You are here
Home ›Continua come e più di prima l'attacco alla classe lavoratrice, a cominciare dal salario.
Nel momento in cui stendiamo queste note, la prima ministra sembra mietere un successo dopo l'altro. Ha dato – si dice – un contributo fondamentale per strappare la giornalista Sala dalle grinfie del regime fascio-islamista di Teheran, non senza, però essere andata a chiedere umilmente il permesso allo “zio d'America” Trump e buoni uffici al suo megalomane sponsor, Musk. A dire il vero, il nazi-megalomane in questione, proprio gratis non l'avrebbe fatto, visto che il governo sovranista starebbe per consegnare, chiavi in mano, l'intero apparato di sicurezza nazionale, compreso quello militare, alla sua rete satellitare Starlink, per la modica cifra di 1,5 miliardi di euro. Chiacchiere di malelingue? Vedremo.
Ma per tornare ai trionfi (?) della capa del governo, se si toglie lo strato di vernice luccicante con cui sono presentati, è facile vedere che tali non sono, almeno per chi vive di salario o vorrebbe vivere di salario – come dio capitale comanda – se riuscisse a percepirlo e se, qualora lo percepisse, fosse sufficiente a campare un mese dopo l'altro.
I “fondamentali” economici, come si usa dire oggi, raccontano ben altro, anche se, a scusante della nipotina politica del Duce, bisogna dire che lo stato depresso dell'economia italiana non si può addebitare solo alle scelte politiche de suo governo né a quelli che l'hanno preceduta, perché rappresenta perfettamente il quadro della crisi del processo di accumulazione a scala mondiale che, con alti e bassi, attanaglia il sistema capitalistico da cinque decenni. Il ceto politico borghese che si alterna alla guida degli stati cerca di amministrare le contraddizioni insanabili del capitale, senza riuscirci, perché sono appunto insanabili e, regolarmente, scarica i costi della crisi sulla classe lavoratrice. Il peggioramento delle sue condizioni di lavoro, e quindi di vita, sono un fatto incontestabile, registrato più o meno esplicitamente dalle analisi elaborate nei vari “uffici studi” delle istituzioni borghesi e persino di quelli direttamente padronali. A queste analisi si affiancano le rilevazioni di stampo sindacale, che certificano gli stessi risultati, ma con l'aggravante, per chi si dice difensore degli interessi economici proletari, di spargere a piene mani illusioni riformiste sulla natura del capitale e del suo Stato. In breve, invece di considerarlo un organismo a difesa esclusiva del capitalismo, viene presentato come un'entità al di sopra delle parti volta al bene comune, potenzialmente in grado, dunque, di armonizzare interessi per natura opposti: quelli del capitale e del lavoro salariato.
Un esempio di questa impostazione è il rapporto a cura della FIOM uscito a dicembre '24, intitolato “Metalmeccanici 2024. La transizione tra sviluppo e crisi: lavoro, salari e profitti”. Tale studio, facilmente reperibile in rete, è senza dubbio interessante per i dati che riporta, anche se in sé non rappresentano una novità e confermano le difficoltà crescenti a cui deve far fronte la classe operaia (intesa in senso lato), in questo caso del settore metalmeccanico, a loro volta conseguenza dei problemi che mordono l'economia in generale. A prima vista, parlare di problemi per i padroni, gestori e beneficiari del processo economico, può sembrare una sparata dei soliti catastrofisti, cioè di noi comunisti, e probabilmente gran parte del mondo riformista di ogni parrocchia, si accoderebbe a questo giudizio, visto che considera la questione salariale – chiamiamola così, per sintetizzare – solo un problema di rapporti di forza e di volontà politica. Che i rapporti di forza contino, è una banalità, così come che in tali rapporti la volontà politica possa giocare un ruolo tutt'altro che secondario, ma sulla base di condizioni economiche che condizionano fortemente tanto i rapporti di forza, quanto la volontà politica. Per non dire, poi, della prospettiva da cui è orientata la volontà in questione: se da quella della convivenza con un capitalismo ritenuto addomesticabile e migliorabile o, al contrario, da una che ritiene il sistema sostanzialmente irriformabile – soprattutto nelle epoche di crisi strutturale – e per questo meritevole di essere eliminato dall'orizzonte dell'umanità e di ogni essere vivente, di cui sempre di più è assassino.
