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Home ›Esportazione del capitale finanziario e capitalismo parassitario
Capitolo quarto
È assai utile a questo proposito prendere in esame, anche se brevemente, la natura che si è voluto attribuire all'economia russa e il suo ruolo di forza motrice d'una politica imperialista.
Economia giovane, quella russa, si dice, e tutt'ora in fase ascensiva; la sua spinta all'espansione avviene su di un piano diverso da quello del capitalismo occidentale e in particolare americano. Non solo, ma si assicura che la natura del capitalismo russo non è la stessa del capitalismo tradizionale. E quali sarebbero allora e concretamente i termini di tale distinzione? Mentre da un lato si afferma che nella economia pianificata russa si riproducono tutti i fenomeni propri del capitalismo, dall'altro si presenta questa economia come non ancora toccata dalla senilità, come non ancora entrata nella fase parassitaria.
A prescindere dalla constatazione, banale finché si vuole, ma vera che il capitalismo ha sempre lo stesso volto sotto tutte le latitudini in quanto per vivere come classe deve sfruttare e opprimere la classe antagonista e solo questo è il metro di misurazione di cui si serve infallibilmente il partito se vuoi disporre una tattica e una strategia, vedremo come con assai maggior chiarezza e senso rivoluzionario Lenin pone lo stesso problema valido nella fase storica della dominazione imperialista e della rivoluzione proletaria.
Innanzitutto quando si riconosce che l'odierna economia russa è capitalista si dove Dure ammettere che il “capitale è divenuto internazionale e monopolistico” quale che sia il grado di sviluppo a cui è pervenuto in questo o quel paese.
II capitalismo, -- scrive Lenin nella prefazione delle edizioni francese e tedesca dell'Imperialismo -- si è trasformato in un sistema mondiale di oppressione coloniale e di iugulamento finanziario della schiacciante maggioranza della popolazione terrestre per opera di un pugno di paesi “progrediti”. E la spartizione del “bottino” ha luogo fra due o tre predoni [oggi due: America e Russia - ndr] di potenza mondiale, armati da capo a piedi, che coinvolgono nella loro guerra, per la spartizione del “loro” bottino, il mondo intero...
Diagnosi esatta, valida nel 1916 come è valida oggi anche se i protagonisti della tragedia sono cambiati.
Ma quale è in definitiva l'elemento determinante per ritenere che un capitalismo è parassitario e nella fase del suo imputridimento, parassitismo e imputridimento che sono propri della sua fase storica determinante: l'imperialismo? È l'esportazione del capitale finanziario, è il dominio del mondo realizzato mediante il semplice “taglio delle cedole”.
Il capitalismo finanziario tende per sua natura ad allargare il proprio territorio economico ed anche il proprio territorio in generale; ora sono le vicende del mercato delle merci; più spesso precede, quando non opera la spinta di mire politiche e di necessità militari. La sua potenza, aggiunge Lenin, è così ragguardevole, anzi si può dire cosi decisiva, in tutte le relazioni economiche ed internazionali, da essere in grado di assoggettare a sé anche paesi politicamente indipenpenti, o meglio formalmente indipendenti.
Chi oggi detiene il monopolio del capitale finanziario, e l'America e la Russia detengono tale monopolio, ha di fatto ridotto il mondo ad un immenso mercato nel quale appaiono dominanti i rapporti di creditore e debitore.
E se questo è vero per il capitalismo americano non è meno vero per il capitalismo russo.
Giustamente Lenin definisce la Russia del 1916 il paese più arretrato economicamente, dove il più recente imperialismo è avviluppato da una fitta rete di rapporti pre-capitalisti; oggi si deve dire che la caratteristica essenziale dello stato sovietico è la spinta verso la dominazione imperialista, è passato cioè dal dominio del capitale in generale al dominio del capitale finanziario e i settori feudali che si trascina dietro e che progressivamente distrugge, sono d'importanza marginale non avendo peso rilevante nella determinazione della sua politica generale.
Questa enorme esportazione di capitale finanziario accanto alle cifre astronomiche delle spese per far fronte agli armamenti imposti dalla. concorrenza con l'America, indica il grado di sfruttamento intensivo a cui è stato sottoposto il proletariato russo e quello delle democrazie popolari virtualmente colonizzate e il vertiginoso, colossale processo di accumulazione capitalistica realizzatesi nello spazio di qualche decennio. Se dopo il 1871 la Germania si è rafforzata tre o quattro volte più rapidamente dell'Inghilterra, della Francia e il Giappone dieci volte più rapidamente della Russia, constatava Lenin nel 1916, e ciò per la legge dell'ineguaglianza dello sviluppo economico propria del capitalismo, l'economia capitalista del periodo staliniano e poststaliniano ha oggi soppiantato in questa folle corsa di gran lunga quella degli altri paesi e sotto qualche aspetto la stessa economia americana.
