Lotta comunista: “ladruncoli di un patrimonio teorico creduto incustodito”

È la prima volta che intervengo su questo forum e colgo l’occasione per salutare la redazione di BC e di ringraziare per l’ospitalità concessa a queste brevi considerazioni.

Sono consapevole che l’affermazione riportata nel titolo del mio intervento costituisce per voi un fatto da tempo assodato, nondimeno ritengo necessario che quest’organizzazione venga ulteriormente e, se possibile, continuativamente smascherata agli occhi dei lavoratori. Mi rendo conto che un’organizzazione nel solco della sinistra comunista ha altri urgenti compiti da assolvere piuttosto che attardarsi nell’esegesi di un giornale inutile e che non risulta dannoso per la classe operaia solo perché fortunatamente non lo legge quasi nessuno. Tuttavia credo che quasi nessuno sia sempre troppo e che sia arrivato il momento di far pagare un prezzo alle mistificazioni mensili di una redazione che si definisce marxista e che da diversi anni sta portando avanti una particolarissima e disgustosa operazione di falsificazione teorica dei cardini del marxismo.

Il mio modesto parere è che oltre la critica al modus operandi di LC, oltre la sua concezione aziendalista del partito che si tenta miserabilmente di spacciare per “leninismo”, occorra entrare nel merito delle sue anche recenti prese di posizione decisamente ed innegabilmente revisioniste. Ritengo che il forum di un’organizzazione alla quale non appartengo formalmente, storicamente collocabile nel campo della sinistra comunista (e non del “movimento della sinistra comunista”, realtà effimera alla quale LC ancora si richiama nel buffonesco tentativo di intrufolarsi in casa d’altri), sia il luogo migliore per dare un contributo ad un lavoro in corso da anni.

L’arroganza dei dirigenti e dei pubblicisti di scarso valore che scribacchiano su questo giornale si nutre della consapevolezza di poter violentare la teoria marxista impunemente, perché il loro giornale “diffuso tra le masse” non è letto nemmeno da chi lo vende, anzi, soprattutto dai molti ragazzi e ragazze strumentalizzati, fanatizzati e derubati delle loro giovanili energie, degne di causa migliore del raggiungimento del pareggio di bilancio della “Edizioni Lotta Comunista S.r.l.”.

Dal punto di vista teorico, soprattutto nell’ultimo quindicennio, LC si distingue per una concezione delle “relazioni internazionali” presa a prestito dalla scuola realista borghese, anzi, più che presa a prestito direi rubacchiata ai vari Paul Kennedy, Henry Kissinger, ecc.. e spacciata per “marxista”. Basta provare a leggere un numero qualsiasi della rivista per imbattersi in articoli di “analisi” che risultano piuttosto un collage di brani di testate giornalistiche borghesi statunitensi, europee, cinesi, indiane… come conclusione all’articolo un vago e indefinito richiamo ad una visione “marxista” dei “rapporti tra le potenze”. Ma la cosa peggiore è l’interminabile serie di editoriali in cui vengono citati articoli di giornale scritti da Marx ed Engels sulla situazione politica e i rapporti tra gli Stati europei tra gli anni ’50 e ’60 del XIX secolo, spesso su riviste borghesi. Lo scopo preciso di questa serie di editoriali è di accreditare l’idea che l’attuale concezione di LC riguardo le relazioni internazionali abbia le sue radici nell’elaborazione teorica dei due fondatori del socialismo scientifico. Quella di LC è una concezione sovrastrutturalista che nega con ridicole formule quali la “LEGGE di non corrispondenza della sovrastruttura con la struttura” e la “relativa autonomia della sovrastruttura”, qualsiasi rilevanza al fattore economico, che determina in ultima istanza (frase sempre abusata da chi intende cancellare tout court ogni determinazione) i movimenti delle frazioni del capitale mondiale e che sottostà alle dinamiche politiche degli involucri statali di cui queste frazioni si dotano; e che contrabbanda per “dialettica” l’abbandono del determinismo marxista, che è dialettico di suo, senza bisogno di aggettivi che lo specifichino. In sostanza LC, senza dichiararlo a volto scoperto, ritiene INSERVIBILE il formidabile strumento di comprensione e di lotta che Marx ed Engels hanno lasciato in eredità al movimento operaio mondiale: “Il Capitale”. Si è avuto anche il coraggio di scrivere che la rivoluzione proletaria non avrebbe alcun legame con la crisi economica del capitalismo analizzata da Marx (che è alla radice della crisi di tutta la società borghese) ma che invece sarebbe una possibilità legata esclusivamente ad una “rottura dell’ordine mondiale, dell’equilibrio delle potenze”, ad una guerra, di cui si minimizza la connessione con movimenti tettonici del capitale, e che quindi per questi furbacchioni può essere analizzata e prevista “strategicamente” non a partire dall’analisi della dinamica dell’accumulazione del capitale mondiale, ma esclusivamente sulla base dei rapporti politici tra gli Stati. Lo studio della “art of diplomacy” ha sostituito lo studio del “Kapital”. D’altronde, persone che per lunghi anni hanno creduto di “militare” in LC e che hanno avuto stretti contatti con i suoi dirigenti, riferiscono di affermazioni secondo le quali “vi sarebbero alcune considerazioni del Capitale di Marx ormai non più valide”, ovviamente senza specificare quali. Non si nega a nessuno il diritto di negare validità alla teoria marxista, ma lasciatemi chiamare carogna chi lo fa nei corridoi dei “bureaux” in cui si atteggia a “dirigente rivoluzionario” senza affermarlo apertamente e pubblicamente, perpetuando in tal modo l’inganno di farsi considerare marxista e, peggio ancora, cercando conferme proprio in Marx della mistificazione che sostituisce la lotta delle classi alla lotta degli Stati borghesi. Vergogna. Concludo questo intervento-premessa, che spero iniziatore di fecondi approfondimenti, con l’invito ad attaccare senza pietà questi socialdemocratici revisionisti in sedicesimo su un terreno per loro assai sdrucciolevole: prendiamoli a schiaffi materialistici e, se sarà il caso, anche materiali.

Forum: 

Quella di LC è una concezione sovrastrutturalista che nega con ridicole formule quali la “LEGGE di non corrispondenza della sovrastruttura con la struttura” e la “relativa autonomia della sovrastruttura”, qualsiasi rilevanza al fattore economico

Effettivamente, avendo frequentato per diverso tempo un "circolo operaio" di Torino (Mirafiori) ti posso confermare che di LEGGE DELLA NON CORRISPONDENZA si sentiva parlare ad ogni conferenza. Generalmente per giustificare qualche avvenimento politico che giungesse imprevisto al "laboratorio scientifico" di LC. La cosiddetta legge di non corrispondenza dimostrerebbe la sua esistenza nelle frequenti "crisi di non corrispondenza", cioè crisi sociali determinate da un mancato adeguamento della sovrastruttura ai movimenti strutturali... ricordo bene che LC ha qualificato come crisi di non corrispondenza persino la rivoluzione spagnola del 1931-39, nell'introduzione ad un libro di Grandizo Munis, che nell'impostazione generale mi sembra segua tutt'altra strada nell'analisi di quell'avvenimento.

Ora, premesso che Marx ed Engels non mi sembra abbiano mai inteso identificare meccanicamente l'economico con il politico è pur vero che per loro la determinazione in ultima istanza del politico da parte dell'economico ha sempre assunto il carattere di una "legge". Quello di legge è un concetto scientifico che astrae dalle singole contingenze, che esprime un dato generale riproducibile solo nell'astrazione. Ad esempio, la legge di gravitazione universale, da cui si deduce l'accelerazione gravitazionale che i corpi subiscono quando sono liberi di muoversi in caduta libera in un campo di gravità, astrae da diversi fattori che sulla Terra la modificano e che alterano il suo valore medio: la latitudine, l'attrito dell'atmosfera, la composizione geologica, la rotazione terrestre, lo schiacciamento ai poli... Questo per dire che se Marx ha formulato una legge di determinazione della politica da parte dell'economia, la cosiddetta non-corrispondenza è implicita nella stessa formulazione della legge, come in ogni altra legge scientifica (nessuna legge scientifica pretende l'IDENTITA' con ogni fatto empiricamente osservabile, ma serve appunto a spiegare e collegare i fatti empirici astraendo dalle circostanze di disturbo), per cui parlare di legge della non corrispondenza è come parlare di "legge della non-accelerazione a 9,81 m/s dei corpi". Una legge che codifica che un'altra legge non corrisponde meccanicamente ai fatti che descrive, dal momento che nessuna legge lo fa, implica che per ogni legge scientifica finora scoperta bisogna arrovellarsi a trovare la sua legge di non corrispondenza. Si tratta di un'evidente assurdità che denota un completo digiuno da qualsiasi nozione di scienza naturale, figuriamoci sociale..

BOLSCEVICHI PER L'EUROPA

Leo, da quello che scrivi penso che hai "militato" in qualche circolo... di quale città?

ne avrei di cose da raccontare su quelli di lotta comunista...

"......un giornale inutile e che non risulta dannoso per la classe operaia solo perché fortunatamente non lo legge quasi nessuno. Tuttavia credo ......." . Non so perchè ma mi ricorda una delle più celebri favole attribuite a Esopo.

Non so perchè ma mi ricorda una delle più celebri favole attribuite a Esopo.

Ti riferisci forse alla volpe e all'uva?

Ti posso assicurare, per esperienza diretta e pluriennale, che il giornale di cui stiamo discutendo, definito come un giornale "che non si rinchiude in una torre d'avorio, ma che è diffuso tra le masse", è si diffuso tra le masse, a migliaia di copie, ma non è letto dagli acquirenti, di più, non è letto dagli "abbonati" a cui viene portato a casa ogni mese, e peggio ancora non è letto dagli stessi ragazzi che lo vendono. Non esistono discussioni di alcun tipo sugli articoli del giornale, ne parlano solo i vari "capoccia" locali nelle riunioni di aggiornamento, dall'alto delle loro cattedre. Questo è un fatto, non una favola. Capisco quanto possa essere difficoltoso per chi, stando in LC, non è mai stato abituato a maneggiare i concetti del marxismo, ma penso che vada raccolto l'invito di wolf ad approfondire criticamente i CONTENUTI di un giornale niente affatto "difficile" ma solo tedioso ed autoreferenziale oltre ogni dire piuttosto che continuare a dilungarsi su questioni come: "è tutta invidia, il giornale è diffusissimo e apprezzato" eccetera eccetera... questa è la sola autentica favola raccontata nei bui stanzini dei "circoli operai". Mentre un altro fatto è che NESSUNO, nell'ambito della sinistra comunista, e pur con tutte le divergenze in essa presenti, è disposto a riconoscere LC come un partito anche solo vagamente marxista.

E' stato detto e scritto tanto di LC su BC e su questo forum. Compreso tutto quello che l'intervento di Leo Wolf ripresenta e rapprenta sopra e i relativi commenti di Kyoshi . Non è mia intenzione riprendere una polemica sterile quanto, a mio avviso, inutile e ripetitiva . Noto solo una particolare attenzione da parte dei detrattori del giornale e questo mi fa, in qualche modo, molto piacere. Da parte mia attendo pazientemente il carteggio tra Cervetto e Damen nel volume delle "Opere" e continuo a seguire con rispetto e curiosità l'evoluzione della tradizione della Sinistra Comunista bordighista, in tutte le sue forme, senza dare nè chiedere patenti di nessun genere che non mi competono. Consiglio chi non l'avesse gia fatto di comprare e leggere; Il modello bolscevico 1965-1995 di La Barbera (ed. Lotta Comunista) . Convinto che molti bordighisti lo abbiano già fatto, dando particolare attenzione al capitolo sulla Battaglia di Milano e ai rapporti pur difficoltosi con i seguaci di Amadeo in quel di Milano.

La polemica è senza dubbio sterile, ma sono i sostenitori di LC che si sottraggono come sempre ad ogni critica che entri nel merito delle loro affermazioni, utilizzando argomentazioni inconsistenti. E' così difficile trovare degli argomenti per difendere le proprie posizioni? Oppure si crede che la forza organizzativa sia di per sé una risposta? in tal caso il PCI avrebbe avuto ragione per decenni... Una piccola precisazione, la sinistra comunista non può essere identificata con il "bordighismo", e probabilmente persino la lettura degli altri volumi di "Lotta comunista story" avrebbe potuto chiarirlo. Immancabilmente ad attacchi precisi e circostanziati si risponde con affermazioni che non significano nulla. Dovrebbe uscire fuori qualcosa di inaspettato dal carteggio Damen-Cervetto? Cosa? E che cosa sono queste "Battaglie" di cui è pieno il libro menzionato? Una pomposa carrellata di episodi ininfluenti che posseggono un significato solo ed esclusivamente per LC, e che come tutto ciò che LC ha prodotto non escono di un millimetro dal ristretto cerchio dell'organizzazione. Si parla di "battaglia di Milano" o di "battaglia per Genova" come se questi pseudo-avvenimenti abbiano un'importanza paragonabile che so, a Livorno 1921 o al comitato d'Intesa. Questi sono momenti importanti per la storia del movimento operaio, riconosciuti unanimemente tali. Di battaglie di LC non ne sa nulla nessuno. Nonostante tutti gli sforzi, tutte le copie di giornale, i libri apologetici venduti, le conferenze trionfalistiche... il movimento operaio rigetta LC come un corpo estraneo. Rinnovo l'invito (non voglio dire la sfida) ad entrare nel merito delle questioni teoriche affrontate, in un confronto sereno e pacato.

....."Rinnovo l'invito (non voglio dire la sfida) ad entrare nel merito delle questioni teoriche affrontate, in un confronto sereno e pacato."......C'è stato un periodo nel quale c'erano le condizioni, e gli uomini, per entrare nel merito delle questioni teoriche che differenziavano la S.C. , i Gruppi leninisti all'interno dei Gaap e altre esperienze all'interno del movimento operaio. E' stato discusso (si fa per dire) anche in questo forum. Oggi mancano sia le condizioni che gli uomini (c'è chi fa finta che confronto non ci sia mai stato). Purtroppo oggi partendo dal pre-presupposto che LC sia estranea al movimento operaio un confronto sereno e pacato e, ( perche no?) una sfida nel merito è impossibile. Personalmente, e come me tantissimi compagni di LC, non escludo il ritorno ad un rapporto dialettico e produttivo tra differenti sensibilità tra le organizzazioni che condividono : Internazionalismo proletario e Antimperialismo. Mi auguro che un domani si ricreino le condizioni oggettive e soggettive per farlo. Un "fronte" tra Internazionalisti è sempre auspicabile. Oggi ciò è purtroppo impossibile e il tutto si riduce a dialogo tra sordi. Io non dispero.

Ciao compagni,

su una cosa ha, in parte, ragione 1971 e cioè che su questo forum molto è stato detto su Lotta, ma ritornarci su non fa mai male, visto il ruolo nefasto giocato da questa organizzazione che si spaccia per comunista, ma che, in realtà, con il comunismo non ha nulla a che fare, per tutta una serie di ragioni così ben individuate sia da Leo Wolf che da Kioshy. Anche per questo avrei poco da aggiungere a quanto detto da questi due compagni, alle loro precisazioni, allo smascheramento, da loro operato, di un'impostazione teorico-politica, dunque pratica che, appunto, vuole passare per comunista quando invece, se va bene, è banalmente socialdemocratica. Lasciando da parte le fumisterie "analitiche", che, al pari degli elisir di lunga vita, dovrebbero risolvere tutto e non risolvono niente (peggiorando la malattia), una questione fondamentale, secondo me, è il chiedersi dove porti tutto questo, quali risvolti politici materiali abbia. La risposta è scontata: l'appoggio al sindacato, CGIL, in tutti i suoi misfatti, il mantenimento di operai combattivi o ptenzialmente tali, dentro quella gabbia, il vanificare, dunque, energie di classe che potrebbero essere spese in ben altra direzione. Ho sentito militanti operai di Lotta, "comiziare", come sindacalisti della CGIL, a fianco di rappresentanti delle istituzioni, arringando i lavoratori con argomentanzioni che potevano appunto stare sulla bocca di un qualunque sindacalismo di un qualsivoglia sindacato di qualsivoglia politicante borghese di qualunque partito. Una schifezza, insomma, ma anche rabbia per l'intossicazione politica della classe a cui Lotta dà, nel suo piccolo, un contributo.

Ah, ultima cosa: mi ha colpito, come una confema, in particolare questa frase di 1971: "Consiglio chi non l'avesse gia fatto di COMPRARE [enfasi mia] e leggere..."; non c'è niente da fare: Lotta il marketing ce l'ha nel sangue e non perde occasione per cercare di vendere, vendere, vendere...

Ciao compagni,

Smirnov

Continuo a trovare molto significativo l'interesse che suscita LC nella Sinistra Comunista. Anche Programma di recente ha ripreso ad interessarsene.

Ho cancellato l'ultimo post del lottista, che, come sempre capita quando questi personaggi non sanno più cosa dire, si mette a provocare.

1971, sei pregato di andare a razzolare da un'altra parte.

