Acque profane ed acque sacre

Acque «profane»...

L'autunno 1960 ha rivisto le ormai consuete alluvioni che tormentano periodicamente il Polesine ed altre zone d'Italia flagellate da straripamenti di fiumi, mareggiate, frane e allagamenti. Altre miserie, distruzioni e lutti si abbattono su popolazioni già in preda alla cupa disperazione provocata da situazioni economiche e sociali di crisi e di abbandono; mentre attorno a queste disgraziate genti, braccianti ed operai, si snoda una danza allegra di miliardi e speculazioni, di appalti e di Enti e Comitati, di argini in terra battuta destinati a franare al primo segnale d'allarme e di progetti di bonifica annunciati e finanziati ma mai eseguiti.

Da un articolo del «Borghese» : «Chi continua a rubare nel Polesine», che rimpiange evidentemente con nostalgia le «ruberie» del ventennio fascista e la non partecipazione a quelle del nuovo ventennio democratico cristiano, riportiamo alcune cifre significative:

  • L'Ente Delta Padano ha speso negli ultimi esercizi: 1957-58 milioni 45.381; 1958-59 milioni 46.315; 1959-60 milioni 62.654;
  • il Magistrato alle Acque e Provveditorato regionale di Venezia ha speso per la «manutenzione di opere pubbliche»: 1957-58 milioni 650; 1958-59 milioni 670; 1959-60 milioni 670; 1960-61 previsti milioni 751;
  • lo stesso organo per «opere pubbliche straordinarie a pagamento non differito»: 195758 milioni 5.716; 1958-59 milioni 5.738; 1959-60 milioni 4.988; 1960-61 previsti milioni 7.288;
  • per il Magistrato del Po, trasformato nel 1959 da organo tecnico in organo dell'Amministrazione attiva, sono stati spesi: 1959-60 milioni 2.810; 1960-61 previsti milioni 3.810;
  • per la «manutenzione di opere idrauliche, per il servizio di piena e servizio di polizia lagunare», il Magistrato del Po ha speso: 1959-60 milioni 531; esercizio in corso milioni 590. Vanno aggiunti 20 milioni per ognuno dei due ultimi esercizi per «compensi a tecnici e per la compilazione di progetti». A queste spese, registrate nei bilanci dello Stato, vanno aggiunte le altre indicate con la voce per «memoria» nelle colonne dei bilanci stessi e che si tradurranno in cifre soltanto all'atto della presentazione al Parlamento dei bilanci consuntivi, fra sette od otto anni, per l'ammontare di almeno un altro centinaio di miliardi.

«È possibile così stabilire la seguente disastrosa tabellina, che comprende le spese dal 1 luglio 1957 al 30 giugno 1951, escluse le' spese per l'Ente Delta, il cui bilancio 1960-61 non è stato ancora presentato: Spese per l'Ente Delta Padano: miliardi 154 mila 350; Spese per il Magistrato delle Acque di Venezia: miliardi 26,471; Spese per il Magistrato del Po: miliardi 7,781; Spese in più presunte (con larghissimo ottimismo): miliardi 70.»

Noi pure, «con larghissimo ottimismo», accettiamo le cifre qui sopra elencate e commentiamo, in base ai risultati concreti ottenuti, l'incapacità congenita della classe dirigente borghese «pre» e «post» Liberazione a risolvere in modo organico, radicale e coordinato il problema idrico del Basso Polesine, causa di una situazione tragica per le popolazioni del Delta ma evidentemente lucrosa per gli strati dirigenti e parassitaria della presente società, rigurgitante di falso tecnicismo e corrotto professionismo.

...E acque «sacre»

Altre acque, altri affari e speculazioni. Si tratta questa volta nientemeno che dell'acqua del fiume Giordano in Palestina, la terra di Cristo, e vediamo alle luci della ribalta padri francescani e Santo Uffizio. Apprendiamo dai giornali che nel 1950il padre francescano preposto alla delegazione di Roma dell'Opera di Terra Santa stipulò un contratto con un industriale affidandogli l'incarico, per la durata di dieci anni, di prelevare acqua dal fiume Giordano e di venderla in speciali ampolle di porcellana con pergamena di... garanzia, al prezzo di lire 2000 cadauna, in occasione di battesimi. Il Santo Uffizio proibì successivamente tale attività (ah! la fantasia creatrice di questi fraticelli!) e l'industriale richiese al padre francescano il risarcimento di danni. Seguì una transazione e il frate rilasciò cambiali a nome della Opera di Terra Santa per 250 milioni di lire: ne furono pagate soltanto 25 mila lire, e le altre cambiali andarono in protesto.

L'industriale fece allora pignorare la sede della casa generalizia dell'Opera ed alcuni terreni; e di rimando il nuovo delegato della Pia Opera denunciò per truffa l'industriale e il padre francescano. Assolti in istruttoria e nuovamente denunciati (giustizia divina a parte, le cambiali scottano anche per i francescani!), i due subiranno un nuovo processo.

Piccoli e divertenti episodi del bel mondo borghese; non ce ne scandalizziamo affatto: commerciano i costruttori del socialismo, commercino gli inquilini delle Botteghe Oscure, commercino quindi pure anche i frati francescani. Non sempre, si sa, l'affare va per il meglio, come nel caso dell'«acqua santa»; ma noi auguriamo ugualmente buoni affari a tutti: i conti verranno saldati alla fine. E così sia.

D. C.

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.