È per queste ragioni che l'economia russa come capitalisticamente più forte e come più forte esportatrice di capitali finanziari attraverso cui ha eretto il suo dominio su una parte del mondo, appare all'analisi marxista non fuori ma dentro il processo di imputridimento del capitalismo morente.
Monopoli, oligarchia, tendenza al dominio anziché alla libertà, sfruttamento di un numero sempre maggiore di nazioni piccole e deboli, sono le caratteristiche dell'imperialismo che ne fanno un capitalismo parassitario e putrescente.
Questo scriveva Lenin nel 1916 è questo tornerebbe ancora a scrivere se, a trent'anni dalla rivoluzione d'Ottobre, potesse sottoporre ad esame critico l'economia del. suo paese, che tuttavia è stato il paese della prima, se pur breve, esperienza socialista. Ma chi parlasse di politica bivalente del capitalismo russo, imperialista e progressiva nel contempo, chi non inchiodasse America e Russia sul terreno della stessa responsabilità storica, questi porterebbe acqua al mulino della confusione teorica e paralizzerebbe ogni tentativo di ripresa del moto rivoluzionario del proletariato.
Diamo intanto la parola alle cifre delle esportazioni del capitale finanziario effettuato dalla Russia in quest'ultimo decennio:
Paese debitore | Data | Ragione del prestito | Ammontare e tasso d'interesse |
---|---|---|---|
Cina | 1o prestito del 14-2-1950 (lunga scadenza) | Trattato di amicizia e di mutua assistenza. Tali principi sono stati concretati in un accordo di prestito - Finalità del credito: a) pagamento di forniture sovietiche di attrezzature industriali fra cui officine elettriche complessi minerari e siderurgici, industria dell'aggiustaggio, miniere di carbone, ferrovie ed altri mezzi di trasporto, Kom-binen, trattori ed altre macchine agricole b) pagamento di aiuti tecnici sovietici soprattutto nell'allestimento dell'industria pesante (con l'aiuto sovietico sono stali impiantati 150 complessi industriali e 21 industrie singole con un esborso da parte dell'Unione Sovietica di 5000 milioni di rubli in attrezzature. | 300 milioni di dollari, 1% inter. Annuo - Può essere invocato per il periodo di cinque anni - Restituzione nel giro di dieci anni in merci |
- | 2o prestito del 12-10-1954 | - | 520 milioni dollari (a scadenza) |
Polonia | Crediti che risalgono al 1944-47 | Contratti allo scopo di acquistare materie prime e generi alimentari - a) Prestiti in oro b) Prestiti per attrezzature industriali. Secondo l'accordo del gennaio 1948 l'Unione Sovietica, dal 1948 al 1955 ha fornito attrezzature industriali per un grande complesso siderurgico, per fabbriche chimiche, elettriche, metallurgiche, tessili ecc. | - |
- | Accordo del 29-05-1950 | Scopo: fornitura di attrezzature industriali dal 1951 al 1958 | 2200 milioni di rubli |
Cecoslovacchia | Prestito del 1947 | Scopo: pagamento di merci sovietiche | 400 milioni di rubli |
- | Prestito del 1948 sotto forma di oro e valuta | - | - |
Bulgaria | Prestiti dal 1947 al 1951 | Scopo: Pagamento di grandi forniture sovietiche di attrezzature industriali e prestazione di assistenza tecnica | 303 milioni di rubli |
- | Prestito del 3-2-1956 | Scopo: Pagamento di forniture sovietiche di trattori, Kom-binen, draghe, macchine agricole come falciatrici, bestiame; altri aiuti per la costruzione di una fabbrica per la produzione di superfosfati | 70 milioni di rubli |
Germania Or. | Diversi prestiti, fra cui il più notevole quello dell'anno 1943 | - | 485 milioni di rubli di cui 135 in libera valuta |
Nord Corea | Numerosi trattati del 17-3-1943 ed altri | Forniture sovietiche di materie prime per la siderurgia e l'industria chimica, attrezzature minerarie, per fabbriche di utensili, elettrolocomotori ed altre macchine come pure attrezzature per l'industria, i trasporti, l'agricoltura | - |
Mongolia | Diversi prestiti; in particolare, l'accordo a lunga scadenza dell'8-4-1956 | Scopo: Pagamento di attrezzature, macchine di costruzione per fabbriche e complessi industriali, mulini ecc. | - |