Smirnov

Scusate il ritardo. Su lotta comunista vorrei dire qualcosa anche io, avendovi militato per 23 anni di cui 21 a tempo pieno; avendo passato quasi tutti i sabati e le domeniche (spesso anche il pomeriggio) di questi anni a vendere quel giornale porta a porta fin nei più sperduti e insignificanti comuni della Lombardia. Leo Wolf scrive che LC va attaccata teoricamente, e mi trova d'accordo, ma non credo che si possa prescindere dalla critica al suo modus operandi. Nel corso degli anni mi sono reso conto con sempre maggiore sconforto che l'unica cosa che conta veramente lì dentro è la raccolta senza sosta di denaro. Da troppi anni ormai i compagni vengono selezionati esclusivamente sulla base del "quanti sodi porti" e il clima che si respira è quello di una qualsiasi squallida aziendina. Le riunioni organizzative, i cosiddetti "attivi", altro non sono che riunioni "motivazionali" stile Ennio Doris per entusiasmare i venditori. I compagni a tempo pieno (lo stipendio massimo è attualmente di circa 1250 euro da cui viene decurtato mensilmente il 10% come quota) hanno l'obiettivo di raccogliere una somma ben al di sopra di quanto percepiscono. Vengono dati degli obiettivi individuali che il tempo pieno deve raggiungere a qualunque costo, pena umilianti colloqui motivazionali che arrivano fino alla minaccia del "licenziamento" (per quanto possa sembrare assurdo, il "ti licenzio" è un abituale ritornello nei circoli "operai"). Molti compagni, per non essere richiamati all'ordine ed umiliati, anche pubblicamente, fanno la cosa umanamente più facile ma politicamente devastante: ci mettono i soldi di tasca loro, inventando giornali diffusi, sottoscrizioni raccolte, libri venduti, inventano nuovi diffusori del giornale. Quello che mi ha veramente dato il voltastomaco è che questi atteggiamenti sono tollerati ed incoraggiati dai dirigenti locali e centrali. L'obiettivo va preso a qualunque costo; se un compagno si svena finanziariamente (quanti ne ho visti correre a chiedere i soldi ai genitori per ripianare il debito accumulato) e l'autoinganno diventa l'aria che si respira ogni giorno, tanto meglio. Ho visto anche elementi che con il comunismo poco o nulla hanno a che fare diventare dirigenti locali facendosi forti delle proprie personali disponibilità economiche per "scalare" le gerarchie organizzative. Ricordo una "compagna" che ogni 7 novembre (diffusione "straordinaria" per l'anniversario della rivoluzione d'ottobre) spariva con 150 giornali e tornava la sera affermando di averli venduti tutti fino all'ultima copia...perfino il più fesso dei compagni era consapevole che quella compagna non aveva suonato nemmeno un campanello e poteva permettersi di sborsare come minimo 150 euro per accreditarsi come "top score" e come esempio da additare a tutti gli "sfigati" (che magari a fatica mettevano insieme il pranzo con la cena) che quindi erano costretti a sudare girando per i condomini come trottole sperando che qualcuno si impietosisse fino a lasciare almeno un euro per la copia stropicciata. Ma dove la falsificazione delle cifre raggiunge vette imbarazzanti è nell'ambito della partecipazione ai cortei ed alle conferenze pubbliche ai teatri. Anche in questi casi viene dato un obiettivo individuale di partecipanti ad ogni tempo pieno e ad ogni povero "telefonista", che pur di non sentire il "ti licenzio" porta magari 20 persone reali e ne dichiara 50 al proprio circolo di appartenenza. Capirete come 1000 partecipanti ad un corteo possano diventare 1500, questa è l'unica dialettica trasformazione della quantità in qualità di cui in LC "fassi larghissimo impiego". A Milano in questi ultimi anni c'è stato un fuggi fuggi di "tempo pieno", molti compagni sono perfettamente consapevoli di questa situazione ma rimangono dentro per paura di finire a dormire in auto, qualcuno pensa che non ci sia alternativa, qualcuno è troppo vecchio e stanco per ricominciare da capo, qualcun'altro poveretto, si è dato al Buddha (non è una battuta). Ritengo che per tutti questi compagni, Battaglia comunista possa rappresentare un'alternativa da prendere in considerazione...

@Saverio, un bel quadretto edificante, ma scusami, in quanto stimi l'ammontare della raccolta fondi dei timorati della cgil del vangelo secondo Cervetto? Ad esempio nella tua regione e se potessi dare l'indicazione a livello nazionale sarebbe interessante.

a pugno chiuso Compagno

Ciao Saverio,

il quadro che dipingi è a dir poco squallido: leggendo il tuo post, mi sembrava di vedere il film "Tutta la vita davanti". Che dire di più di quello che hai detto?

Un saluto a tutti, compagni,

Smirnov

Compagni fuoriusciti da lc sostengono di raccolte fondi, a firenze, di 50000 euro al mese. Direi che cosi siamo ben oltre la mera propaganda della coscienza di classe: questo è marketing del più raffinato. Studenti e in alcuni casi minorenni, naturalmente a titolo gratuito esentasse, indottrinati a vendere, credere, obbedire......ecc

Posso confermare che a Torino la musica è la stessa... Penso che sia assolutamente necessario rendere noto al più vasto uditorio possibile i retroscena di questa organizzazione a scopo di lucro, che sfrutta le giovanili energie di chi non accetta questa società decadente solo per conservare un elefantiaco apparato burocratico. Quanti ragazzi si sono ritirati da ogni attività politica per la nausea di quello che hanno visto in LC? Quanti sono arrivati a disprezzarsi perché spinti a considerarsi inadeguati per via delle "basse produttività" (parole testuali)? Quanti si sono adattati perfettamente trasformandosi in emerite canaglie, un pò per predisposizione un pò per mancanza di termini di paragone? Quanti hanno provato ad uscirne e a militare altrove per essere minacciati verbalmente e fisicamente? Facciamo girare queste verità, smascheriamo LC ed impediamole di rovinare altri giovani perdendoli alla causa comunista. Facciamo in modo che chiunque cerchi LC sul web abbia la possibilità di conoscerne il vero avido volto dietro la cravatta e la "faccia pulita".

ciao a tutti i compagni,

leggo con piacere e disgusto i vostri report sul LC, in particolare quello di saverio mi sembra particolarmente efficacie. Saverio, possiamo usarlo come corrispondenza per diffonderlo anche su altri media?

Poi, come in tutte le cose, una volta indivuduato ciò che non va, al fine di non finirci impantanati, dobbiamo invece capire dove vogliamo andare, e vi volevo ribadire che bc è sempre disponibile ad ogni confronto, ad ogni livello, sia pubblico che privato.

Che dire di più... se non che l'unica alternativa a LCspa è la costruzione di un autentica avanguardia internazionalista di classe.

un saluto a tutti a pugno chiuso,

e grazie ancora delle vostre testimonianze, sperando che il confronto continui, specie - per quanto è di mio interesse - sul ruolo di LC nel sindacato.

Un ultima precisazione, per i lettori esterni, sebbene la maggior parte dei compagni intervenuti non siano della nostra org. (la "voce di battaglia comunista" è rappresentata dagli editor, come me e smirnov) è per noi un piacere ospitare il dibattito e la discussione con compagni che si pongono con sincerità e passione sul terreno del comunismo internazionalista.

Ciao compagno, certamente potete usare quanto ho scritto. mi ricollego a quello che ha scritto Kyoshi e spero che queste porcherie abbiano la massima diffusione, insieme ad una critica spietata delle assurdità teoriche di chi si è autoproclamato con arroganza pari alla propria ignoranza del marxismo: partito-scienza. L'unica scienza che padroneggiano con indiscussa autorevolezza è quella dello sfruttamento di manodopera gratuita o sottopagata, tenuta al guinzaglio con il ricatto economico e peggio ancora con il ricatto morale: se non si raggiungono gli obiettivi "non si è capito cosa si sta facendo". Negli ultimi tempi poi a Milano c'è un altro fenomeno: arrivati ad una certa età i compagni cominciano fisiologicamente a diminuire le proprie "rese", a questo punto il dirigente di turno li prende a colloquio e gli dice amichevole: "dovresti trovarti un lavoro". Più chiaro di così : arrivati a 40 anni, dopo aver dato tutto, magari per 20 anni, abbandonando su esplicita richiesta gli "inutili studi" per compiere la mitica "scelta di vita " (non era il titolo dell'auto biografia di quel servo di Stalin di Amendola?) del "rivoluzionario di professione" (leggi venditore di giornali stipendiato), lavorando quasi tutti i giorni dell'anno (senza contributi ovviamente) si viene gentilmente messi alla porta per cessata utilità. Non è facile trovare un lavoro a 35,40 o 50 anni senza titolo di studio e senza precedenti esperienze documentabili? Non è un problema di LC, che "sistema" nelle mitiche fabbriche da lei "controllate" (ma questo soprattutto a Genova) solamente gli "affidabili", e neanche tutti.

Saverio questo spiega anche l'enfasi con la quale LC si è gettata nel reclutamento di giovani e giovanissimi nell'ultimo quindicennio, e sopratutto perché pur parlando di formazione di quadri in realtà chieda a tutti i neoreclutati di buttarsi immediatamente a tempo pieno: il turnover di qualche mese dei giovani, che spesso vengono convinti con motivazioni del tutto estranee alla politica, dura poco, se ne vanno presto, sostituiti da altri. Ovviamente nessuna formazione politica, nessuna domanda, nessuna perplessità, nessun problema da porre ai dirigenti. Molto meglio che tenere compagni più navigati che possano cogliere svolte, contraddizioni, degenerazioni... meglio di così?

Ciao a tutti i compagni,

è da poco che sono iscritto al forum e colgo l’occasione per salutare e ringraziare la redazione di BC per la possibilità di partecipare alla discussione.

Ho frequentato LC anni fa ma non ho mai militato. Leggo il giornale, come leggo altri giornali internazionalisti. Lavoro in un’azienda metalmeccanica e cerco di convincere altri miei colleghi a prendere coscienza delle contraddizioni del capitale. C’è un mondo capitalistico che fa pagare alla classe operaia un prezzo altissimo: di vite, di contraddizioni, di soprusi e di illusioni “democratiche”. E qui in questo forum, c’è una discussione su LC. Discussione che verte su un giornale “inutile” e si scrive di “far pagare un prezzo alle mistificazioni mensili” di lc e su “ragazzi strumentalizzati” . Ho conosciuto personalmente compagni di LC di varie età (non i capoccia) e mi pare che le rappresentazioni di Wolf, Saverio (se hai militato per 23 anni, potevi andartene prima da LC…o sei stato cacciato per comportamento peloso??!!) e Kyoshi siano un po’ fantasiose. Appare più come uno sfogo dettato da un astio (personale?!) che un ragionamento marxista.

Io mi sento comunista, combatto l’imperialismo in tutte le sue forme e soprattutto ho un atteggiamento critico e radicale che dovrebbe caratterizzare chiunque voglia porsi sul terreno della lotta di classe ma qui purtroppo siamo su un terreno da bambini dell’asilo mariuccia, non c’è nessun confronto politico serio, teorico. I due “editor” (ma Damen sa di quello che scrivete ??) che dovrebbero fare da moderatori a parole scrivono “volevo ribadire che bc è sempre disponibile ad ogni confronto, ad ogni livello, sia pubblico che privato” … “è per noi un piacere ospitare il dibattito e la discussione con compagni che si pongono con sincerità e passione sul terreno del comunismo internazionalista.” e poi bannano 1971 scrivendo: “ ho cancellato l'ultimo post del lottista, che, come sempre capita quando questi personaggi non sanno più cosa dire, si mette a provocare”.

Dovevate bannare il “Cerbero” cioè chi non si pone su un terreno di discussione sincera sul comunismo internazionalista. Chi denigra compagni che neanche conosce utilizzando un linguaggio da bar sport come “smascherare”, “porcherie”, “ignoranza” e “voltastomaco” (un po’ più giovane ho frequentato rif.com per un anno e mi sembrava di rivivere un déjà vu, lì gli attacchi erano i “cossuttiani” contro i “bertinottiani”). Mi dispiace che BC ospiti nel forum questi elementi “strani”. Per carità lo scontro dialettico è sempre auspicabile; ma chi sono questi elementi che non sono della Vs organizzazione: spioni?! figli di papà?! burocrati sindacali falliti?! stalinisti nostalgici travestiti (ci mancava solo scrivessero “pagati dalla CIA”?!!)

Il marxismo sprizza di vitalità da ogni poro della pelle della classe operaia, in un mondo borghese imputridito, dove l’imperialismo schiaccia uomini e donne. La lotta tra briganti imperialistici è palese e va combattuta in tutte le sue forme. Oggi gli internazionalisti avrebbero l’opportunità di essere un punto di riferimento per lottare, per indicare una strada di lotta verso una civiltà nuova. Ci sono operai, disoccupati, immigrati, giovani e studenti che potrebbero essere avvicinati all’internazionalismo proletario e le discussioni che intavoliamo sono quelle astiose e patetiche contro lc, su uomini e donne che lottano su un terreno rivoluzionario, forse sbagliato, l’analisi può non essere corretta, ma non con queste puerili discussioni “… quelli che prendono lc non lo leggono”, sono tutti “ignoranti”. Come è possibile attrarre uomini e donne utilizzando un linguaggio verbale così scadente, molesto e puerile ? Io non lo so chi ha la patente del partito internazionalista doc, ma discutiamo nel merito delle questioni. Come fanno altri compagni e altri partecipanti sul forum. Non lasciamo spazio ai perditempo, piagnucoloni e detrattori di professione. Diamo spazio al comunismo.

Un saluto a tutti a pugno chiuso.

Mino

Non lasciamo spazio ai “piagnucoloni” perditempo e detrattori di professione.

Mino

Passatempi estivi

Così ci verrebbe da commentare una mail che ci è arrivata il 13 luglio da un lettore, simpatizzante di Lotta comunista, che si è sentito offeso dai contenuti e dal tono del dibattito su Lotta cominciato sul forum nel mese di giugno. La pubblichiamo integralmente qui di seguito, credendo che si commenti da sola. Naturalmente, benché il lettore si firmi, correttamente, per esteso, abbiamo omesso il suo nome e usato iniziali di fantasia.

Due cose, però, vorremmo aggiungere, cose per altro ovvie. Il sensibile simpatizzante di Lotta, forse non conosce o dimentica l'asprezza di certi dibattiti all'interno del movimento rivoluzionario (tra gli stessi bolscevichi, per esempio), asprezze che, giustificabili o meno, non sono nemmeno paragonabili al modo in cui si è svolta la discussione su Lotta, nella sostanza corretto e rispettoso del regolamento del forum stesso. Altra cosa, siamo noi a decidere chi escludere o meno e se fare degli strappi alla regola per quanto riguarda la lunghezza degli interventi: come nelle assemblee pubbliche, capita spesso che il moderatore conceda più tempo, di quanto preventivamente stabilito, per amore o per forza, diciamo così.

Ancora una precisazione. Il post di XY non era stato pubblicato per un'operazione in automatico del programma, che l'aveva catalogato come spam, “decidendo” quindi di oscurarlo (unpublished), indipendentemente dalla nostra volontà. Non è la prima volta che capita e, probabilmente, capiterà di nuovo. Quando XY ci ha “cortesemente” segnalato la cosa, abbiamo ovviato agli automatismi e messo “in chiaro” il post medesimo, perché esso rispetta il regolamento e quindi non c'era ragione per non pubblicarlo, non per gli “avvertimenti” di XY. Le pressioni, chiamiamole così, di qualunque specie, non ci piacciono tanto e le lasciamo ad altri che sembrano essere ben più pratici di noi in questo genere di cose (vedi, per esempio: combat-coc.org).

Infine, un dubbio: ma la mail è stata un'iniziativa personale di XY oppure è il frutto di un'ispirazione superiore? Mah!

Smirnov

_Sono XY e scrivo perché mi sono sentito offeso in maniera

gratuita da alcuni commenti di partecipanti al vostro forum. La

discussione è quella del 8 giugno 2017 nel forum dal titolo: quello su

“Lotta comunista ladruncoli di un patrimonio ritenuto incustodito”.

Ci sono messaggi palesemente in contrasto con il Vostro regolamento:_

_punto 2) includere messaggi od utilizzare nickname dal contenuto

osceno, blasfemo, diffamatorio, o comunque illegale;_

_punto 3) includere messaggi di carattere esclusivamente polemico,

minacciare, molestare od ingiuriare terzi od altri partecipanti al

forum;_

_punto 11) pubblicare messaggi di carattere personale e/o comunicazioni

indirizzate esclusivamente ad un determinato interlocutore, più

propriamente gestibili mediante email o chat;

punto 12) pubblicare interi articoli o comunque messaggi eccedenti le

15-20 righe (circa 2000 caratteri).

Mi ritengo personalmente leso dai commenti di Wolf, Saverio e Kyoschi.

Non sono un “ladruncolo” ma sono un lettore di Lotta Comunista, come

di molti altri giornali tra cui Battaglia Comunista; ho partecipato a

conferenze in luoghi pubblici di LC e non sono stato

strumentalizzato.

I moderatori hanno deciso una conseguente accettazione decidendo di

intervenire a sostegno della discussione diffamatoria, polemica e

ingiuriosa che peraltro era oggettivamente possibile chiuderla

nell’immediatezza.

Nel primo intervento di Leo Wolf c’è anche una minaccia esplicita

:”prendiamoli a schiaffi materialistici, e, se sarà il caso, anche

materiali.”

Se non verranno rimossi tali post o non verrà pubblicata la mia

personale risposta inviata al Vostro forum ieri sera, sarò costretto a

rivolgermi al Garante della protezione dei dati personali per far

rimuovere gli stessi.

Da questo momento il gestore del sito è avvisato delle possibili conseguenze.

