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Home ›Alle armi, qualunque sia la bandiera?
A proposito di certe simpatie politiche e visioni strategiche inter-imperialistiche
Negli ambienti di un internazionalismo comunista a buon mercato, dopo aver mascherato le proprie identità sotto qualche brandello di gloriosa pelle della Sinistra comunista italiana (anche se non sempre chiaramente identificata), è invalsa l'abitudine di lanciare contro Battaglia insulti e denigrazioni varie. Un ultimo esempio è quello dell'Oci che ci addita come disonoratori del nome di internazionalisti; rappresentanti di una tendenza politica in progressiva ossificazione, ormai trasformata in completa degenerazione e inanità politica, indifferentismo e rassegnazione verso tutto ciò che di reale si muove contro la dominazione capitalistica. Tralasciando quel che su di noi si dice dietro le quinte.
I biliosi attacchi di questi signori hanno una delle loro origini nella nostra critica e denuncia contro quei movimenti nazionalistici ai quali l'Oci ha invece indirizzato tutta la sua passione e tensione, "pur non identificandosi totalmente con essi". E così sfoga il proprio...internazionalismo lanciando al proletariato dell'Occidente oppressore appelli di questo genere: "appoggiare incondizionatamente la lotta palestinese, qualunque ne sia la bandiera attuale, rompendo ogni solidarietà con i 'propri' governi imperialisti che partecipano all'oppressione e allo sfruttamento delle masse palestinesi e arabe. (...) Siamo impegnati a lottare per la causa del popolo palestinese (la questione nazionale palestinese), una causa che non è locale e neanche 'nazionale' in senso stretto". (Che fare n. 54)
In senso...largo, con classici colpi al cerchio e alla botte, la geniale tattica e strategia "antimperialista" è precisata in questi inequivocabili termini: appoggio alle forze radicali piccolo-borghesi (i Tamzin) per concretizzare una linea di tendenza verso una nuova direzione, rappresentata dal leader arabo Saddam Hussein, che per l'Oci è "più rispondente al bisogno di portare avanti la battaglia contro l'establishment sionista". Il praticismo politico esige una concreta scelta di campo, come già a suo tempo espressa dall'Oci per i sandinisti in Nicaragua, poi per la Libia, l'Iraq e la Serbia.
Le distinzioni favolistiche dell'Oci fra questo o quel "carnefice" (Milosevic fu "vero Lupo o mandriano spogliato"?) tirano in ballo persino l'aggressore Mussolini e l'aggredito Menelik, che qualche "fesso" - dice il Che fare - avrebbe osato porre sullo stesso piano di allineamento. Ed infatti la Sinistra italiana all'estero, alle prese con stalinisti e nazifascisti e in attesa della comparsa... dell'Oci, non ebbe dubbi in merito e - povera fessacchiotta - respinse ogni possibile appoggio e solidarietà al Negus: non solo ciò avrebbe significato la partecipazione indiretta agli scontri imperialistici, ma soprattutto avrebbe fornito una copertura al massacro degli operai e dei contadini, tanto etiopici che italiani.
Oggi, come se nulla fosse da allora accaduto, e non potendo più strizzare l'occhio a Menelik. l'Oci lo fa con i "mandriani spogliati" tipo Saddam e Gheddafi, "comunque rappresentanti delle classi sfruttatrici", - aggiungono - ma Parigi val bene una messa. La prospettiva strategica sarebbe quella del ricompattamento delle masse arabo-islamiche attorno alle bandiere statali e religiose che le opprimono. Questo perché qualcuno avrebbe scoperto che la "condizione preliminare è tagliare gli artigli ai rapaci occidentali", servendosi dei rapaci medio-orientali per "scardinare gli assetti imperialistici". Dopo di che, con l'aiuto di Allah e del suo Profeta e appoggiando "incondizionatamente" la guerra santa islamica e la distruzione militare degli Stati Arabi filo occidentali, si dovrebbe "giungere alle condizioni di una vera pace in Medio Oriente, garantita dalla totale espulsione dall'area di tutti gli interessi imperialisti". Nessuna preoccupazione per la mancanza di una avanguardia comunista organizzata e operante sia localmente che internazionalmente. Nessun accenno verso un abbattimento del capitalismo e delle società borghesi, in versione arabo-islamica, che dominano il Medio Oriente, sfruttano e affamano le masse proletarie e semi proletarie, Iraq e Libia comprese, e sono alla base delle tensioni sociali permanenti in tutto il mondo orientale così come in quello occidentale. Anzi, diamoci da fare per il loro rafforzamento.
Poiché la invocata distruzione dello Stato israeliano aprirebbe a sua volta la questione nazionale del popolo palestinese, l'Oci invoca un "presupposto": l'abbandono della difesa dello Stato ebraico da parte del proletariato israeliano che vede invece i suoi fratelli arabi chiamati a difendere i propri Stati borghesi. L'obbiettivo sarebbe, per tutti, non la conquista del potere per distruggere Stato sionista e Stato islamico, bensì la costruzione di un unico grande Stato arabo, capitalista ma...antimperialista. A questo bel risultato si arriverebbe comunque soltanto se i palestinesi intensificheranno la loro lotta terroristica contro Israele, poiché così "il proletariato ebreo sarà costretto a guardare in faccia la realtà", purificandosi in quel bagno di sangue che già l'Oci augurava al proletariato americano durante la guerra del Golfo. Proletari di tutto il mondo, massacratevi reciprocamente!
A rimorchio della "praticità" delle rivendicazioni avanzate dalle borghesie "oppresse", questi signori hanno perso ogni contatto con quel fondamentale punto di vista della lotta di classe degli operai, che sempre deve porre al disopra di ogni cosa l'unione dei proletari di tutte le nazioni del mondo. Trascinato dalle ideologie nazionalistiche e religiose che lo dominano, il proletariato palestinese, arabo e israeliano non si muove certamente sul suo terreno di classe. Dal punto di vista rivoluzionario si trova ancora fuori da un possibile sviluppo della lotta di classe, se non in funzione degli interessi di forze conservatrici e reazionarie che trascinano i proletari d'Oriente e d'Occidente al massacro delle guerre borghesi, più o meno localizzate. In mancanza di una approfondita analisi dell'imperialismo, nei suoi attuali sviluppi e negli scenari che si cominciano a delineare per il futuro, quella che ci viene offerta è la riproposizione dello schema di un imperialismo a senso unico; una interpretazione che pone come obbligato lo schieramento del proletariato su uno dei fronti della lotta interimperialistica, e che pretende di assegnare ai nazionalismi di borghesie fra le più reazionarie un ruolo progressivo ai fini della rivoluzione comunista. Addirittura le bandiere di queste borghesie autonomiste sono presentate come le bandiere che le masse proletarie sfruttate - tanto sul piano nazionale che internazionale - dovrebbero seguire, difendere col loro sangue e innalzare al cielo. Siamo chiaramente al seguito di una strategia controrivoluzionaria, figliata sia dallo stalinismo che dal maoismo, che riduce il proletariato a strumento per il taglio degli "artigli" a un "rapace" piuttosto che a un altro, nella ingannevole convinzione che ciò possa "scardinare gli assetti" dell'imperialismo occidentale per rafforzare quelli... dell'imperialismo orientale.
Una degenerazione teorica e strategica come quella propagandata dall'Oci che va ben oltre una ipotesi di ossificazione: qui si può parlare unicamente di mummificazione o di resti fossili di un passato che va respinto con tutta la forza critica di cui il marxismo dispone.
dcBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2001
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