L'orrore dilaga nel mondo del capitale - Stragi di bimbi, ostaggi sgozzati e prigionieri torturati

Avevamo in mente un commento sull'assassinio del giornalista italiano Enzo Baldoni quando, con un ininterrotto susseguirsi di notizie abbiamo saputo del sequestro dei giornalisti francesi in Irak, poi della caduta per esplosione dei due aerei russi, poi della strage di Beslan ad opera di terroristi ceceni, poi ancora del sequestro, delle volontarie italiane; immediatamente è diventato difficile decidere cosa scrivere. Ormai il lessico a disposizione risulta inadeguato di fronte allo scorrere del sangue di tante vittime innocenti. È però necessario fare uno sforzo per trovare una spiegazione a tali eventi che, pur nella loro estrema complessità, hanno lo stesso denominatore quando sono accomunati da un crescendo di odio e di violenza che esplode con una simultaneità che non può essere casuale. Di fronte al sangue innocente di tante vittime bisogna fare lo sforzo di indicare, fuori dalla retorica delle dichiarazioni ufficiali dei governi e della stampa borghese, i veri responsabili di tale catastrofe.

Individuiamo oggi due punti nevralgici che scatenano gli orrori del terrorismo internazionale: il Medioriente e la guerra in Cecenia, guerra ascrivibile alle conseguenze del disfacimento del polo imperialistico sovietico con i conseguenti rigurgiti nazionalistici. In entrambe le situazioni rileviamo due potenze imperialistiche, i cui pesi oggi sono sicuramente diseguali, impegnate entrambe nel difendere i loro interessi strategici con lo strumento delle armi. Non vogliamo in questa sede analizzare i motivi di queste due guerre. Vogliamo solo mettere in evidenza come lo squilibrio delle forze in lotta nei fronti in guerra metta in moto, in entrambe le situazioni, il fenomeno del terrorismo. Sia in Irak che in Cecenia la situazione è ormai ingovernabile e alla guerra ufficiale condotta dagli stati si affianca sempre più spesso quella dei gruppi terroristici che, come funghi, nascono, si sviluppano e si moltiplicano all'interno di situazioni sociali di totale disfacimento, situazioni che finiscono per offrire, a buon mercato, la manovalanza disperata per atti suicidi e omicidi di gravità inaudita pilotati da forze politiche che tentano di conquistare un proprio potere con l'uso del terrore. Chi paga il prezzo di tanta violenza è sempre la parte più povera e più disperata della popolazione, spesso il proletariato e il sottoproletariato di quelle aree, spesso ancora gli innocenti che di volta in volta vengono usati come armi di ricatto nei confronti degli stati che vogliono imporre il loro dominio in quella regione. Il terrorismo, l'abbiamo detto e ridetto, è da noi condannato integralmente e senza alcuna riserva perché estraneo alla tradizione di lotta del comunismo. In aggiunta, oggi assume anche i caratteri di odiosa manifestazione di violenza contro la parte della popolazione più indifesa. I fatti di Beslan sono il punto più alto della carneficina a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi. Nel contempo, altrettanto ferma è la nostra denuncia della violenza che l'imperialismo scatena nei diversi angoli della terra. Come si genera tale violenza? Come si arriva a tali livelli di scontro? I meccanismi dell'accumulazione capitalistica si sono inceppati da tempo. La crisi del sistema capitalistico mondiale, pur con tutte le diversità che contraddistinguono le diverse aree economiche, si sta trascinando da oltre un trentennio. In questo periodo si sono accumulate contraddizioni tali che ora stanno esplodendo in maniera incontrollata. I problemi economici, al posto di risolversi, si sono sempre più aggravati e di conseguenza le maggiori potenze economiche, gli Usa e fino a poco tempo fa l'Unione sovietica, hanno imposto al mondo la loro legge, la legge del più forte seminando povertà in ogni angolo della terra e risolvendo i problemi con l'uso sempre più frequente della guerra. Ciò non bastato; la crisi economica è andata avanti ed ha provocato da una parte la disgregazione dell'impero sovietico, con lo strascico di un'interminabile serie di conflitti per l'affermazione delle borghesie locali che volevano affrancarsi dal controllo di Mosca, dall'altra l'emergere sulla scena mondiale della protervia statunitense che voleva approfittare delle difficoltà del suo storico avversario per imporre all'intero pianeta il suo dominio. Così essa si è lanciatai in una spregiudicata politica di aggressione militare nell'area strategicamente più importante per il controllo della produzione e della distribuzione del petrolio. Le guerre in Afghanistan e in Irak sono gli ultimi atti di questa crescente aggressività militare conseguente alle aumentate difficoltà economiche. La borghesia araba non allineata agli Usa ora sta reagendo e alcune sue frazioni hanno scelto la strada dello scontro militare condotto con lo strumento del terrorismo. Altrettanto è stato fatto nella periferia dellex impero russo dove il terrorismo provoca azioni sanguinarie sempre più frequenti, finora represse dal governo di Putin con l'uso brutale della forza e senza alcuna considerazione per le conseguenze sugli ostaggi di volta in volta in mano nemica. Non è questa la barbarie che più volte abbiamo annunciato analizzando l'agonia del sistema capitalistico?

Oggi, non è sufficiente attestarsi sulle impotenti posizioni pacifiste che inneggiano alla pace senza denunciare il carattere imperialista della guerra; ciò che bisogna fare è denunciare al proletariato la causa ultima di tanta barbarie per indicargli la necessità storica del superamento del capitalismo.

cl

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.