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Home ›"Un maestoso prologo " - La rivoluzione russa del 1905 (parte I)
Con il gennaio 2025 sono 120 anni dallo scoppio della rivoluzione del 1905 nell'impero russo. Per questa occasione, pubblichiamo un articolo originariamente apparso nel 2005 in Revolutionary Perspectives 34 (serie 3) e che non era disponibile sul nostro sito.
Bloody Sunday: “Una lezione fondamentale all'interno guerra civile” (1)
Sono passati esattamente 100 anni da quando la rivoluzione del 1905 in Russia apre l'epoca moderna della storia della classe operaia. Arriva alla fine di un lungo periodo di relativa pace sociale in Europa seguente la sanguinosa repressione della Comune di Parigi nel maggio 1871. Sebbene i contemporanei all'epoca non se ne fossero resi conto, questa rivoluzione dà inizio a un periodo di resistenza della classe operaia che culmina nella vittoria della Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Come abbiamo spiegato molte volte, la Rivoluzione russa del 1917 dà alla classe operaia una reale possibilità, per l'unica volta nella sua storia, di rovesciare l'ordine capitalista mondiale. La storia di come viene poi isolata in un territorio enorme, ma economicamente devastato, finendo così nella tirannia stalinista, l'abbiamo raccontata altrove.(2) È nostro compito combattere tutte le bugie che sono seguite a quella sconfitta negli anni '20 per mantenere viva l'idea che la classe operaia, qualunque sia la sua posizione in un dato momento, sia l'unica classe che ha la possibiblità di cambiare davvero la società. Questo messaggio è oggi ancora più importante per il fatto che abbiamo attraversato un lungo periodo di ritirata della classe operaia. Ancora una volta una classe capitalista sempre più sicura di sé, se non arrogante, sta infliggendo più barbarie e più miseria a un proletariato su cui crede di avere il controllo totale. La Rivoluzione del 1905 è un episodio importante anche per noi oggi, perché è iniziata anch'essa da premesse poco promettenti e persino reazionarie. Dedichiamo due articoli a riesaminare il significato di quel movimento che Trotsky definisce nella sua opera 1905 "un maestoso prologo"(3) alla rivoluzione del 1917. I veri soviet li analizzeremo nel secondo dei nostri articoli. Ciò su cui vorremmo concentrarci qui è l'origine degli scioperi e il movimento che culmina nella storica nascita dei soviet nell'ottobre 1905.
La rivoluzione inizia su un terreno poco promettente
Quasi tutti sanno che l'evento che dà inizio alla rivoluzione del 1905 ha luogo il 22 gennaio 1905 e diviene noto come la "Domenica di sangue". Ciò che molte persone (tra cui apparentemente scrittori come Tony Cliff) (4) spesso non comprendono è che quel giorno non si tiene una sola manifestazione, ma diversi cortei che coinvolgono ognuno migliaia di lavoratori, uomini e donne con i loro bambini, e che convergevano verso il Palazzo d'Inverno dello Zar nel centro di San Pietroburgo, sia da nord che da sud della città. Il corrispondente del Times di Londra, che non era certo un sostenitore della causa dei lavoratori, descrive così l'accaduto.
Una giornata più perfetta e bella non si era mai vista. L'aria era tersa e il cielo quasi senza nuvole. Le cupole dorate delle cattedrali e delle chiese, splendidamente illuminate dal sole, formavano un panorama superbo. Ho notato un cambiamento significativo nell'atteggiamento dei passanti. Si stavano tutti dirigendo, singolarmente o in piccoli gruppi, verso il Palazzo d'Inverno. Unendomi al flusso di lavoratori, sono andato in direzione del Palazzo d'Inverno. Nessun osservatore poteva non essere colpito dall'espressione di cupa determinazione su ogni volto. Si era già radunata una folla di molte migliaia di persone, ma le truppe a cavallo schierate lungo la strada principale impedivano di entrare nella piazza. In quel momento le masse iniziarono a spingere in avanti minacciosamente. La cavalleria avanzava a passo d'uomo, disperdendo la gente a destra e a sinistra. Gli eventi si sono susseguiti con una rapidità così sconcertante che il pubblico è rimasto sbalordito e scioccato oltre ogni misura. I primi disordini sono iniziati alle 11, quando i militari hanno cercato di respingere alcune migliaia di scioperanti su uno dei ponti. La stessa cosa accadde quasi contemporaneamente su altri ponti, dove il flusso costante di operai che premevano in avanti rifiutò di vedersi negato l'accesso al comune ritrovo nella Piazza del Palazzo. I cosacchi all'inizio usarono i loro knut, poi il piatto delle loro sciabole e infine spararono. Gli scioperanti nelle prime file caddero in ginocchio e implorarono i cosacchi di lasciarli passare, professando di non avere intenzioni ostili. Rifiutarono però di farsi intimidire dalle cartucce a salve e venne dato l'ordine di caricare a palla. Le passioni della folla si scatenarono come una diga che scoppia. La gente, vedendo i morti e i moribondi portati via in tutte le direzioni, la neve sulle strade e sui marciapiedi inzuppata di sangue, gridava a gran voce vendetta. Nel frattempo la situazione a Palazzo stava peggiorando momentaneamente. Si diceva che le truppe non fossero in grado di controllare le vaste masse che si stavano costantemente riversando in avanti. Furono inviati rinforzi e alle 14 anche qui fu dato l'ordine di sparare. Uomini, donne e bambini cadevano a ogni scarica e venivano portati via su ambulanze, slitte e carri. L'indignazione e la furia di ogni classe si risvegliarono. Studenti, commercianti, tutte le classi della popolazione erano infiammate. Al momento in cui scrivo, si stanno sparando in ogni quartiere della città. Padre Gapon, che marciava alla testa di un folto gruppo di operai, portando una croce e altri emblemi religiosi, è stato ferito al braccio e alla spalla. I due raggruppamenti di lavoratori sono ora separati. Quelli dall'altra parte del fiume si stanno armando di spade, coltelli e utensili da fabbro e falegname e sono impegnati a erigere barricate. Le truppe sono apparentemente disorientate, sparano a destra e a sinistra, con o senza motivo. I rivoltosi continuano a fare appello a loro, dicendo: "Siete russi! Perché recitare la parte di macellai assetati di sangue?" Un'ansia terribile prevale in ogni famiglia in cui un membro è assente. Mariti, padri, mogli e figli distratti cercano i dispersi. I chirurghi e le ambulanze della Croce Rossa sono impegnati. Si prospetta una notte di terrore.
