Ultim'ora - L'arresto di Milosevic

Per gli americani sarebbe un criminale di guerra da assicurare alla giustizia internazionale del tribunale dell'Aia. La sua responsabilità politica riguarderebbe crimini contro l'umanità (da che pulpito viene la predica), le uccisioni in massa della popolazione civile bosniaca, la pulizia etnica e decine di omicidi di avversari politici.

Per i suoi sostenitori è colui che ha avuto il coraggio di opporsi all'imperialismo americano, ai suoi interessi strategici nell'area balcanica. È l'eroe che si è opposto agli untori di cancri e leucemie sparsi a piene mani dalle bombe all'uranio impoverito per tutta l'area balcanica.

Per i suoi avversari politici interni è un ladro e un malversatore. Avrebbe stornato dalle casse statali per uso personale la bellezza di 1200 miliardi di lire, versate nelle banche di mezzo mondo, e si sarebbe impossessato di 173 chili d'oro.

In ogni caso la fine di Milosevic era segnata. La scadenza era stata fissata proprio al 31 marzo. In quella data scadeva il tempo utile per arrestare Milosevic da parte delle autorità della neo nata repubblica "democratica" iugoslava, unica condizione per ricevere i promessi aiuti finanziari americani.

Il governo di Kostunica ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. Ha arrestato Milosevic entro la scadenza stabilita per accondiscendere al governo americano, ma, per non irritare eccessivamente quella parte della opinione pubblica interna che ancora lo segue, lo ha arrestato per reati comuni e non per i crimini di guerra. Milosevic, perse le elezioni e perso il potere, è diventato una merce di scambio che, come tutte le merci, ha un prezzo e a quel prezzo è stato venduto.

Tutto vero, tutto falso, tutto possibile in una logica borghese e nazionalistica inserita nei meccanismi degli interessi dell'imperialismo internazionale. In termini di lotta di classe, invece, la vicenda e il suo protagonista assumono altri contorni. Milosevic è stato un dittatore, un nazionalista che ha confuso gli interessi della borghesia nazionale con i propri interessi, ha usato il potere quando era un finto comunista, lo ha continuato ad usare dopo il crollo del regime iugoslavo, riciclandosi come democratico. Uomo di potere per il potere, ha contribuito a diffondere la falsa ideologia della realizzazione del socialismo in Yugoslavia, ha contrabbandato per socialismo un piccolo capitalismo di stato a dimensione famigliare. Nei momenti di crisi economica non ha esitato a far pagare il conto alla classe operaia imponendo il blocco dei salari con una inflazione del 2000% condannandola alla fame e reprimendo nel sangue ogni opposizione.

L'imperialismo occidentale ha decretato la fine di un micro dittatore borghese e rafforzare i suoi macro interessi economici e strategici nell'area. Per il proletariato iugoslavo, per quello balcanico, e più in generale per quello internazionale, la lezione da trarre è che l'anti imperialismo non passa attraverso la difesa del falso socialismo, del piccolo nazionalismo comunque si definisca, ma o è anti capitalismo o non è, sia nella versione nazionale che internazionale. Lottare contro l'imperia-lismo significa identificare i due fronti, quello esterno e quello borghese interno, creando le condizioni politiche prima, e organizzative poi, perché la difesa degli interessi di classe non si fermi alla prima tappa ma continui verso l'obiettivo finale. Ogni altra soluzione rimane all'interno degli egoismi capitalistici nazionali, peraltro destinati alla sconfitta contro la strapotenza dell'im-perialismo, e non pone, nemmeno in prospettiva, le premesse della ripresa della lotta di classe, ma ne rafforza il suo contrario, il nazionalismo borghese, piccolo borghese, ipocritamente antagonista, falsamente anti capitalistico, anti imperialista a parole ma anti classista nei fatti.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.