Nord Vietnam | - | L'Unione Sovietica fornisce materie prime è merci | 400 milioni rubli |
Jugoslavia | - | Prestito per il compimento di imprese industriali in Jugoslavia, assistenza per la costruzione di fabbriche di concimi azotati e di superfosfati, per officine elettriche | 34 milioni di dollari |
- | Prestito del 02-02-1956 | Dato in valuta libera convertibile od in oro Scopo: per il pesamento di forniture di merci sovietiche negli anni 1956-57 | 30 milioni di dollari, 2% annuo, restituibile in 10 anni |
India | Trattato del 02-02-1955 | Prestito a lunga scadenza per la costruzione di un'industria siderurgica. L'ammontare del prestito effettuato in rupie indiane | Scadenza del prestito 12 anni, 2,5% int. annuo |
Afghanistan | Accordo del 13-12-1955 | Buona disposizione dell'Unione Sovietica a fornire aiuto tecnico o finanziario per lo sviluppo dell'agricoltura, per la costruzione di centrali elettriche, di impianti irrigui e per la costruzione di stazioni di riparazione auto | - |
Birmania | - | Accordo per un credito a lunga scadenza - Fino dal 1955 si ebbe la decisione di collaborazione nello sviluppo agricolo in ispecie per le opere irrigue come anche nell'impianto di una propria industria - Questo aiuto tecnico è remunerabile con forniture di riso o nel caso non bastassero con altri prodotti birmani per più anni - Offerta sovietica di impianto di un istituto tecnologico a Rangoon e consegna alla Birmania di tale Istituto come regalo | 100 milioni di dollari; scadenza 30 anni; int. 2% annuo, pagabile 8 anni dopo la utilizzazione della parte essenziale dei credito |
Finlandia | Prestito del 06-02-1954 | La Finlandia è autorizzata ad usufruire del prestito sia in una sola volta che a rate in tre anni | 40 milioni di rubli in oro, dollari od altra valuta; durata del prestito 10 anni; 2,5% annuo |
- | Prestito del 24-01-1955 | - | 40 milioni di rubli; condizioni e. s. |
I dati che abbiamo sulle più recenti esportazioni del capitale finanziario russo sono ancora più considerevoli. Quale è il significato da attribuire a queste cifre? Sarebbe grave errore se questo recente fenomeno della politica imperialista, comune nei suoi termini essenziali tanto all'America che alla Russia, fosse considerato alla vecchia maniera, simile, cioè, alla politica di quell'usuraio che da in prestito denaro per impiegarlo col massimo profitto o ad una specie di Stato-rentier che vive facendo prestiti a solo scopo di speculazione.
La spinta alla politica dei prestiti non sta tanto nel tasso d'interesse che si può realizzare quanto nei vantaggi economici e politici, di enorme importanza strategica, che lo Stato fornitore si accaparra e che si traducono in pratica in tante partecipazioni dirette o indirette allo sfruttamento economico di questa o quella branca dell'apparato produttivo o commerciale. Il capitalismo ha capito che è assai più producente ai fini del dominio imperialista possedere le leve di comando di una economia che la dispersiva e aleatoria dominazione armata. Sono nate cosi quelle vaste, ferree reti di propulsione economica e nel contempo di controllo che avviluppano nelle loro maglie tutti i centri vitali dell'economia del paese “colonizzato” per risalire su, su fino ai vertici della politica dello stato divenuto di fatto pedina nel gioco dell'imperialismo mondiale.
È questa la conferma storica della geniale previsione di Lenin a cui non è stato dato di vivere il momento attuale dell'economia capitalista.
Le lotte e le guerre per l'indipendenza nazionale che han dato il tono e i caratteri essenziali a tutta un'epoca storica nella prima fase dell'espansionismo capitalistico han dato vita ad esperienze indipendenti ed autonome pur nella inegualità del loro sviluppo economico.
La fase attuale vede invece la lotta sfrenata tra alcuni di questi stati capitalisti i quali obbediscono alla spinta della propria organizzazione economica ad assicurarsi nelle colonie un supplemento di produzione, una nuova possibilità di creazione del plus-valore che garantisca la continuità della accumulazione.