Da Readings in Modern European History, James Harvey Robinson e Charles Beard, eds., vol. 2, Boston: Ginn and Company, 1908, pp. 373-375
Padre Gapon, il leader di questa manifestazione, era al soldo della polizia segreta, ma nel redigere la petizione si era spinto più in là di quanto i suoi padroni intendessero. Lui stesso era stato ferito mentre guidava un gruppo di lavoratori verso la Porta di Narva, presso gli accessi meridionali alla città e a miglia di distanza dal Palazzo d'Inverno. Lo zar, Nicola II, si era ritirato nel suo palazzo fuori città a Tsarskoe Selo, ma aveva lasciato istruzioni affinché nessun lavoratore raggiungesse il Palazzo d'Inverno. Il massacro che molti bolscevichi (e altri socialisti) avevano previsto era stato quindi preparato in anticipo. Una folla pacifica che cantava "Dio salvi lo zar" e portava immagini del loro "Piccolo Padre" era stata convinta da Gapon a sostenere una petizione allo zar. Il testo completo di questa petizione lo si può leggere in coda a questo articolo (5) e i lettori possono giudicare da soli il significato di questo testo. Lo riproduciamo integralmente per sottolineare il fatto che non era un'emanazione diretta delle lotte dei lavoratori, ma un prodotto degli intellettuali liberali di sinistra attorno a Padre Georgy Gapon. La petizione pregava letteralmente Nicola II di creare le condizioni per una vita migliore, ma non era un documento dei lavoratori, anche se Trotsky pensava che:
non solo sostituiva la fraseologia nebulosa delle risoluzioni liberali con gli slogan incisivi della democrazia politica, ma riempiva anche quegli slogan di contenuto di classe, chiedendo il diritto di sciopero e la giornata lavorativa di otto ore.
1905, p. 90
La petizione avrebbe avuto poco di rivoluzionario in qualsiasi stato che non fosse un'autocrazia. Nicola II all'inizio del suo regno aveva chiarito ai liberali che la loro richiesta di un governo rappresentativo nn era altro che "un sogno insensato". Ora questi cercavano di collegare le richieste dei lavoratori per una vita migliore al loro programma democratico. Lo scopo principale della petizione era di sfruttare l'ondata di malcontento espressa dallo sciopero dei lavoratori nella grande fabbrica Putilov per dar forza alla campagna dei liberali per la costituzione (liberali che erano sul punto di fondare il loro partito politico, i Democratici Costituzionali, o Cadetti). Era però anche un programma in cui ogni classe della società russa poteva trovare le proprie richieste.
Come commenta anche Trotsky però
il suo significato storico non risiede nel testo, ma nei fatti. La petizione era solo il prologo di un'azione che univa le masse lavoratrici.
In breve, sebbene si trattasse di un tentativo astuto da parte dell'intellighenzia borghese di far combattere e morire gli operai e i contadini per il loro programma, il loro tentativo era destinato a fallire perché la borghesia non aveva una vera base sociale o politica per quel programma. Nella mente dei liberali (la maggior parte dei quali sarebbe stata considerata conservatrice in qualsiasi società dell'Europa occidentale, anche a quel tempo), il vero problema erano le richieste di elezioni e libertà costituzionali. Tuttavia, le richieste di por fine ai pagamenti di riscatto (che i contadini avrebbero dovuto pagare per 57 anni come risarcimento ai loro ex proprietari terrieri per la loro "emancipazione" dalla servitù della gleba nel 1861), la ridistribuzione della terra e la fine delle imposte indirette erano tutte volte a ottenere il sostegno dei contadini. Nonostante l'entusiasmo di Trotsky, le richieste della classe operaia erano rappresentate in modo più ambiguo. Gapon e i suoi amici, sotto la crescente pressione dei pochi socialdemocratici che riuscivano a ottenere ascolto, non riescono a evitare di avanzare alcune rivendicazioni degli operai come la giornata lavorativa di otto ore e il diritto di sciopero, ma queste si conciliavano goffamente con le richieste di rappresentanza della classe capitalista, mentre il discorso sui contratti navali che andavano solo alle aziende russe sapeva del nazionalismo militare che allora regnava tra la borghesia in tutta Europa.
La condizione della classe operaia in Russia nel 1900
Il documento in realtà rivela poco sulle condizioni della classe operaia in Russia. Trotsky, nella sua memorabile opera 1905, proclama che
La nostra rivoluzione distrusse il mito dell' "unicità della Russia"
con cui intendeva dire che per la prima volta la lotta di classe in Russia inizia ad assumere l'aspetto della lotta di classe nel resto d'Europa. Prima del 1904-5 questo non era mai succeso e questa è l'origine del "mito" di cui parlava Trotsky. Nel 1899, Lenin aveva dimostrato, in Lo sviluppo del capitalismo in Russia, che la Russia era ormai un paese capitalista, indicando che una classe di lavoratori senza terra formava un proletariato considerevole sia in città che in campagna, ma la maggior parte dei socialdemocratici (Lenin incluso), pensava ancora che la rivoluzione russa sarebbe stata una rivoluzione democratica borghese piuttosto che proletaria. La debolezza della borghesia russa però e le spaventose condizioni di sfruttamento dei lavoratori russi nello stato zarista avrebbero presto confuso queste aspettative. Trotsky si stava preparando a rivedere questa opinione nel momento in cui dimostra che lo stato autocratico russo era sempre stato costretto da esigenze e pressioni militari esterne a prendere la guida nello sviluppo dei mezzi di produzione.
