Condizioni e lotte operaie nel mondo

India

Grazie allo sviluppo delle tecnologie delle telecomunicazione l’India è diventata negli ultimi anni un vero e proprio paradiso per le grandi multinazionali. Interi uffici, dalla contabilità ai call center più disparati, sono stati trasferiti dalle sedi centrali, nei paesi occidentali, nel sub continente indiano dove non manca certo manodopera più che qualificata a costi irrisori. I lavoratori del settore delle telecomunicazioni stanno però iniziando a porre la questione salariale con sempre maggior vigore. Un esempio importante è quello dei dipendenti della Bharat Sanchar Nigam Limited (uno dei maggiori provider telefonici indiani) che dal 10 agosto scorso stanno tenendo diverse manifestazioni di fronte alla direzione della società a Karnataka. I manifestanti richiedono, infatti, un maggior adeguamento dei salari al caro-vita ed una loro minore flessibilità. La delicatezza del settore ha portato la polizia ad intervenire per disperdere i lavoratori durante le manifestazioni svoltesi nell’ultima settimana d’agosto.

Cina

Le città della nuova Cina (pur sempre governata dal vecchio apparato di derivazione maoista) stanno cambiando aspetto con una velocità ed una radicalità impressionanti: questo grazie al sangue ed ai sacrifici immani cui sono sottoposti gli operai edili, e non solo, cinesi. Malgrado la repressione sia delle più dure al mondo, la criticità delle condizioni di vita dei lavoratori edili li sta spingendo a lottare con sempre maggior determinazione. Il 25 agosto scorso più di cento edili di una società di costruzioni di Nanjing hanno bloccato i principali cancelli della ditta e hanno preso in ostaggio il direttore. La polizia è intervenuta e ha disperso i lavoratori dopo che questi si erano spostati sullo Yangtze River Bridge dove erano riusciti a bloccare il traffico per diverse ore. Il giorno seguente la polizia ha disperso una manifestazione di 33 lavoratori edili di un’altra società di Nanjing che erano scesi in piazza per richiedere il pagamento degli stipendi arretrati. Due dimostranti sono stati arrestati ed accusati di aver organizzato una protesta illegale.

Indonesia

Più di 800 lavoratori sono in sciopero da Aprile nella fabbrica di mobili Cipta Mebelindo Lestari contro i maltrattamenti verso i dipendenti e per ottenere un innalzamento dei bassissimi salari. L’azienda paga meno del minimo sindacale e non corrisponde né premi di produzione né tanto meno attua un sistema di previdenza sociale. Gli scioperanti chiedono almeno il rispetto della paga minima fissata a livello regionale, l’assicurazione e maggiori ferie, per questo stanno mantenendo un presidio di protesta intorno al north Sumatra council per chiederne il sostegno. Il 30 giugno scorso la polizia ha attaccato i manifestanti per disperderne il presidio proprio mentre aveva luogo l’incontro tra istituzioni e proprietà per trovare una soluzione alla vertenza. Durante la carica la polizia ha prima sparato a un ginocchio e poi arrestato insieme ad altri due lavoratori Samsir Hasibuan un operaio dell’industria di mobili con l’accusa di essere un pericolo per la proprietà privata. Questo episodio rappresenta però solo l’apice di una serie di intimidazioni, minacce e violenze a cui sono sottoposti da mesi i lavoratori in lotta e rappresenta un’altra triste dimostrazione di come le istituzioni non siano organi super partes, ma che rappresentino sempre e comunque gli interessi della borghesia diventandone, quando occorre, il braccio armato contro i proletari in lotta.

Cile

Continua, da più di tre settimane, lo sciopero dei 2052 minatori dell’impianto di Escondida, nel deserto dell’Atacama nel nord del Cile, la più importante miniera di rame a cielo aperto del pianeta di proprietà della BHP Billiton. I negoziati sono in una fase di stallo. Da un lato la proprietà offre un aumento salariale del 3% e un bonus una tantum di 16.000 dollari per persona, dall’altra i minatori in lotta chiedono un aumento del 13% ed un bonus di 30.000 dollari. I minatori fanno leva sul prezzo record raggiunto dal rame che è salito dagli 0,80 dollari per libra di tre anni fa ai 3,60 dollari la libbra di oggi con aumenti dei profitti che hanno portato la società mineraria ad incassare, solo nei primi sei mesi dell’anno, 2,8 miliardi di dollari. A causa dell’importanza della miniera (da essa si estrae circa l’otto per cento del fabbisogno internazionale di rame) questo sciopero sta provocando un forte impatto sul prezzo mondiale del rame. La fermezza della proprietà ci mostra come, in una fase di crisi strutturale come questa sia sempre più difficile per il capitale, anche in presenza di enormi rendite di posizione, concedere ai lavoratori qualcosa che vada oltre alle semplici briciole.

Tom

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.