Cordiali saluti.

In Fede

XY_

mi pare che le rappresentazioni di Wolf, Saverio (se hai militato per 23 anni, potevi andartene prima da LC…o sei stato cacciato per comportamento peloso??!!) e Kyoshi siano un po’ fantasiose.

Ovviamente, se è vero che RaMino non ha mai militato in LC e il suo non è semplicemente un artificio per far passare un burocrate di partito per un appassionato e indignato simpatizzante operaio, è difficile che conosca i meccanismi interni dell'azienda, per cui i suoi "pareri" sulla fantasiosità delle rappresentazioni su LC hanno, senza nessuna offesa, un valore corrispondente a zero. Ho militato per 23 anni in LC e non me ne sono andato subito per una serie di motivi: per prima cosa LC vent'anni fa non era quello che è diventata ora; secondo, non siamo evidentemente tutti così intelligenti ed accorti da renderci conto per tempo delle degenerazioni; terzo, come è stato già scritto e come avrai sicuramente letto: il ricatto economico. Se è vero che sei un metalmeccanico questo non è un problema che ti riguarda dentro LC, e me ne rallegro, ma senza titolo di studio e senza esperienze professionali, ad una certa età è difficile trovare qualcuno che ti dia uno stipendio per "tirare la carretta". L' insinuazione su una presunta cacciata per comportamento peloso, oltre che avere la arditissima caratteristica di essere un insulto personale lanciato nascondendosi dietro la sicurezza dell'anonimato, rivela perfettamente chi sei: un burocrate di LC. Di sicuro non sono stato cacciato, me ne sono andato con la nausea, anche per via di comportamenti "pelosi" dentro LC.

ma chi sono questi elementi che non sono della Vs organizzazione: spioni?! figli di papà?! burocrati sindacali falliti?! stalinisti nostalgici travestiti (ci mancava solo scrivessero “pagati dalla CIA”?!!)

Sembra quasi che chi scrive non si renda conto che la serie di appellativi infamanti che utilizza provengono proprio dal sozzo armamentario degli stalinisti... perché questo è LC: stalinismo travestito da leninismo.

Come sempre, ad accuse precise e circostanziate, a critiche sulle "debolezze" teoriche ed organizzative, gli scherani di LC rispondono nello stesso modo: insulti a cui non si può dare la risposta che meritano, esilaranti concioni retoriche sulla "grande lotta contro l'imperialismo" da cui non bisogna distrarsi perché LC è l'unico baluardo di internazionalismo nel mondo... Come si fa a non essere sopraffatti dal ridicolo? Come si fa a scrivere certe cose in buona fede?

Diamo spazio al comunismo? Sottoscrivo! Per farlo è necessario ripulire preventivamente il movimento operaio dalle scorie opportuniste costituite da tutti i perditempo, i piagnucoloni e i detrattori di professione di LC. Dentro LC ci sono centinaia di compagni veramente degni di questo nome -e va da sè che il "simpatizzante" RaMino, la cui unica scusante è quella di essere ignaro rispetto alle complesse questioni in cui si addentra imprudentemente, non potrà mai considerarsi uno di loro-, compito dei rivoluzionari è quello di sottrarli all'attività mercantile e recuperarli alla lotta per l'internazionalismo.

Faccio peraltro notare, a chi invoca una discussione seria su questioni teoriche, che i primi due interventi di Wolf e Kyoshi, che vertevano principalmente su questioni teoriche non hanno ottenuto risposta. Signori, non potete lamentarvi di una carenza di critiche serie; date solo la dimostrazione che le questioni teoriche sono per voi "terra incognita" e che l'unica cosa che vi fa scattare è quando si va a "smucinare" nel vostro nervo scoperto: il "portafoglio". Come sia squallido tutto questo è inutile dire...

C’è un mondo capitalistico che fa pagare alla classe operaia un prezzo altissimo: di vite, di contraddizioni, di soprusi e di illusioni “democratiche”.

in un mondo borghese imputridito, dove l’imperialismo schiaccia uomini e donne. La lotta tra briganti imperialistici è palese e va combattuta in tutte le sue forme.

... e c'è chi ha la faccia tosta di parlare di linguaggio puerile... ma dove siamo? al kindergarten del comunismo scientifico? Alla recita di fine anno scolastico in cui bisogna mandare a memoria i canti natalizi? Suvvia... anche delle verità inoppugnabili quando vengono ripetute fuori contesto e con la pretesa di insegnare qualcosa diventano delle banalità...

Credo che tutti quanti su questo forum abbiano il diritto di aspettarsi un pochino più di impegno. Si può fare di meglio. O no?

Brevemente:

1) si puo fare sempre di meglio, ma se si discute tra rivoluzionari. LC spa non rientra nella categoria, quindi con i cervettisti, che da lungo tempo si sono allontanati dal marxismo per abbracciare un ideologia mista di marketing e kautskismo, non abbiamo molto da fare se non denunciarneblo schieramento nel campo della sinistra borghese, il sostegno al sindacato padronale cgil e una ideologia che, nonostante le etichette, nulla ha a che fare con il comunismo rivoluzionario e la sinistra comunista italiana.

Le sublimi sciocchezze del “Cerbero” che si atteggia da filisteo piccolo-borghese.

Primo: Finalmente il “peloso” Cerbero esce allo scoperto e dimostra la mia personale ipotesi della sua cacciata. Io a 39 anni sono stato licenziato, nel 2008 a causa della chiusura della mia azienda. Mi sono trovato alla soglia dei 40 anni a dovermi reinventare un lavoro. Mi sono tirato su le maniche e dopo ben tre anni mandando centinaia di curriculum e 18 colloqui (e dovresti saperlo che i gruppi come lc, bc, programma, troskisti vari non hanno nessuna via prioritaria per trovare un lavoro … figurati chi simpatizza … anzi…) ho trovato un lavoro in fabbrica a 1350 euro.

Dovresti sapere delle dinamiche del mercato del lavoro borghese (leggi Marx), non puoi prendere in giro migliaia di lavoratori che sono stati nella mia e sono nella tua situazione indipendentemente dalle esperienze politiche. Che cosa c’entra che sono un metalmeccanico e non è un problema per lc ? È qui che si vede che sei un filisteo piccolo-borghese, con delle venature astiose personali.

E tu vorresti difendere gli operai ? Diceva Antonio all’on. Trombetta: “Ma mi faccia il piacere!”

Secondo: grazie per il tuo contributo Smirnov. Volevo soltanto ribadire la bassezza di quel pseudo dibattito “teorico” del “Cerbero”, oggi con la testa di Saverio.

Paragonare il dibattito all’interno dei bolscevichi con questi “haters” del Web mi pare un po’ eccessivo.

La lotta dei bolscevichi non era solo contro i menscevichi, ma anche all’interno delle proprie file e quindi Smirnov hai perfettamente ragione c’era dell’asprezza non per “passatempi estivi”.

Dove sono nel dibattito del “Cerbero” le differenze con gli ultimatisti, gli otzovisti, i liquidatori, i “cercatori di Dio”, dove sono le polemiche contro “i socialdemocratici dei giorni della libertà”.

Soprattutto in un contesto storico in cui la repressione contro i bolscevichi era all’ordine del giorno.

Forse il “Cerbero” fa parte di quei “poputčzkj”.

Se la discussione fosse rimasta su un terreno teorico poteva essere interessante, ma qui mi pare che non ci siano neanche le letture marxiste di fondo. Marx legge, recensisce, commenta, controbatte i maggiori economisti borghesi dell’epoca: Steuart, Smith, Quesnay, Paoletti, Schmalz, D’Avenant, Petty, Mill, Garnier, Ramsay, Ganilh, Ricardo, Ferrier, Lauderdale, Destutt de Tracy, Storch, Nassau, Rossi, Linguet, Rodbertus, etc. letture decisive per l’elaborazione del suo pensiero economico.

Probabilmente il “Cerbero” fisiocratico gli avrebbe contestato di “rubacchiare” le teorie sul plusvalore dalla scuola borghese.

Terzo. Diamo spazio al comunismo. Io sono un operaio che vuole avere delle indicazioni precise, oggi, per una battaglia politica contro l’imperialismo: ma questi “strani poputčzkj”, che si atteggiano con sublimi sciocchezze da professori accademici, che non sfogliano il giornale di Lotta (Prometeo, Programma, etc.) cosa dicono sull’imperialismo Europeo ?

Cosa dicono del nuovo aereo da guerra presentato dal presidente francese Macron, che a fianco del cancelliere Angela Merkel, ha comunicato la decisione al termine del consiglio dei ministri intergovernativo che si è concluso a Parigi ?

E che indicazione diamo agli operai sul “capriccioso” e forse litigioso imperialismo europeo che però ha dato una zampata all’Africa con i suoi artigli affilati?

Allora il G-20 non è andato “tutto come previsto”.

La Mogherini ha firmato un piano di sviluppo presentato dalla confindustria tedesca. Questo piano, mi pare, va oltre ai semplici aiuti per lo sviluppo.

È una risposta all’imperialismo cinese in Africa ?

Una controvia dell’UE in Africa ?

E se l’operazione Serval in Mali si europeizza sempre di più vuol dire che i confini dell’imperialismo europeo si allargano.

È una lotta tremenda tra briganti imperialistici sulla pelle del proletariato africano. Quali indicazioni pratiche diamo alla classe operaia ?

Io voglio un confronto su questo, sul “che fare” e cosa dire ai miei colleghi e basta con queste discussioni sterili su chi ha il bollino doc del partito internazionalista.

Non mi interessano le risposte “brevi” e patetiche alla Lotusflower, il comunismo non va studiato in modo libresco staccato dalla vita e dalla lotta, diamo risposte politiche alla nostra classe … almeno voi di BC…e lasciamo il “Cerbero” che ci apra un “Gasse” di saggezza e non uno “Gosse” di scienza.

Non sono un anonimo “burocrate” sono un orgoglioso operaio XY.

Un saluto a tutti a pugno chiuso.

XY (Mino)

Ciao a tutti e a Mino,

premetto che non intervengo molto nel forum, perché oggettivamente poco tempo a disposizione, quindi, mi scuso per la sinteticità forse eccessiva del mio intervento.

Prima cosa: concordo in pieno, va da sé, con l'intervento di Lotus, che non solo non è patetico, ma coglie perfettamente la natura di LC, così come l'hanno colta, ancora più nel dettagli, altri compagni qui intervenuti, dandoci uno spaccato del "pensiero e azione" di Lotta quanto mai vivido e realistico, confermato, praticamente parola per parola, da altri ex lottisti che hanno abbandonato disgustati (e, non di rado, purtroppo bruciati per ogni altra militanza ) l'organizzazione.marketing.

Mino - e lo dico senza spocchia alcuna! credimi - secondo me fraintendi completamente gran parte dei discorsi qui fatti e non solo l'articolo sul G20; ma quel che è più grave, secondo me, è che fraintendi perché hai l'impostazione tipica di Lotta che fa grandi discorsi in stile Sole 24 ore, ma non si capisce dove voglia andare a parare, cioè quali indicazioni politiche (in senso di comuniste, va da sé) dia ai suoi lettori e in primis al proletariato in cerca di orientamento. Nell'articolo sul quale ironizzi si dice che l'imperialismo europeo è "capriccioso" per dire ironicamente che non è ancora bell'e fatto, per sottolineare i contrasti interni, cioè gli interessi diversi e persino contrapposti, a volte, tra i vari segmenti della borghesia europea. Per te, per Lotta esiste già un imperialismo europeo fatto e finito? questo è il vostro punto di vista: per noi no e la prova è, oltre agli screzi che emergono non raramente, la mancanza di uno stato unitario, quindi di un esercito unico, di un sistema fiscale unico ecc. ecc. La borghesia europea ci sta provando, sono sessant'anni almeno che ci lavora sopra, ma ha ancora della strada da fare. Pensi che la Francia ceda volentieri il suo influsso, diciamo così, nell'Africa subsahariana alla borghesia tedesca, italiana ecc.? Gli aerei di Macron sono prima di tutto per la Francia, poi si vedrà. In ogni caso, dici bene: che indicazioni politiche si danno al proletariato europeo? Leggendo Lotta, facendo lo slalom tra una selva di parole para-diplomatiche, che sembrano messe lì apposta per non far capire un c... a chi legge, non si capisce. Allora, un criterio-guida per opporsi all'imperialismo europeo potrebbe essere quello di rifarsi alla vecchia indicazione di cominciare a lottare dal nemico in casa propria, cioè a cominciare dalla "propria" borghesia, sul proprio posto di lavoro (se si ha un lavoro). Ma come si può lottare efficacemente contro il padrone a cui siamo direttamente sottomessi? Non solo fiancheggiando spudoratamente la CGIL, ma assumendo ruoli di responsabilità all'interno del sindacato e quindi condividendone le politiche schifosamente antioperaie? Una cosa è, in quanto lavoratore, prendere la tessera del sindacato (tatticamente si può anche fare, dipende), ben altra, appunto, assumere ruoli di responsabilità nel sindacato, anche a livelli alti. E' così che Lotta si oppone all'imperialismo europeo? Dai, su!

Per quanto riguarda le asprezze, certo che mi riferivo anche e prima di tutto ai dibattiti infuocati dentro il partito bolscevico, ma non mi risulta che nessuno dei contendentdi si sia mai rivolto all'Okrana - giusto per fare un esempio - perché offeso e risentito per gli attacchi ricevuti sulla stampa? Ancora una volta, dai, Mino, su! E poi, perché richiamare, in nome di un buon tempo andato, le "correnti" bolsceviche o gli economisti usati e/o criticati in vario modo da Marx per denigrare, abbassandoli, i compagni intervenuti in questo dibattito? Che c... c'entra Steuart ecc?

Infine, il "tutto come previsto" si riferisce anche al comportamento di chi organizza e partecipa in vario modo alle contestazioni dei vertici come il G20 che ha replicato puntualmente, nelle sue diverse "anime", la prassi vista da vent'anni a questa parte. Ma Lotta cos'ha da dire su questo, quali sono le sue indicazioni politiche a un ambiente politico che, sia pure confusamente e per lo più su basi nettamente riformistiche, intende sinceramente lottare (almeno alla base) contro questa società? Posso naturalmente sbaglia, ma non mi sembra di ricordare prese di posizione specifiche da parte della tua organizzazione su questi argomenti e in questi ambiti.

Mi fermo qui, registrando una volta di più che Lotta non va al cuore dei nodi teorico-politici, perché è disabilitata per poterlo fare. Giusto per, mi viene sempre in mente la prefazione, credo di Cervetto, all'Imperialismo di Lenin pubblicato da Lotta: non so se definirla comica o tragica (facciamo tutte e due, va'), perché quel testo, nella prefzione suddetta, sembra un manualetto di diplomazia ad uso di studenti simil-bocconiani, non un'arma politica di lotta proletaria qual esso è!

Un saluto a tutti,

Smirnov

L’”orgoglioso operaio” si è stizzito… benissimo.

L’impostura non poteva emergere meglio e gli sproloqui eccitati/agitati di Shai (visto che siamo in vena di appellativi mitologici quale migliore rappresentazione per RaMino del dio egizio col corpo di serpente e la testa di suino?) ribadiscono, se mai ce ne fosse stato bisogno, la maleodorante natura del mestierante di LC.

Visto che si insiste sul tema del “peloso” credo sia mio dovere ringraziare Shai per i peli sulla lingua che comunque ha mantenuto nella sua requisitoria, anche se sappiamo tutti a quale deretano appartengono…

È bello constatare che esiste qualcosa che scuote questi sfruttatori di manodopera giovanile malpagata e oppressa… peccato si tratti sempre e solo di denaro, l’unica cosa che veramente conti per un’azienda fatta di bilanci trimestrali, che ha per unico scopo quello di autoconservarsi per stipendiare la vasta pletora di culi di piombo che dai loro scranni di “rivoluzionari” mandano centinaia di giovani a vendere un giornale ridicolo, sotto il sole, la pioggia e la neve, mentre loro praticano l’onanismo teorico… e pratico nei loro ufficietti.

Non voglio sprecare spazio per ribadire a chi “non capisce di professione” (altro che rivoluzionario) la differenza tra la sua situazione e quella di tanti altri. Cercherò di spiegare il tutto in parole semplici in maniera tale che chiunque altro possa capire: se un poveraccio viene licenziato da LC S.r.l. dopo vent’anni di tempo pieno, senza un titolo di studio e senza altre esperienze lavorative, che cosa scrive nel curriculum? Venditore di cartaccia per vent’anni in un’azienda che ufficialmente non esiste? Ma rifletti su quello che dici o cos’altro? Ovviamente non è impossibile trovare un lavoro (per quanto precario e malpagato) ma non è questo il punto. Il punto è che questa difficoltà per moltissimi compagni è l’unico motivo per continuare a spalare merda nella sentina politica di LC, magari per pagare le tasse scolastiche dei figli. Non mi illudo che Shai possa capire, sicuramente il nostro “orgoglioso operaio” non rischia le delizie del licenziamento da LC, è una fedelissima guardia giurata. Ah, a proposito – con certi crani di legno i concetti vanno ribaditi a martellate (metaforiche ovviamente! Si dovesse impaurire qualcuno) – non sono stato “cacciato” da LC, LC non “caccia”, al massimo licenzia dal tempo pieno, ma comunque mi sono allontanato per divergenze politiche. LC non caccia perché c’è sempre speranza che chi si allontana “cacci” una sottoscrizione in denaro, mensile o una volta ogni tanto; LC non caccia chi inventa i numeri di giornali venduti, euro, partecipanti alle conferenze, perché tutto fa brodo per dimostrare che “siamo in crescita” (chiedere al comitato di Milano); LC non caccia i dirigenti cinquantenni che approfittano della loro posizione per insidiare le giovani compagne dei circoli, magari fidanzate con altri giovani compagni (chiedere ai comitati di Roma e Genova); LC non caccia chi chiede sottoscrizioni di 10.000 euro a persone con gravi ed evidenti problemi psichici (chiedere al comitato di Roma), perché più che la decenza poté l’autofinanziamento (o la circonvenzione di incapaci)… LC non caccia, e Shai lo sa benissimo, nonostante i suoi maldestri tentativi di screditare chi scrive (tipica, lercia, prassi stalinista).

