Lotte e condizioni operaie nel mondo

Cina

Altri cinque lavoratori di una fabbrica di scarpe di Dongguan, nella provincia dello Guangdong, sono stati condannati al carcere, con pene fino a tre anni. Due dei cinque operai al momento dell'assunzione erano al di sotto dell'età minima per lavorare, e tuttora solo uno di loro ha più di 20 anni. La fabbrica è di proprietà della Stella International, con base a Taiwan.

Tutti e cinque gli operai sono accusati di "distruzione intenzionale di proprietà " in relazione alle proteste di massa condotte lo scorso aprile dai lavoratori della Xing Xiong Shoe Factory, una delle sette fabbriche possedute dalla Stella International nel sud della Cina.

La sentenza, non ancora resa pubblica dalla corte, condanna i tre operai maggiorenni a tre anni di carcere, e gli altri due, appena sedicenni, a due anni di carcere. La pena per questi ultimi è sospesa per tre anni.

Naturalmente, le autorità si sono ben guardate dall'analizzare le ragioni che hanno portato alle proteste di massa. Anzi, dopo aver chiuso più di un occhio su tutte le violazioni alle leggi sul lavoro compiute dall'azienda, non hanno esitato a infliggere pesanti condanne su chi semplicemente rivendicava il diritto a condizioni di vita accettabili.

Le proteste di aprile avevano avuto luogo a seguito della decisione dell'azienda di spostare alcune ore di straordinario dal fine settimana ai giorni feriali, riducendo in tal modo la paga. Questo si aggiungeva a condizioni già difficili per i salari bassi, pagati irregolarmente e in ritardo, e per i pasti scadenti distribuiti nella mensa aziendale. Durante le proteste alcuni macchinari erano stati danneggiati.

Già alla fine del mese di ottobre altri cinque lavoratori, di un'altra fabbrica della Stella International nel Dongguan, erano stati condannati a tre anni e mezzo di carcere, per simili proteste avvenute nello stesso periodo.

Stati Uniti

Se le autorità cinesi mostrano chiaramente il loro carattere antioperaio, non tanto meglio vanno le cose negli Stati Uniti. Migliaia di operai dell'alluminio hanno infatti protestato davanti agli edifici governativi a seguito dell'arresto di 10 lavoratori in sciopero, avvenuto il giorno prima di fronte alla Ormet Corporation, nell'Ohio. I 10 dimostranti, accusati della violazione di una legge entrata da poco in vigore, sono stati condannati ad almeno 30 giorni di prigione, senza possibilità di cauzione, oltre ad una multa di 250 dollari. In contrasto, il 22 novembre, all'inizio dello sciopero, l'autista di un camion che aveva forzato il cordone del picchetto e aveva investito un operaio, è stato rilasciato poche ore dopo l'arresto.

Lo sciopero di 1300 lavoratori è iniziato dopo la dichiarazione di bancarotta dell'azienda. Attraverso questa operazione i dirigenti sperano di ricavare 23 milioni di dollari, infrangendo accordi sul lavoro, bloccando le pensioni, aumentando i contributi per l'assicurazione sanitaria e inasprendo le condizioni di lavoro.

L'arresto dei lavoratori è avvenuto in seguito all'applicazione di una nuova normativa, che limita i picchetti a 10 persone, poste ad almeno 500 metri dall'entrata della fabbrica. Gli scioperanti avevano appena impedito l'ingresso nella fabbrica a 6 furgoni, quando sono sopraggiunti sul posto i poliziotti locali, ben sostenuti dalle forze dell'ordine delle regioni limitrofe. Oltre a violare i limiti per i picchetti, i 10 operai sono stati accusati di resistenza all'arresto e violenza contro rappresentanti delle forze dell'ordine.

Cile

Circa 450 lavoratori della miniera di rame di El Abra nel Cile settentrionale, ben in alto sulle Ande, hanno ormai cominciato la terza settimana di sciopero, una delle più lunghe proteste nella storia dei minatori cileni. Ma la Phelps Dodge Corp., proprietaria della miniera, non ha ancora risposto alle richieste salariali e continua le attività estrattive. Infatti, la legge cilena garantisce alle aziende il diritto di assumere rimpiazzi permanenti, quando uno sciopero dura più di due settimane. I lavoratori, che denunciano questa pratica, continuano la loro lotta.

L'11 novembre anche i lavoratori delle miniere circostanti hanno scioperato in sostegno ai minatori di El Abra, bloccando le strade della zona. La polizia è subito intervenuta a reprimere le dimostrazioni, provocando 3 feriti tra i minatori e arrestando 11 persone.

Nel frattempo, imponenti dimostrazioni si sono svolte a Santiago e Valparaiso il 19 novembre, organizzate in occasione alla riunione dell'APEC e della visita di Bush. Anche in questo caso la polizia non ha esitato ad usare il pugno di ferro. Tra i 30 mila lavoratori, studenti e manifestanti, più di 250 persone sono state arrestate. Inoltre un benzinaio è stato ferito da un proiettile. Numerosi come al solito erano i provocatori, a giustificare la violenza indiscriminata dei "carabineros" sulla folla. Già due giorni prima erano stati arrestati altri manifestanti, senza spiegazioni, tra cui anche uno dei dirigenti cileni di Amnesty International.

Filippine

Almeno 13 lavoratori sono stati uccisi e oltre 200 feriti il 16 novembre, quando un migliaio di poliziotti, sostenuti dall'esercito, sono intervenuti a disperdere 6mila dimostranti che bloccavano i cancelli della piantagione di zucchero Hacienda Luisita a Tarlac. L'attacco è stato autorizzato direttamente dal governo, dopo che i lavoratori avevano respinto l'ordine di terminare il blocco e tornare al lavoro.

La polizia antisommossa è intervenuta con gas lacrimogeni, idranti su quattro camionette, un bulldozer e due blindati. I lavoratori hanno resistito alle cariche per 40 minuti, lanciando molotov e sassi. A quel punto, è stato aperto il fuoco sulla folla. Alcuni cecchini sono stati visti sparare sia dagli edifici all'interno della piantagione, che dai campi vicini. Tra i morti c'è anche un bambino di tre anni, intossicato dai gas lacrimogeni lanciati nella baracca della famiglia, e suo padre, sparato e ucciso.

I dimostranti, che protestavano da 11 giorni, chiedevano un aumento di 1,79 dollari al giorno. Ma l'azienda non voleva concedere niente più che una ventina di centesimi... Oltre a questo i lavoratori chiedevano un bonus di alcune centinaia di dollari per il nuovo contratto e la riassunzione di 327 lavoratori licenziati ad ottobre. Le proteste avevano provocato il completo blocco della produzione e la congestione del traffico nelle strade circostanti.

Nei giorni successivi il governo non ha nemmeno accennato a condannare gli omicidi, chiedendo invece una soluzione "amichevole" della crisi e ordinando il dispiegamento di più poliziotti e soldati nella zona per "ristabilire l'ordine". La piantagione è di proprietà della famiglia dell'ex-presidente Corazon Aquino.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.