Vediamo dunque cosa dice il rapporto della FIOM, relativo agli anni 2019-2023: «A fronte di un incremento del 33,47% del valore della produzione, _gli utili netti sono aumentati del 91,56%_ (rispetto al 2019 sono quindi quasi raddoppiati), mentre i costi del personale hanno registrato una crescita soltanto del 19,48. Tanto per essere chiari: nel 2023 le imprese metalmeccaniche hanno realizzato oltre 30 miliardi di euro di utili». E prosegue su investimenti e profitti. Nel 2023 «i primi rappresentavano il 34,95%, in progressiva diminuzione dal 2019 […] La quota di valore aggiunto che va ai lavoratori è diminuita tra il 2019 e il 2023di 7,34 punti percentuali, mentre _la quota dei profitti (Ebtida) è aumentata di 7,63 punti percentuali_ [inoltre] il valore aggiunto per ora lavorata in Italia è superiore alla media UE ( nella metallurgia, ad esempio, è del 70,83% contro il 35,33) […] il costo del lavoro è più basso della media UE […] Se poi calcoliamo l'incidenza del costo del lavoro sul valore aggiunto [nella metallurgia come esempio] in Italia è del 43,70% contro una media UE del 58,75»1.
I numeri presenti in nella lunga citazione confermano, come si diceva, un dato ampiamente noto, cioè che i salari cadono da anni, anzi, aggiungiamo noi, da decenni, e che c'è un trasferimento di ricchezza dal lavoro salariato al capitale, come per altro riconoscono anche ricerche pubblicate su organi di stampa di parte padronale.
Ma allora, dove stanno i problemi per i detentori del capitale, che continuano a macinare profitti? Nel fatto che nonostante il buon andamento dei profitti, realizzati grazie alla compressione del salario e all'intensificazione dello sforzo lavorativo in ogni sua forma – leggi sfruttamento – questa massa di denaro solo in minima parte viene reinvestita nell'attività produttiva: la gran parte viene indirizzata alla spartizione dei dividendi e alla speculazione finanziaria. Questo però significa immettere poco ossigeno nel processo di accumulazione reale e tenere a livelli forzatamente bassi, se non molto bassi, la “crescita” economica, quando c'è. La scarsa propensione all'investimento, diciamo così, da parte degli agenti del capitale (il padronato) è rilevata da anni, non solo in Italia, ma in tutti i paesi cosiddetti avanzati (per limitarci ad essi) per un motivo ben preciso: i saggi di profitto attesi sono insufficienti per giustificare massicci e diffusi investimenti in macchinari, tecnologie ecc. Per questo si punta prioritariamente a tenere bassi e/o ad abbassare i salari, alla sottoccupazione (leggi precarietà), a tutto ciò che può comprimere quanto più è possibile il cosiddetto costo del lavoro, visto che i margini per ridurre i costi del capitale costante (macchine, materie prime, energia...) sono decisamente più ristretti, rispetto a quelli concessi dall'attacco al lavoro salariato. Soprattutto, va da sé, se questo non reagisce o reagisce debolmente, troppo debolmente, se i suoi presunti rappresentanti fanno tutto ciò che è in loro potere per trattenere la lotta di classe e deviarla sul binario morto (per la classe operaia) del rispetto delle compatibilità economiche del Paese, cioè del capitalismo, nazionale solo per i confini giuridici del territorio in cui agisce.
I profitti ci sono e addirittura crescono, ma l'attività manifatturiera è calata del 3,5%, il che fa il paio con la diminuzione della produzione industriale in corso da ventidue mesi, trascinata in questa discesa anche e non da ultimo dalla crisi dell'industria tedesca (e francese) con cui l'industria italiana ha rapporti stretti. A parte, si fa per dire, il big stick, il grosso bastone usato dall'imperialismo a stelle e strisce contro “l'alleata”-vassalla borghesia europea (le sanzioni contro la Russia...) per mettere all'angolo un pericoloso concorrente, rimane il problema prima accennato che affligge non solo l'economia italiana, ma quella europea, americana e mondiale: un saggio di profitto troppo basso, dato dalla scarsa produttività dei “fattori”, per usare il linguaggio borghese.
Per dirla in altro modo, visto che solo la forza lavoro aggiunge valore ai “fattori”, essa – può sembrare un paradosso – non fornisce abbastanza plusvalore, cioè non è abbastanza sfruttata per ridare lo slancio necessario al capitale per uscire dalle sabbie mobili in cui le sue stesse leggi di movimento prima o poi inevitabilmente lo fanno finire. Aumento dei prezzi, salari in calo, licenziamenti2, crescita della cassa integrazione e dei “lavori di merda” - detti anche lavoro povero – sono le manifestazioni delle misure prese dal padronato per intensificare lo sfruttamento, per appropriarsi anche fuori dalla “fabbrica” di quote crescenti di salario (inflazione, appunto).
