La spirale imperialista : crisi - sfruttamento - guerra - crisi

Il modo di produzione capitalista si trova nel mezzo della crisi strutturale del suo terzo ciclo di accumulazione. Apertosi all'indomani della seconda guerra mondiale, questo ciclo economico ha iniziato ad entrare in crisi nei primissimi anni '70, nel 2007 la crisi è entrata in una nuova fase, ancora più grave e distruttiva.

Ma il capitalismo non crollerà mai da solo: esso può continuare a vivere, come in effetti vive, anche se non ha più niente di progressivo da offrire all'umanità.

Conosciamo bene, per esperienza diretta sulla nostra pelle di lavoratori, precari e disoccupati, le controtendenze che la classe dominante pone in essere - contro noi proletari - per tentare di arginare la crisi del suo stesso sistema: riduzione del costo del lavoro (precarietà, flessibilità, licenziamenti e disoccupazione di massa, ossia messa in concorrenza dei lavoratori tra loro), ricerca dei luoghi nei quali la forza lavoro costa meno, tagli alle pensioni e alla spesa pubblica ossia scuola, sanità, trasporti, servizi: il salario indiretto e differito, insomma.

Conosciamo anche gli effetti di una concorrenza tra capitalisti che si fa sempre più distruttiva: fallimenti di imprese, miliardi "bruciati" nelle borse di mezzo mondo, svalutazione del costo delle materie prime... fino alla concorrenza inter-imperialista portata alle sue manifestazioni estreme:

Guerra e barbarie crescenti

Quella in corso di svolgimento potrebbe essere la fase embrionale di una futura guerra mondiale rispetto alla quale tutti noi siamo chiamati a fare i conti.

In apparenza sembrano tutti schierati contro l'Isis, ma in realtà ognuno persegue i propri sporchi interessi imperialisti, alimentando sempre nuovi focolai di guerra, terrorismo ed enormi flussi migratori da parte delle popolazioni che vengono sacrificate e che cercano di sfuggire dall'orrore.

In gioco c'è il controllo dei flussi energetici -- in primis del petrolio e del gas naturale -- ma anche delle vie di accesso alle materie prime, ai mercati della forza-lavoro, il ruolo delle singole valute... in gioco c'è la supremazia imperialista di potenze capitaliste che -- come già avvenuto nelle precedenti guerre mondiali -- potranno uscire vittoriose da questa fase solo se, alla fine, sapranno distruggere l'avversario imperialista, sempre e comunque sulla pelle dei lavoratori del mondo intero.

USA, Turchia, Arabia Saudita e, in parte, l'Europa da un lato. Russia, Cina, Iran ed altre potenze dall'altro. Si tratta di due fronti imperialisti mondiali in corso di definizione -- che per altro non mancano di contrasti interni, di tentativi di giocare per sé -- due fronti che continuano ad allargare e a contendersi aree di influenza.

Per quanto riguarda l'intervento in Libia, Renzi si mostra apparentemente cauto, ma sono solo manfrine: la divisione del paese africano (delle sue risorse geostrategiche) in tre aree di influenza è già stato deciso: la Tripolitania all'Italia, la Cirenaica alla GB, il Fezzan alla Francia, da cui tenere sotto controllo l'area subsahariana, per contenere l'imperialismo cinese. La ragione di tanta “cautela” è che il "nostro" vuole intervenire, ma con le spalle coperte per non sollevare l'opposizione politica interna e quella internazionale, Russia compresa, che di questo piano americano non vuol sentir parlare.

Non esiste opposizione alla guerra se non si denunciano tutti gli schieramenti in campo.

Il nemico non è solo in casa nostra, cioè padroni e capitalisti che ci sfruttano e ci costringono ad una vita di miseria, ma il nemico è anche ogni singolo Stato, ogni singola nazione che, a differente titolo, partecipa alla guerra, ogni forza che non pone con chiarezza l'unica alternativa reale: guerra imperialista o rivoluzione proletaria.

Il nostro alleato, il nostro punto di riferimento, è il proletariato internazionale, la nostra alternativa alla guerra è l'instaurazione del potere proletario per cambiare dalle fondamenta l'attuale sistema economico e sociale, superando l'attuale gestione privatistica degli strumenti necessari a produrre i beni a noi tutti necessari, superando la logica del profitto. Non esistono alternative differenti.

Per tutti questi motivi è centrale, fin da oggi, in ogni momento di opposizione alla guerra e allo sfruttamento, dare forza ed energia al lavoro di ricostruzione del partito indipendente degli sfruttati di tutti i paesi e di tutte le nazioni.

Un partito che sia chiaramente comunista, proletario, internazionalista.

Guerra alla guerra.

Tutto il potere al proletariato.

O ci si schiera per la lotta rivoluzionaria volta ad affermare il potere proletario o ci si schiera sui fronti della guerra imperialista dietro le bandiere di uno Stato borghese, non esistono altre alternative.

I compagni e le compagne del Partito Comunista Internazionalista
Martedì, March 8, 2016