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Home ›Tensioni Usa-Cina - Riparte la corsa agli armamenti delle potenze imperialistiche
Da quando George W. Bush è salito al potere le relazioni tra Usa e Cina sono precipitate mettendo a repentaglio la stabilità di tutta l'Asia orientale. Prima l'incidente dell'aereo spia americano con un caccia cinese; poi la vendita di armi sofisticate a Taiwan; poi ancora facendo saltare i colloqui tra Corea del nord e Corea del sud che erano ad un passo da una svolta storica positiva; infine gli incontri provocatori con il Dalai Lama simbolo del separatismo tibetano e con Chen Shui-Bian presidente di Taiwan che Pechino considera una provincia ribelle.
Questi fatti dimostrano che il capitalismo è sempre uguale a se stesso e smentiscono la propaganda borghese sul suo radioso futuro. La fine dell'impero sovietico e della guerra fredda non solo non ha prodotto lo scoppio della pace universale, ma nemmeno un rallentamento della corsa agli armamenti. La super potenza americana approfittando della nuova situazione, che per il momento non vede ostacolato seriamente il percorso al rafforzamento della sua egemonia, mira serrando i tempi e non guardando in faccia nessuno a trasformare questo stato di cose in una vera e propria dittatura mondiale.
L'insistenza americana di voler costruire lo scudo antimissile per difendersi dai "rogue states", gli stati delinquenti come Corea del nord e Iraq, è una scusa che fa ridere i polli, tanto che da tutte le parti in modo più o meno esplicito la proposta ha suscitato reazioni negative. Però la volontà degli Stati Uniti di andare fino in fondo è dettata da almeno due motivi fondamentali.
Il primo consiste nel continuare ad esercitare il ruolo di gendarme in ogni angolo della terra per controllare le materie prime, in primo luogo il petrolio, e sostenere il primato del dollaro quale moneta dominante nelle transazioni commerciali e nei flussi finanziari. Cosa che permette alla indebitatissima economia americana di nutrirsi della vitale linfa della rendita finanziaria.
Il secondo aspetto riguarda gli armamenti nell'insieme dell'apparato industriale e produttivo, quale importante fonte di sostegno al processo di accumulazione capitalista. Soprattutto quando il ciclo economico è in fase calante e i saggi di profitto sono bassi. Da questo punto di vista gli enormi investimenti previsti nei prossimi anni per il programma antimissile americano Nmd (National Missile Defense) non sono altro che un gigantesco intervento dello stato nell'economia, promuovendo una domanda aggregata di keynesiana memoria che il liberismo tanto di moda oggi tace e intasca quando si tratta di rimpolpare i profitti, mentre grida allo scandalo se a usufruire di qualche briciola sono le fasce più deboli della società.
Uno scenario tanto inquietante dimostra come le contraddizioni capitalistiche maturino velocemente, riflettendo anche nella figura del presidente della prima potenza mondiale atteggiamenti e risoluzioni aggressive, sebbene le stesse caratteristiche personali dell'uomo siano rozze e poco inclini alle finezze intellettive. Non è vero il contrario come vorrebbero far credere i media, cioè che la personalità poco rassicurante del presidente determina il nervoso attivismo della politica estera americana.
È certamente vero che le lobby delle armi hanno finanziato l'ascesa di Bush alla Casa Bianca e ora passano all'incasso, ma è altrettanto vero che forzare tempi e situazioni rischiando di mettersi contro un gigante come la Cina e il mondo intero non possono essere semplici atti di volontà. Alla base agiscono le potenti spinte delle necessità economiche del capitale in declino facendo accelerare il contrasto interimperialistico.
Da parte sua Pechino sa benissimo che la strategia americana, in particolare modo la realizzazione del Tmd (Theater Missile Defense), ovvero il corrispondente asiatico del Nmd, è diretta contro la Cina. Infatti le reazioni più dure ai progetti americani sono state proprio della Cina e poi della Russia. Nel complesso l'atteggiamento di Washington significa disconoscere il trattato Anti-Missile Balistico (Abm) del 1972 tra Usa e Urss e i successivi Start-1 e Start-2 sulla limitazione delle armi nucleari stategiche, oltre ai trattati tra Nato e Patto di Varsavia sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa. Se lo scenario internazionale è caratterizzato dalla prepotenza e dallo strapotere americano questo non significa che i concorrenti stanno a guardare.
L'Unione Europea ha già messo in campo un proprio esercito che si rafforzerà nel tempo, mentre cinesi e russi hanno minacciato di incrementare il proprio arsenale nucleare. Insomma le premesse ci sono tutte per una ripresa in grande stile della corsa agli armamenti.
Schermaglie e segnali di una specie di fronte unico contro gli Statu Uniti si manifestano anche sul terreno diplomatico. Per esempio, ed è un fatto significativo, la proposta anglo-americana in sede Onu di rinnovo dell'embargo all'Iraq entro giugno è stata duramente respinta da Cina, Francia e Russia e in modo più morbido dagli altri paesi Ue. Ovviamente questo non fermerà gli Usa dai loro propositi, però ne accentuerà l'isolamento.
Sempre in ambito Onu gli Usa hanno subito due smacchi, rispettivamente con l'esclusione dalla Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite prima, poi perdendo il seggio nell'organismo che si occupa della lotta al traffico internazionale di droga. La reazione americana è stata rabbiosa minacciando di non pagare più i 600 milioni di dollari arretrati da versare all'Onu.
L'inosservanza dei trattati internazionali (vedi recentemente Kyoto sull'ambiente e Abm del 1972), il mancato pagamento delle quote Onu, la pretesa che le truppe del Pentagono non possano essere giudicate dal Tribunale penale internazionale ecc., sono tutti episodi che hanno fatto convergere il coagularsi di forze contro l'arroganza americana.
Lo scenario naturalmente è in continua evoluzione e le aggregazioni interimperialistiche non ancora definite; sarà l'aggravarsi della crisi del capitale a definire amici e nemici dei predoni in campo. Comunque di una cosa si può essere certi, la storia e la natura di questo modo di produzione ci hanno insegnato che la pace è solamente una chimera svolazzante nel cervello dell'idealismo borghese, perché sfruttamento, concorrenza e guerra sono inscritti nel Dna del capitalismo.
cgBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #6
Giugno 2001
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