Questi, come tutte le cose scritte in precedenza, sono fatti, fatti troppo circostanziati e collegati armoniosamente tra loro per essere frutto di fantasia… ci vorrebbe il genio romanzesco di Victor Hugo per costruire questa grande “corte dei miracoli”, ed io, come gli altri compagni, non abbiamo particolari predisposizioni per la letteratura d’appendice…

Ritengo che il paragone di Smirnov a proposito dell’ “asprezza di certi dibattiti all'interno del movimento rivoluzionario” non possa più, da lungo tempo ormai, applicarsi a LC. LC non fa parte del movimento rivoluzionario: LC è un’organizzazione opportunista nociva per il movimento operaio e l’opportunismo non è l’ala destra di quest’ultimo, ma l’ala sinistra della politica borghese. Non credo di infastidire i moderatori del blog affermando che nulla lega più in nessun modo gli internazionalisti a questo ciarpame pseudorivoluzionario autodefinitosi Lotta comunista. Viene meno anche la cortesia di chiamare “compagni” i prezzolati aziendali che si prestano allo sporco mestiere di difendere l’indifendibile.

L’”orgoglioso operaio” deve aver appena finito di leggere, non senza averlo “comprato” s’intende, la “Storia del Partito bolscevico” di V. Nevskij edito da Pantarei, e vuole impressionarci con tutto quello che ha appena finito di ingurgitare… senza digerire. Siamo sempre nel cortile del kindergarten.

Shai elenca senza scopo ultimatisti, otzovisti, liquidatori, “cercatori di Dio”, “i socialdemocratici dei giorni della libertà” e i “poputčzkj”… è il disperato tentativo di far credere che la sua organizzazione abbia qualcosa a che vedere con l’esperienza bolscevica e con le sue battaglie teoriche e politiche. Ha dimenticato di citare il movimento dell’epoca che più lo inquadra, visto il suo modo di porsi: gli “operai” zubatoviani col distintivo nella saccoccia.

Ma poi il rinnegatore di Marx va anche oltre, e cita: Steuart, Smith, Quesnay, Paoletti, Schmalz, D’Avenant, Petty, Mill, Garnier, Ramsay, Ganilh, Ricardo, Ferrier, Lauderdale, Destutt de Tracy, Storch, Nassau, Rossi, Linguet, Rodbertus…

A dimostrare esclusivamente che l’unica cosa che ha letto del Capitale è l’indice dei nomi… almeno ha avuto l’accortezza di non elencarli in ordine alfabetico. È sveglio il nostro Shai!

Che Shai sia un "pasdaran" di LC lo si intuisce dall'affermazione circa lo studio fatto da parte di Marx dei giganti del pensiero economico borghese, giganti che si inseriscono pienamente nella fase storica dell'ascesa borghese, giganti che avevano ancora molto da insegnare e che era necessario analizzare criticamente per impostare una teoria economica materialista, rivoluzionaria, del proletariato. Il frutto di questo lavoro pluridecennale di Marx e di Engels sono i Grundrisse, Il Capitale, gli scritti sulle teorie sul plusvalore… Cosa vuole dirci Shai? Che il Capitale di Marx deve essere aggiornato alla luce degli attuali economisti borghesi? Alla luce di Milton Friedman, Paul Krugman, Kenneth Rogoff e altri “campioni” di una "teoria" economica borghese che è solo mistificazione infantile, che non ha nulla da insegnare e che è stata demolita dalla teoria economica marxista prima ancora che invadesse le accademie borghesi?

Non credo. Molto più probabilmente Shai vuole giustificare - in verità in modo assai maldestro - la sudditanza (questa si filistea!) dei "teorici" di LC dagli analisti borghesi della politica internazionale. Sudditanza filistea e codina per i vari Kissinger, Kennedy, Brzezinski che spiega perché gli articoli del giornale LC assomigliano ad un elenco dettagliato delle posizioni di questi ultimi, senza nessuna analisi ed anzi spesso presentate come il non plus ultra dell'elaborazione, da condividere in pieno salvo una piccola ed insignificante chiosa in fondo all'articolo: "l'unica guida è l'internazionalismo". Ci si riempie la bocca di "teoria marxista delle relazioni internazionali" mentre allo stesso tempo la si appiattisce sulle ultime del New York Times, di China Today o sull'ultimo bestseller di Henry Kissinger. Per cortesia…

L’”orgoglioso operaio” vuole delle indicazioni precise per la lotta politica all’imperialismo? Non ci stupisce affatto dal momento che non può certamente aspettarsele dalla sua organizzazione. Al massimo può attendersi le indicazioni per la strada che porta da Milano (o da dove diavolo abita) al primo paesino di provincia da saccheggiare con le “diffusioni straordinarie”.

L’imperialismo europeo? Per LC è un comodissimo “nemico in casa nostra” che permette di stornare qualsiasi seria e concreta battaglia politica dagli imperialismi nazionali e concretamente operanti, compreso quello italiano, verso un imperialismo continentale che proprio in Africa, ha dimostrato di essere tutt’altro che unito politicamente ma piuttosto nettamente diviso dalla competizione sul mercato mondiale (basti vedere la contrapposizione tra Italia e Francia in Libia, per dirne una soltanto). E che l’UE sia una confederazione di cui le miopi borghesie nazionali si servono quando fa loro comodo, salvo scaricarla nell’ognuno per sé quando interessi economici e politici nazionali prevalgono, è cosa che non merita nemmeno di essere approfondita per quanto è sotto gli occhi di chiunque. Comunque per LC è comodo additare al proletariato un nemico “in prospettiva” per evitare accuratamente di fare la benché minima denuncia delle imprese imperialistiche dell’imperialismo straccione italiano, che, tutto sommato e guarda caso, tollera benevolmente le attività della sua azienda non registrata.

Ma c’è ancora da divertirsi. In seguito alla proiezione europea dei circoli di LC persino l’imperialismo europeo, quando mostra di arrancare o sembra trovarsi in mezzo al guado, va difeso. Va difeso contro le derive nazionaliste e populiste che mettono a rischio i “vantaggi oggettivi” dell’unificazione continentale, come la libera circolazione delle merci e delle persone, i proletari forse? No, niente affatto, i venditori di giornali e i giornali da vendere a Parigi, Valencia, Londra…

Le vecchie volpi per mesi interi hanno paventato sul loro giornale (come può notare Shai, lo sfoglio) il pericolo di una “catastrofe politica” per il proletariato europeo nel caso di vittoria degli euroscettici, non risparmiando citazioni di Marx, Lenin Trotsky, vergognosamente utilizzate per giustificare la “progressività” dell’unificazione UE, attaccando (sacrosantamente) il nazionalismo piccolo borghese dai tempi del Brexit, passando per le elezioni austriache, olandesi, referendum ungherese e così via, fino alle… elezioni francesi! Di colpo, con la vittoria di “Macron l’europeo” e la sconfitta della “fascista” Le Pen, il tono degli editoriali cambia: si torna a scrivere di lotta contro l’imperialismo europeo! Ovviamente. Pericolo scampato in uno dei Paesi fondamentali per il processo Ue. Il processo ha dimostrato di essere forte e si può riprendere ad attaccarlo verbalmente, platonicamente, ora che il pericolo è passato e che il calcare la mano sull’opposizione all’imperialismo Ue non rischia più di produrre risultati tangibili. Bolscevichi in Europa? O bolscevichi PER l’Europa? Ai fatti l’ardua sentenza.

Il Che fare ce l’hai da tempo caro Shia, LC al massimo può darti il Che NON fare. Se non ti accontenti delle brevi risposte (le uniche che meriti, ma io sono di buon cuore) puoi cercarle altrove e magari sforzarti di dare tu una risposta qualsiasi, anche piccina piccina, alle critiche che vengono sollevate sul business che chiami lotta politica.

PS: Certamente non sei un “orgoglioso operaio” – e se lo sei il tuo zubatovismo non rende onore alla classe – sei un burocrate “semi-anonimo”, perché il nome l’hai messo (posto che sia vero), ma sempre burocrate.

Un saluto compassionevole

Saverio

Quando ho scritto quanto sopra, non avevo ancora letto la risposta di Smirnov, che condivido pienamente notando anche la sintonia nelle argomentazioni...

...Io non lo so chi ha la patente del partito internazionalista doc, ma discutiamo nel merito delle questioni. Come fanno altri compagni e altri partecipanti sul forum. Non lasciamo spazio...

...dovresti saperlo che i gruppi come lc, bc, programma, troskisti vari...

Avete notato come il burocrate di Lottalmarket cerchi di tendere una mano "pelosissima" a BC per additare Saverio, Wolf e me come Haters del web, personaggi "strani", denigratori di professione, sindacalisti falliti e via insultando? E' come se dicesse: "Perchè vi immischiate con gente del genere? Noi e voi siamo compagni e si può discutere amabilmente... ma con questi provocatori giammai!"

A parte il fatto che questa affabilità non solo è pelosa ma addirittura puzzolente, visti i precedenti di tolleranza per il dibattito di Lottalmarket, non ricorda l'infame modo di isolare e screditare gli avversari tipico degli stalinisti? Ricordate Pietro Tresso, Mario Acquaviva e Fausto Atti?

Io, parlo per me, non voglio certo paragonarmi a questi compagni o considerarmi alla loro altezza, ma di sicuro il lottista è "alla bassezza" degli stalinisti, ma senza la capacità di colpire impunemente.

Visto l'accordo di fondo che ci lega alle posizioni di BC crediamo di poter intervenire sul suo blog, e finora questo diritto non ci è stato contestato, abbiamo solo aggiunto carne al fuoco, carne marcia purtroppo, ma se l'arrosto è fetente non è certo colpa nostra...

I tentativi di screditare e isolare non vanno a buon fine caro burocrate69, sappiamo che una mano tesa da LC è un artiglio pronto ad arraffare (soldi perlopiù). Ritenta, magari sarai più fortunato.

Il Cerbero è un cane a tre teste, il lottista talebano è un cane senza testa.

diamo risposte politiche alla nostra classe … almeno voi di BC…e lasciamo il Cerbero...

Il lottista parla di odio. Nei nostri interventi si legge odio, astio, rancore? Probabile. L'odio di classe per gli sfruttatori e per i NEMICI del proletariato è l'unico sentimento umano che resta a chi vuole lottare per rovesciare il loro dominio. Una cosa è certa: di tutto quello che è stato scritto non c'è una sola cosa non vera. Se l'odio c'è, non altera certamente la nostra capacità di giudizio o di dire il vero, ma penso si tratti più di viscerale disprezzo, giustificato dall'essere stati per anni testimoni silenti di una prassi infame.

Il silenzio è finito.

Abituatevici.

Il “Cerbero” si agita, fa chiasso e le sue sublimi sciocchezze acquistano coraggio, con la pretesa ad una superiorità e ad una profondità di pensiero che le distingue dalle sciocchezze semplici. Adesso hanno capito anche i lettori di bc. Non una parola sull’imperialismo cinese, sull’imperialismo USA, non una condanna all’imperialismo europeo. Ma con tutta questa intellighenzia, “poputčzkj”, io me ne sarei andato prima da lc . Il dubbio mi rimane, io continuo a pendere per una cacciata preventiva.

Potevi dirlo prima senza fare tutti questi panegirici su lc, avresti avuto la mia totale solidarietà.

Secondo. La denuncia dell’imperialismo italiano e della politica dei grandi gruppi economici mi sembra molto netta e chiara su lc.

Terzo.

…vergognosamente utilizzate per giustificare la “progressività” dell’unificazione UE…

Dove hai letto su lc che sarebbe “progressivo” il processo di unificazione ? Io personalmente non l’ho mai letto; ma sfogliando e non leggendo è difficile capirlo.

Cita con precisione, altrimenti le critiche sono generiche.

Io ho capito che all’interno dello stesso Stato è naturale che si esprimano interessi diversi, anche in conflitto tra loro. Vale anche per gli Stati Uniti per esempio sulla riforma sanitaria stanno facendo un disastro. Il partito repubblicano è lacerato. sono spaccati gli Stati in USA, sul ritiro dalla convenzione di Parigi. Ma allora stai sotto intendendo che non esiste un imperialismo americano ?

L’imperialismo europeo … Va difeso contro le derive nazionaliste e populiste che mettono a rischio i “vantaggi oggettivi” dell’unificazione continentale…

Anche qui, ho cercato sul giornale questa “difesa” dell’imperialismo europeo, o lo combattono quelli di lc o lo difendono ? deciditi e delucidami. Ma cita con precisione, su via non fare il Calibano!

Quarto.

E che l’UE sia una confederazione…

Ma ammetti la Confederazione ? Ma la Confederazione è già una forma di stato! E poi ci sono anche elementi federali, se guardi bene, ad esempio nella BCE vale il voto a maggioranza. Io penso che sia meglio sopravalutare il nostro avversario di classe che sminuirlo. Penso che dare un prospettiva alla nostra classe di alzare lo sguardo su un mondo che vede oggi la dimensione continentale il terreno di caccia della borghesia sia un indicazione vitale. In Africa le missioni sono europee sotto egida Mogherini. Vogliamo denunciare le porcate europee e nazionali ? Poi gli Stati nazionali fanno valere vecchi retaggi e interessi particolari.

Quinto. Ma che giornali sfogli tu ? Marx ed Engels leggevano tutti i giorni il New York Times, il Times, il Guardian, Allgemeine Zeitung, il Daily News, Le Moniteur, il Das Volk, etc. (non li ho messi in ordine alfabetico così ti confondo un po’).

Addirittura scrivevano su alcuni di questi giornali, certamente per avere qualche soldo, ma hanno scritto articoli importantissimi, seguivano attraverso queste letture (per il Cerbero “borghesi”) che hanno permesso a Marx ed Engels di conoscere la borghesia dell’epoca e le sue porcate, e soprattutto di combatterla conoscendola a fondo. Se poi, tu, hai un metodo migliore per raccogliere dati, linee politiche, espressione di interessi particolari, nuove frazioni emergenti, nuove forme ideologiche borghesi senza sfogliare il Sole, il New York Times, il China Today o l'ultimo “bestseller” di Henry Kissinger, dimmelo, non tenercelo segreto.

Attenti Smirnov e Lotus che se su Prometeo (per esempio nell’articolo “Non c’è soluzione capitalistica a una crisi economica sempre più profonda” che a me piace parecchio) avete citato ben 7 volte il “Financial Times”, le prossime vittime sacrificali sarete voi.

Sesto. Attenzione, però “Cerbero”, che a sfogliare soltanto quotidiani italiani finisci per lottare contro l’imperialismo lombardo. Per carità meglio contro l’imperialismo lombardo che il nullismo. Però qui siamo nel cortile dell’oratorio delle Orsoline, meglio Froebel…

Settimo. Quando passano i ragazzi da casa mia, comunque, gli chiedo delucidazioni su questi argomenti (2, 3 e 4 punto soprattutto) e per fortuna che fanno due passi in provincia, perché prima abitavo in Città, ma dopo aver perso il lavoro mi sono trasferito, in provincia qui le case sono più economiche. E sono molto contento che ci siano dei giovani che dedicano del tempo alla politica.

E se veramente ci fossero compagni di lc (o anche di bc, di Programma, etc) a Parigi, Varsavia, Londra, Berlino o Madrid sarebbe bellissimo.

Ottavo. Sembra proprio che vuoi fare un esposto presso le autorità costituite per far fuori l’attività di lc.

Ma è una specie di odio grillino verso l’attività organizzata, verso la politica ?

Se si diffondono più giornali rivoluzionari dovresti essere contento anche tu.

Ma quale giornale diffondi tu ?

Nono. Sul sindacato, mi sembra i compagni di lc non abbiano paura di fare battaglie contro le burocrazie sindacali, sul mio contratto ho votato no, come loro.

Sei poi tutto il problema è la CGIL ?

C’è un mondo in tempesta, stanno ammucchiando proletari in campi di concentramento in Libia, pagati dall’UE (in primis Italia e Francia), muoiono in mare migliaia di uomini e donne è tutto il problema è il teatrino sindacale, ma stiamo scherzando....

Per ultimo. Caro giovane Kyoshi, ultimo avatar del Cerbero: sull’odio, sul rancore, sull’astio io sono diventato un materialista dialettico. Da giovanissimo ho frequentato un centro sociale, lì ad un certo punto odiavamo tutto quello che non era anticonformista, tranne la droga.

Non ho un odio individuale per nessuno in particolare, la nostra (come internazionalisti) è lotta del proletariato contro la classe che oggi domina: la borghesia.

Pensa che noi comunisti ci battiamo per una società che libererà individualmente anche i borghesi.

