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Home ›Contro la repressione c'è una sola soluzione: la lotta di classe, la rivoluzione.
Non c'è mai limite ai giri di vite repressivi ai quali la borghesia non smette di volerci abituare. L'asticella della "tolleranza zero" tanto cara agli amanti della politica del bastone si abbassa sempre di più, e specialmente in periodi di forti tensioni internazionali che fanno presagire un escalation dello scontro imperialista. Nei piani dei legislatori conta poco che oggi il Belpaese sprofondi in un letargo di pax capitalista, in cui quello che dovrebbe essere il soggetto del cambiamento sociale – il proletariato - è scaglionato in più fronti divisi tra loro e, quando scende su un terreno di lotta, lo fa sotto l'addomesticamento delle centrali sindacali e mai andando oltre il terreno della mera rivendicazione economica all'interno delle compatibilità del capitale. Gli episodi significativi di lotte, tali da togliere il sonno alla classe dei padroni, sono assenti dalla scena politica attuale; sia detto senza nulla togliere a quei settori di classe che sono costretti alla lotta per difendersi dagli attacchi padronali, sia pure nei termini appena accennati.
Nonostante questo, in previsione dell'inasprimento delle politiche a base di sangue e sudore che attende il mondo del lavoro dipendente e dell'evolversi della situazione bellica nei vari fronti interessati - che rischiano di diventare uno - la borghesia vuole legare le mani a tutti coloro che, colpiti dai suoi schiaffi, potrebbero eventualmente usarle per reagire restituendoglieli sul grugno. Specie se per essa il rischio può diventare quello di vedersi toccata nel proprio portafoglio, ovvero nei propri affari. Questo è uno dei criteri ispiratori di questa svolta in senso ulteriormente epressivo della legislazione borghese di “casa nostra”.
Uno dei principali articoli del decreto in questione, infatti, inasprisce le pene per tutti coloro che concretamente mettono a rischio il proseguimento dei lavori di opere pubbliche, come possono essere la Tav o il Ponte di Messina. Non si guarda ovviamente in faccia alla tipologia del manifestante, in sfregio a quella dicotomia violenti contro pacifisti che ha sempre spaccato i movimenti (di classe e non), in quanto non mancheranno le pene anche per chi oppone una semplice resistenza passiva, ad esempio sdraiandosi per terra per evitare di farsi portare via dalle forze dell'ordine. Non a caso questo articolo è stato ribattezzato anti Gandhi e costerà quattro anni di galera a chi rientra nella sua applicazione. Se poi la resistenza diventa attiva, le porte del carcere si spalancherebbero per richiudersi alle spalle per una durata persino di quindici anni. Per non parlare poi di quello che rischia un partecipante a un blocco stradale o a un picchetto (due anni di detenzione). E' evidente che, in questo caso, si vogliono colpire esplicitamente le lotte operaie (intese in senso lato), come per altro sta succedendo in tutto il mondo, non da ultimo in Europa, dove, anzi, il giro di vite legislativo contro le espressioni di conflittualità operaia, anche solo sul terreno economico e sindacale è, in proporzione, più marcato. La crisi e le forti turbolenze che l'accompagnano, riducono gli spazi di manovra delle borghesie, per cui la repressione aperta - il bastone – tende sostituire il narcotico riformista, la carota, sempre più piccola e avvizzita.
Un altro settore a rischio in fatto di ordine pubblico che potrebbero dare noia a chi, in via preventiva, intende usare la mano pesante, è quello della casa dove, sia gli occupanti di un appartamento sfitto che chi solidarizza arriveranno a rischiare fino a sette anni di carcere. Capitolo particolarmente odioso se si pensa alla chiusura totale di questo governo che non ha mosso un dito per “arginare il fenomeno” delle cosiddette occupazioni - come diceva di voler fare – nell'unico modo in cui avrebbe dovuto, se volessimo ragionare in un'ottica riformista e politicamente ingenua, cosa che ci guardiamo bene dal fare - e cioè andando incontro alle difficoltà di pagamento degli inquilini morosi. Al contrario, il governo, va da sé, ha sempre rifiutato qualsiasi confronto con le associazioni degli inquilini, mettendo così di fatto tante persone, (famiglie che non arrivano con il proprio magro salario alla terza settimana del mese e anziani dalla pensione di fame) nella necessità di occupare una casa per avere un tetto sopra la testa.
Che ogni articolo del testo del decreto propenda per soluzioni di tipo repressivo, già nella previsione che ci sia almeno qualche lotta da reprimere in futuro, nonostante il presente non faccia al momento scommettere su grossi colpi di scena, si desume dal momento in cui si comincia a parlare di carcere. A dispetto del fatto che da anni si sottolinei la disastrosa situazione negli istituti penitenziari, che ad oggi vivono un sovraffollamento del 136% sui posti a disposizione, con annessi numerosi episodi di rivolte, disperazione e suicidi (anche delle guardie), anziché modificare le condizioni di partenza che portano a conseguenze tanto drammatiche, si inaspriscono le sanzioni per chi protesta all'interno di un carcere o di un Cpr, portandole fino a venti anni di carcere (sommati ovviamente alla condanna che si sta scontando). Giusto per smascherare l'ipocrisia di quanti anche a destra caldeggiavano la necessità di un decreto svuotacarceri che desse un po' di ossigeno all'asfissiante stato degli istituti di pena, non si può non dire che invece non verranno risparmiate nemmeno le donne in stato di gravidanza o con bambini di un anno di età. I fautori di tutto questo scempio sono magari quegli stessi che quando qualcuno ci lascia le penne e si impicca, versano lacrime false come un soldo di gesso sugli orrori dovuti alle carceri troppo affollate. Ma in fondo sono solo carcerati, al cittadino medio cosa vuoi che interessi?
