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Home ›A proposito di costruzione del partito
Proclamate a parole ma sempre smentite nei fatti, anche a breve termine, proseguono qua e là sporadiche iniziative verso la creazione di un riferimento politico per la fondazione di un partito operaio. Qualcosa in merito va pur sempre precisato. Non basta, infatti, lanciare rivendicazioni e parole d'ordine nella speranza di una mobilitazione di massa attorno ad esse. E sarebbe una dichiarazione puramente formale quella di respingere il settarismo trincerandosi dietro una condotta politica presentata come lotta per il comunismo soltanto perché tenderebbe a collegarsi con un movimento reale al momento tutt'altro che presente in una fase a senso unico della lotta di classe (la borghesia attacca, il proletariato subisce e non reagisce).
Gli internazionalisti di Battaglia comunista non pretendono ancora di costituire la compiuta organizzazione della classe operaia, il partito rivoluzionario nella concretezza del suo agire. Si presentano tuttavia con un ricco bagaglio di esperienze, con un bilancio approfondito degli accadimenti di un secolo di storia, con la elaborazione di una piattaforma teorico-politica, tatticamente e strategicamente valida per il presente e per il futuro.
Si può fingere di ignorare o di rifiutare un serio confronto con tutto questo, continuando nella ricerca di una generica definizione degli obiettivi del movimento operaio oggi. Il rischio, fin qui puntualmente resosi concreto, è quello della concezione di un partito operaio, voce degli interessi immediati e storici dei lavoratori salariati, inteso come un contenitore di idee le quali si dovrebbero confrontare quotidianamente con le esperienze del movimento stesso per raggiungere la mitica chiarificazione dei riferimenti programmatici obbligatori di un partito operaio.
A parte il percorso sempre idealistico, quali sarebbero le conclusioni di alcuni argomenti che - si dice - devono essere ben padroneggiati? Attorno a questi (gli elementi distintivi del socialismo scientifico, il principio internazionalista, la concezione del partito) quello che abbiamo visto padroneggiare da una serie di gruppi e gruppuscoli sfilati sotto i nostri occhi sono state unicamente le approssimazioni e quindi le divergenze prodottesi in una confusione di risposte e di comportamenti.
Nella realtà, costruire il partito non può che significare la costruzione di quella organizzazione in grado di operare, sia pure con i limiti imposti dalla attuale situazione, nella classe come un saldo punto di riferimento e di orientamento. Capace di delimitarsi politicamente in modo non equivoco e di raccogliere le esigue forze rimaste sul terreno teorico della rivoluzione; di presentare e di far vivere nella classe il programma per il comunismo. La elaborazione di analisi e di indicazioni operative sono indispensabili per diventare un preciso polo di aggregazione contro la persistente frammentazione, l'isolamento e la dispersione. Solo così si possono superare gli sterili spontaneismi e le rincorse volonta-ristiche, al pari di certe altrettanto idealistiche prospettive per una ripresa della lotta di classe in forma pura, lineare e immediatamente omogenea nella strategia e nelle soluzioni tattiche.
Il partito non nasce dalla confusione politica o dalla scelta fra esperienze parziali e frammentarie. Queste tendenze fanno da paravento a molte incertezze e insicurezze, quando non addirittura a vecchi e nuovi opportunismi. Il partito può formarsi soltanto dall'aggregazione di forze sane con una chiara piattaforma politica che non rimandi al domani la risposta ad alcuna questione da affrontare. Questa piattaforma esiste o deve ancora essere formulata? La storia della lotta di classe, le antiche e recenti sconfitte del proletariato internazionale hanno sufficientemente mostrato errori e debolezze, ma anche conquiste politiche e punti fermi e inamovibili. Due guerre mondiali, tre internazionali comuniste e settant'anni di controrivoluzione stalinista hanno fornito materiale sufficiente perché in sede teorica, tattica e strategica non vi sia più niente da inventare, comporre o mediare.
Oggi il problema non è quello di contribuire ad una piattaforma politica in eterna formazione attraverso la somma di prese di posizione, verifiche e commenti, ma di sollecitare un confronto politico sulle posizioni esistenti (quando ci sono) in modo che si contribuisca il più celermente possibile all'auspicato processo di aggregazione o al suo contrario: la delimitazione politica.
Alla soluzione del più importante compito che ci sta di fronte - la ricostruzione del partito comunista - non si perviene coltivando posizioni incerte, spesso individualistiche, preoccupati più di difendere la propria debolezza politica e programmatica, sino al punto di sfuggire a validi confronti politici dai quali deve uscire una definitiva responsabilizzazione in un senso o nell'altro.
Le divergenze esistono ed anche su questioni fondamentali: si teme forse che un'approfondita analisi le amplificherebbe piuttosto che restringerle? Di certo non si cancellano né si superano con una superficiale dichiarazione di adesione ai punti di un programma che avrebbe trovato nelle battaglie teoriche e politiche di Marx, Lenin e Trotskij la sua sintesi più efficace. Una dichiarazione in sé accomodante ma del tutto insufficiente a compiere un concreto passo in avanti nelle condizioni storiche in cui viviamo e siamo costretti ad operare.
Stando così le cose, il rischio più grave rimane quello che le future espressioni di ripresa del movimento proletario possano perdersi di nuovo nei pericolosi atteggiamenti della gruppomania fine a se stessa, nella continua ricerca di pretestuosi distinguo, ora basati sulla diversa valutazione di situazioni contingenti e ora su improvvisate teorizzazioni di nuove politiche strategiche. In effetti, guardandosi attorno, esiste ormai una gamma vastissima di posizioni e di interpretazioni, nonostante le quali ciascuno giustifica il proprio individualismo politico (o la propria bottega) asserendo di non trovare nel calcolo combinatorio delle varie indicazioni quella che lo soddisfi su tutti i punti. La ricerca della chiarezza teorica e politica lascia allora il posto ad atteggiamenti che finiscono con il dar spazio alla ennesima divergenza e a rafforzare comunque il dominio ideologico della borghesia. Anche quando la buona fede di chi affronta queste fondamentali questioni è fuori discussione.
Battaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #1
Gennaio 2002
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