Il capitalista non occupa solo una mera posizione personale, ma occupa un posizione sociale nella produzione. Il capitale non è una potenza personale è una potenza sociale.

Per me la morale è tutto ciò che serve per la rivoluzione.

Io sono un comunista e, mi batto, adeguandomi ai tempi storici della lotta di classe che racchiude in sé il futuro dell’umanità.

Io sono per la rivoluzione proletaria, per il rovesciamento della borghesia, per l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, per una società senza classi e quindi senza stato.

L’odio e il rancore lo lascio ai preti che sono duemila anni che lavorano sulle debolezze umane. Io sono per il comunismo scientifico: quello del Manifesto.

Un saluto a tutti a pugno chiuso!

XY (Mino R.)

Finalmente una risposta.

Debole per quanto si voglia, timida, inesaustiva, ma una risposta meno pagliaccesca di quelle a cui ci ha abituato il burocrate travestito da operaio.

Mi sembra evidente che il tuo giornale lo leggi poco e male. Comunque, per rinfrescarti la memoria ti consiglio (ovviamente li sconsiglio a tutti i comunisti che non hanno tempo da perdere) due testi di Guido La Barbera: L'Europa e la guerra e L' Europa e lo Stato. Se non li avessi ancora acquistati potrei regalarti i miei, altrimenti sarà più che sufficiente sfogliarti gli articoli di penultima pagina scritti negli anni da La Barbera (sono sicuro che da qualche parte li tieni cari). Qui, tra un mare di citazioni insignificanti che oltre a dar gloria a giornalisti pescati a caso annoiano a morte il lettore, troverai la tesi secondo la quale il processo verso un blocco imperialistico europeo è un risultato acquisito sul piano economico mentre si procede a passo di marcia verso l’unificazione politica e militare. Nella stampa estera e nazionale il pomposamente nominato “laboratorio scientifico” di La Barbera (quelli che non gliela fanno più a vendere e che vengono riciclati per leggergli e tradurre giornali) va cercando spasmodicamente citazioni che confermino questa analisi e quando ci riescono il compiacimento rasenta l’orgasmo. Il problema però caro BRISCOLA è che l'indicazione strategica "opposizione proletaria all'imperialismo europeo " disarma la nostra classe, la lascia in mutande contro quello che è di fatto il nemico in casa nostra; un imperialismo italiano che per restare in politica interna negli ultimi 20 anni dal pacchetto Treu in poi ha ottenuto da tutti i governi che si sono succeduti la legislazione per favorire il peggioramento delle condizioni di lavoro e comprimere i salari. Senza il bisogno della mediazione europea. Un imperialismo tricolore che lotta sui mercati internazionali per spartirsi rotte commerciali, materie prime, sfere di influenza e quasi sempre i suoi più accaniti competitors sono i "partners europei".

Sicuramente saprai (anche se Guido non lo scrive) che le nuove norme internazionali prevedono un coinvolgimento diretto dei governi nelle transazioni riguardanti il traffico di materiale bellico. Bene. Ti chiedo: chi c'era con i boss di Fincantieri e Leonardo quando, qualche mese fa, hanno stipulato un contratto d'oro con il Qatar vendendo 28 eurofighter, 4 corvette, radar, missili, pattugliatori ecc.? I commissari europei o ministri e consulenti dell'ormai "defunto stato italiota". A te la risposta.

Ma vediamo di rispondere punto per punto alle questioni sollevate dall’”orgoglioso operaio” dell’azienda LC. Chiedo scusa in anticipo ai compagni di BC per la lunghezza delle risposte, pertanto le dividerò in più post.

Primo:

Non una parola sull’imperialismo cinese, sull’imperialismo USA, non una condanna all’imperialismo europeo.

Va bene, ti faccio contento, e inizio a salmodiare il rituale: contro l’imperialismo cinese, USA e contro l’imperialismo nel suo insieme; Condanno il progetto di unificazione imperialistica delle classi dominanti in Europa. Amen

Secondo: La denuncia dell’imperialismo italiano ti sembra molto netta e chiara su LC? Benissimo. Dove?

cita con precisione, suvvia non fare il Calibano!

Dove sono le denunce politiche di LC all’imperialismo italiano negli ultimi venti anni? Dov’è l’attacco politico, franco, aperto, pubblico, alle spedizioni militari italiane nel Corno d’Africa, in Kosovo, in Afghanistan, in Irak, in Libia? Vogliamo chiamarle missioni per conto dell’imperialismo europeo?

Vogliamo sostenere che in Irak l’Italia ha schierato mezzi e uomini perché era più europeista dell’asse franco-tedesco che invece se n’è astenuto?

Vogliamo sostenere che in Libia e in Africa in generale Francia e Italia non abbiano rapaci interessi contrapposti che difendono utilizzando i rappresentanti dei propri Stati, disponendo dei propri eserciti?

E veniamo estesamente al punto Terzo: Sulla manchette del numero di giugno 2016 di Lotta comunista, scritto a caldo subito dopo l’esito del referendum inglese sulla Brexit, si riscontra l’ultima versione di una tendenza, che si è manifestata già da diversi anni negli editoriali di questo foglio, che cerca di mettere velatamente in relazione l'unificazione tedesca della seconda metà del XIX secolo con il processo di unificazione europeo in corso.

Da notare in particolare l’affermazione secondo la quale:

Marx ed Engels, di fronte all’unificazione nazionale tedesca guidata da Bismarck [1866], conclusero che quella era comunque la rivoluzione borghese in Germania e come tale andava accettata: “per gli operai è naturalmente favorevole tutto ciò che accentra la borghesia”. Possiamo dire oggi lo stesso per l’unificazione europea? Si e no.

Per Marx ed Engels i processi di rivoluzione democratico-borghesi dell'800 avevano un carattere progressivo per motivi inequivocabilmente definiti:

-abbattevano le residuali pastoie feudali che intralciavano il libero sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici

-combattevano, in alcuni casi, la dominazione straniera che impediva l'unificazione del territorio su base nazionale o, sulla base della nazionalità oppressa maggiormente sviluppata in senso economico-sociale (vedi gli Ungheresi nei confronti delle minoranze slave all'interno del suo territorio storico)

in questo modo la rivoluzione nazionale, rimuovendo le barriere tra i piccoli stati costituite da dazi doganali, diverse valute, diverse unità di misura o addirittura diversi modi di produzione, poteva uniformare dal punto di vista territoriale la base economica per lo sviluppo del modo di produzione capitalistico.

La formazione di un unico mercato nazionale avrebbe rappresentato il dischiudersi di un più vasto sbocco per le merci prodotte dalle manifatture e dalla nascente industria capitalistica, permettendo così un rapido slancio dell'industrializzazione, a cui la concomitante concentrazione della proprietà fondiaria e la disgregazione contadina che ne è un riflesso avrebbe fornito il necessario serbatoio di forza lavoro: il proletariato.

Concludendo, per Marx ed Engels le rivoluzioni nazionali democratico-borghesi erano progressive in quanto, e solo nella misura in cui demolivano i residui di un modo di produzione storicamente superato, creavano le condizioni materiali per il superamento del capitalismo e l'agente storico di questo superamento, creavano ovvero l'industria e il proletariato.

Allo stesso tempo, per Marx ed Engels erano già evidenti i limiti storici della borghesia "rivoluzionaria", che iniziava già a metà del XIX secolo a temere che "l'assalto democratico" di ottantanovesca memoria potesse smuovere la nascente classe operaia su rivendicazioni proprie, come era avvenuto in Francia nel giugno del 1848. Anche per questo timore la borghesia cominciava a manifestare una certa timidezza nell'adempimento del suo compito storico, rivelandosi maggiormente incline al compromesso con forze feudali in grado di condurre una "rivoluzione dall'alto" che realizzasse il programma economico capitalistico unificando il Paese ma al prezzo del mantenimento della subalternità politica della borghesia nell'ambito dello Stato assolutista.

I limiti che la borghesia iniziava a manifestare erano dovuti ad una situazione storica contraddittoria, che vedeva da un lato la presenza di rapporti capitalistici ad uno stadio più avanzato rispetto al loro livello all'epoca della grande Rivoluzione francese del 1789 o della Grande Ribellione inglese del 1649, e dall'altro lato e allo stesso tempo, la permanenza in alcuni Paesi di vincoli feudali o assolutistici di ostacolo sia al libero sviluppo dei rapporti capitalistici che alla definitiva assunzione del pieno potere politico da parte della classe borghese.

In altre parole la borghesia di alcuni Paesi, mentre doveva ancora prendere d’assalto le proprie Bastiglie, era già alle prese con le prime rivendicazioni del suo antagonista storico: il proletariato.

Proprio in considerazione di queste circostanze Marx ed Engels avanzarono l'ipotesi della "rivoluzione in permanenza" in cui il proletariato portasse a termine i compiti storici che la borghesia non era in grado di assolvere in maniera conseguente, per poi far "trascrescere" il contenuto della rivoluzione in senso anticapitalistico.

Nel caso specifico della Germania, Marx ed Engels auspicavano una soluzione rivoluzionaria che avesse come perno la borghesia democratica delle sviluppate regioni della Renania, che prendesse l'iniziativa dell'unificazione germanica (compresa l'Austria tedesca) e dissolvesse gli ultimi residui feudali rappresentati dalla Prussia degli Junker, storica alleata del "gendarme d'Europa" zarista.

Di fronte al fallimento della soluzione renana, dovuta più alla vigliaccheria sociale e politica della borghesia tedesca che alla sua debolezza, i due fondatori del materialismo storico non poterono fare altro che "accettare" la soluzione prussiana della "rivoluzione dall'alto" operata da Bismarck. Perché?

Perché, pur tenendo conto della loro incompletezza, le guerre di annessione dell'assolutismo prussiano realizzavano alcune delle premesse economico-sociali necessarie al pieno sviluppo del mercato capitalistico nazionale tedesco. Da un lato infatti si unificavano in una certa misura i vari stati del ex sacro romano impero germanico, dall'altro gli junker erano sempre più costretti ad appoggiarsi alla borghesia industriale per condurre guerre di tipo moderno che necessitavano di acciaio per armi e ferrovie, dando così una poderosa spinta all'industrializzazione tedesca, pur concedendo il minimo di rappresentanza politica alla borghesia.

Mercato nazionale significava dunque sviluppo e concentrazione dell'industria su scala nazionale e concomitante sviluppo delle sostanze infiammabili della rivoluzione, ovvero della classe operaia.

In questo senso, e in esso soltanto, hanno senso le parole di Marx ed Engels:

per gli operai è naturalmente favorevole tutto ciò che accentra la borghesia

È verissimo che per gli operai è naturalmente favorevole tutto ciò che accentra la borghesia, ma quando la borghesia ha ancora bisogno di essere accentrata, dunque in relazione alla necessità dello sviluppo dell'industria e del proletariato in contrapposizione ad ostacoli precapitalistici che lo frenino.

Cosa ha a che vedere questa necessità, storicamente adempiuta, con quella della borghesia europea di dotarsi di poteri statali unificati alla scala continentale?

Assolutamente nulla, e decontestualizzare questa frase utilizzandola per spiegare un fenomeno di natura del tutto diversa significa o una madornale incomprensione o una palese mistificazione.

Nello stadio imperialista del capitalismo, intravisto da Marx ed Engels e descritto analiticamente da Lenin agli inizi del XX secolo, la borghesia non smette di concentrarsi, né di sviluppare l'industria, il proletariato o le forze produttive in generale.

Quello che muta radicalmente non è dunque lo sviluppo delle forze produttive ma il segno qualitativo di questo stesso sviluppo. Nella fase imperialista la crescita delle forze produttive e la loro concentrazione non aggiunge più nulla alla soluzione delle contraddizioni del capitalismo, ormai già data dalla definitiva realizzazione delle basi materiali del comunismo, essa moltiplica solo le dimensioni e la distruttività delle contraddizioni di una formazione economico-sociale decadente che è ormai giunta al suo tramonto storico.

È una furberia di bassa lega equiparare l'accettazione di Marx dell'unificazione "alla prussiana" con l'accettazione del processo di unificazione europeo. In questo processo non c'è nulla di accettabile per dei rivoluzionari comunisti, a meno che non si voglia sostenere che nell’Europa del 2017 permangano ancora dei compiti democratico-borghesi da assolvere, un'industrializzazione da realizzare, una riforma agraria da compiere, un proletariato da sviluppare...

I rivoluzionari comunisti non possono "accettare" un processo di unificazione borghese di natura prettamente imperialistica che non ha e non può avere assolutamente alcun carattere progressivo. Devono al contrario combatterlo, utilizzando, se possibile e fin quando rimane possibile, i vantaggi "obiettivi" che ogni situazione storica presenta inseparabilmente dagli svantaggi. Accettare un processo completamente reazionario per difendere dei vantaggi contrabbandati come "decisivi" è opportunismo. Marx ed Engels non accettavano l'unificazione prussiana per dei "vantaggi" tattici, l'accettavano perché storicamente progressiva, e non è questo il caso dell'UE imperialista.

In un testo del 2004 che avrebbe dovuto costituire l'indirizzo strategico di Lotta comunista nei decenni a venire, ovvero nella prefazione alla sesta edizione del libro "Lotte di classe e partito rivoluzionario" di Arrigo Cervetto del 1964, veniva scritto:

È solo mistificazione, ed è un vicolo cieco per l’analisi politica, l’analogia tra unificazione nazionale e unificazione continentale, dove sono confuse le due fasi storiche differenti dell’ascesa della borghesia e della reazione imperialistica. Era ed è inconcepibile una variante strategica che includa l’appoggio all’unificazione europea

Ovviamente qualcosa deve essere nel frattempo cambiato se nel giugno 2016 sul medesimo periodico si scrive che l'unificazione europea va accettata e che ad essa va detto:

Si, perché un mercato della forza-lavoro unificato su scala continentale è un vantaggio DECISIVO per la nostra classe

Piccola parentesi: nel 2005 Lotta comunista scriveva:

...già da alcuni decenni è un ovvio vantaggio obiettivo il fatto che [il processo di unificazione europea] vada anche unificando il mercato della forza-lavoro su scala continentale, e che almeno dagli anni Novanta ciò segni in via definitiva il ciclo politico e sociale in Europa

[avete notato? Nel 2005 il vantaggio era "oggettivo", nel 2016 diventa "decisivo"]

È pur vero che dal punto di vista delle dichiarazioni astratte si possono sempre salvare capra e cavoli, giurando e spergiurando sulle posizioni di principio o sulla fedeltà verbale ad un certo impianto strategico pur rinnegandolo nella pratica.

L'opportunismo risiede proprio nel dare un colpo al cerchio e uno alla botte, nel proclamare una cosa e nel contrabbandarne di soppiatto un'altra, magari opposta; nell'insinuare un'analogia fra l'unificazione tedesca e l'unificazione europea salvo poi smentirla nella riga successiva:

No, perché l'unificazione europea non è una rivoluzione contro il vecchio regime feudale e assolutistico ma è un’unità imperialista

L'opportunismo è in quel "Si e no" che viene spacciato per dialettica mentre è solo ed esclusivamente eclettismo. E non perché un materialista debba ragionare per assoluti, ma proprio per la natura stessa della questione specifica, che non può lasciare adito a dubbi.

La parabola di Lotta comunista è quella della discesa nel più profondo opportunismo. Tratto caratteristico di questo declinare come abbiamo già detto è stata per lungo tempo la negazione della concreta politica autonoma dei singoli stati imperialisti dell’area europea, che si annullerebbe in un’unità politica che di concreto ha ancora molta strada da fare, dando per concluso un processo contraddittorio che vorrebbe forgiare un insieme di istituzioni centralizzate che rappresentino e sintetizzino le spinte e gli appetiti dei gruppi economici continentali. Le vicende europee dell’ultimo decennio, che hanno visto i singoli Stati dell’UE spesso e volentieri al servizio della competizione tra i gruppi capitalistici di cui sono espressione per le aree di esportazione di merci e capitali, e addirittura impegnati nella reciproca sottrazione delle stesse, stanno lì a dimostrare l’assoluta inconsistenza di questa elaborazione.

Questa negazione ha comportato la precisa scelta politica di rinunciare a qualsiasi denuncia nei confronti delle imprese economiche, politiche e militari condotte sul mercato mondiale dallo Stato imperialista italiano – una realtà concreta e concretamente operante attraverso il suo ministero degli Esteri, il suo esercito e le sue missioni commerciali – indirizzando la denuncia, d’altro canto puramente verbale, generica e vaga, verso quello che finora è ancora una prospettiva, per quanto concreta: lo Stato imperialista europeo.

Ora, il maldestro tentativo di modificare gradualmente l’analisi sulla natura del processo di unificazione politica europea per riscontrarvi presunti vantaggi “decisivi” per l’unità internazionalista del proletariato, la preoccupazione più volte esternata per la “catastrofe politica”, per il “Vietnam politico” rappresentati per l’UE dal Brexit, l’ipotesi di indicazione di voto a favore del remain, l’enfasi sull’”operaio europeo” e sul “leninismo europeo”, la sottolineatura della reazionarietà del nazionalismo populista contrapposto ad un processo imperialista in qualche modo “accettabile”, pongono l’opportunismo di Lotta comunista su un piano ulteriore: al mancato riconoscimento dell’imperialismo italiano si aggiunge una mancata opposizione all’imperialismo europeo.