Un altro paragrafo riguarda gli immigrati: i cosiddetti clandestini tra questi, verranno privati della possibilità di avere una scheda SIM per potere usare un cellulare che permetterebbe loro di tenersi in contatto con i propri famigliari nei paesi di origine; questo nel caso non siano in possesso di un permesso di soggiorno: misura crudele oltre che gratuita e inutile, perché non è sicuramente con un provvedimento del genere che si scoraggia la “clandestinitá”, incoraggiando l'immigrazione regolare; sempre nella remota ipotesi che questo sia nelle intenzioni di chi ha formulato il decreto. Lo scopo è sempre quello di dividere i proletari immigrati da quelli italiani e, all'interno dei primi, creare un abisso tra clandestini e non. Infatti, creare divisioni rende i singoli settori del proletariato più facilmente gestibili, controllabili e ricattabili e inoltre sappiamo quanto il permesso di soggiorno sia un miraggio per migliaia di esseri umani che sanno che il suo possesso dipende dal raggiungimento di un lavoro. Cosa che, di questi tempi, con la crisi che morde persino le caviglie delle masse, rimane molto più spesso nel mondo dei sogni, o, quando va bene, le porte che si spalancano sono quelle del lavoro in nero che, ovviamente, non dà alcun “diritto”, ma solamente manrovesci. I famosi manrovesci della borghesia che non si fa certo pregare. Di conseguenza, col c...zo che telefoni a tua moglie in Nigeria per chiedere se i bambini stanno bene. Ma tanto, anche qui, in fondo sono immigrati... Stesso discorso di prima.
Per guadagnare consenso sventolando il vessillo della morale borghese, tanto caro al cittadino medio bramoso di togliere le ragnatele ripulendo gli angolini della vita civile italica, ti pescano dal cilindro una bella stretta anche sull'uso e il commercio di cannabis light, perché la lotta alle sostanze - anche a quelle fino a poco tempo fa consentite - é sempre un buon biglietto da visita per chi si riempie la bocca con la parola degrado, e l'associa “ad cazzum” per nascondere sotto il tappetino la polvere del degrado vero, cioè quella delle porcherie di casa sua: anche il "tossico" (pure quando vero tossico non è) è una bella carta politica da giocare all'occorrenza sul tavolo della credibilità. Ah, e le forze dell'ordine? Beh a loro sarà consentito di avere anche una seconda arma, fuori servizio e fuori ordinanza; delle più svariate tipologie, quindi non stupitevi se un giorno vedrete brandire da uno Starsky e Hutch in borghese, un distintivo in una mano e una mazza da baseball nell'altra, in un eccesso di arbitrarietá che si può collocare idealmente (come figura sociale) tra lo sceriffo del paesino del Nebraska del 1872 e lo squadrista del 1920.
Alla base di questo decreto c'è la necessità di scoraggiare a priori qualsiasi velleità di ripresa della lotta di classe, ma anche di lotte declinate in senso più interclassista, come quelle sull'ambiente, che in genere non hanno mai avuto un'analisi che guardasse al superamento del capitalismo e hanno accomunato elementi dei più disparati ceti sociali, con modalità il più delle volte inclini al pacifismo. Più il clima si fa pesante a livello nazionale e globale e più la classe dominante tende a governare con la paura, mostrandosi implacabile con nemici veri o immaginari, additati alla pubblica onta (gli occupanti di case magari prendendo a pretesto 2 balordi che hanno occupato in assenza della vecchietta ricoverata in ospedale, allo scopo di punire tutti gli altri) anche allo scopo di perpetuare il consenso della sua base sociale, che come un sol blocco si compatta attorno alle istituzioni, alla patria, a dio e alla famiglia. E non importa, al di là che questo sia un governo di destra, il colore di chi siede ai palazzi alti, perché quello che conta, al di là del colore, sono le esigenze gestionali di potere della borghesia e le modalità per portarle a compimento. Quindi che si tratti di un Minniti, di un Salvini, di un Renzi o di una Meloni l'importante per il comitato d'affari della borghesia, chiamato governo, è rassicurare la classe di cui è l'espressione, che la sua sicurezza è in buone mani.
È amaro constatare, infine, che, finora, manca l'elemento sociale indispensabile per rovesciare questa cupa situazione e che, finché la coscienza di classe non tornerà ad essere la benzina per il motore delle lotte e, soprattutto, che sul sedile del conducente della macchina rivoluzionaria non ci sia il partito che la guida, le cose andranno sempre più verso lo sfacelo. Per quanto amara sia, da questa constatazione bisogna partire.
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