Così, a metà del diciannovesimo secolo, quando la nostra società borghese in via di sviluppo inizia a sentire il bisogno delle istituzioni politiche dell'Occidente, l'autocrazia, aiutata dalla tecnologia europea e dal capitale europeo, si era già trasformata nel più grande imprenditore capitalista, nel più grande banchiere, nel proprietario monopolista delle ferrovie e dei negozi al dettaglio di liquori. In questo era sostenuta dall'apparato burocratico centralizzato, che non era in alcun modo adatto a regolare le nuove relazioni, ma era perfettamente in grado di applicare una repressione sistematica con notevole energia.(6)
Una massiccia tassazione indiretta estorceva plusvalore ai contadini e agli artigiani e la maggior parte della spesa statale (oltre l'80% nel diciottesimo secolo e mai sotto il 50% nemmeno alla fine del diciannovesimo secolo) andava all'esercito, non tanto per combattere guerre straniere quanto per sorvegliare il territorio interno dell'enorme impero russo. L'incapacità di combattere nemici stranieri tecnologicamente più avanzati si evidenzia pienamente nella guerra di Crimea in cui la Russia, nonostante combattesse su suo territorio, nonostante affrontasse un nemico incompetente (questo è il periodo della carica della brigata leggera nella storia militare britannica!) e nonostante l'enorme sacrificio del suo esercito di servi della gleba, perde comunque. Alessandro II sale al trono nel mezzo di questa guerra e, benchè non fosse un fervente riformatore, conclude che non c'era alternativa se non quella di abolire la servitù della gleba dall'alto "prima che si inizi ad abolire da sola dal basso.”
L'abolizione della servitù della gleba nel 1861 dà il via sul serio al processo di sviluppo capitalistico perché molti contadini diventano ora lavoratori senza terra e quindi proletari. Molti gravitano verso le città nel corso delle due generazioni successive, mentre la Russia attraversava una tardiva rivoluzione industriale sponsorizzata dallo Stato e dal capitale straniero (quasi interamente francese). Ciò ha enormi conseguenze sulla natura dello sviluppo della società russa. Non solo soffoca la formazione di una borghesia imprenditoriale indigena, ma assicura che lo sviluppo capitalistico sia tardivo e sotto gli auspici dello Stato. Questo ha conseguenze anche sulla natura del proletariato dell'Impero russo. Contrariamente a quanto sostengono alcuni storici, il proletariato costituiva una parte significativa della società russa già nel 1905. Secondo il censimento del 1897 più di 9 milioni di lavoratori erano effettivamente impiegati in miniere, fabbriche e trasporti. Con i loro familiari a carico la cifra sale a oltre 20 milioni, il che li rende il 27,8% della popolazione russa. Naturalmente non erano classificati dalla burocrazia come "proletari" o addirittura "classe operaia", ma come "contadini", poiché lo zarismo non riconosce la nuova categoria nemmeno nel censimento del 1910 (in cui due terzi della popolazione di San Pietroburgo erano classificati come "contadini"!). C'era il pio desiderio nella la classe dominante (incluso l'uomo più responsabile di quell'industrializzazione, Sergei Witte) che la Russia potesse industrializzarsi, ma senza creare un proletariato a immagine di quella classe problematica che si vedeva in Occidente.
Dopotutto nel 1905 il 40% dei lavoratori russi era nato contadino. Dato che questi lavoratori erano molto più legati alla terra rispetto alle loro controparti occidentali, molti mandavano a casa denaro per pagare le tasse straordinariamente elevate sulle terre comunali dei contadini e per pagare le quote di riscatto che i contadini stavano ancora pagando a oltre mezzo secolo dalla loro "emancipazione" nel 1861. Molti tornavano per l'estate per aiutare nel raccolto e la maggior parte era analfabeta. Ne derivava che la principale esperienza educativa era ancora attraverso la Chiesa ortodossa che predicava la lealtà allo zar come rappresentante di Dio sulla terra. Ma questo è solo un aspetto del quadro. In primo luogo la maggior parte della classe operaia nel 1900 era di seconda o terza generazione, e meno dominata da un passato contadino. Inoltre, gli orrori dell'industrializzazione che avevano colpito i proletari dell'Europa occidentale nel diciannovesimo secolo venivano ancora inflitti ai lavoratori russi all'inizio del ventesimo secolo. Nella maggior parte dei casi la situazione era peggiore di quella descritta da Engels in Le situazione della classe operaia in Inghilterra, scritto nel 1843-4. Gli uomini single vivevano in ostelli che spesso non avevano servizi igienici, riscaldamento e dove persino il diritto a un letto infestato dai pidocchi era concesso solo nel tempo non lavorativo. Le famiglie spesso non avevano una casa, ma dormivano sui macchinari della fabbrica in cui lavoravano. Questo probabilmente spiega il basso livello di lavoro minorile nelle fabbriche rispetto al periodo precedente nell'Europa occidentale. Quelli sotto i dieci anni tendevano a essere lasciati nel villaggio con i nonni. Ciò significava che nel proletariato di San Pietroburgo e Mosca c'era una preponderanza di lavoratori di età compresa tra i venti e i quarant'anni di entrambi i sessi.