È avvenuto! che gli stati colonizzatori, portata a compimento questa fase della colonizzazione alla prima maniera, implicante cioè il possesso territoriale delle colonie a cui condizionavano le possibilità dell'allargamento del loro potenziale economico, devono ora fronteggiare la rivolta della borghesia, espressione del capitalismo indigeno da essi stessi creato, che si illude di risolvere completamente e definitivamente il problema della propria indipendenza inserendosi nel gioco strategico degli stati egemoni della politica imperialista e non sanno o almeno dimostrano di ignorare di rimanere nelle condizioni di forza colonizzata anche se con mezzi differenti e sotto la falsa apparenza del rispetto formale della loro rivoluzione.
Si è voluto, per amore di tesi, costringere gli avvenimenti complessi e contraddittori della storia come in un letto di Procuste; si è voluto, in una parola, confondere il colonialismo della fase iniziale del capitalismo moderno con quello del capitalismo monopolistico; le guerre nazionali con le guerre imperialiste; i motivi storici del capitalismo nella fase d'ascesa in cui aveva ancora tutto da dire, con quelli del capitalismo nella fase finale della propria esperienza nella quale, storicamente, non ha più nulla da dire.
E allora bisogna dedurre dall'analisi di queste due ben caratterizzate fasi dei moti coloniali, i termini d'una:più corretta interpretazione marxista del ruolo da essi giuocato e che tutt'ora giocano, nella,storia, e i riflessi che se ne sono avuti nella tattica, e nella strategia del movimento operaio.
Si pone forse il problema, come sembra vogliono fare i compagni “programmisti”, di aiutare le borghesie coloniali perché portino a compimento la rivoluzione antifeudale, compito. questo che gli stessi “programmisti” hanno creduto di individuare nell'opera di Lenin e di Trotsky attraverso la rivoluzione d'Ottobre? Noi lo neghiamo. “La borghesia delle nazioni oppresse, scrive Lenin, farà appello al proletariato perché sostenga senza riserve le sue aspirazioni in nome della “praticità” delle sue rivendicazioni. Il proletariato è contro un simile praticismo, egli apprezza e pone al disopra di tutto l'unione dei proletari di tutte le nazioni ed'.esamina ogni rivendicazione nazionale dal punto di vista della lotta di classe degli operai”.
Oggi, più ancora che al tempo di Lenin, è evidente come al vertice dell'antagonismo tra proletariato e borghesia capitalista sul piano internazionale si intrecci marginalmente e subordinatamente la stessa vicenda dei moti coloniali protesi, verso l'obiettivo della indipendenza.
La borghesia indigena, che pure ha operato come forza rivoluzionaria nei confronti delle forze antagonistiche della feudalità, all'apparire del proletariato con tutti i fermenti idi classe che conferiscono un tono particolare ed esclusivo alla sula lotta di emancipazione dal duplice sfruttamento economico e politico, in questa fase di esasperata tensione imperialista inclina inevitabilmente verso la conservazione, tende ad allearsi a destra anche con le forze e gli interessi residui della feudalità sotto la veggente protezione economica, politica e , militare di non importa quale centrale imperialista.
Ogni altra politica che ponga l'accento più sul “progressismo” della borghesia indigena (Lenin parla di “praticismo”), più sulla inevitabilità di questa fase di passaggio, e meno sulle rivendicazioni nazionali intrecciate alle rivendicazioni di classe e queste non sentite come un momento della più vasta lotta del. proletariato internazionale, avrebbe come conseguenza inevitabile il rafforzamento della politica imperialista.
La borghesia pone sempre in primo piano le sue rivendicazioni nazionali: le pone incondizionatamente. Il proletariato le subordina agli interessi della lotta delle classi.
Lenin
E allora non sarà più la borghesia indigena la forza progressiva di guida della rivoluzione democratica, ma questa avrà senso e svolgimento nella misura in cui la rivoluzione proletaria sarà riuscita a rompere le reni al capitalismo internazionale, ed avrà conclusione solo nel quadro della rivoluzione socialista e del potere di classe.
Questa la visione strategica dell'avanguardia rivoluzionaria nei confronti delle rivolte dei popoli di colore; lasciamo agli altri lo schematismo geometrico di certo determinismo volgare, il mistico amore per la legge della linearità nelle vicende della storia e le simpatie “teoriche” verso ogni “primitivismo” che sia fornito di carica progressiva e insieme aggressiva: la Germania ieri, la Russia oggi e così via.
E concludiamo con l'affermare che la questione coloniale resterebbe problema di esclusivo interesse della borghesia imperialista se non fosse posto sul piano di una istanza di classe e non avesse per obiettivo la sua soluzione rivoluzionaria.
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