La borghesia e il suo personale politico delegato al governo del sistema3 - oggi, qui e in altre parti del mondo, con gli abiti del sovranismo fascistoide – ci raccontano che tutto va per il meglio con totale spudoratezza e sprezzo del ridicolo. Possono farlo solo perché la nostra classe è muta o crede alle balle stratosferiche dei miliardari che si spacciano come difensori della “povera gente” contro le élites, o, ancora, segue, più o meno di malavoglia, partiti “di sinistra” e sindacati la cui preoccupazione principale è quella di impedire l'esplosione di una lotta che metta radicalmente in discussione le regole del gioco del capitale, alle quali tutti, destra e “sinistra”, si inchinano.
E' la radice dei drammi in cui siamo immersi come classe e, in definitiva, come umanità, di cui i macelli imperialisti e gli sconvolgimenti climatici sono “solo” i frutti più visibili.
Ma questo quadro così cupo non è necessariamente l'ultima parola: il risveglio del proletariato, lo sviluppo a scala internazionale del suo partito rivoluzionario possono rimescolare le carte e dare una speranza concreta all'umanità. Noi, su questo terreno - quello della lotta di classe e dello sviluppo dell'organizzazione comunista mondiale - ci siamo, ma le nostre forze non bastano: avanti, c'è molto posto!
cb
1_Il report FIOM Cgil. Metalmeccanica: volano i profitti, giù i salari_, in www.collettiva.it, 18 dicembre 2024.
2Il cosiddetto aumento dell'occupazione a tempo indeterminato registrato dall'Istat è dovuto, in grandissima parte, ai lavoratori ultracinquantenni, che per effetto delle controriforme pensionistiche sono costretti a rimanere al lavoro, mentre l'occupazione giovanile, per lo più precaria, diminuisce e crescono i cosiddetti Neet, cioè coloro che non studiano, non lavorano e non cercano un impiego qualunque perché sfiduciati.
3Quando non prende apertamente in mano le redini dell'amministrazione dello stato: gli straricchi che occupano posti di primo piano nella macchina statale...
Inizia da qui...
ICT sections
Fondamenti
- Bourgeois revolution
- Competition and monopoly
- Core and peripheral countries
- Crisis
- Decadence
- Democracy and dictatorship
- Exploitation and accumulation
- Factory and territory groups
- Financialization
- Globalization
- Historical materialism
- Imperialism
- Our Intervention
- Party and class
- Proletarian revolution
- Seigniorage
- Social classes
- Socialism and communism
- State
- State capitalism
- War economics
Fatti
- Activities
- Arms
- Automotive industry
- Books, art and culture
- Commerce
- Communications
- Conflicts
- Contracts and wages
- Corporate trends
- Criminal activities
- Disasters
- Discriminations
- Discussions
- Drugs and dependencies
- Economic policies
- Education and youth
- Elections and polls
- Energy, oil and fuels
- Environment and resources
- Financial market
- Food
- Health and social assistance
- Housing
- Information and media
- International relations
- Law
- Migrations
- Pensions and benefits
- Philosophy and religion
- Repression and control
- Science and technics
- Social unrest
- Terrorist outrages
- Transports
- Unemployment and precarity
- Workers' conditions and struggles
Storia
- 01. Prehistory
- 02. Ancient History
- 03. Middle Ages
- 04. Modern History
- 1800: Industrial Revolution
- 1900s
- 1910s
- 1911-12: Turko-Italian War for Libya
- 1912: Intransigent Revolutionary Fraction of the PSI
- 1912: Republic of China
- 1913: Fordism (assembly line)
- 1914-18: World War I
- 1917: Russian Revolution
- 1918: Abstentionist Communist Fraction of the PSI
- 1918: German Revolution
- 1919-20: Biennio Rosso in Italy
- 1919-43: Third International
- 1919: Hungarian Revolution
- 1930s
- 1931: Japan occupies Manchuria
- 1933-43: New Deal
- 1933-45: Nazism
- 1934: Long March of Chinese communists
- 1934: Miners' uprising in Asturias
- 1934: Workers' uprising in "Red Vienna"
- 1935-36: Italian Army Invades Ethiopia
- 1936-38: Great Purge
- 1936-39: Spanish Civil War
- 1937: International Bureau of Fractions of the Communist Left
- 1938: Fourth International
- 1940s
- 1960s
- 1980s
- 1979-89: Soviet war in Afghanistan