Era anche un proletariato altamente concentrato, non solo confinato in poche aree geografiche collegate all'estrazione mineraria, al tessile e all'ingegneria come Kharkov e il Donbass in Ucraina, ma anche nelle due città principali e nelle aree circostanti. Nelle città, le fabbriche erano moderne in termini di capitale costante impiegato e con le ultime novità in fatto di organizzazione fordista con enormi concentrazioni di lavoratori. Se le fabbriche erano moderne, le condizioni di lavoro sicuramente non lo erano. La giornata lavorativa di undici ore per sei giorni alla settimana era la norma e i salari potevano spesso essere tagliati (c'erano multe salate per il minimo reato). In uno stato di polizia al minimo tentativo di organizzazione o protesta veniva spesso risposto con fucili ed esilio. Lo stato cercava consapevolmente di mantenere i lavoratori russi nello stesso stato di sottomissione dei contadini. Dopo il 1861 nelle comunità di villaggio (mir) il comitato degli anziani (starosti) era responsabile della ripartizione della terra, del mantenimento della legge e dell'ordine e generalmente sostituiva il ruolo del proprietario terriero. Per lo stato era importante perché in questo modo avevano qualcuno che potevano ritenere responsabile e incolpare in caso di problemi o disordini. Dal maggio 1901 i ministri dello zar decidono che la stessa cosa poteva essere applicata ai lavoratori. Erano preoccupati che i delegati eletti dai lavoratori (spesso su richiesta dei datori di lavoro) durante gli scioperi sempre più frequenti venissero poi quasi sempre licenziati dagli stessi padroni. Ciò andava controcorrente rispetto a una società presumibilmente paternalistica, decidono così nel 1903 di approvare una legge per imporre gli starosti ai lavoratori e ai datori di lavoro. I datori di lavoro spesso rifiutavano di riconoscerli e i lavoratori li guardavano con sospetto. Un volantino socialdemocratico riassumeva l'atteggiamento:
Compagni! Non abbiamo bisogno di starosti e di lacchè dei nostri padroni; ciò di cui abbiamo bisogno sono organizzazioni operaie e società operaie. Vedete come ci hanno ingannati con gli starosti_... Abbiamo bisogno di libertà di associazione, di riunione, di parola e di stampa.(7)_
Gli starosti si rivelano inutili anche per prevenire un'ondata di scioperi di massa che scoppia nella Russia meridionale nel 1902-3, coinvolgendo 225.000 operai. La crescente ondata di scioperi operai e rivolte contadine in questo periodo spinge Plehve, il ministro degli interni (Home Secretary) a chiedere per dieci anni il potere di usare estrema brutalità per schiacciare il crescente movimento operaio. Allo stesso tempo, suggerisce anche allo zar che per riunire il paese e far rivivere il sentimento patriottico sarebbe stata utile una "breve guerra vittoriosa". Tuttavia, la guerra ha bisogno di preparazione, non da ultimo tra la popolazione che la dovrà combattere.
La spinta a trovare un porto in acque calde nell'Estremo Oriente aveva portato alla rivalità con il Giappone. La classe dirigente russa era convinta che il Giappone fosse ancora più arretrato della Russia (un "fallimento dell'intelligence" che avrebbe fatto onore all'attuale CIA) e tratta in modo provocatorio tutte le ambasciate che il governo giapponese invia per negoziare.(8) I giapponesi lanciano quindi un attacco tipo Pearl Harbor su Port Arthur in Cina, dove era di base la flotta russa del Pacifico. Con questa distrutta, le truppe giapponesi potevano quindi riversarsi in Corea per assediare Port Arthur e affrontare l'esercito russo in Manciuria.
Una guerra iniziata senza l'entusiasmo popolare si stava trasformando in un incubo per la classe dirigente russa. Due dei suoi difensori più brutali, Plehve e lo zio dello zar, il granduca Sergej, sono assassinati dai socialisti rivoluzionari, ma le crescenti privazioni e l'inflazione causate dalla guerra portano a una ripresa degli scioperi e dei disordini contadini a cui la guerra avrebbe dovuto porre fine.
La "Zubatovschina"
Questo era lo sfondo dello sciopero presso la grande fabbrica Putilov a San Pietroburgo nel dicembre 1904. Lo stato zarista però non era molto preoccupato perché aveva ancora altri piani per tenere il controllo delle lotte dei lavoratori. Nel 1901, l'ascesa di una nuova ondata di lotte che vede il fallimento degli starosti, e i lavoratori rivolgersi per la prima volta ai socialdemocratici portano il capo della polizia di Mosca, Sergej Zubatov, a sperimentare un'altra tecnica per cercare di mantenere le richieste dei lavoratori sul piano economico. Aveva fondato la Società di mutuo soccorso per i lavoratori delle industrie meccaniche a Mosca, la quale ha così tanto successo che viene estesa ad altre città come Kiev, Odessa, Kharkov e Minsk. All'inizio i tentativi dei socialdemocratici di essere coinvolti sono respinti, perché i lavoratori, ancora conservatori, non vogliono politicizzare la loro lotta per salari e condizioni di lavoro migliori. Gli agenti di polizia in mezzo ai lavoratori erano così determinati a mantenere la lealtà allo zar da promettere ai lavoratori che le fabbriche avrebbero potuto essere nazionalizzate se i datori di lavoro non avessero collaborato con le società. Come scrive uno storico bolscevico:
gli agenti di Zubatov sono arrivati al punto di promettere che il governo avrebbe presto fatto togliere le fabbriche ai padroni e le avrebbe consegnate agli operai. Il governo, dicevano, era pronto a fare qualsiasi cosa per i lavoratori, se avessero smesso di ascoltare la "piccola intellighenzia". In alcuni scioperi la polizia sostenne effettivamente gli scioperanti, paga loro dei sussidi e così via.(9)
