Il "sindacato dei consigli"

È significativo che in quegli anni, mentre si agitava la fungaia extraparlamentare che blaterava idiozie pseudo-rivoluzionarie, i sindacati ricomponevano la loro unità ed aumentavano enormemente la loro influenza sulla classe operaia introducendovi l'oppio del più bieco democraticismo ed economicismo. Il sindacato, cioè, non solo non veniva superato, ma addirittura si rafforzava e si rafforzava anche con l'appoggio formalmente critico, ma integro nella sostanza, dei gruppi posti alla sinistra del PCI.

La crisi economica, facendo terreno bruciato della base materiale su cui la politica del consenso era stata fino a quel punto portata avanti, ha prodotto l'esaurimento degli organismi che di quella politica erano stati i veicoli più importanti. La morte dei consigli dei delegati non è stata il frutto dei tradimenti della burocrazia sindacale, ma l'epilogo di organismi - la cui nascita ed il cui sviluppo nulla avevano a che fare con la nascita e lo sviluppo di un eventuale processo rivoluzionario - funzionali alle esigenze del capitale monopolistico in una fase di espansione del ciclo di accumulazione.

La crisi ha modificato completamente il quadro delle necessità capitalistiche e, per il capitale monopolistico, anche la destinazione degli extra-profitti che d'altra parte s'andavano vistosamente riducendo.

I grandi processi di ristrutturazione, attivati dall'accentuarsi della concorrenza internazionale, hanno richiesto grandi investimenti e quindi imposto politiche salariali di segno opposto. Inoltre, le nuove tecnologie hanno offerto alla grande impresa, per la prima volta nella storia, la possibilità di una modifica della curva dei costi verso il basso anche in presenza di una riduzione della produzione. In questo quadro il consenso operaio è divenuto per certi versi inutile e per altri impossibile da ottenersi. Gli organismi che di esso costituivano il cuore sono perciò divenuti ingombranti ed inutili.

Il sindacato, che per la prima volta si è visto costretto ad una mediazione senza carote da distribuire, ha progressivamente accentuato il suo essere istituzione, il suo essere apparato di stato, il suo essere organico con il sistema capitalistico e, di conseguenza, al consenso maturato nel seno dei consigli ha sostituito quello coatto, strappato ai lavoratori non tanto per convinzione quanto per necessità, ovvero per la completa assenza di alternative da una parte e, dall'altra, per il fatto che l'apparato sindacale, essendo penetrato in tutti i momenti della gestione della forza-lavoro, è divenuto come un "ufficio pubblico" che si odia, ma di cui non si può fare a meno. In questo contesto, risulta evidente che si pongono non tanto problemi nuovi, ma sicuramente quello di precisare i compiti che i comunisti sono chiamati a svolgere.

Il sindacato nel terzo ciclo di accumulazione del capitale

In appendice un estratto dalle Tesi sulla tattica del Quinto Congresso del Partito Comunista Internazionalista, Milano, novembre 1982

Partito Comunista Internazionalista, Ottobre 1986