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Home ›La storia “creativa” secondo gli ex (?) fascisti
Uno dei cavalli di battaglia del neofascismo, italiano e non, è quello che recita che la Storia la scrivono i vincitori; cosa di per sé di solito vera, ma se avessero vinto loro poi, magari, ogni menzogna sarebbe stata lecita. È da escludere che nei libri di Storia di un'ipotetica Italia fascista del 2023 la verità storica e l'obiettivitá l'avrebbero fatta da padrone (a dire il vero, nemmeno nell'Italia “nata dalla Resistenza”...), ma hanno vinto "gli altri" e la cosa per 80 anni non è andata giù ai nipotini politici degli squadristi.
Nei desideri dei nostalgici di Salò forse c'era quello che si equiparassero i crimini dei fascisti a “normali” atti di guerra, “normalità” che implicava la tortura sistematica dei nemici, armati o no, e brutalità di ogni tipo contro i civili.
Noi, pur “comprendendo” le aspirazioni rivoluzionarie di tanti partigiani che, soggettivamente, si sentivano comunisti, (aspirazioni, di sicuro non dei partigiani che nel dopoguerra avrebbero formato Gladio in funzione anticomunista), non siamo certo tra quelli che mitizzano acriticamente la Resistenza, al contrario: il nostro partito nacque anche per cercare di indirizzare in senso autenticamente anticapitalista l'odio di tanti proletari istintivamente comunisti contro il fascismo e la borghesia che lo aveva mandato al potere. Ma la Resistenza, in quanto movimento politico-militare, fu creata dalle tendenze che si limitavano a chiedere un cambio istituzionale alla guida dell'Italia, senza toccare minimamente il potere borghese, che usarono l'avversione pluriventennale del proletariato italiano contro il fascismo solo per operare un cambio di vestito alla borghesia. Dovevano essere cacciati tedeschi e fascisti, doveva essere deposta la monarchia, e si doveva entrare nella sfera di influenza atlantica. Su questo erano tutti d'accordo, non da ultimo il PCI di Togliatti. I veri comunisti, quelli che non erano d'accordo, pagarono con la vita e continuarono ad essere calunniati e minacciati di morte o uccisi anche a guerra finita: vedi appunto l'assassinio di Fausto Atti nel marzo 1945, di Mario Acquavia nel luglio dello stesso anno e l'istigazione all'omicidio di Onorato Damen da parte del PCI dopo la “Liberazione”.
Il risultato di questa lotta per la democrazia è che dopo 80 anni, a governare ci sono gli eredi delle camicie nere, di quelli che collaborarono attivamente al massacro delle Fosse Ardeatine, così come ai tanti massacri di gente inerme che punteggiano l'ultimo anno e mezzo di guerra (Civitella della Chiana, Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, solo per citarne alcuni), oltre che allo sterminio degli ebrei.
Uno dei cui primi progetti è la riscrittura della Storia. Ed ecco che con un colpo di bacchetta magica, La Russa trasforma il Polizeiregiment Bozen, che venne attaccato dai partigiani in via Rasella a Roma, provocando poi la rappresaglia nazista alle Fosse Ardeatine, in una banda musicale di pensionati. Aggiungendo anche che via Rasella fu una delle pagine meno gloriose della Resistenza. Come un utente di TripAdvisor che recensisce i ristoranti su Internet, La Russa mette la sua recensione da fascista a un atto della Resistenza, sul “menù” della Storia. Inoltre la Meloni, mettendoci del suo, ha aggiunto che le vittime della strage delle Fosse Ardeatine furono uccise in quanto "italiani", come se i combattenti della Repubblica Sociale fossero stati cittadini del Lussemburgo. E' noto, invece, che alle Fosse Ardeatine le vittime furono massacrate in quanto di origine ebraica, in quanto appartenenti alla Resistenza, tanto che venne decapitata, di fatto, l'organizzazione romana “Bandiera Rossa”, formazione radicata in certi settori del proletariato romano, che partecipava attivamente al movimento resistenziale, criticando “da sinistra” il PCI, nell'ingenua credenza che Togliatti stesse tradendo le direttive di Stalin.
Questo tentativo istituzionale di rivedere la Storia è ormai di vecchia data e ha trovato in passato i suoi più alti esponenti in politici del calibro di un ex presidente della Repubblica come Ciampi o di un presidente della Camera come Violante, passando per le pagine di un ciarlatano come il fu Gianpaolo Pansa. Il concetto dove volevano andare a parare tutti era che i combattenti di entrambi i fronti erano in fondo tutti da ammirare perché entrambi mossi da nobili intenzioni. Ma ora che al governo ci sono gli eredi di quell'esperienza politica, si tenta di andare oltre, minimizzando le responsabilità nazifasciste.
E questo, pur nella nostra visione critica – attenzione! non di tanti partigiani che, appunto, credevano, ingannandosi amaramente, di lottare contro il fascismo come primo passo della lotta contro la borghesia – del carattere borghese della Resistenza e dei suoi evidenti limiti ideologici e prospettici, cioè controrivoluzionari, non può che farci profondamente schifo.
I
PS Per approfondire un po' l'argomento fascismo-antifascismo-stalinismo, indichiamo alcuni documenti, tra i tanti, prodotti dal partito:
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