I bolscevichi avevano capito che l'obiettivo dei sindacati Zubatov era impedire l'estensione del movimento di classe e vi si oppongono. Verso il 1905, con l'aumento delle ondate di scioperi e della crisi, questi sindacati acquisiscono improvvisamente un'importanza diversa in quanto erano uno dei pochi modi legali in cui i rivoluzionari potevano discutere con la classe operaia senza essere arrestati. Lenin era preoccupato per il fatto che i bolscevichi (e in effetti tutti i socialdemocratici) avessero scarso impatto sulla classe operaia e si rende conto che i sindacati Zubatov avrebbero potuto non realizzare il loro scopo per il regime. Vede che man mano che i lavoratori diventano più radicali sono costretti a un'azione più politica. Quindi esorta i bolscevichi a unirsi ai sindacati Zubatov e, se possibile, a prenderne la guida. Ciò è inizialmente contrastato dai leader bolscevichi locali per la ragione molto valida che il loro scopo era ben noto. Anche i loro primi tentativi di influenzarli non sono accolti con favore e, in effetti, prima del 1905 fanno pochi progressi. Questa esperienza è di lezione ai rivoluzionari di oggi. Dobbiamo capire che le organizzazioni che contengono lavoratori, ma che sembrano avere inizi poco promettenti possono in realtà essere in grado di svilupparsi sotto la forza della lotta di classe. In certe circostanze di sviluppo della lotta di classe, l'apparente e il reale non sono sempre la stessa cosa. Ciò che dobbiamo vedere è ciò che sta realmente accadendo nella lotta di classe sottostante e cercare di rimanere in contatto con essa. Ciò che rende chiaro che lo Zubatovismo si sarebbe ritorto contro i suoi fondatori è uno sciopero guidato dai sindacati Zubatov a Odessa nel luglio 1902. Riceve un solido sostegno praticamente da tutta la città, il che porta quasi automaticamente a richieste politiche per la fine della repressione della polizia, ecc. Lo sciopero si diffonde poi in tutta la Russia meridionale nel 1903 e Zubatov è licenziato e mandato in esilio. Tuttavia alcuni semi per il futuro immediato erano già stati piantati. I piani di Zubatov prevedevano l'elezione di comitati operai di fabbrica a Mosca:
...i presidenti venivano scelti dalle assemblee operaie in molte zone della città, e queste si riunivano regolarmente e formavano un "consiglio (soviet) degli operai nelle industrie meccaniche". Questo consiglio era il livello più alto a cui gli operai potevano rivolgersi per problemi e lamentele; monitorava il rispetto delle normative legali nelle fabbriche e, se necessario, negoziava con gli ispettori di fabbrica. Dopo la liquidazione della società di Zubatov alla fine del 1903, anche l'attività del soviet si interruppe; alcuni dei suoi membri però erano attivi nel 1905 nella fondazione di sindacati.(10)
Ovviamente questi consigli o soviet non erano affatto rivoluzionari e scompaiono alla fine del 1903, ma in assenza di una tradizione sindacale sono una delle poche forme di lotta a cui i lavoratori russi devono ricorrere quando le esigenze pratiche di coordinamento di un'intera serie di scioperi in una vasta gamma di settori e luoghi diventano una necessità impellente nell'estate del 1905. Se la classe operaia russa avesse avuto una forte tradizione sindacale, è improbabile che si sarebbe imbattuta in una forma completamente nuova di organizzazione della rappresentanza per una società di massa. I soviet, gli organismi che nascono, uniscono in modo pratico sia le richieste economiche che quelle politiche dei lavoratori. Il processo della loro emersione avrebbe però richiesto ancora diversi mesi.
Conseguenze della domenica di sangue
Alla fine del 1904 Zubatov poteva anche essere scomparso, ma i suoi agenti continuano a svolgere il suo lavoro. A San Pietroburgo il sindacato di polizia si chiamava "Assemblea degli operai di fabbrica e officina russi" ed era guidato da Gapon. Riesce a far leva sulla coscienza di classe molto mista della giovane classe operaia per escludere i socialisti dal movimento e convincere gli operai che lo zar fosse davvero dalla loro parte contro i capitalisti. Il numero di scioperi a San Pietroburgo era aumentato alla fine del 1904 e il 3 gennaio 1905, quando quattro membri del sindacato di Gapon sono licenziati, 12.000 operai lasciano il lavoro. Entro il 7 gennaio140.000 lavoratori di Pietroburgo erano in sciopero. Per tenere a freno la rabbia dei lavoratori, Gapon suggerisce la processione al Palazzo d'Inverno (portando la petizione menzionata sopra). Una volta che la loro pacifica petizione di supplica viene fatta a pezzi dalle sciabole dei cosacchi, Gapon arriva a dare del "traditore" allo zar fosse, ma il proletariato lo aveva già superato.(11) Un'ondata di scioperi senza precedenti nella storia russa travolge il paese coinvolgendo 122 città e località, diverse miniere nel bacino del Donets e dieci ferrovie russe. Più di un milione di lavoratori erano in sciopero. Sia Rosa Luxemburg (che si trovava in Russia a quel tempo) che Trotsky notano come l'ondata di scioperi si sviluppa lungo linee sia economiche che politiche, l'una a volte soppiantando l'altra. Luxemburg esagera l'influenza della socialdemocrazia nelle lotte operaie prima del 1905 per rafforzare la sua tesi secondo cui l'azione andava oltre le idee socialdemocratiche di uno sciopero generale organizzato (un dibattito che stava tenendo nel Partito socialdemocratico tedesco), ma ha fondamentalmente ragione quando afferma che gli scioperi generali di gennaio e febbraio 1905:
presto sfociarono in una serie infinita di scioperi economici locali, parziali, in distretti, città, dipartimenti e fabbriche separati. Per tutta la primavera del 1905 e fino a metà estate fermentava in tutto l'immenso impero uno sciopero economico ininterrotto di quasi tutto il proletariato contro il capitale - una lotta che coinvolgeva da un lato, tutti i piccoli borghesi e le professioni liberali, impiegati commerciali, tecnici, attori e membri delle professioni artistiche - e dall'altro arrivava fino ai domestici, ai funzionari di polizia minori, persino allo strato del sottoproletariato e simultaneamente si riversava dalle città nei distretti rurali bussando persino ai cancelli di ferro delle caserme militari.(12)
Può aver bussato, ma non ha ricevuto risposta. L'esercito, nonostante l'ammutinamento a bordo delle corazzate Potemkin e Royal George, nonostante i disastri in Estremo Oriente, rimane in gran parte fedele allo stato zarista, assicurando così la sconfitta definitiva dell'ondata rivoluzionaria del 1905. Ma questo è anticipare. Lo zarismo aveva sostanzialmente perso il controllo della Russia. Trotsky (che scriveva all'epoca) è altrettanto esuberante nella sua descrizione del periodo successivo alla Domenica di sangue.