Di fronte alla possibilità di una reale contraddizione e difficoltà dell’unificazione politica dell’imperialismo europeo, l’atteggiamento di questa organizzazione sarebbe stato non solo quello di non approfittarne a vantaggio della propaganda e dell’organizzazione sedicenti rivoluzionarie ma addirittura di dare un sostegno oggettivo, per quanto fantasiosamente motivato al proletariato, ad un processo di natura inequivocabilmente imperialista.

Nella stessa manchette del giugno 2016 viene scomodato persino Trotsky:

Leon Trotsky, con la formula degli “Stati Uniti socialisti d’Europa” raccolse una parola d’ordine che era circolata nel movimento operaio europeo, […]. Eppure se lo slancio generoso di Trotsky fu insufficiente nella strategia, conservava e conferma un nocciolo di verità: il proletariato europeo deve sfuggire alla maledizione del nazionalismo e della frammentazione nei piccoli Stati, solo nell’unità potrà pesare nella battaglia internazionalista.

La domanda sorge spontanea: quale unità? Se il nazionalismo e la frammentazione nei piccoli Stati costituiscono indubbiamente una maledizione, altrettanto maledetto è il nazionalismo continentale, che condurrà a nient’altro che ad una medesima frammentazione del proletariato, solo ad una scala maggiore, irreggimentato in grandi Stati sovranazionali la cui stazza centuplicata significherà distruzioni umane e materiali centuplicate rispetto all’ultima ecatombe imperialista mondiale. Per inciso: non ci risulta che le federazioni, confederazioni o unioni pluristatali abbiano mai costituito un antidoto al sentimento nazionale, è vero semmai il contrario.

Sfuggire a queste maledizioni è possibile solo attraverso l’unità del proletariato, ma la condizione fondamentale di questa unità è solo ed esclusivamente l’internazionalismo, non certo la centralizzazione politica dell’imperialismo europeo.

Un tempo i comunisti per unificare i proletari di tutto il mondo costruivano Associazioni Internazionali. Adesso alcuni di coloro che con molta fantasia si definiscono tali sembrano ritenere che solo una borghesia imperialista e reazionaria su tutta la linea possa unificare il proletariato, e neanche di tutto il mondo. Si vuole forse sostenere che il nazionalismo europeista costituisca un passo verso la coscienza internazionalista?

L’internazionalismo può trarre vantaggio dal mercato comune europeo dal punto di vista organizzativo? Si, senza dubbio. Questo vantaggio obiettivo dovuto all’integrazione economica macroregionale dipende esclusivamente dal procedere dell’unificazione politica degli Stati imperialisti europei? No, niente affatto, e se così fosse, il vantaggio non pareggerebbe l’indebolirsi delle possibilità rivoluzionarie contro uno Stato immensamente più forte, contro i suoi nemici esterni e di conseguenza contro quelli interni.

L’internazionalismo organizzato non può in nessun modo essere vincolato né può dipendere dal processo di unificazione politica europea. Compito dei rivoluzionari internazionalisti è organizzare l’avanguardia del proletariato a livello sovranazionale, sempre e in ogni caso, compreso quello in cui esistano limitazioni legali alla circolazione della forza-lavoro e conseguentemente alle possibilità di attività politica di “stranieri” in una determinata nazione, come d’altro canto è già successo in passato. Considerato tra l’altro che questo genere di limitazione legale non sarebbe neanche fra i più gravosi, il lavoro rivoluzionario comunista è comunque sempre combinazione di lavoro legale ed illegale e non sono i rivoluzionari a stabilire i limiti della legalità ma la classe dominante. I rivoluzionari non possono appoggiare una politica imperialista, neanche nel caso in cui non appoggiarla rischiasse realmente di ridurre i margini della legalità borghese. Se questo appoggio si verificasse si tratterebbe di opportunismo, che scambierebbe la maggiore comodità organizzativa con il sostegno di fatto alla borghesia.

Inoltre un imperialismo europeo che giungesse politicamente disunito all’appuntamento con la rottura dell’ordine capitalistico mondiale costituirebbe un avversario relativamente più debole per un’organizzazione internazionalista, che avrebbe potuto in ogni caso radicarsi in Europa approfittando sia delle difficoltà del processo di unificazione politica che del vantaggio offerto dal mercato comune della forza lavoro. Il proletariato potrebbe essere più unito di quanto lo sarebbe politicamente la borghesia europea e il suo Stato continentale che, colto dalle circostanze in mezzo al guado e indebolito nel confronto esterno costituirebbe un terreno fertile per il disfattismo rivoluzionario.

Continua...

Finalmente una risposta 2

Quarto: Una confederazione è un’unione tra PIÙ Stati, non è UNO Stato, ed è un’unione per interessi CONVERGENTI fintanto che rimangono tali. La confusione nel paragone con gli Usa risiede nella denominazione di “Stati” delle 50 aree regionali (relativamente autonome in certi settori) in cui sono divisi. I grandi gruppi economici USA non utilizzano (almeno dalla guerra di secessione) diplomatici, ministri degli esteri, primi ministri ed eserciti di… che so io… il Kansas, il Minnesota, la California per portare avanti le proprie istanze nello Stato federale. Trovano la propria rappresentanza nei senatori e deputati di un unico Congresso, eleggono un unico capo di Stato, si proiettano internazionalmente con un unico esercito…proprio come in Europa?

Tu pensi che

sia meglio sopravvalutare il nostro avversario di classe che sminuirlo?

Perfetto. Fai lo stesso per quanto riguarda il nemico in casa nostra di OGGI: l’imperialismo italiano.

Alzare lo sguardo sul mondo non significa guardare le stelle (in cerchio su campo azzurro) senza guardare la strada che si percorre. Si rischia di sfracellarsi. E di portare al disastro la nostra classe.

Quinto: Il punto non è quali giornali leggo io, e non si tratta nemmeno di contestare l’importanza di conoscere le posizioni dell’avversario di classe. Si tratta di non appiattirsi su di esse. Lotta comunista si è rifugiata nello spulcio compulsivo e nel taglia e cuci dei cosiddetti “grandi facitori ed interpreti della politica internazionale” per manifesta incapacità di andare oltre le “opinioni”, oltre le “analisi” sovrastrutturali (fatte da altri) di quanto avviene nel mondo. Manca completamente l’aggancio con il Capitale di Marx, lo studio della struttura economica, fattore determinante “in ultima istanza”.

In questo modo si è abbandonato completamente il metodo materialista nello studio delle relazioni internazionali, sovrastimando in modo eccessivo il peso delle ideologie, dei “fattori morali” per spiegare le relazioni tra le potenze (un esempio simpatico? Nel 2011 si è “spiegato” il ripiegamento della Germania dal nucleare con un retaggio della mentalità junker di Bismarck…) rinunciando

all’analisi dei fattori materiali determinanti, degli interessi di classi, frazioni e gruppi, secondo il metodo marxista

Personalmente ritengo che le motivazioni vadano ricercate sia in una vera e propria carenza di preparazione e di assimilazione della metodologia del Capitale di Marx, sia in un ipocritamente sottaciuto vero e proprio atteggiamento critico nei suoi confronti.

Sicuramente Marx ed Engels leggevano molti più giornali di quelli che hai menzionato. Non ricordo però di aver mai letto un solo loro articolo che si sviluppasse come quello dell’ultimo numero di LC (giugno 2017); articolo che si stende per quattro colonne e mezzo così:

"Sostiene Altmaier…

Secondo Klaus-Dieter Frankenberger…

Secondo „Le Monde“…

Secondo Manfred Weber, esponente CSU…

Sulla “FAZ” l’analista Majid Sattar…

…”Global Times” mostra una conoscenza esatta dei nessi…

Secondo “The Hindu”, quotidiano di Chennai…

Per “Times of India”, di Nuova Delhi…

Raja Mohan, su “Indian Express”, nota…

Su “Nikkei Asian Rewiew”, un articolo di Yuji Koronuma…"

E vogliamo andare a vedere quali sono le riflessioni e i commenti approfonditi dopo questa carrellata di citazioni autorevoli? Eccole: “Si vedrà” e “Se ne parlerà”. Quanta profondità…

Si possono e si devono leggere i giornali della borghesia per avere i riferimenti necessari sul suo modo di mistificare la realtà, ma il marxismo, nel campo delle relazioni internazionali come in ogni altro campo sociale, è un vero e proprio arsenale concettuale autosufficiente che non ha nulla da imparare nè da insegnare alla borghesia. È il marxismo che sviscera il reale contenuto delle relazioni internazionali, non le scuole borghesi, ed un semplice elenco delle posizioni dell’avversario senza fornire una interpretazione alternativa, fondata sul “nostro” solidissimo metodo, non è analisi marxista… e non è nemmeno giornalismo borghese degno di questo nome.

Marx ed Engels “utilizzavano” il materiale che leggevano, non lo “vomitavano” senza averlo digerito sulle pagine dei giornali su cui scrivevano. Questo era il metodo di Marx, se tu nei hai uno migliore (che non sia così "bulimico")

diccelo, non tenercelo segreto

Continua…

Ciao a tutti,

solo due righe per fare un appunto a un passaggio di RaiMino, dato che le considerazioni di Saverio mi sembrano cogliere criticamente alcuni aspetti centrali della teoria-prassi di Lotta.

Mi riferisco alla questione del "teatrino sindacale", che per RaiMino è evidentemente un aspetto secondario, da trattare così, en passant. Beh, non credo affatto che l'atteggiamento ossia, ancora una volta, la teoria-prassi nei confronti del sindacato, sia un "affare" di importanza trascurabile e mi pare che che non ci sia bisogno di ribadirlo, almeno in questa sede, dove si presume che alcuni elementi base del comunismo siano dati per scontati. Volevo solo dire che se di "teatrino sindacale" si tratta, Lotta è un attore, non protagonista assoluto, certo, ma nemmeno semplice comparsa dello stesso e recita coscienziosamente la sua parte per rendere più credere agli occhi della classe lavoratrice la farsa (in realtà un dramma) che borghesia e complici sindacali recitano a suo danno.

Un saluto,

Smirnov

PS RaiMino, come vedi, se il dibattito è interessante, se non degenera in insulti e altri comportamenti inaccettabili, diamo spazio allo stesso, derogando, diciamo così, al nostro stesso regolamento, ma solo in questo senso.

PPS A quando un forum aperto da Lotta?

Finalmente una risposta 3

Ho dimenticato di ringraziare Ramino secco per tutta la serie di considerazioni che ha fatto e che finalmente permettono di entrare nel merito delle posizioni “teoriche” di LC. Peccato che dopo un inizio promettente si ritorni alle fanciullaggini e alle insinuazioni di bassissimo livello tipiche di chi ha esaurito l’argomentabile.

Torniamo a noi.

Sesto: il sesto punto non è un argomento, non è neanche una battuta sagace, pertanto non merita risposta.

Settimo: finiamola una buona volta con questa pantomima dell’operaio licenziato nel 2008, che si è reinventato a 40 anni, che vive in provincia perché costa meno, che non è “militante” di LC, che legge LC come legge BC e Programma. Sei un burocrate di LC. Non avvilire la classe più del dovuto con le tue implausibili manifestazioni di appartenenza.

Ottavo: Le autorità costituite non hanno nessun interesse a perseguire un’organizzazione che non nuoce minimamente alla classe dominante, anzi, potrebbero avere tutto l’interesse a favorirne la crescita. Il modo di presentarsi di LC, il suo comportamento sindacale e il suo rispetto filisteo per l’ordine e la legalità (il commercio esige tranquillità) fanno facilmente intuire l’offerta politica di LC: quella di presentarsi come forza politica “responsabile”, ossequiosa della Costituzione e del potere costituito.

Vogliamo dire “Venduti”? No, perché per essere dei venduti bisogna prima essere stati “comprati”, e la classe dominante può ancora fare a meno di LC, pur tollerandola benevolmente.

A proposito… ma sai che sei proprio un bell’attrezzo? Non eri proprio tu (potrei sbagliare) che qualche giorno fa, invocando le Autorità costituite scrivevi al gestore del sito:

"Se non verranno rimossi tali post o non verrà pubblicata la mia personale risposta inviata al Vostro forum ieri sera, sarò costretto a rivolgermi al Garante della protezione dei dati personali per far rimuovere gli stessi.

Da questo momento il gestore del sito è avvisato delle possibili conseguenze."

Una “illegale” risata ti seppellirà…

Nono: sulla prassi sindacale di LC lascio totalmente il campo ai compagni di Battaglia comunista… ne hanno scritto quanto basta…

Non è minimamente plausibile che scegliere l’Europa, come fa LC, significhi optare per un’alternativa che garantisca la libera circolazione della forza-lavoro nel senso pieno del termine. In Europa si stanno costruendo dei muri fra i paesi che ne fanno parte. Certamente non per fermare i flussi interni ma perché a livello di istituzioni continentali gli Stati non sono in grado di fermare un afflusso migratorio esterno incontrollabile ed indosabile. Questo afflusso per le sue dimensioni rischia di minare gli equilibri interni di questi paesi, al punto da dover correre ai ripari con i soli strumenti efficaci che questi hanno per ora ad immediata disposizione: gli apparati degli Stati nazionali. Tuttavia, nella misura in cui la “democratica” Europa riuscirà con successo ad appaltare la funzione di “diga” dell’immigrazione a paesi limitrofi, che solo con una forte dose di ipocrisia è possibile considerare democratici, anche rinchiudendo i migranti in veri e propri lager, come già sta facendo, e operando una politica di ingressi “selettiva” che assecondi esclusivamente le esigenze del capitale in Europa (laureati, tecnici, manodopera qualificata…), certamente si dissolveranno i muri interni preservando Schengen ma la gran massa dei migranti “non europei” – che precisiamo, anche oggi non essendo “cittadini UE” non possono comunque circolare liberamente in Europa – saranno lasciati a morire sulle sponde della Libia o nei recinti turchi affinché “l’operaio europeo” possa godere del privilegio di circolare liberamente nella fortezza Europa per meglio valorizzare il capitale europeo. Si tratta di difendere la libera circolazione della nostra classe, che è mondiale, o solo di un suo reparto “continentale”?

I grillini “stanno simpatici” (Pastorino dixit) ai capireparto di LC S.r.l., non ai comunisti.

Se si diffondono più giornali rivoluzionari dovresti essere contento anche tu

E lo sarei, anche più di te, se LC fosse un giornale non dico rivoluzionario (ma stiamo scherzando?), ma anche solo minimamente “interessante”. E lo diffonderei anche, come ho fatto per anni tutti i giorni dell’anno, e come tu invece – stando a quello che dici – non hai mai fatto (se non magari una volta ogni tanto per sport…). Zelante con le gambe degli altri…

Lascio a Kyoshi risponderti su un tema che ha inserito lui. Per quanto mi riguarda per ora concludo, ma se ne non ti sono bastate e ne vuoi delle altre ti accontento appena possibile.

Mi hai rotto un po’ le scatole con i tuoi offensivi atteggiamenti nei miei confronti. Non mi conosci neanche e mi dai del burocrate di lc. Sei completamente fuori strada. Questo atteggiamento piccolo-borghese contro l’operaio che perde il lavoro è fastidioso, ma non solo per me, ma per tutti quei proletari che hanno subito come me la stessa situazione. Ma cosa ne sai tu della fabbrica ? Hai diffuso per 20 anni un giornale di cui non eri neanche d’accordo e ti permetti di insinuare sulla veridicità delle cose che scrivo. Ti inviterò a venire nella mia fabbrica per capire cosa vuol dire lo sfruttamento operaio. D’altronde se non hai mai lavorato è difficile comprenderlo.

Però di una cosa ti devo ringraziare per il suggerimento intelligente che mi hai dato.

Le letture di “L'Europa e la guerra” e “L' Europa e lo Stato”.

Dirò ai ragazzi la prossima volta di portarmeli, li leggerò con attenzione, dall’inizio alla fine e poi ti risponderò.

Nel frattempo appuntati meglio le citazioni, non fare il pigro, metti tutta la frase quando la citi, perché sei stato un po’ vago.

Hai citato l’ultimo giornale giugno 2017, ce l’ho, ho dato anche una piccola sottoscrizione.

Hai citato:

Secondo Manfred Weber, esponente CSU…

Ma poi ti sei dimenticato di citare il resto: “ …Si vedrà: va maturando una tendenza profonda che abbiamo analizzato lungo i decenni, ma proprio per questo sappiamo che la realtà è un processo dialettico, dove a ogni tendenza corrisponde intrinsecamente una controtendenza. Ogni frangente che nella storia ha segnato il rafforzamento europeo e franco-tedesco ha visto regolarmente, decennio per decennio, una reazione americana.”.

Perché sei così pigro ? Sforzati la prossima volta e ne saremo tutti più contenti.

Perché non hai citato dall’ultimo numero la manchette ? È una sintesi di lotta politica molto efficace.

“Chi si mette un «paraocchi nazionale», e non guarda al mondo, è condannato a finire «ai margini». Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel: bisogna imparare dai massimi esponenti della classe dominante, pena rimanerne schiavi. Il vecchio ordine mondiale si sta sfilacciando. Nuovi colossi, come Cina e India, si affermano come potenze globali. Gli Stati Uniti diffondono incertezza; la nuova dottrina “America First” indebolisce le alleanze tradizionali, in Europa e in Giappone. La Gran Bretagna ha imboccato il percorso del Brexit nelle peggiori condizioni, con Theresa May impallinata dalla scommessa elettorale perduta. Forse Londra cercherà un compromesso che salvi la permanenza nell’unione doganale e nel mercato unico, ma la debolezza dell’isolamento atterrisce la City e la Banca d’Inghilterra, davanti allo spettro di ritorno degli anni Settanta. La UE ha scelto la controffensiva. I pieni poteri conquistati da Emmanuel Macron a passo di carica rilanciano l’asse franco-tedesco, la difesa europea e l’integrazione della federazione dell’euro.