- 1980-88: Iran-Iraq War
- 1982: First Lebanon War
- 1982: Sabra and Chatila
- 1986: Chernobyl disaster
- 1987-93: First Intifada
- 1989: Fall of the Berlin Wall
- 1979-90: Thatcher Government
- 1980: Strikes in Poland
- 1982: Falklands War
- 1983: Foundation of IBRP
- 1984-85: UK Miners' Strike
- 1987: Perestroika
- 1989: Tiananmen Square Protests
- 1990s
- 1991: Breakup of Yugoslavia
- 1991: Dissolution of Soviet Union
- 1991: First Gulf War
- 1992-95: UN intervention in Somalia
- 1994-96: First Chechen War
- 1994: Genocide in Rwanda
- 1999-2000: Second Chechen War
- 1999: Introduction of euro
- 1999: Kosovo War
- 1999: WTO conference in Seattle
- 1995: NATO Bombing in Bosnia
- 2000s
- 2000: Second intifada
- 2001: September 11 attacks
- 2001: Piqueteros Movement in Argentina
- 2001: War in Afghanistan
- 2001: G8 Summit in Genoa
- 2003: Second Gulf War
- 2004: Asian Tsunami
- 2004: Madrid train bombings
- 2005: Banlieue riots in France
- 2005: Hurricane Katrina
- 2005: London bombings
- 2006: Comuna de Oaxaca
- 2006: Second Lebanon War
- 2007: Subprime Crisis
- 2008: Onda movement in Italy
- 2008: War in Georgia
- 2008: Riots in Greece
- 2008: Pomigliano Struggle
- 2008: Global Crisis
- 2008: Automotive Crisis
- 2009: Post-election crisis in Iran
- 2009: Israel-Gaza conflict
- 2006: Anti-CPE Movement in France
- 2020s
- 1920s
- 1921-28: New Economic Policy
- 1921: Communist Party of Italy
- 1921: Kronstadt Rebellion
- 1922-45: Fascism
- 1922-52: Stalin is General Secretary of PCUS
- 1925-27: Canton and Shanghai revolt
- 1925: Comitato d'Intesa
- 1926: General strike in Britain
- 1926: Lyons Congress of PCd’I
- 1927: Vienna revolt
- 1928: First five-year plan
- 1928: Left Fraction of the PCd'I
- 1929: Great Depression
- 1950s
- 1970s
- 1969-80: Anni di piombo in Italy
- 1971: End of the Bretton Woods System
- 1971: Microprocessor
- 1973: Pinochet's military junta in Chile
- 1975: Toyotism (just-in-time)
- 1977-81: International Conferences Convoked by PCInt
- 1977: '77 movement
- 1978: Economic Reforms in China
- 1978: Islamic Revolution in Iran
- 1978: South Lebanon conflict
- 2010s
- 2010: Greek debt crisis
- 2011: War in Libya
- 2011: Indignados and Occupy movements
- 2011: Sovereign debt crisis
- 2011: Tsunami and Nuclear Disaster in Japan
- 2011: Uprising in Maghreb
- 2014: Euromaidan
- 2016: Brexit Referendum
- 2017: Catalan Referendum
- 2019: Maquiladoras Struggle
- 2010: Student Protests in UK and Italy
- 2011: War in Syria
- 2013: Black Lives Matter Movement
- 2014: Military Intervention Against ISIS
- 2015: Refugee Crisis
- 2018: Haft Tappeh Struggle
- 2018: Climate Movement
Persone
- Amadeo Bordiga
- Anton Pannekoek
- Antonio Gramsci
- Arrigo Cervetto
- Bruno Fortichiari
- Bruno Maffi
- Celso Beltrami
- Davide Casartelli
- Errico Malatesta
- Fabio Damen
- Fausto Atti
- Franco Migliaccio
- Franz Mehring
- Friedrich Engels
- Giorgio Paolucci
- Guido Torricelli
- Heinz Langerhans
- Helmut Wagner
- Henryk Grossmann
- Karl Korsch
- Karl Liebknecht
- Karl Marx
- Leon Trotsky
- Lorenzo Procopio
- Mario Acquaviva
- Mauro jr. Stefanini
- Michail Bakunin
- Onorato Damen
- Ottorino Perrone (Vercesi)
- Paul Mattick
- Rosa Luxemburg
- Vladimir Lenin
Politica
- Anarchism
- Anti-Americanism
- Anti-Globalization Movement
- Antifascism and United Front
- Antiracism
- Armed Struggle
- Autonomism and Workerism
- Base Unionism
- Bordigism
- Communist Left Inspired
- Cooperativism and autogestion
- DeLeonism
- Environmentalism
- Fascism
- Feminism
- German-Dutch Communist Left
- Gramscism
- ICC and French Communist Left
- Islamism
- Italian Communist Left
- Leninism
- Liberism
- Luxemburgism
- Maoism
- Marxism
- National Liberation Movements
- Nationalism
- No War But The Class War
- PCInt-ICT
- Pacifism
- Parliamentary Center-Right
- Parliamentary Left and Reformism
- Peasant movement
- Revolutionary Unionism
- Russian Communist Left
- Situationism
- Stalinism
- Statism and Keynesism
- Student Movement
- Titoism
- Trotskyism
- Unionism
Regioni
Login utente
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 3.0 Unported License.