È giunta l'ora di aprire la stagione delle lotte proletarie

Volantino per la manifestazione a Roma degli operai Alcoa

Come potranno gli operai Alcoa, della Carbosulcis e centinaia di migliaia di altri continuare a lavorare e produrre secondo la logica del profitto quando i minatori sudafricani lavorano per meno di 400 euro e se si organizzano per lottare gli sparano addosso?

La stagione dell'anno scorso si era aperta con un inutile sciopero generale il 6 settembre, sciopero che doveva essere il primo momento di una grande stagione di lotte. Non è successo niente: il sindacalismo ha fallito non perché i suoi capi siano corrotti – cosa che è anche vera – ma perché è il sistema stesso del quale è parte che sta fallendo, i margini di contrattazione sono ormai ridotti al minimo: l'interesse dei padroni nega l'interesse degli operai, e viceversa

Come va affrontato il problema della chiusura aziendale, della disoccupazione, della crisi?

Con un nuovo referendum sull'articolo 8. e l'articolo 18? Con il confronto tra le parti, le trattative e gli accordi? Una proposta di legge? Attraverso gli atti eclatanti ed autolesionisti? Con finti o veri pacchi bomba? Agitando campagne mediatiche di panico e paranoia? Usando repressione sbirresca? Aspettando avvoltoi esteri pronti a rilevare l'azienda in cambio di soldi e condizioni di lavoro sempre peggiori?

Non facciamoci ingannare!

I padroni sono disposti a tollerare e strumentalizzare ognuna di queste ipotesi, ma a tre condizioni:

  1. che comunque, alla fine, si faccia il loro interesse: che i loro profitti vengano garantiti;
  2. che non si sviluppi, diffonda e generalizzi la lotta di classe proletaria, la sua forza;
  3. che nessuno affermi che esiste un'alternativa di sistema, un sistema dove i padroni non avranno più ragione di esistere.

Compagni, operai, proletari, comunisti, ciò che loro fanno di tutto per scongiurare indica esattamente ciò che noi dobbiamo fare per contrastarli.

  1. Negare l'interesse del padrone e le compatibilità del suo sistema: bloccare la produzione ed il trasporto delle merci, mandare in tilt il Sistema impedendogli di evadere gli ordini, di produrre quanto richiesto. Come? Con scioperi che danneggino il più possibile il padrone e meno i lavoratori, usando come arma il blocco degli scali merci come i porti, le stazioni ecc. Ricorda: l'interesse del padrone e dell'azienda è il sangue che va spremendo a noi proletari.
  2. Generalizzare le lotte; la lotta di un settore è la lotta di tutti: non esistono precari e stabili, italiani e immigrati, operai di un azienda e impiegati di un'altra, esiste invece una grande classe proletaria che, priva della proprietà/controllo dei mezzi di produzione e distribuzione, sta venendo letteralmente ridotta in miseria per pagare i costi della crisi. Ma siamo noi che produciamo, quindi abbiamo noi il coltello dalla parte del manico. Basta con i tatticismi sindacali: organizziamoci dal basso in assemblee orizzontali con delegati eletti e revocabili, assemblee votate a rendere la lotta più incisiva possibile, ad estenderla. No all'autolesionismo ed alla ghettizzazione. No agli scioperi-farsa e ai burocrati.
  3. Affermare con forza che il Sistema non è riformabile: esiste una sola soluzione al nostro problema, superare il sistema del profitto, il capitalismo. Produrre per soddisfare i bisogni umani, lavorare per il benessere collettivo. Il comunismo, quello vero (non quello, presunto, dell'URSS, della Cina ecc.), non solo è necessario, ma è “inevitabile”, perché è l'unica via d'uscita.

Onore ai minatori di Marikana, in Sudafrica. La loro lotta e il loro sacrificio ci ricordano qual è il vero volto di questo Sistema.

Basta con il Sistema del profitto, del lavoro salariato, dello sfruttamento: ha fallito!

Una parola d'ordine si levi nelle manifestazioni di lotta di classe:

Noi vogliamo il comunismo, quello vero.

Prendi contatto con il Partito Comunista Internazionalista.

Lunedì, September 10, 2012

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.