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Il capitalismo è capitalismo ovunque e in quanto tale genera ovunque lotta di classe, così ci giungono notizie di episodi di lotta anche aspra da paesi che spesso riteniamo lontani dalla classica realtà capitalistica come il Bangladesh, il Brasile o Israele che dall’esterno appare come un blocco monolitico tutto teso a difendere la propria particolarità razzial-religiosa ma che al suo interno vive concretamente la contrapposizione borghesia-proletariato e la conseguente lotta di classe. Come ovunque in questa fase storica all’attacco è però sempre la borghesia ed il proletariato si trova schiacciato sulla difensiva e sotto il controllo del sindacato se non addirittura di forze apertamente di destra.
Bangladesh
Lavoratori e polizia si sono scontrati il 30 luglio a Dhaka nel corso di uno sciopero nazionale per aumenti salariali. Si sono avuti almeno cento feriti tra i quali dieci colpiti ad opera di truppe paramilitari che cercavano di impedire a più di tremila manifestanti di penetrare in una industria di indumenti nella capitale Dhaka. La polizia ha detto che i lavoratori hanno attaccato numerosi mulini e fabbriche in e intorno a Dhaka.
Lo sciopero è stato organizzato da un’alleanza di 17 sindacati con la richiesta di un salario minimo di $ 68 al mese rispetto ai $ 23 attuali. Si protestava inoltre contro la privatizzazione di mulini e fabbriche statali.
Gli scioperanti hanno eretto barricate sulle strade principali isolando Dhaka e Chittagong, il più importante porto del paese.
La maggior parte dei mulini, delle fabbriche e dei porti sono rimasti bloccati.
Sulla rabbia dei proletari soffia per ora più forte il vento di destra.
Così il 24 agosto la polizia ha usato manganelli e gas lacrimo-geni durante scontri con attivisti dell’opposizione nel corso di uno sciopero generale che ha bloccato i trasporti e l’attività economica in tutto il Bangladesh. Lo sciopero stato indetto da Begum Khaleda Zia, capo del principale partito di opposizione il Bangladesh Natio-nalist Party in protesta contro un recente aumento dei prezzi del carburante ed stato sostenuto anche da partiti di destra.
Gli scontri sono scoppiati nella capitale Dhaka e nei suoi sobborghi dopo che degli attivisti hanno fatto esplodere dozzine di bombe artigianali per spaventare la poca gente che si era avventurata nelle strade. Secondo testimoni si contano fino a 50 feriti e la poli-zia ha arrestato 20 attivisti. A Dhaka e a Chittagong treni e tras-porti pubblici cos come traghetti sono rimasti bloccati; uffici negozi e scuole erano tutti chiusi. La Awami League che è al governo ha detto che il BNP usava l’aumento del carburante come “pretesto” per intensificare la sua campagna anti governativa e per mobilitare le forze di destra sotto la sua bandiera.
Brasile
I partiti di sinistra e i sindacati hanno indetto uno sciopero nazio-nale il 25 luglio in protesta con-tro il governo e le sue politiche liberiste che “puniscono i poveri”. Il governo del Presidente Fernando Henrique Cardoso sta attuando da tre anni un piano di stabiliz-zazione economica che ha riportato sotto controllo la cronica iper-inflazione ma viene accusato dai suoi oppositori di svendere la ricchezza del paese attraverso le privatizzazioni e di non fare abbastanza per i 30 milioni di brasiliani che vivono sotto il livello di povertà. Disoccupati e contadini senza terra si sono concentrati nelle capitali dei vari stati; secondo i dimostranti le misure anti inflazione di Cardoso hanno prodotto un drammatico aumento della disoccupazione che stimano intorno al 15 per cento. Alle manifestazioni hanno partecipato anche contadini in protesta contro i tentativi di riforma agraria del governo. Non ci sono stime esatte sul numero di partecipanti ma alla manifes-tazione principale, che si tenuta nel distretto di S. Paolo, hanno preso parte circa 15 mila persone. Nello stato di Alagoas ai manifestanti si sono uniti impiegati pubblici, compresi poliziotti, che sono in arretrato di 6 mesi di stipendio.
