IL CESSATE IL FUOCO TRA HEZBOLLAH E ISRAELE

Molti analisti occidentali plaudono all’accordo di un cessate il fuoco in libano tra gli Hezbollah e Israele, come momento di stasi dei bombardamenti e come premessa ad un processo di pace. Possibile, ma ad una serie di condizioni che non sono state appieno valutate. In Medio oriente non si combatte solo l’ennesima guerra tra il sionismo e l’antisionismo di stampo islamista. E’ una guerra su più scenari che vede la presenza diretta degli attori interessati e quella indiretta di imperialismi non di area, ma che giocano un ruolo importante.

Andiamo per punti.

a) Il cessate il fuoco è stato fortemente voluto dall'Amministrazione Biden per la semplice ragione di lasciare in eredità al suo paese un ricordo meno pesante dalla sua Amministrazione, colpevole di aver appoggiato indiscriminatamente il macellaio Netanyahu e di essere stato complice di un massacro orrendo sia nella Striscia di Gaza che a Beirut in Libano. Tutto ciò con la subordinata complicità dell’Europa.

b) I termini dell’accordo sono labili e sfumati. Prevedono che i miliziani sciiti libanesi si ritirino a nord del fiume Litani, cessino di lanciare razzi in territorio israeliano e restino assolutamente fermi in attesa di una “pax” che la tregua dovrebbe favorire.

c) Messo in questi termini, il cessate il fuoco, ammesso che si verifichi, ha consentito ad Israele di sferrare il più violento attacco su Beirut distruggendo edifici civili, prima dell’entrata in vigore degli accordi. Come dire: “facciamo il lavoro sporco finché è possibile”, poi si vedrà.

d) In questi termini Israele porterebbe a compimento buona parte del suo obiettivo primario, quello cioè di eliminare tutti i focolai antisionisti dell’area, dalla distruzione di Gaza ai bombardamenti di Beirut, e della Valle della Bekaa, delle postazioni sciite in Siria, nel tentativo, grazie alla feroce determinazione dei coloni in Cisgiordania, di eliminare il più possibile la popolazione palestinese per fare la “grande” Israele e lasciare poche e insignificanti “enclave” di palestinesi nel deserto del Negev o nei campi profughi dei paesi arabi direttamente confinanti.

e) L’obiettivo ha anche una prospettiva a più ampio raggio, quello di indebolire l’Iran, non solo perché sponsor della galassia sciita mobilitata contro i disegni imperialistici di Tel Aviv, ma perché l’imperialismo iraniano, e i suoi tentacoli, rappresenta il suo nemico numero uno.

f) In questi termini la “pax” americana otterrebbe un significativo successo contro l’asse imperialistico opposto, quello composto da Russia, Cina e Iran, in attesa dello svilupparsi delle tensioni nell'Indo-pacifico, sulla questione di Taiwan e, soprattutto, sullo scontro economico-commerciale, la “via della seta”, la guerra tra lo yuan e il dollaro, il controllo delle vie energetiche e la competizione tecnologica.

Al momento, la partita si gioca su di una sola pedina, l’Iran. La Cina non può consentire che un suo importante partner come Teheran (il cui petrolio, al 95%, prende la strada di Pechino) possa essere messo in difficoltà.

L’Amministrazione Trump probabilmente consentirà ad Israele di portare a compimento il suo disegno che, in buona misura, favorisce gli Usa indebolendo l'Iran e i suoi tentacoli sciiti, Hamas compresa, anche se sunnita e, di conseguenza, creando disturbi al suo nemico mortale, la Cina.

Siamo agli inizi e le prospettive non sono certamente buone, nonostante il “cessate il fuoco” e la sin troppo sbandierata premessa ad una pace definitiva in tutto il Medio Oriente.

E poi rimane la solita questione che le guerre le determinano gli imperialismi, ma le combattono, armi in pugno, i proletari. Quelle stesse armi non devono servire ai proletari per uccidersi tra di loro come in una faida fratricida, ma devono essere rivolte contro i loro mandanti.

27/11724

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Mercoledì, November 27, 2024