Crisi d'identità... degli imprenditori

Anche gli imprenditori stanno attraversando una loro crisi d'identità. Sono disorientati: dopo quattro anni di centro-destra versano nelle medesime condizioni dei tempi del centro-sinistra. Anzi, peggio, poiché il "ciclo storico non è più quello di prima" - dice Tremonti. La faccenda si complica: o si fanno le riforme in favore del capitale (anche se "impopolari") o si rischia il "non-sviluppo", cioè il declino economico. È la solita musica, anche se ora Tremonti aggiunge: "Ciò che è bene per lo Stato è bene anche per gli imprenditori", confermando quel che da sempre sappiamo: gli interessi del capitale e dello Stato borghese sono i medesimi, e contrastano con quelli dei lavoratori. Ma per meglio confondere le carte, poi si aggiunge: "meno Stato e meno tasse", favorendo il risveglio dei più sopiti "spiriti animali" che albergano nel corpo del capitalismo. Il tutto si ridurrebbe in meno spese pubbliche e sociali, con l'aggiunta - per addolcire il rospo destinato ai proletari - di "qualche trasferimento in meno al mondo produttivo". Quanto basta per far sobbalzare gli uomini della Confindustria, con l'onnipresente Cipolletta che, sdegnato, definisce "illusorie" le ipotesi di tagli ai trasferimenti alle imprese. Oltretutto, riducendo i provvedimenti a favore del Mezzogiorno (la 448) si rischierebbe la perdita dei co-finanziamenti alle infrastrutture da parte di Bruxelles. L'alternativa sarebbe quella di un ritorno ad altre illusioni come quelle keinesiane degli investimenti in opere pubbliche. Ma come finanziarle?

Nel 2003, sotto varie forme e definizioni (sono ben 47 le leggi di agevolazioni), lo Stato ha elargito alle imprese manifatturiere 5 miliardi di euro. Si è parlato di 20 miliardi, ma tale cifra comprende i sostegni a Ferrovie, Poste, aziende statali (cantieristica, navalmeccanica), municipalizzate e altre finanziarie governative. La Confindustria scalpita, essendo già negli ultimi due anni diminuiti gli aiuti, compresi i tagli ai patti territoriali, crediti d'imposta, aiuti all'export. Insomma, si naviga in acque agitate, e Tremonti trascorre notti insonni studiando inviti a "comportamenti costruttivi e consapevoli" rivolti anche alle pubbliche amministrazioni. Rigore e severità nelle spese che dovranno essere "contenute, selettive e compensate".

Con una classe borghese che ha esaurito i suoi "pensieri lunghi", non rimane che inseguire - almeno dalla fatidica data dell'11 settembre 2001 - il miraggio di una ripresa dell'economia americana capace di trainare quella europea e italiana in particolare. L'attesa si è fatta lunga più del solito, a riprova che i cicli negativi del capitalismo mondiale si fanno sempre più pesanti e le riprese sempre più deboli. I progetti di strategia economica, a breve o lungo termine, sono un ricordo dei tempi che furono, e lasciano il posto a quelli di strategia militare, per scopi "umanitari e democratici"... Si parla sempre meno di un rilancio del capitalismo verso ere di globale prosperità, e si fanno i conti con tre imperativi categorici: produttività, efficienza, competitività. I repertori di fanta-finanza si esauriscono a suon di anticipi di riscossioni e posticipi di pagamenti, cartolarizzazioni di beni pubblici e statali. Ne esce un quadro di gestione del bilancio preoccupante: avanzo primario dimezzato, entrate tributarie in calo, fabbisogni di cassa in crescita, entro una cornice di false previsioni e cifre truccate sullo sfondo di un Pil "ballerino" e sempre inferiore a quello che di volta in volta ci si aspettava. Gli altri, sia chiaro, non avrebbero potuto fare meglio, ma resta il fatto che la situazione è per tutti al limite del catastrofico.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.