Cosa c’è da imparare, allora? Primo, bisogna conoscere i fatti mondiali. Se si muove l’imperialismo europeo, e cerca la sua autonomia strategica, è perché l’imperialismo cinese ormai è tra i giocatori mondiali, mentre l’imperialismo americano minaccia di far da sé. Secondo, bisogna conoscere le classi mondiali. Se la classe dominante in Europa si organizza nei poteri europei, è vitale per i lavoratori pensare europeo per pensare mondiale. Si guardi alla catastrofe della gauche parlamentare in Francia, annichilita nei vecchi feudi del PS o ridotta a una pattuglia che fa eco da sinistra al sovranismo del Front National. Si vagheggia un nuovo turno sociale, la partita di ritorno nelle piazze quando Macron imporrà con le sue ordinanze liberalizzazioni e riforma del lavoro. L’opposizione alla ristrutturazione europea è sacrosanta, ma la rivincita di piazza è un vecchio mito del massimalismo e un succedaneo del parlamentarismo, se non comprende i veri termini del confronto. Una lotta di difesa è possibile, ma al prezzo di una tessitura paziente di orientamento e di ricomposizione delle forze. E avrà senso solo comprendendo che il campo di battaglia è quello dell’Europa. Appunto, senza «paraocchi nazionali».”

Qui mi sembra che sia chiara l’opposizione all’imperialismo Italiano ed Europeo, aveva proprio ragione Lenin o l’Europa sarà impossibile o reazionaria.

La prossima volta cita meglio e tutto il contesto, perché guardando le stelle si possono trovare tutte le forme non solo quelle in cerchio su campo azzurro.

Poi perché non hai citato dall’ultima pagina:

“Non ci facciamo illusioni, un socialimperialismo europeo marcerà anche sulle gambe di un sindacato continentale. Ma per i leninisti ciò è anche un varco nella costruzione dell’opposizione proletaria all’imperialismo europeo.”

Sul Jobs Act di Renzi, lc ha fatto una battaglia senza quartiere, ho parecchi articoli che ho utilizzato in fabbrica per orientare i miei colleghi. Su Treu, sono meno informato e chiederò ai ragazzi quando verranno a portarmi il giornale e poi ti dirò.

Oggi vado per due settimane in ferie… anche gli operai riposano…

Per quanto mi riguarda per ora concludo, ma appena finisco di leggere i due libri che mi hai consigliato, ci risentiamo così in questo modo accontenterò la tua trionfiezza.

P.S. Aspetto il tuo avatar Kyoshi e il tuo giornale (punto 8, quarto paragrafo).

Buon riposo e un saluto a pugno chiuso a tutti!

XY (Mino)

Non rispondi più...

Che peccato, torniamo alle solite... eppure di citazioni ne hai avute abbastanza per rovinarti tutta l'estate. Guarda caso stai per andare in ferie proprio quando finisce la "campagna nazionale di sottoscrizione", l'apogeo del saccheggio e dello sfruttamento di LC che si svolge fra fine maggio e fine luglio, e guarda caso ha proprio due settimane di vacanza: le prime due settimane di agosto in cui cessa la "attività"... anche i burocrati si riposano...

Non ti conosco certamente, altrimenti ti avrei chiesto conto dei TUOI insulti personalmente, tranquillizzati. Quel che so è che la tua recita per accreditarti come la "voce dell'operaio cosciente medio" è un tentativo quantomeno ridicolo. Il tuo linguaggio, il tuo modo di pensare tradiscono il burocrate di LC, rassegnati. Un operaio che non conosce il pacchetto Treu? Che deve chiedere "ai ragazzi" (che ne sapranno meno di te)? Operaio cosciente che diffonde consapevolezza attorno a sè? Vabbè... lasciamo stare...

In ogni caso ti ripeto che se fossero vere le tue poco interessanti insistenze sulla tua vita personale, non modificherebbero di un'acca il giudizio sulle tue posizioni codine e opportuniste: non si è rivoluzionari solo perchè operai, in virtù della mera appartenenza ad un "popolo eletto"...

La citazione estesa della manchette dell'ultimo numero è un regalo che fai a tutti noi per corroborare le critiche sollevate:

Lo ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel: bisogna imparare dai massimi esponenti della classe dominante, pena rimanerne schiavi

Quale migliore dimostrazione della sudditanza che si pone con arroganza di LC? Imparare dai massimi esponenti della borghesia non significa farli entrare in casa propria o magari nel proprio letto... non significa appiattirsi sulle loro considerazioni rinunciando ad ogni seria analisi marxista accontentandosi di vuote frasi altisonanti e colorate di rivoluzionario...

Se la classe dominante in Europa si organizza nei poteri europei, è vitale per i lavoratori pensare europeo per pensare mondiale.

Eccoci qua, a pensare europeo per pensare mondiale... gli internazionalisti hanno bisogno dunque di pensare europeo per orientare la lotta del proletariato su scala mondiale, e magari anche di cantare l'inno alla gioia...

E' evidente da tutta la manchette il giubilo di LC per il processo di unificazione, la profonda soddisfazione per i suoi eventuali passi in avanti... ripeto la domanda? DOVE E' L'OPPOSIZIONE ALL'IMPERIALISMO ITALIANO E UN'OPPOSIZIONE NON PURAMENTE VERBALE ALL'IMPERIALISMO EUROPEO? Rispondi, santa miseria...

Eccola, la consegna pratica:

una tessitura paziente di orientamento e di ricomposizione delle forze.

Non è esilarante? Soprattutto sapendo benissimo che cosa si intende: costruzione di circoli di venditori, formazione di giovani venditori, vendita di giornali a livello europeo.

Sul jobs act di Renzi LC ha fatto una lotta senza quartiere? Piuttosto avrà fatto qualche "diffusione di quartiere", utilissima alla nostra classe, mentre i burocrati sindacali si accodavano alla sostanziale passività della CGIL che ha fatto ingoiare il tutto ai lavoratori (quelli veri, non quelli come te).

Ho risposto a tutte le tue obiezioni, particolareggiatamente, estesamente e con dovizia di citazioni e l'unica risposta che ottengo è che non ho ricopiato su questo blog TUTTO l'ultimo numero del tuo giornale? Qualche caporeparto potrebbe lamentarsi del fatto che regali la merce...

Un consiglio: in vacanza leggiti un buon romanzo, ti rilasserà la mente ed eviterà di accrescere la tua confusione politica...

Caro Avatar di un operaio

perchè concretamente sei solo un burocrate di LC

Parlavamo di odio...

Sei un materialista dialettico? Allora non ti seccherà se ti cito un collega, vero?

Non c'è quindi neppure da meravigliarsi se gli operai, trattati come bestie, o divengono veramente tali o riescono a conservare la coscienza e il sentimento della propria umanità soltanto mediante l'odio più ardente, mediante una perpetua rivolta interna contro la borghesia dominante. Essi sono uomini soltanto fino a che provano ira contro la classe dominante; diventano bestie non appena si adattano pazientemente al loro giogo, cercando soltanto di rendersi piacevole la vita sotto di questo, senza voler spezzare il giogo stesso.

L'ha scritto un signore che si chiamava Friedrich Engels (La situazione della classe operaia in Inghilterra), ti dice qualcosa?

Non ho un odio individuale per nessuno in particolare, la nostra (come internazionalisti) è lotta del proletariato contro la classe che oggi domina: la borghesia.

Alla luce di quanto scritto da Engels c'è poco da inorgoglirsi sul tuo modo di essere operaio e di essere uomo.

Pensa che noi comunisti ci battiamo per una società che libererà individualmente anche i borghesi.

Pensa che invece sempre Engels scriveva:

...si dà grande importanza all'affermazione secondo la quale il comunismo non è una pura e semplice dottrina di partito della classe operaia, ma una teoria il cui obiettivo finale è la liberazione dell'intera società, compresi i capitalisti, dai rapporti odierni che la soffocano. Questo è giusto in senso astratto, ma nella pratica è perlopiù peggio che inutile. Finché le classi abbienti non soltanto non sentiranno alcun bisogno di liberazione, ma si opporranno con tutte le forze all'autoliberazione della classe operaia, la classe operaia sarà costretta a iniziare e a compiere da sola la rivoluzione sociale. Anche i borghesi di Francia dichiaravano nel 1789 che la liberazione della borghesia significava l'emancipazione di tutto il genere umano; nobiltà e clero, però, non vollero comprenderlo, l'affermazione - sebbene allora, per quanto riguardava il feudalesimo, fosse una verità storica incontestabile e assoluta - degenerò presto in pura espressione sentimentale...

prefazione del 1892 al libro citato

A quanto pare il sentimentale sei tu, ma non è certamente il sacrosanto odio di classe ad accenderti. Infatti scrivi:

L’odio e il rancore lo lascio ai preti che sono duemila anni che lavorano sulle debolezze umane. Io sono per il comunismo scientifico: quello del Manifesto.

Una debolezza è senz'altro la tua mancanza di passione rivoluzionaria... forse è l'amore e la mancanza di nerbo che dovresti lasciare ai tuoi colleghi in abito talare:

I princìpi sociali del cristianesimo hanno avuto milleottocento anni di tempo per svilupparsi e non hanno bisogno di alcun ulteriore sviluppo [...] I princìpi sociali del cristianesimo predicano la viltà, il disprezzo di se stessi, l'umiliazione, la servilità, l'umiltà, in breve, tutte le qualità della canaglia, e il proletariato, che non vuole farsi trattare come una canaglia, ha molta più necessità del suo coraggio, della sua coscienza di sé, del suo orgoglio e spirito di indipendenza, che del pane. I princìpi sociali del cristianesimo sono ipocriti, e il proletariato è rivoluzionario.

Marx 1847. Stesso anno del Manifesto...

Per concludere cito persino il fondatore della tua organizzazione:

La politica è lotta e non esercitazione accademica, poiché nessuno rischia un capello per una semplice ipotesi politica. Solo la passione spinge a rischiare la testa. Alla fine si imporrà chi avrà più passione.

Cervetto

Ovviamente Ramino la testa rischia solo di intontirla...

Come Saverio, anche io ti dò un consiglio per le vacanze: leggi più Marx e meno La Barbera!

Buone vacanze

Macron l'"europeo"

Prescindendo dall'evidente sgambetto francese all'imperialismo italiano in Libia, significativa è anche la vicenda dei cantieri navali di Saint-Nazaire.

Come ha così gentilmente evidenziato BRIscola nel suo ultimo post, LC scrive:

I pieni poteri conquistati da Emmanuel Macron a passo di carica rilanciano l’asse franco-tedesco, la difesa europea e l’integrazione della federazione dell’euro.

A poco più di due mesi dall'insediamento Macron NAZIONALIZZA i cantieri navali di Saint-Nazaire, piuttosto che lasciare che una quota maggioritaria di questi ultimi rimanga in mano ad un grande gruppo italiano.

Domandine retoriche:

-Quali strumenti ha utilizzato l'imperialismo francese per attuare la sua decisione unilaterale? Forse la Commissione europea? Oppure l'apparato statale francese?

-Perché tanta preoccupazione per l'ingresso di un gruppo italiano (EUROPEO) in un settore strategico (a Saint-Nazaire si armano anche delle portaerei) e così poca preoccupazione per un precedente acquisto di un gruppo sudcoreano (ASIATICO)? Forse perché l'imperialismo francese ed italiano sono concorrenti? Forse perché hanno le medesime direttrici di espansione sul mercato mondiale?

-Il "passo di carica" nella "difesa europea" non dovrebbe rispecchiare una collaborazione dei grandi gruppi in Europa nel settore militare?

-Chi pagherà in Francia le spese della nazionalizzazione di cantieri in perdita? Forse il Pantalone francese, ovvero lo Stato, ovvero il proletariato contribuente? Chi incamererà gli eventuali profitti? Forse sempre lo Stato francese? E chi subirà le probabili politiche di ristrutturazione per rendere nuovamente "produttivi" i cantieri? Forse i proletari francesi che ci lavorano?

Mentre si fanno grandi denunce verbali dell'imperialismo europeo (solo quando non si corre il rischio di indebolirlo) gli imperialismi nazionali colpiscono la nostra classe, violentemente, ripetutamente, concretamente, qui e adesso. Nel silenzio delle organizzazioni opportuniste.

Salve a tutti,

Sono capitato casualmente su questo forum e dopo aver letto il dibattito in merito a LC volevo provare a fare una riflessione "provocatoria"...

Premetto fin da subito che non sono più marxista, nè simpatizzante di qualche organizzazione di estrema sinistra. Credo nel valore decisivo della libertà individuale, come declinata a partire da Locke, dai filosofi scozzesi, e poi Burke, Tocqueville, e von Hayek. Credo che il marxismo - tutto il marxismo, non solo quello di LC - presenti delle notevoli debolezze. Ma non ho intenzione di discuterne qui almeno che non venga sollecitato a farlo.

Il mio intervento vuole essere "provocatorio", proprio perchè non sono un marxista, ma al tempo stesso "rendere omaggio" a Saverio perchè ciò che mi ha colpito e mi ha fatto continuare a leggere tutti gli interventi, anche se non condivido pressochè nulla di quanto detto, è stata la grande lucidità nel descrivere la situazione interna all'organizzazione di LC, situazione che ho conosciuto molto bene.

Sono stato attivista e tempo pieno di LC dal 2008 al 2014. Gli ultimi due anni di liceo e i primi tre anni di "non università" perchè come detto giustamente da Saverio per LC l'università è una inutile scocciatura. Io in particolare mi ero iscritto, ho dato un solo esame in sei mesi e poi ho mollato tutto per dedicarmi alla causa rivoluzionaria. L'amore è durato fino al 2013, quando, in seguito a ciò che ho visto nei circoli operai ho deciso di riprendere gli studi e di limitare il mio attivismo. Ho ripreso gli studi nel febbraio 2014 e mi sono laureato nel 2016. Adesso mi mancano cinque esami per prendere la laurea magistrale...

Condivido in pieno la descrizione fatta dell'attività politica di LC da parte di Saverio - a proposito se eri a Milano ci siamo probabilemente conosciuti -, il "marketing" esasperato, la vendita prima di tutto, e l'opacità in merito ai risultati effettivamente conseguiti, con la conseguente sopravvalutazione della propria forza politica.

Un altro aspetto che in un certo senso mi ha sempre lasciato perplesso è stata la autoreferenzialità del materiale e del partito, e adesso posso dire con tutta tranquillità che nei miei anni di militanza - o meglio di candidatura - ho sempre preferito studiare Marx ed eventualmente Lenin, piuttosto che i pomposi libri di partito - a parte i primi di Cervetto... - che però ho comprato e adesso si stanno impolverando nella mia soffitta...

Se è stata la prassi politica di LC come organizzazione, prassi che comprendeva la delazione dei fuoriusciti, la fede cieca nei dirigenti supremi, la segretezza delle decisioni - io, che sono stato responsabile giovanile in diversi circoli e mi sono occupato anche della raccolta di denaro degli attivisti, non sono mai andato oltre alla partecipazione alle mitiche riunioni di mercoled' notte con il capo supremo - a farmi smettere di fare attività politica è stato l'approfondimento dello studio della filosofia politica e della teoria economica, in un ambiente serio e universitario, a farmi smettere di essere marxista.

Non voglio ovviamente convincere nessuno a fare apostasia del marxismo - sicuramente non in forum - e non voglio neanche entrare nel merito della critica al marxismo. Voglio solo fare una domanda "porvocatoria": come dovrebbe funzionare un partito leninista, per fare la rivoluzione e provare a realizzare una società socialista?

La vostra critica a LC riguarda il comportamento del partito ( quindi l'impoliticità - termine lottista! - , la priorità alla vendita rispetto al dibattito, con la conseguente formazione di attivisti che di marxismo non sanno nulla, la falsificazione dei risultati, su cui avrei un mare di cose da dire ma la sostanza rimane quella descritta da Saverio) oppure la struttura stessa del partito, la struttura inevitabilemte verticistica e settaria?

E' una domanda che reputo interessante perchè in un certo qual modo rileggendo le critiche mosse da diversi fuoriusciti comunisti ai partiti - consiglio a tutti il secondo volume delle memorie di Koestler - mi veniva da pensare: santo cielo queste cose le ho fatte pure io! Gli ordini perentori...le parole d'ordine come fondamentale sintesi rivoluzionaria...la citazione di marx, totalmente avulsa dal contesto, a mò di versetto religioso...Quindi mi sembra che una certa tendenza al settarismo e al dogmatismo sia insita all'interno della stessa concezione del partito leninista..

In conclusione:

In cosa la vostra organizzazione sarebbe diversa da LC?

LC per voi è una degenarazione estrema di un modello, quello del partito leninista, altresi valido, oppure l'intero modello del partito leninista, e magari anche del socialismo, è da ripensare?

Saluti

Ciao Whatisliberty,

come hai giustamente detto tu stesso, su questo forum è inutile discutere con te sul marxismo, visto che ti sei dichiarato apertamente aderente alla visione del mondo borghese, sottolinenando la tua repulsione ideologica totale alla visione del mondo che per comodità chiamiamo marxista.

