azionato contro lo sparuto gruppo di studenti il getto di un idrante.
L'immediato fuggi fuggi, e non poteva essere diversamente visto che il corteo non aveva mezzi di difesa alcuno, ha generato cadute a ripetizione fino a che gli studenti, acciaccati e increduli - anche per i cinque arresti subiti - si sono riconvocati in presidio poco più avanti, a debita distanza dai "violenti di Stato".
Si tratta di chiari segnali di avviso da parte di uno Stato che, nel tentativo di gestire una crisi economica sempre più grave, non perde occasione, ogni giorno di più, per mostrare nelle piazze il suo volto brutale, violento, oppressivo, il tutto mentre a livello Governativo la deriva autoritaria, con subdola lentezza, si afferma passo do passo, legge dopo legge.
Ecco il volantino che avevamo preparato per l'occasione.
Perchè abituare studenti e neolaureati a interminabili ore di stage gratuiti o a riforme, come il Jobs Act, che di fatto legalizzano il lavoro nero, quando è possibile renderli maggiormente partecipi al mondo dello sfruttamento già dalle aule universitarie?
Lo chiamano “riconoscere il valore delle idee” (sito ufficiale Sapienza), in realtà ciò che viene promosso è la semplice fruibilità e mercificazione di innovazioni a vantaggio di poche aziende sponsor della giostra, con l'esplicito invito a contribuire al benessere delle stesse.
Hai delle idee per delle innovazioni? Benissimo, sempre che ciò garantisca cospicuo profitto a chi investe su di te, verrai usata/o come si fa per una pezza usa e getta, pagato/a un milione di volte di meno di quanto frutterà la tua idea a chi ti possiede e solo finchè potrai essere impiegata/o in qualche modo. E poi? Poi farai di nuovo parte dell'esercito di disoccupati pronti a lavorare gratis con la promessa di, un giorno... forse,ricevere un contratto che non farebbe invidia neppure ad un lavoratore vietnamita. Puoi comunque scegliere di dare una mano alla giostra finanziandola, ovvero pagando il biglietto che ti hanno ridotto a 4€ per farti un favore, visto che è il posto dove studi o lavori e che dovrebbe essere “pubblico”.
Pubblico... ma che vuol dire? Pubblici sono definiti, per esempio i mezzi, la sanità, la scuola, l'università. Dalla scuola elementare ci insegnano che pubblico significa proprietà di tutti e la logica conseguenza di questa proprietà condivisa da tutti dovrebbe essere quella di poter decidere insieme come poterla indirizzare a vantaggio di tutti. E se questo è vero: qualcuno ha chiesto mai il tuo parere quando hanno deciso di tagliare personale e strutture ospedaliere, quando hanno deciso di tagliare fondi per la scuola pubblica e aumentarli alle private, quando hanno stabilito che bisognava rendere flessibili tutti i lavoratori o quando hanno deciso che oggi, domani e dopodomani avrebbero concesso la “tua” università a delle aziende a proprio ed unico vantaggio?
Pubblico, se vogliamo trovare un termine che possa tradurlo al di là della retorica, significa proprietà dello Stato. In un sistema sociale come il nostro formato da sfruttatori e sfruttati, lo Stato è il garante degli interessi della classe dominante. La tua unica possibilità di parteciparvi è attraverso il voto di rappresentanti fantocci che mai garantiranno davvero i tuoi interessi. Pubblico non è e non sarà mai DI TUTTI. Pubblico è una forma amministrativa di servizi, finanziata comunque dal salario indiretto quindi dalle tasse dei lavoratori che non tiene conto tanto al garantire a tutti pari possibilità, quanto alla necessità di formare a basso costo forza lavoro qualificata. Ma in un periodo in cui sono mutate le necessità del capitale, a causa di mutamenti politici ed economici e non serve più attingere alle casse dello Stato per formare i lavoratori, ecco che pubblico non ha più senso. Poco senso ha perciò combattere per ciò che “equo” o “pubblico”, finchè il sistema in cui viviamo è come un enorme fiera dello sfruttamento dove veniamo esposti al mondo del lavoro come delle bestie, vendute a chi offre la miseria più alta.
Inutile lottare, sempre al ribasso, per quel poco che avevamo prima quando mai ci verrà concesso. È ora di prendersi TUTTO. È ora quindi di impegnarci in un percorso che conduca l’intera umanità a LIBERARSI DAL SISTEMA DEL PROFITTO, per la costruzione di una società su basi completamente diverse dove al centro venga posto il soddisfacimento dei bisogni umani.
Studenti internazionalisti SapienzaInizia da qui...
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