Habemus Papam, è Benedetto XVI

Il tedesco Ratzinger raccoglie l'eredità di Giovanni Paolo II

Habemus papam! È la formula liturgica con cui si da notizia al mondo che un nuovo papa è stato eletto. Ad assumere un particolare rilievo nell'elezione dell'ultimo papa, il cardinale Ratzinger, è stata la tempistica cioè il relativamente breve lasso di tempo di cui ha avuto bisogno il conclave per eleggere il successore di Giovanni Paolo II potendo significare questo, al di là delle schermaglie di potere tra le varie correnti cardinalizie che si contrapponevano, che si intendeva ribadire, anche con le dovute differenziazioni, una linea di continuità con il papato di Woytila caratterizzatosi a sua volta per un accentuato conservatorismo ed una certa esigenza di riaffermare il primato di Roma. In questa direzione sono infatti andate, a suo tempo, le contrapposizioni nette contro i cosiddetti teologi del dissenso quali Hans Kung, Lefebvre, Leonardo Boff o Ernesto Calducci. Alcuni di questi, operando in realtà molto degradate, avevano apertamente denunciato i potentati economici, le politiche neoliberiste che strozzano i poveri dell'America latina, altri di fronte a flagelli come l'Aids avevano fatto proprie le politiche di prevenzione. Ebbene, molti di loro erano caduti, per aver preso queste posizioni, nelle maglie del Sant'Uffizio dove avevano potuto sperimentare la intransigenza dottrinaria di Joseph Ratzinger che agiva quasi all'unisono col suo superiore polacco. Questo irrigidimento dottrinario, questo tirare le redini della periferia ritenute assai blande è traducibile proprio con la connotazione che la chiesa s'è data soprattutto dopo il crollo dei regimi dell'est europeo, ossia un impegno sociale sempre più pervasivo che mira a consolidare le società stabilite, a mantenere l'ordine sociale e questo poteva valere per il Cile di Pinochet come per la Cuba di Fidel Castro. La chiesa veniva pertanto ad assumere la funzione, come la definiscono gli anglosassoni, di "civil religion" senza la quale le società esistenti potrebbero anche deflagrare. Non che in passato non sia avvenuto qualcosa di simile anche in altri contesti geografici: nel 1957 ad esempio la brutale e sistematica repressione del partito comunista iracheno da parte dei baathisti aveva provocato un tale vuoto di paura, disperazione e perdizione che era stato prontamente colmato, col decisivo aiuto governativo, dal clero sciita. Compreso il contesto si riesce a capire meglio la valenza che possiede l'elezione di Ratzinger: assicurare cioè che dopo una personalità fortissima possa esserci una personalità comunque forte e soprattutto dottrinariamente energica in quanto è la stessa modernità (ma meglio sarebbe dire modernità occidentale) che lancia sfide in termini di etica, bioetica o di relativismo, inteso quest'ultimo come esasperato individualismo che non contempla alcunché di definitivo e considera come prioritario "il proprio io e le sue voglie". In ciò consiste il nocciolo duro della teorizzazione di Ratzinger: se l'edonismo la fa da padrone ne discende, ed è qui la principale preoccupazione della chiesa, che non è prevista la trascendenza e quindi Dio non conta poi molto nella condotta di vita degli uomini. Questa analisi di chiaro stampo conservatore lo porta ancora a menare fendenti contro l'uso degli anticoncezionali, l'aborto, il divorzio, contro la cultura dominante del moderno, di una società ossia in cui ognuno si ritaglia un dio personale su misura dei propri bisogni e delle proprie disponibilità. Risulta evidente la critica, seppure fatta da un versante particolare, degli effetti sociali nefasti del capitalismo e dei suoi processi di atomizzazione e ha quindi anche gioco facile, nella totale assenza di denuncia dei cosiddetti partiti di sinistra ormai votati alla più totale intransigenza neo-liberista, di rimarcare e condannare nell'omelia "Pro eligendo papam" tutte le forme di violenza a cominciare da quelle dello sfruttamento economico per continuare con le concezioni etno-centriche che, per dirla con le parole del professore Cardini, " il liberal-liberismo chiama a sostegno delle sue tesi secondo le quali il nuovo ordine mondiale andrebbe fondato sull'adeguamento dell'intero pianeta agli interessi del ceto dirigente occidentale, della sua finanza virtuale e virtuosa, degli interessi, per nulla etici, delle multinazionali e della superpotenza che di tutto ciò è il concentrato e il garante: gli Stati Uniti. " Ed è proprio l'unica superpotenza rimasta sul proscenio mondiale che pretende di mascherare questo esercizio di dominio politico, economico, culturale, militare e di valori sotto la virtuosistica quanto ipocrita formuletta degli "esportatori di democrazia". Una denuncia così puntuale ed argomentata coglie nel merito la questione che da un lato tocca da vicino la chiesa, ossia il rischio che possa essere soppiantata da una religione laica fondata sul culto di valori che rimanadano più alla " struggle for the life" (lotta per la vita) di Darwin che non a valori evangelici, e dall'altro con un acume politico degno di una persona culturalmente assai fine pone le proprie condizioni per far pesare la bilancia da un lato anziché dall'altro negli attuali giochi imperialistici. Appoggio quindi al processo di unificazione europea purchè l'UE ribadisca le proprie radici cristiane e ponga conseguentemente dei paletti all'ingresso ed al proliferare di altre confessioni.

gg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.