Magazzino dopo magazzino, fabbrica dopo fabbrica, città dopo città stanno fermando il lavoro. Il personale ferroviario agisce come detonatore dello sciopero; le linee ferroviarie sono i canali lungo i quali si diffonde l'epidemia di sciopero. Le rivendicazioni economiche sono avanzate e soddisfatte in tutto o in parte, quasi subito. Ma né l'inizio né la fine dello sciopero sono completamente determinati dalla natura delle rivendicazioni avanzate o dalle forme in cui vengono soddisfatte. Lo sciopero non avviene perché la lotta economica ha trovato espressione in alcune richieste ben definite; al contrario, le richieste vengono scelte e formulate perché deve esserci uno sciopero.
O in breve,
Dopo il 9 gennaio la rivoluzione non conosce sosta.(13)
I datori di lavoro acconsentono principalmente a tutte le richieste avanzate dai lavoratori in questo periodo, ma spesso ciò non pone fine allo sciopero perché venivano avanzate nuove richieste. Il fatto era che gli omicidi che avevano avuto luogo a Odessa e altrove nelle lotte precedenti, nel periodo 1902-4 venivano ora vendicati. S verificano in questo periodo così tanti scioperi che molti non sono neanche denunciati. Tuttavia tutti gli scioperi rimangono economici. Luxemburg fa di questa spontaneità una virtù sostenendo che questo era dovuto al fatto che "le rivoluzioni non permettono a nessuno di fargli da maestro". Queste sono parole belle, ma ignorano la realtà. Ciò che descrive è il fatto che gli scioperi che seguono la Domenica di sangue non avevano una leadership politica e non sfidano lo stato russo fino a ottobre. Luxemburg riconosce vagamente questo affermando che i socialdemocratici non dovrebbero preoccuparsi del "lato tecnico" dello sciopero di massa (vale a dire, pianificarne uno), ma sono invece:
chiamati ad assumere la guida politica nel mezzo del periodo rivoluzionario.(14)
Questo è molto più vicino alla verità sul rapporto tra il partito politico e la lotta di classe, ma in realtà i socialdemocratici (di tutte le fazioni) all'inizio del 1905 erano molto deboli.
Lo sciopero stesso li aiuta a superare questa debolezza, ma quando arrivano ad essere più influenti, lo zarismo aveva già elaborato una strategia per la sopravvivenza. Nel frattempo sono le macchinazioni dello zarismo a fornire ancora una volta ai lavoratori un mezzo per organizzarsi. Per dare dimostrazione di ascolto ai lavoratori, il governo zarista istituisce due commissioni. La più importante è quella di Shidlovsky, il cui compito era di indagare "le cause dell'insoddisfazione dei lavoratori di San Pietroburgo". La commissione dura solo due settimane, ma richiedeva l'elezione delle rappresentanze dei lavoratori, scelte dagli stessi lavoratori, che erano divise in nove circoscrizioni elettorali in base al mestiere. I socialdemocratici vedono il potenziale di usare queste elezioni e fanno campagna, i menscevichi pensavano che fossero l'inizio di qualcosa di significativo, mentre i bolscevichi non si aspettavano nulla da queste elezioni, ma volevano usarle per raggiungere più lavoratori. Avevano imparato la lezione dei sindacati Zubatov.
La Commissione Shidlovsky, costituita da 400 rappresentanti dei lavoratori si riunisce il 17 febbraio (2 marzo). Sebbene avesse solo circa il 10% dei delegati, l'influenza dei bolscevichi assicura che i lavoratori presentassero una lista di richieste non negoziabili che includevano la libertà di parola e di riunione e il rilascio degli elettori arrestati. Come prevedibile, il governo rifiuta le richieste e tre giorni dopo chiude la Commissione. Il vero significato della Commissione Shidlovsky risiedeva in un altro ambito: facendo eleggere deputati nelle fabbriche, prepara la strada ai soviet per rappresentare la classe operaia metropolitana.(15)
Anweiler prosegue sostenendo che:
"il movimento di sciopero fu spontaneo nel vero senso della parola".
In un certo senso ha ragione. Gli scioperi non sono spinti dai partiti (che erano troppo deboli) o dai sindacati (che non esistevano) ma, come abbiamo cercato di dimostrare qui, non fuoriescono dal nulla. Sono il prodotto di tendenze definibili nella storia della classe operaia russa. Visto che i sindacati erano illegali, perché i lavoratori si trovavano di fronte al potere oppressivo di uno stato di polizia, il proletariato relativamente giovane dell'impero zarista da poco industrializzato non aveva organi di mediazione a cui rivolgersi per le proprie richieste immediate. La domenica di sangue dimostra che anche le richieste più basilari sarebbero state accolte con massacri, anche quando i firmatari portavano con sé icone religiose e immagini dello zar. Lenin non esagerava scrivendo, tre giorni dopo la domenica di sangue:
La classe operaia ha ricevuto una lezione importante dalla guerra civile, l'educazione rivoluzionaria del proletariato ha fatto più progressi in un giorno di quanti ne avrebbe potuti fare in mesi e anni di grigia esistenza.(16)
Avrebbe fatto ancora più progressi nell'autunno del 1905 ed è a questo che ci rivolgeremo nella seconda parte di questo articolo.
Jock Communist Workers’ Organisation
2024
Note:
(1) Lenin Works Vol. 8, p.97
(2) Vedere il nostro opuscolo, 1917, e gli articoli originariamente pubblicati in Workers' Voice sullo sviluppo della controrivoluzione in Russia. Vedere anche 1921: Beginning of the Counter-Revolution? e il nostro nuovo libro Russia: Revolution and Counter-Revolution, 1905-1924 - A View from the Communist Left
(3) Trotsky nella sua Prefazione alla prima edizione del 1905 (Pelican, 1973). Il beneficio del senno di poi ha permesso a Trotsky nel 1922 di dargli questo titolo.