Unica cosa, a proposito degli assoluti di stampo idealistico-borghese, nella fattispecie sul partito, condannato dall'eternità a essere un ambiente di dispotismo e di negazione della libertà: Zinoviev e Kamenev, nonostante il comportamento gravissimo tenuto poco prima dell'insurrezione del 25 ottobre, ricoprirono da subito incarichi di grandissima responsabilità nel partito e poi nell'Internazionale.

Va beh, ciao What ecc., detto senza malanimo, non perderò più tempo a discutere, perché, appunto, è una perdita di empo,

Smirnov

Eretici e rinnegati

Credo sia interessante analizzare la parabola di Whatisliberty (se discendente o ascendente dipende dai nostri contrapposti punti di vista)

In un saggio del 1950 Isaac Deutscher scriveva a proposito degli anticomunisti che erano stati "comunisti" dagli anni '30:

Quelli che aderirono al partito nel 1930 cominciarono la loro esperienza a un livello molto più basso: fin dall’inizio furono maneggiati come reclute, nei cortili delle caserme del partito, dai sergenti maggiori del partito.

I ricordi di Koestler e di Spender, che aderirono nel 1930, rivelano [...] l’estrema sterilità morale e intellettuale del primo contatto del partito con essi. [...] Nel racconto di Koestler, fin dal primo momento, il «compito assegnatogli» dal partito copre come un’ombra ogni questione di convinzione e ideali personali. Il comunista delle prime leve era un rivoluzionario prima di diventare un burattino, o che si attendesse che lo divenisse; il comunista delle ultime leve a stento riesce ad avere la possibilità di respirare la genuina arte rivoluzionaria.

Il massimo che l’intellettuale ex comunista conosce, o piuttosto sente, è la sua stessa malattia; ma è ignorante della natura della violenza esterna che l’ha prodotta, per non parlare della cura.

Che posso aggiungere, Whatisliberty?

E' il marxismo che mi ha permesso di comprendere la reale natura di LC e di allontanarmene. Ho visto le stesse cose che hai visto tu ma il disgusto non è mai riuscito a erodere il fondamento di princìpi e la concezione del mondo faticosamente costruiti in anni di studio. Forse il nostro diverso percorso dipende anche dal diverso periodo in cui siamo entrati in LC: quando sono entrato io lo studio di Marx, Engels, Lenin era ancora incoraggiato (per questo ora cercano di liberarsi della mia generazione), quando sei entrato tu la degenerazione era cosa fatta, non c'era più, come non c'è ora, alcun interesse alla formazione marxista dei "militanti". Sei stato formato da burocrati per diventare un burocrate. Non hai mai avuto la vera possibilità di formarti come marxista, e certamente leggere Marx e vederlo fin da subito rappresentato da una prassi quotidiana nei circoli che si richiama a lui ma che è al tempo stesso così indegna di ogni dedizione ti ha spinto al rinnegamento (detto senza intenti offensivi) e a buttare il bambino insieme all'acqua sporca. Senza volerti sminuire, rappresenti l'ennesimo capolavoro di LC.

Non voglio certamente convincerti a fare apostasia del liberalismo borghese, ma dovresti liberarti dal prisma di LC attraverso il quale leggi il marxismo. Fatto questo ti accorgerai che presenta meno debolezze di quelle che credi, e che persino eventuali debolezze sono sicuramente preferibili alla assoluta e comprovata inconsistenza teorica di qualsiasi ideologia borghese.

Saluti

Ciao Saverio,

puntuali le citazioni di Duetscher: le avevo dimenticate in qualche cassetto della memoria.

Smirnov

Ciao compagno

Quello di Deutscher è un bel saggio. Fa scendere dal piedistallo gli intellettuali del "dio che è fallito", spesso nauseati dallo stalinismo solo dopo esserne stati complici entusiasti, e che - dal momento che una volta abbandonato Stalin non potevano comunque aspettarsi la solidarietà dei veri comunisti che avevano perseguitato fino al giorno prima - hanno rinnegato in blocco il marxismo, che non hanno conosciuto se non nella versione contraffatta. Silone informatore dell'Ovra, Koestler ex stalinista e sionista non ci commuovono neanche un po'...

Quanto al modello di partito bolscevico e alle sue degenerazioni, anche contemporanee, mi limito a sottolineare che la forma organizzativa bolscevica era il massimo che una coerente e puntuale applicazione del marxismo potesse realizzare nelle circostanze date. Affermare che il boscevismo inteso come forma organizzativa sia il prodotto dell'esperienza del movimento operaio occidentale applicata alla Russia arretrata secondo me è corretto, meno corretto è affermare che quella forma organizzativa potesse essere applicata così come si era realizzata in Russia anche in Occidente, semplicemente perché le tappe attraverso le quali la rivoluzione proletaria doveva passare erano diverse e diverse erano le condizioni sociali in cui operare (industrializzazione e forza della borghesia, presa delle illusioni democratiche, ecc...). Lenin è stato un formidabile marxista che ha fatto il massimo che potesse esere fatto date le circostanze e i suoi insegnamenti fanno parte integrante del patrimonio teorico marxista, se opportunamente contestualizzati. Pochi esempi fra tanti: Una rivoluzione proletaria oggi dovrà affrontare rivoluzioni democratico-borghesi nazionali, riforme agrarie su vasta scala, industrializzazioni di paesi arretrati, abbattimento di residui feudali?

A cento anni dall'Ottobre rosso dobbiamo senza dubbio alcuno rivendicarne il lascito, è roba nostra e guai a chi ce la tocca, ma la rivoluzione sociale del ventunesimo secolo:

[...] non può trarre la propria poesia dal passato, ma solo dall’avvenire. Non può cominciare a essere se stessa prima di aver liquidato ogni fede superstiziosa nel passato.

La forma organizzativa bolscevica non è il parto di un cervello, non è un'astrazione fattasi carne e sangue. La foggia di qualsiasi strumento è determinata dallo scopo per il quale è costruito. Gli ostacoli che i marxisti russi dovevano abbattere per scatenare la rivoluzione comunista internazionale hanno contribuito a foggiare il partito russo. Gli ostacoli che i marxisti di questo secolo dovranno affrontare foggeranno il partito della rivoluzione di domani. Foggeranno la sua struttura interna. Non si può dire di più nè di meno, ma la questione va affrontata seriamente perché la borghesia fa immediatamente tesoro delle sue esperienze, delle sue sconfitte (poche), dei rischi che ha corso... altrettanto dvrebbe fare il movimento operaio e la sua avanguardia più o meno organizzata.

Fare come Lenin per me significa applicare la lezione di Marx al capitalismo del XXI secolo, non fossilizzarsi sulle specificità dell'elaborazione leniniana, figlia di un'epoca diversa, ma coglierne quanto di universale.

Fare come Lenin significa tornare a Marx.

Voi che ne pensate, compagni?

Ciao Saverio,

penso che sono d'accordo con quello che dici, sia per quanto riguarda i "pentiti del comunismo" che la questione del partito bolscevico-Lenin. Tra l'altro, sai benissimo che la Sinistra "italiana" rigettò sempre l'applicazione pedissequa del modello di organizzazione bolscevico alle condizioni dell'Occidente e che la lotta alla cosiddetta bolscevizzazione fu un momento importante (vedi il Comitato d'Intesa) nella lotta allo stalinismo ormai dilagante.

Potresti, invece, spiegare meglio questo passaggio, perché non sono sicuro di averlo capito bene? "Gli ostacoli che i marxisti di questo secolo dovranno affrontare foggeranno il partito della rivoluzione di domani".

Ciao Saverio e ciao a tutti,

Smirnov

Intendo dire che le specifiche organizzative - ad esempio il centralismo, variamente aggettivato - saranno determinate dalle risposte che sapremo dare ai problemi della lotta rivoluzionaria di questo secolo. Alcuni esempi:

- intervento nelle lotte economiche. Quali forme e quali strumenti si darà il proletariato in lotte economiche generalizzate?

-intervento politico in lotte di massa. Quali forme auto-organizzate spontanee svilupperà il proletariato?

- disfattismo rivoluzionario. In caso di guerra come intervenire all'interno di eserciti sempre più professionali e meccanizzati, in cui anche in previsione di coscrizioni di massa l'ufficialità avrà un controllo saldissimo sulla truppa anche tramite polizia interna (vedi esperienza tedesca seconda guerra mondiale)?

- Quali saranno le esigenze della repressione della controrivoluzione una volta preso il potere in un paese SVILUPPATO?

- Quali saranno i compiti che una rivoluzione poniamo vittoriosa anche in un solo paese SVILUPPATO? Quali i suoi rapporti nel breve periodo con i paesi in cui non sia ANCORA scoppiata la rivoluzione? Come porre concretamente, dal punto di vista politico-militare il problema della rivoluzione internazionale?

Sono domande a cui non chiedo risposta immediata, ma che credo dovranno influenzare il lavoro di costruzione del partito rivoluzionario.

Desidero intervenire con un mio commento dopo quanto letto qui sopra e specie dopo le valanghe di merda gettate, e con le quali qualcuno trova soddisfazione personale. Inoltre non starò poi qui a ribattere e controribattere , post su post, e ad alimentare dunque la pratica dei dibattiti nei "social forum", dei quali sappiamo quale "degenerazione" ( oggetto anche di analisi sociologica...) hanno raggiunto. Quindi alcune considerazioni ( e per quanto mi riguarda finirà qui) che mi sento di scrivere, vista anche la mia esperienza effettuata in Lotta Com. : 1) io ho militato per 2, 3 anni, anche a tempo pieno, poi ho dovuto fare il militare, terminato il quale ho trovato un lavoro...ma comunque, a volte più assiduamente a volte meno, ho sempre dato una mano, sia per l'attivita' politica, sia per l'intervento nel luogo di lavoro. Sulle questioni teoriche ( per esempio si citava la questione della "non corrispondenza politica"), non sto qui a disquisire, ma dico: chi e come si permette di dare le patenti di marxista e non marxista? C'è qualche Marx o qualche Lenin tra voi ?? Lotta Com ha un centro studi, dove si cerca di elaborare e analizzare la realtà, le contraddizioni, ecc...Non siete d'accordo sulle tesi? Pazienza. Neanche noi, qualche volta o spesso, siamo d'accordo con tesi di altri gruppi...non per questo ci mettiamo a togliere od elargire, agli altri, patenti "marxiste"; 2) Come detto in passato sono stato anche tempo pieno e ora do una mano, partecipando anche alle riunioni "organizzative". Non vedo e non ho mai visto da parte di chicchessia, nessun stile "ennio doris" o colloqui psico-motivazionali. Confermo che la questione dell'autofinanziamento e' fondamentale ( d'altra parte non vedo come un partito di tipo "bolscevico" posso sopravvivere senza). Ci sono degli obiettivi, in qualche caso capita anche di non raggiungerli. Anche qui pazienza. Non è mai morto nessuno è nessuno è stato maltrattato o cacciato. Può capitare di rettificare dei risultati, certo, come in tutte le organizzazioni dove certi numeri ( in termini di attivisti, monte ore, ecc..) cominciano ad essere rilevanti, ma da qua a parlare di falsificazione dei dati ce ne vuole , anzi siamo nella piena calunnia. Poi, ripeto, siccome l'attivita' di Lotta Com porta a contattare molti giovani, compagni, persone, ecc...più si cresce e più è facile che ti entri anche l'elemento "balordo". Come è una calunnia parlare di dati sulle conferenze, cortei, ecc... A parte la sobrietà del partito riguardo i risultati delle proprie iniziative, dove non si fanno proclami di nessun tipo ( e non si moltiplicano i numeri come fanno i sindacati, i partiti parlamentari, ecc..), anche come dati interni e' certamente successo di correggere qualche numero. Ma nulla di più e siamo nella normalità di un'organizzazione ( che è "minoranza"), ma che cresce. Come non esiste il carrierismo. E non capirei di che carriera si parli. Ci sono mille cose da fare e ogniuno veramente da in base alle proprie capacità e possibilità. Con totale meritocrazia, nel senso che più ci si impegna e più si cresce nel partito ( e si possono raggiungere ruoli di responsabilità). Mi pare lodevole. Poi c'è chi è bravo a tenere relazioni, chi nelle diffusioni, chi negli inviti, chi a tenere in ordine i circoli, ecc... E chi combina poco con le diffusioni, rimane un compagno stimato e tenuto sempre in considerazione. Ne conosco svariati che hanno una produttività bassissima, eppure sono sempre militanti. Quindi di che si parla? Come altra calunnia e' sulla preparazione dei compagni, in particolare giovani: ma scusate, partecipano centinaia, anche migliaia di ragazzi a livello nazionale ai corsi di marxismo, alle serate di studio e approfondimento, alle relazioni dibattito; poi c'è chi acquisisce meglio, chi peggio, chi necessita di più tempo per comprendere, ecc..., ma la formazione rimane un'altra componente fondamentale del partito. Poi il processo di "selezione", da questo punto di vista non è facile...siamo in una fase storica di passivita' sociale, ecc...dove anche tra i giovani non è facile trovare il soggetto che "spicca" intellettualmente. Ma da qua a dire che non si fa preparazione e' una stupidaggine, come tante lette. Ecco appunto. Stupidaggini, calunnie, vagonate di merda. In primo luogo, non capisco come uno si svegli dopo 23 anni per capire che il partito gli fa vomitare: uno dovrebbe capirlo al massimo in 23 mesi! Altrimenti lo sciocco ( per usare un eufemismo) e' lui. Più credibile e' quel compagno ( ex) che afferma di aver ripreso gli studi universitari dopo qualche anno ( a proposito...quando ho iniziato io, frequentavo ingegneria e i compagni tra cui Pastorino, con cui ebbi i colloqui non mi dissero certo di smettere- altra calunnia letta- , anzi si raccomandarono di continuare gli studi ) e ha lasciato l'attivita'. Quale è l'anomalia. Succede. Amen. Anche qui, in un partito dove i numeri sono importanti , rientra nella normalità che ci sia chi diventa attivista e chi, poi ad un certo punto anche smetta. Come è normale a questo livello che ci possano essere diversità di vedute, di opinioni...anche contrasti su come procedere, sulle tesi politiche, sindacali, ecc..., ma nessun scandalo. O pensate che in un partito che cresce tutto fili senza la minima difficoltà? Quindi le critiche su Lotta Com, anche pesanti, ci stanno. Poi io vorrei capire...ma gli altri? Ma voi? Cosa avete combinato sin'ora? Quali risultati? Quali sedi avete aperto? Quali giornali cartacei pubblicate mensilmente? Quali libri? Quanti giovani vengono? Quali interventi nei luoghi di lavoro? Perché poi questo conta. Invece sciorinare astio, livore, disprezzo, odio...non fa altro che trasformare il soggetto che critica in una macchietta rancorosa e dunque non credibile. Dalla fine degli anni '40 ( dal gruppo originario) questo ha fatto Lotta Com. Non condividete? Non vi va il giornale? Può darsi abbiate ragione voi. I fatti e la storia dirà. Magari un giorno ci si riunisce. Io ho simpatia e rispetto per la storia ( specie degli anni '40) del partito comunista internazionalista. Non ho rispetto per chi a gratis decide di infangare compagni che giornalmente si impegnano ( dal giornale per voi ridicolo...però lo leggete mi pare, alle relazioni, alla diffusione, ecc...) e danno l'anima per la causa internazionalista. Chiudo qui il mio primo e ultimo intervento basato sulla mia conoscenza ed esperienza di Lotta Comunista.

Vabbè,

Bruno ha fatto la sua arringa in difesa di Lotta, tirando immancabilmente fuori i soliti argomenti "quantitavi" (quanti giornali vendete, quanti giovani attirate ecc. ecc.), tralasciando completamente, va da sé, quelli qualitativi ossia teorico-politici, dove per politici si intende ovviamente anche la prassi specifica di Lotta.

Detto ciò, scusa, Saverio, se non ho risposto alle tue domande di grosso calibro e se ancora una volta vado velocemente, ma mi riprometto di rotornare più avanti in maniera meno estemporanea.

Giusto per non lasciarti in sospeso, ti metto il link ad alcuni materiali che, se non li conosci, forse possono fornire alcune indicazioni sul nostro modo di affrontare alcune delle questioni che poni.

Il primo è al quaderno sull'intervento nei posti di lavoro: leftcom.org

Il secondo è alla sezione in cui stiamo riunendo gli articoli sul problema della transizione, non per dire l'ultima parola, naturalmente, ma per proseguire ed eventualmente stimolare la discussione su di un argomento così complesso: leftcom.org

Ma forse ti possono interessare anche questi:

leftcom.org

leftcom.org

leftcom.org

Ciao Saverio, a risentirci,

Smirnov

Cari compagni,

se vogliamo rilanciare il dibattito, anche su altri temi, siamo pienamente a disposizione, sopratutto ora che siamo tornati tutti al lavoro.

Gentili Compagni,

ho letto sul forum il dibattito sulla questione europea.

In tal senso volevo segnalare l'interessante articolo dal titolo "L’IDEOLOGIA SOCIALIMPERIALISTA DELLA TENDENZA ALL’UNIFICAZIONE EUROPEA" riportato sul sito web "IL PANE E LE ROSE" di cui di seguito riporto il link per la lettura integrale:

L’IDEOLOGIA SOCIALIMPERIALISTA DELLA TENDENZA ALL’UNIFICAZIONE EUROPEA

Sinceri Saluti

Paolo Gasparutto

Scusate, ma sono poco pratico con il forum.

Questo è il link completo:

pane-rose.it