A questo proposito va ricordato quanto anche la stampa borghese ha riportato: i poliziotti, evidentemente furiosi per i “crediti inevasi” sono arrivati a manifestazioni che si sono scontrate con reparti dell’esercito, con il risultato di un bel numero di feriti.
Israele
Lo scorso luglio si è avuto uno sciopero di una settimana alla Bezeq Israel Telecom in protesta contro i piani di privatizzazione del governo. L’agitazione ha provocato il 22 luglio la sospensione della sessione più importante della borsa di Tel Aviv. La privatizzazione dell’a-zienda telefonica rientra in un più ampio piano di privatizzazioni annunciate dal governo israeliano. Il sindacato Histadrut il 24 luglio ha indetto uno sciopero di protesta dei lavoratori dello stato che ha provocato la paralisi dell’aero-porto internazionale di Tel Aviv e il caos dei servizi postali e ferroviari. Il sindacato Histadrut sostiene che 60 mila lavoratori delle aziende statali si sono messi in sciopero in sostegno ai compagni della Bezeq Israel Telecom nella loro lotta contro la vendita dell’azienda. Dopo l’inizio dello sciopero il Primo Ministro Netanyahu ha detto che il sindacato sta trascinando l’econo-mia verso il caos. Secondo il sindacato hanno preso parte alla protesta anche i lavoratori della Israel Electric Company, Israeli Military Industries, Israel Aircraft Industries, Postal Authority e Israel Airports Autority nonché le ferrovie e altri enti statali come la El Al Israel Airlines. Un portavoce di Netanyahu ha riferito che “lo sciopero non influenzerà l’inten-zione del governo di aprire l’economia alla concorrenza in vari campi proteggendo al contempo i diritti dei lavoratori”.
Canada
Circa 1600 operai della Cargill, che produce carne in scatola, hanno bloccato il 10 luglio lo stabilimento di High River, Alberta. Si tratta del più grande stabilimento canadese che produce il 40 per cento del 1,1 milione di dollari di valore prodotto in Alberta. Davanti ai cancelli sono stati fatti picchetti di massa che hanno impedito all’azienda di far uscire la carne giacente in magazzino. Secondo il sindacato Food and Commercial Workers, che ha organizzato lo sciopero, circa l’80 per cento dei suoi membri sono immigrati recenti. Provengono principal-mente da medio oriente, Cina ed Etiopia e gli striscioni dei loro picchetti riflettono la loro origine. In ogni caso, indipendentemente dalla lingua, il messaggio era lo stesso: “dove sono i soldi?” e “chiediamo rispetto”.
Dopo alcuni giorni la Cargiil ha assoldato crumiri e ha intimato di limitare i picchetti di massa ma le truppe di sicurezza che aveva assoldato hanno riferito che i picchetti erano così minacciosi da scoraggiare i crumiri dall’at-traversare. La Cargiil si è lamen-tata presso la polizia del fatto che i lavoratori che sono passati sono stati minacciati di morte e che in un caso è stato dato fuoco all’abi-tazione di un crumiro.
La principale richiesta dagli scioperanti sembra fosse quella di ottenere più rispetto, Mohammed Abamaecha, di origine etiopica, la mette giù così: “L’azienda non si interessa di noi dato che costiamo molto poco. Se ne fregano.
Lavoriamo come se fossimo schiavi. Non siamo robot o mac-chine”.
La Cargil è una delle più grandi aziende private del mondo e occupa 76 mila persone in 66 paesi. La Cargil ha fatto grandi sforzi per adescare i lavoratori, un’intera pagina sul quotidiano locale “Calgary Herald” annun-ciava vantaggi per chi sarebbe tornato al lavoro, il successo ottenuto è stato minimo.
Russia
Scioperi, dimostrazioni e altre forme di protesta come lo sciopero della fame sono diventati usuali negli ultimi due anni in risposta alla incapacità del governo di pagare per tempo gli stipendi dei lavoratori delle aziende di stato. A Volvograd 300 lavoratori dell’impianto produttivo regionale hanno fatto un’ora di sciopero di avvertimento in risposta all’offerta dell’amministrazione distrettuale di pagare i salari arretrati sotto forma di verdura e cereali. I lavoratori sono in credito dell’equivalente di circa 175.000 mila dollari.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #9
Settembre 1997
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