(4) Nel Volume I della sua biografia in quattro volumi di Lenin (Pluto Press, 1975)
(5) Vedere l'appendice di seguito.
(6) 1905, p.27
(7) Citato in Oskar Anweiler, The Soviets (New York, 1974) p.26
(8) I giapponesi avevano avuto il loro shock in Crimea nel 1853, quando il commodoro Perry aveva fatto navigare una flotta statunitense senza opposizione nella baia di Edo. Ciò portò presto alla caduta dello shogunato di Tokogawa e all'invio di una missione giapponese in Europa, in particolare in Gran Bretagna, dove furono costruite diverse navi per la marina giapponese, che nel 1904 era una delle più moderne al mondo. La classe dirigente russa non solo sembrava non esserne consapevole, ma considerava i giapponesi come razzialmente inferiori. Nicola II era noto per riferirsi a loro come "piccole scimmie marroni" (il che suggerisce che non avesse mai incontrato un cittadino giapponese!).
(9) M.N. Pokrovsky, citato in T. Cliff, Lenin, Vol. 1, p.150
(10) Anweiler, op. cit. P.27
(11) Gapon viene ferito, ma salvato dai suoi seguaci e successivamente portato clandestinamente in esilio dove incontra Lenin. Si unisce ai socialisti rivoluzionari e torna in Russia, ma ancora una volta entra in contatto con la polizia segreta. Quando i suoi compagni SR lo scoprono, lo impiccano in una foresta fuori Pietroburgo nel 1907.
(12) The Mass Strike (Colombo, 1970), p.29
(13) Entrambe le citazioni del 1905, p.98. La data secondo il vecchio calendario giuliano (utilizzato dalla Chiesa ortodossa russa) era il 9 gennaio. Secondo il calendario gregoriano adottato dai bolscevichi all'inizio del 1918, la data era il 22 gennaio.
(14) The Mass Strike, p.51
(15) O. Anweiler, p.37
(16) "The Beginning of the Revolution in Russia" in V.I. Lenin, Selected Works, Vol. 1, p.422
Appendice
Petizione di Gapon
Sovrano! Noi, lavoratori e abitanti della città di San Pietroburgo, membri di varie sosloviia (stati del regno), le nostre mogli, i nostri figli e i nostri genitori anziani e indifesi, siamo venuti da te, Sovrano, per cercare giustizia e protezione. Siamo impoveriti e oppressi, siamo gravati dal lavoro e insultati. Siamo trattati non come esseri umani [ma] come schiavi che devono soffrire un destino amaro e tacere. E abbiamo sofferto, ma siamo solo spinti sempre più in profondità in un abisso di miseria, ignoranza e mancanza di diritti. Il dispotismo e l'arbitrarietà ci stanno soffocando, stiamo ansimando. Sovrano, non abbiamo più forze. Abbiamo raggiunto il limite della nostra pazienza. Siamo giunti a quel momento terribile in cui è meglio morire che continuare a soffrire insopportabilmente. E così abbiamo lasciato il nostro lavoro e abbiamo dichiarato ai nostri datori di lavoro che non torneremo finché non soddisferanno le nostre richieste. Non chiediamo molto; vogliamo solo ciò senza il quale la vita è duro lavoro e sofferenza eterna. La nostra prima richiesta è stata che i nostri datori di lavoro discutessero con noi delle nostre esigenze. Ma si sono rifiutati di farlo; ci hanno negato il diritto di parlare delle nostre esigenze, con la motivazione che la legge non ci fornisce tale diritto. Anche le nostre altre richieste erano illegali: ridurre la giornata lavorativa a otto ore; che stabilissero i salari insieme a noi e di comune accordo con noi; esaminare le nostre controversie con gli amministratori di livello inferiore; aumentare i salari dei lavoratori non qualificati e delle donne a un rublo al giorno; abolire il lavoro straordinario; fornire assistenza medica con attenzione e senza insulti; costruire negozi in modo che sia possibile lavorarci e non affrontare la morte per le terribili correnti d'aria, la pioggia e la neve. I nostri datori di lavoro e gli amministratori delle fabbriche consideravano tutto ciò illegale: ogni nostra richiesta era un crimine e il nostro desiderio di migliorare la nostra condizione era calunniosa insolenza. Sovrano, siamo qui a migliaia; esteriormente siamo esseri umani, ma in realtà né noi né il popolo russo nel suo insieme siamo dotati di alcun diritto umano, nemmeno il diritto di parlare, di pensare, di riunirci, di discutere i nostri bisogni o di prendere misure per migliorare le nostre condizioni. Ci hanno resi schiavi e lo hanno fatto sotto la protezione dei vostri funzionari, con il loro aiuto e con la loro cooperazione. Imprigionano e mandano in esilio chiunque di noi abbia il coraggio di parlare a nome degli interessi della classe operaia e del popolo. Ci puniscono per un cuore buono e uno spirito reattivo come se fossero un crimine. Avere pietà di una persona oppressa e tormentata senza diritti è commettere un grave crimine. L'intero popolo lavoratore e i contadini sono sottoposti al proizvol (arbitrarietà) di un'amministrazione burocratica composta da malversatori di fondi pubblici e ladri che non solo non hanno alcuna preoccupazione per gli interessi del popolo russo, ma che danneggiano quegli interessi. L'amministrazione burocratica ha ridotto il paese alla completa miseria, lo ha trascinato in una guerra vergognosa e ha portato la Russia sempre più verso la rovina. Noi, i lavoratori e il popolo, non abbiamo voce nella spesa delle enormi somme che vengono raccolte da noi. Non sappiamo nemmeno dove vanno a finire i soldi raccolti dalla gente impoverita. Il popolo è privato di ogni possibilità di esprimere i propri desideri e le proprie richieste, o di partecipare all'istituzione delle tasse e alla loro spesa. I lavoratori sono privati della possibilità di organizzarsi in sindacati per difendere i propri interessi. Sovrano! Tutto questo è in accordo con la legge di Dio, per la cui grazia regni? Ed è possibile vivere sotto tali leggi? Non sarebbe meglio se noi, il popolo lavoratore di tutta la Russia, morissimo? Lasciamo che i capitalisti, sfruttatori della classe operaia, e i burocrati, malversatori di fondi pubblici e saccheggiatori del popolo russo, vivano e si divertano. Sovrano, questo è ciò che affrontiamo e questo è il motivo per cui ci siamo riuniti davanti alle mura del tuo palazzo. Qui cerchiamo la nostra ultima salvezza. Non rifiutarti di venire in aiuto del tuo popolo; guidalo fuori dalla tomba della povertà, dell'ignoranza e della mancanza di diritti; concedigli l'opportunità di determinare il proprio destino e liberalo dal giogo insopportabile dei burocrati. Abbatti il muro che ti separa dal tuo popolo e lascia che governi il paese insieme a te. Sei stato posto [sul trono] per la felicità del popolo; i burocrati, tuttavia, ci strappano questa felicità dalle mani e non ci raggiunge mai; otteniamo solo dolore e umiliazione. Sovrano, esamina attentamente e senza rabbia le nostre richieste; esse non inclinano al male, ma al bene, sia per noi che per te. La nostra non è la voce dell'insolenza, ma della consapevolezza che dobbiamo uscire da una situazione insopportabile per tutti. La Russia è troppo grande, i suoi bisogni sono troppo diversi e molteplici, perché sia governata solo dai burocrati. Abbiamo bisogno di una rappresentanza popolare; è necessario che il popolo si aiuti da solo e si amministri da solo.
