Esempi di cretinismo riformista

Assieme a quello parlamentare, è sempre di moda fra la "sinistra". Quale sinistra?

Basta scorrere le proposte, sintetiche e orientative, recentemente presentate dai riciclati "comunisti" di Democrazia popolare (ex stalinisti, ex trotzkisti, ex sessantottini, ex berlingueriani, ecc.) nel tentativo di placare il malcontento che serpeggia nelle file di Rifondazione, per avere la conferma dei livelli di ipocrisia politica a cui si può giungere al seguito di una ideologia (meglio definibile come paccottiglia idealistica) che, spacciata per... socialismo scientifico, è esattamente la sua negazione. Se ci occupiamo di queste miserie politiche è perché esse sono un esempio, fra i tanti purtroppo, di come si possa ancora turlupinare qualche proletario in buona fede, presentando il più ottuso riformismo piccolo-borghese e il più bieco conservatorismo capitalista come programma minimo verso il comunismo, o meglio verso una riedizione populista della società borghese.

La giustificazione di tale manovra sarebbe quella che "la teoria va dimostrata nella prassi, nelle lotte quotidiane"; quindi, "aiutati dall'abc del socialismo scientifico" (e dalli!) si tenderebbe a "ordinare appunti per la difesa e la riforma dello Stato democratico nato dalla guerra di Liberazione, una nuova tappa della rivoluzione antifascista". (da Democrazia popolare, n. 2)

Dunque, "riforma delle istituzioni democratiche e dello Stato verso il socialismo", ovvero capovolgimento completo del marxismo-leninismo al quale costoro fingono di appellarsi rispolverando il bagaglio revisionistico del PCI di Togliatti, per la libertà, il lavoro, la pace, ecc. È chiarissimo con chi abbiamo a che fare; cambiano le sigle ma questi signori li conosciamo addirittura dai lontani anni Venti quando dietro le bandiere dell'antifascismo mettevano in soffitta quelle dell'anticapitalismo e si preparavano, denigrando la Sinistra italiana e poi perseguitandola, a ridare al popolo la... democrazia parlamentare, ovvero l'involucro politico migliore con cui si possa abbellire il capitalismo.

Il problema, nell'ambito del nostro lavoro di propaganda e chiarificazione, è quello di dimostrare ai proletari più sensibili che razza di millantatori e traditori si trovino in circolazione, capaci di riempirsi la bocca di "riscatti per gli oppressi, gli sfruttati e le masse povere, emancipazione delle nuove generazioni, diritti degli anziani e delle donne", da conquistare nel pieno rispetto dei rapporti economici capitalistici. E hanno la faccia tosta di proporsi anch'essi (come se non bastassero i Bertinotti e i Cossutta con i quali "concordano su molte affermazioni programmatiche") nei panni di futuri onorevoli rappresentanti dell'alternativa basata sul riequilibrio della produzione e distribuzione capitalistica e su una meschina riverniciatura dei rapporti sociali borghesi. Per meglio costruire l'ennesima truffa politica occorre la conquista del proprio scanno parlamentare, con paghe ridimensionate ma pur sempre indispensabili a retribuite il loro sforzo: "attingere dalla Storia documenti ed idee, lotte ed esperienze con l'ambizione di penetrare i nostri giorni". Togliete i nostri giorni, curvate la schiena e la penetrazione è certa.

Basti accennare alle proposte: "riforme delle strutture e programmazione dell'economia (capitalistica), con una pluralità di soggetti (c'è posto per tutti i cittadini) protesi verso uno sviluppo industriale ordinato e non occasionale". Può sembrare il programma della Confindustria, ma questi sono dei bravi "socialisti democratici" che - nero su bianco, col tricolore al vento - inseguono "non una accumulazione flessibile (del capitale) ma stabilmente ordinata". Si proceda perciò con la diversificazione produttiva e l'utilizzazione dei settori avanzati per sostenere quelli meno dinamici, razionalizzando i profitti non solo in una distribuzione fra padroni e salariati ma anche fra industria in movimento e industria stabile. Per la piccola e media industria lo Stato dovrebbe elargire crediti d'investimento; lo stesso per il commercio al minuto, bottegai e altre imprese famigliari. Giustizia ed equità per l'iniziativa privata con un controllo associativo della dinamica costi-guadagni e l'ammodernamento delle rete distributiva; sì al fisco e al sistema tributario purché si lotti contro le evasioni; sì al profitto purché sia redistribuito. Ecco fatto il "socialismo" dei ragionieri del capitale, all'insegna della politica squisitamente borghese dei costi e dei ricavi, degli investimenti produttivi e altre delizie della dominante economia.

Sulle tracce dei programmi a suo tempo proposti dal democratico e nazionalista PCI, il profondo senso dello Stato è onnipresente, persino con "l'idea di un Esercito idoneo a difendere la nazione, con un servizio di leva equamente retribuito e l'obbligo di conoscenza della Carta Costituzionale". Coda finale: l'autonomia della Magistratura...

Nell'abc della controrivoluzione stalinista (questi signori ne sono i nipotini) e in particolare nella prassi del maestro Togliatti, figura la costituzione innanzitutto del governo ombra affinché il popolo alimenti la speranza dell'alternativa democratico-populista. Poiché il popolo non è altro che l'insieme anonimo dei cittadini sovrani (in realtà ben divisi in classi contrapposte, borghesi al potere e proletari sfruttati e dominati non solo economicamente ma anche ideologicamente), ci vuole chi gli sappia parlare. La premessa del discorso è che sia chiaro il fine: "attraverso anche lotte quotidiane e compromessi deleteri (un pizzico di sincerità!) percorrere la strada verso quel socialismo dal volto umano che intendiamo edificare". Ovvero la versione borghesemente democratizzata di ciò che lo stalinismo edificò nella forma del capitalismo di Stato, correggendone l'eccesso di totalitarismo e concedendo i giusti spazi alle esigenze del mercato e della iniziativa del privato capitale. Sempre sulla pelle del proletariato, ma questo fa parte dei... "compromessi deleteri". A caricare le masse ci penseranno questi "veri guerrieri, impegnati per una nuova stagione di lotte che imponga al duemila di chiamarsi sessantotto"...

Le dispute ideologiche non servono certamente a chi la sua scelta ideologica l'ha già fatta, anche se ne sbandiera un'altra. Tanto più che "sarà il marxismo, i più marxismi (a ciascuno il suo), la bussola per orientarci in questo incredibile presente". Senza perdere, beati loro, "occhi che sorridono, fantasia e immaginazione"; tant'è che lo stesso programma minimo, pur se ancorato alla dottrina di cui sopra, "vuole essere solo una provocazione per un dibattito sincero". Aperto quindi a ogni possibile mercato di principi e di eventuali deputati in Parlamento.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.