Prigionieri degli affitti liberi

Come tutti i diritti riservati ai "cittadini" della società borghese, anche quello della casa è regolato dalla forza del potere e dell'interesse capitalistico

Equo canone, patti in deroga, nuova legge Zagatti per la disciplina degli affitti: le riforme si succedono, ciascuna sulle rovine della precedente, ciascuna peggiorando le dosi di legnate riservate ai proletari inquilini. Migliorando invece, com'è regola generale, garanzie e vantaggi per i borghesi proprietari di appartamenti.

La cosiddetta libera contrattazione, al pari di tutti i rapporti che nella società capitalistica vengono ipocritamente definiti per l'appunto "liberi", legalizza affitti da un milione e più al mese, con una durata dei contratti di locazione di soli 4 anni. Il rinnovo sarà possibile, ma con il ricatto di altri aumenti. Tutto perfettamente in linea con la precarietà e la flessibilità del lavoro a cui sono costretti i malcapitati affittuari, ai quali si applica la regola del prendere o lasciare. Ovvero, in questo caso, dormire sotto le stelle.

Quanto ai "contratti-tipo" (se ne riparlerà fra qualche mese, e nel frattempo chi se ne frega di quanti cercano casa), la loro durata sarà di 3 anni. I "vantaggi" riservati agli affittuari di serie B (nel pieno rispetto della divisione in classi, sottoclassi e categorie) consisterebbero in contratti stipulati con l'obbligatorio intervento delle associazioni degli inquilini (buone, quelle!) e con norme ancora da definire. Fra queste vi sono i contributi statali ad inquilini i cui redditi annui, sicuramente al lordo, non superino i 21 milioni, e gli sgravi fiscali compensativi per i proprietari.

Il canone "legale" di questi contratti convenzionali sarà fissato in base ad accordi con Comuni e Regioni. Basti pensare che gli IACP (Case popolari) hanno già aumentato gli affitti pubblici fino a un massimo del 250% di quello stabilito dall'equo canone. Comunque, i proprietari faranno i conti dei pro e dei contro secondo gli interessi del loro capitale investito, e ancora una volta chiuderanno le porte in faccia a chi non è in grado di pagare quei sacrosanti interessi.

Come sarà possibile l'annunciata ripresa della offerta di appartamenti in affitto, visto i "benefici" riservati agli inquilini? L'unica prospettiva rimane infatti quella di canoni mensili che, con le spese generali, ingoiano più della metà di uno stipendio medio o di una pensione. E rimangono, anch'essi "liberi" ad ammuffire, centinaia di migliaia di appartamenti.

In tutta l'operazione, al solito strombazzata soprattutto dalla sinistra borghese, ciò che rimane sempre più libero è l'esercizio del dominio e la imposizione dell'interesse dei proprietari - privati o statali - di case e terreni, degli speculatori edilizi e dei banchieri.

Tanto nelle aziende come lavoratori che al di fuori come "cittadini", i proletari continuano ad essere derubati di quello che essi soltanto producono. E il tutto viene intascato dagli altri "cittadini", quelli di serie A. Profitti ai capitalisti "produttori", industriali e commercianti; interessi alle Banche di Credito; rendite fondiarie ai proprietari dei terreni e fisco allo Stato.

Anche contro il mercato immobiliare si infrange uno dei bisogni primari degli esseri umani, prigionieri di questo assurdo modo di produrre e di distribuire: è il diritto ad un alloggio dignitoso e confortevole (il focolare domestico, caro ai benpensanti delle doppie o triple case). Un diritto che il capitalismo non solo nega a milioni di proletari, ma che, quando lo concede, viene sottoposto a leggi capestro. Nell'ultima, oltre agli affitti, saranno liberalizzati anche gli sfratti: affidati direttamente al Pretore e prorogabili una sola volta, da 6 fino a un massimo di 18 mesi in casi disperati. Scaduti i nuovi termini, anche i tutori dell'ordine saranno liberi di mostrare tutta la loro forza pubblica. Sempre, si intende, per garantire una civile convivenza tra sfruttati e sfruttatori.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.