Venti di guerra in Siria - La solita vergognosa prosopopea dei falsi comunisti

È davvero paradossale, e persino disgustoso, che ogni qualvolta si replichi un attacco imperialistico "made in USA" (e alleati vari), i sedicenti - e falsi, aggiungiamo noi - "comunisti" non perdano occasione per dimenticarsi proprio di ciò che caratterizza e distingue un comunista, ossia il disfattismo rivoluzionario. Quello in nome del quale un comunista rivoluzionario non si schiera mai al fianco di nessuno Stato borghese – “piccolo” o “grande”, “debole” o “forte” che sia - ogni volta che la competizione tra potenze imperialiste si trasformi in una guerra militare.

L’imperialismo non è altro che uno stadio di sviluppo raggiunto dal capitalismo già dallo scorso secolo. Tra le caratteristiche che lo contraddistinguono c’è la continua lotta tra gli Stati borghesi per la spartizione del mondo. Ogni guerra che si combatte è guerra imperialista, la forma bellica attraverso la quale si manifesta lo scontro tra i diversi schieramenti borghesi per la ripartizione delle sfere di influenza, di dominio politico ed economico. In una determinata fase storica ci saranno certamente Stati, e alleanze borghesi, che nello schieramento imperialistico assumono una posizione privilegiata, che contano cioè di una maggiore forza politica, economica e militare. La guerra, localizzata o generalizzata, può solo alterare i rapporti di forza tra le diverse frange della borghesia internazionale ma ai comunisti non deve interessare quale borghesia prevale nella contesa, bensì gli interessi politici proletari. Dalla vittoria di un “imperialismo piccolo” su un “imperialismo più grande”, infatti, non deriva alcun vantaggio per il proletariato, nè nel paese teatro di guerra nè di qualunque altro paese. Senza contare che ogni Stato più _debole_ non può che far riferimento ad uno schieramento imperialistico, attraverso alleanze politiche, economiche, strategiche o militari che siano. Nel caso della Siria, come è noto, il fronte imperialistico di riferimento e sostegno è la Russia, che non è niente affatto un “imperialismo da meno”… o meno vomitevole di quello "a stelle e strisce".

Morale della favola? I veri comunisti sono disfattisti e sostengono esclusivamente gli interessi di classe dei proletari di ogni paese che, come ebbe a dire Marx, non hanno alcuna "patria" borghese (propria o altrui) da difendere, perchè da ogni "patria", come da ogni borghesia (nazionale o straniera), essi non possono che ricevere sfruttamento e oppressione. A quei proletari, i veri comunisti gridano di unirsi e di lottare insieme contro le rispettive borghesie, nazionali o straniere che siano, in vista della rivoluzione mondiale per il socialismo. Come? Disertando i fronti di guerra e solidarizzando coi proletari del fronte nemico, rifiutandosi di combattere e di finanziare la guerra, scioperando ad oltranza contro il proprio governo borghese, rifiutandosi di cadere nella trappola della "difesa della patria" borghese dalla quale non hanno altro da aspettarsi che sfruttamento, miseria e violenza ("legittima": ma vuoi mettere?!).

Ecco perchè esprimere solidarietà «alla Siria e al presidente Assad» è quanto di più stalinista e anti-comunista si possa fare, essendo il termine Siria espressione di uno Stato borghese e Assad un esponente del dominio borghese siriano; e che sia “più” o “meno sanguinario” non cambia davvero le carte in tavola.

Altrettanto anti-comunista è parlare di «legittimo governo» e di «popolo della Siria»: perchè nessun governo borghese è "legittimo" agli occhi di un comunista, e perchè il termine "popolo" è fuorviante, non è indicativo di nulla se non della solita becera e reazionaria concezione interclassista per la quale questa entità è stata elaborata (non a caso proprio dalla ideologia dominante borghese). L'entità popolo comprende e "affascia", infatti, tutte le classi sociali, quelle sfruttatrici e quelle sfruttate sotto la bandiera di un presunto ed inesistente “superiore interesse generale”, ora alla difesa della “Patria violata”, ora in difesa della “Democrazia violata”. Neanche a ribadirlo, entrambe entità borghesi a tutela del dominio sociale della classe capitalistica dominante.

Ecco perchè i comunisti autentici, i comunisti internazionalisti, non si collocano affatto «dalla parte dei popoli e degli Stati aggrediti dalla barbarie imperialista», nè «a sostegno della sovranità e legittimità» (borghesissima!) di quello Stato, bensì denunciano tutti gli imperialismi e i loro luridi interessi: sia quelli che agiscono in modo direttamente militare, sia quelli che adoperano altri strumenti di intervento (politici, diplomatici, commerciali, vendita di armi e sostegno a fazioni borghesi ribelli in altri paesi , finanziari, ecc.) per sottomettere e sfruttare i proletari di altri paesi.

Non è infatti solo l'uso delle armi a caratterizzare la natura imperialista o meno di uno Stato borghese. Ridurre l’imperialismo a fenomeno meramente “politico”, o peggio ancora meramente militaresco, ignorandone le radici economiche e dunque sociali, è operazione di bassa lega che da sempre accomuna borghesi e controrivoluzionari di qualsiasi matrice ideologica (dagli stalinisti, ai trotskisti, ai più recenti “rossobruni”).

L'imperialismo cinese, l'imperialismo russo, l'imperialismo tedesco non sono ancora ricorsi direttamente alla guerra militare: poterebbero farlo presto, e senza alcuna remora, qualora ciò risultasse loro possibile, conveniente e/o inevitabile per difendere i propri interessi capitalistici al controllo di aree di influenza; per fonti di materie prime, per posizione territoriale strategica, per reperibilità di manodopera e risorse a più basso costo. Ciò non significa che quella “difesa” essi non attuino già su altri fronti e con altri strumenti altrettanto "imperialistici" quanto l’uso degli strumenti bellici.

La Cina sta praticamente colonizzando il continente africano, iper-sfruttandone le risorse e la manodopera locale, oltre che quella di casa propria. La Russia – peraltro dopo l'esperienza bellica diretta in Afghanistan - finanzia abbondantemente fronti di guerra e fazioni belligeranti ovunque. La Germania, con le sue delocalizzazioni, sfrutta la manodopera dell'Est (oltre la propria, s'intende!) per aggiudicarsi fette di mercato e maggiore competitività sui concorrenti europei, statunitensi ed asiatici.

Tutti, Italia inclusa, finanziano con la vendita di armi (convenzionali o meno che siano, armi chimiche incluse!) i focolai di guerra o di tensione militare attivi sull'intero pianeta.

Cos'è meglio per un proletario? Essere sfruttato un po' per volta ogni giorno dalla “propria” borghesia, o dalla “borghesia imperialista” di un altro paese? Farsi massacrare sui campi di battaglia dal proprio nemico borghese “aggressore o invasore”, oppure dal proprio governo “aggredito e invaso” in nome degli interessi nazionali di difesa della “propria” borghesia? Né l'uno, né l'altro: sostiene un comunista! Altro che "forza Assad"...

PF
Domenica, September 22, 2013

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si arriva a difendere personaggi come putin pere contrastare l' america