Dopo tutto, solo il popolo conosce i suoi veri bisogni. Non respingete il suo aiuto, accettatelo e ordinate subito, subito, che vengano convocati rappresentanti di tutte le classi della terra russa, di tutti gli stati del regno, compresi i rappresentanti dei lavoratori. Che ci sia il capitalista, e l'operaio, e il burocrate, e il prete, e il medico e l'insegnante, che tutti, chiunque siano, eleggano i loro rappresentanti. Che tutti siano liberi e uguali nei loro diritti di voto, e a tal fine ordinate che le elezioni per l'Assemblea costituente siano condotte a suffragio universale, segreto e uguale.
Questa è la nostra richiesta principale, tutto si basa su di essa; è il principale e unico cataplasma per le nostre dolorose ferite, senza la quale quelle ferite devono sanguinare liberamente e portarci a una rapida morte.
Ma nessuna misura singola può guarire tutte le nostre ferite. Sono necessarie altre misure e noi, in rappresentanza di tutta la classe lavoratrice della Russia, parliamo francamente e apertamente a te, Sovrano, come a un padre, di esse.
Sono necessarie le seguenti misure:
Misure contro l'ignoranza del popolo russo e contro la sua mancanza di diritti.
Libertà immediata e ritorno a casa per tutti coloro che hanno sofferto per le loro convinzioni politiche e religiose, per l'attività di sciopero e per i disordini contadini.
Proclamazione immediata della libertà e dell'inviolabilità della persona, della libertà di parola e di stampa, della libertà di riunione e della libertà di coscienza in materia di religione.
Istruzione pubblica universale e obbligatoria a spese dello Stato.
Responsabilità dei ministri del governo nei confronti del popolo e garanzia di un'amministrazione legittima.
Uguaglianza di tutti davanti alla legge senza eccezioni.
Separazione tra chiesa e stato.
Misure contro la povertà del popolo.
Abolizione delle imposte indirette e loro sostituzione con un'imposta diretta e progressiva sul reddito.
Abolizione dei pagamenti di riscatto, del credito a basso costo e graduale trasferimento della terra al popolo.
I contratti del Ministero della Marina dovrebbero essere stipulati in Russia, non all'estero.
Termine della guerra secondo la volontà del popolo.
Misure contro l'oppressione del lavoro da parte del capitale.
Abolizione dell'ufficio dell'ispettore di fabbrica.
Istituzione nelle fabbriche e negli stabilimenti di commissioni permanenti elette dai lavoratori, che insieme all'amministrazione devono esaminare tutte le denunce provenienti dai singoli lavoratori. Un lavoratore non può essere licenziato se non con una risoluzione di questa commissione.
Libertà per le cooperative di produttori-consumatori e per i sindacati dei lavoratori - subito. Giornata lavorativa di otto ore e regolamentazione del lavoro straordinario.
Libertà per il lavoro di lottare contro il capitale - subito.
Regolamentazione dei salari - subito.
Partecipazione garantita dei rappresentanti delle classi lavoratrici alla stesura di una legge sull'assicurazione statale per i lavoratori - subito.
Questi, Sovrano, sono i nostri bisogni principali, per i quali siamo venuti da te; solo quando saranno soddisfatti sarà possibile la liberazione della nostra Patria dalla schiavitù e dalla miseria, solo allora potrà prosperare, solo allora i lavoratori potranno organizzarsi per difendere i loro interessi dallo sfruttamento insolente dei capitalisti e dell'amministrazione burocratica che depreda e soffoca il popolo. Date l'ordine, giurate di soddisfare queste esigenze e renderete la Russia felice e gloriosa, e il vostro nome sarà impresso nei nostri cuori e nei cuori della nostra posterità per sempre — ma se non date l'ordine, se non rispondete alla nostra preghiera, allora moriremo qui, in questa piazza, di fronte al vostro palazzo. Non abbiamo nessun altro posto dove andare e nessuna ragione per farlo. Ci sono solo due strade per noi, una verso la libertà e la felicità, l'altra verso la tomba. Che le nostre vite siano sacrificate per la Russia sofferente. Non ci pentiamo di questo sacrificio, lo abbracciamo con entusiasmo.
Georgy Gapon, sacerdote
Ivan Vasimov, operaio
Mercoledì 8 gennaio 2025
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