Francia: la borghesia si vanta di un'illusoria riduzione della disoccupazione

In Francia la riduzione statistica della disoccupazione fa cantare vittoria alla borghesia ma potrebbe essere il canto del cigno prima della nuova crisi che si annuncia

Oggi, 29 gennaio 1999, il governo francese sulla base delle sue statistiche ufficiali, ha trionfalmente annunciato una riduzione della disoccupazione.

Certamente, questa riduzione, largamente commentata e diffusa dai media borghesi, è la conferma di una riduzione tendenziale iniziata un anno e mezzo fa. Il governo cosiddetto di sinistra di Jospin se ne attribuisce il merito tanto che ne ha fatto il suo cavallo di battaglia dopo la vittoria a sorpresa di quella che ora si chiama "la sinistra plurale" di circa due anni fà.

Il proletariato francese è regolarmente chiamato a comprendere la situazione economica, le necessità della concorrenza internazionale etc... In contro partita, la borghesia e lo Stato promettono la riduzione della disoccupazione. La disoccupazione tocca praticamente tutte le famiglie e si fa di tutto e a ogni livello per colpevolizzare colui che lavora per non essere riconoscente di beneficiare di una particolare occasione! È una vera aggressione ideologica che si abbatte sul proletariato dopo che la disoccupazione è divenuto un fenomeno di massa e ciò in seguito all'apertura della crisi mondiale del capitalismo agli inizi degli anni '70. Operai e impiegati che lavorano sono, da una parte, accusati di scarsa produttività rispetto a quella dei loro colleghi delle imprese concorrenti di altri paesi e, dall'altra, vilipesi per non essere consapevoli della fortuna che hanno nell'avere un lavoro!

La disoccupazione e la sottoccupazione hanno in affetti assunto una tale ampiezza da una ventina di anni a questa parte che il discorso della borghesia trova una eco favorevole presso il proletariato. Avendo piazzato un governo di sinistra al potere, la borghesia ha giocato la migliore carta a sua disposizione per far passare i suoi piani come nella quasi totalità degli altri paesi europei.

Il discorso sulla ripartizione del lavoro iniziato fra le file dello stesso proletariato, sindacati in testa, di cui la CFDT fu il precursore, è stata accolto favorevolmente dalle masse salariate francesi tanto più che è stato fatto intravvedere loro che sarebbe avvenuta senza riduzione dei salari e avrebbe migliorato la qualità della vita.

La riduzione solamente ufficiale della disoccupazione (151.000 in cerca di impiego di cui 41.000 in dicembre) non ha pertanto niente a vedere con le 35 ore che finora sono state adottate solo da un piccolo numero di imprese. Infatti la legge sulle 35 ore è stata complessivamente accettata dai capitalisti perché hanno ottenuto come contropartita l'accettazione tacita - con i sindacati, CFDT E CGT in testa - dell'accrescimento della produttività e della flessibilità dell'orario di lavoro nelle fabbriche.

In realtà, è una profonda ristrutturazione dell'organizzazione del lavoro che spiega i buoni risultati statistici branditi con orgoglio dal governo guidato da Jospin e Straus-Kan. Il numero dei salariati a tempo parziale è pressocchè decuplicato negli ultimi trenta anni! È il ricorso a misure sociali molto incentivanti - oneri molto bassi per le imprese - che hanno amplificato questo fenomeno. Gli aiuti pubblici sotto diverse forme hanno consentito alle imprese di ridurre il costo del lavoro poco qualificato e così di assumere nelle fasi di ripresa dell'attività economica.

Per altro, lo stato ha molto sviluppato i corsi di aggiornamento di tutti i generi e della formazione-lavoro a 360 gradi così come ha incentivato l'assunzione dei giovani. Che paradosso vedere lo Stato di uno dei paesi economicamente più avanzati - ma non è il solo a evolversi in questa direzione - che accresce il suo intervento a livello economico e finanziario in proporzioni così considerevoli.

Infine, e potrebbe essere il più importante, un ultimo elemento spiega la cosiddetta schiarita del mercato del lavoro: lo sviluppo esponenziale del lavoro temporaneo! Il lavoro a interim riguarda orrmai 600 mila persone, ma data la rotazione e la brevità del passaggio per certuni è un numero ben più importante di salariati che transita per questo modo di lavorare o che ci vivono. Più in generale è la precarietà dell'impiego che si è incredibilmente svuluppata negli ultimi dieci anni. All'uso intensivo del lavoro a interim, le imprese hanno aggiunto lo sviluppo parallelo dei contratti a termine (C.D.D.), strumento utile per rendere più flessibile l'utilizzazione della forza-lavoro e per accentuare la pressione ideologica su di essa.

La situazione del "mercato del lavoro" - in realtà della forza-lavoro - non ha niente di particolare in Francia. La tendenza ufficiale è assai simile in tutti i paesi dell'Unione Europea. Ma potrebbe essere il canto del cigno della borghesia europea al momento del varo dell'euro. In effetti, nel prossimo orizzonte si profilano indici chiari di una forte probabilità che la congiuntura economica si inverta. Fin d'ora, le grandi menti della finanza e del capitalismo mondiale si preoccupano della situazione e dei suoi sviluppi per quest'anno.

Il capitale francese può ben dirigersi verso la nuova moneta europea e le 35 ore, ciò non gli eviterà di subire una volta ancora i colpi raddoppiati e sempre più possenti della crisi mondiale iniziata nei primi anni '70.

Il secolo si archivia nella passività sempre più eclatante del proletariato schiacciato dal rullo compressore del dominio reale del capitale. Ma il proletariato non potrà che reagire con un'ampiezza pari all'acutezza della prossima fase di crisi del capitalismo mondiale.

JL

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.