Riparte - da sinistra - l’attacco alle pensioni

Ulivo e Polo picconano il sistema previdenziale mentre Rifondazione chiede il rispetto dei tempi dei tagli, nel 1998

Sostenuti da una campagna propagandistica volta a criminalizzare i cosidetti proletari garantiti, quali responsabili di tutti i mali economici e sociali del Bel Paese, gli attacchi al sistema pensionistico si intensificano. Chi ha un salario o una pensione si troverebbe in una posizione di privilegio verso chi - grazie all’ordine economico e sociale borghese - non ha nè l’uno nè l’altra. Al presente, e soprattutto guardando al futuro, il servitorame politico della classe dominante ha già trovato elementi sufficienti ad alimentare una opportunistica contrapposizione generazionale.

Poiché questa non è eguaglianza - sentenzia D’Alema - e la situazione potrebbe farsi pericolosa, non rimane che togliere a chi ha un pò’ di più per darlo a chi ha meno. Riduciamo salari e pensioni e creeremo così le “pari opportunità”. Secondo il linguaggio della intellighentia dell’Ulivo, si tratta di

aumentare gli spazi di libertà con una maggiore partecipazione alla vita sociale; aumentare l’area di abilitazione del cittadino a partecipare al gioco economico e al contesto ufficiale.

S. Zamagni, economista di Prodi e consigliere del... Papa

Gli economisti del Polo rispondono: “Siamo stati noi i primi a parlare di riforma sociale. Sono vecchie idee nostre, idee liberiste”. E quel che non era riuscito a Berlusconi - contro il quale si era mobilitata la piazza, manovrata dai Sindacati - ecco che ora viene realizzato proprio dal Governo del centro sinistra: Prodi e D’Alema sostenitori ed esecutori di tutte le “rivendicazioni” del centro destra, precedentemente osteggiate ed ora fatte ingoiare a operai e pensionati senza la benché minima protesta. A parte i “non siamo né convinti né contrari” della opposizione propositiva di Bertinotti...

Dunque, dopo le stangate riformatrici di Amato e Dini (a Berlusconi, poveretto, non è stata concessa questa personale soddisfazione) si ricomincia da capo. La “manovrina di primavera” non porterà nuove tasse ai borghesi e ai ceti medi che piangono miseria accumulando e sperperando ricchezza. Si studiano, sui salari e sulle pensioni, i nuovi “prelievi di solidarietà” per le Casse dello Stato. Rapina che segue immediatamente quella di altre migliaia di miliardi, ottenuta con l’una tantum per l’ingresso nel Club privato dei capitalisti e dei finanzieri europei.

Ma il vero e proprio assalto che si prepara contro il proletariato, e che coinvolgerà occupati e disoccupati, giovani e anziani, seguirà ben presto. A cominciare dalla rimodellazione del sistema pensionistico che basandosi non più sul metodo del calcolo retributivo (80 per cento del salario) ma su quello contributivo, praticamente renderà la pensione di vecchiaia una illusione per tutti, oltre che per i disoccupati e i giovani: chi - se il capitalismo non sarà presto distrutto e superato - potrà mai accumulare nella propria vita un numero sufficiente di contributi? Forse con i lavori flessibili, saltuari, o con i corsi di qualificazione per la professione di disoccupato? (La quota minima per ottenere una pensione - cioè la somma dell’età più gli anni di contributi versati - dovrà comunque arrivare a 100, come avviene in altri Paesi.)

La borghesia, con i suoi manutengoli di destra e di sinistra, rincorre apertamente due obiettivi. Innanzitutto, rastrellare migliaia di miliardi per continuare a pagare gli interessi sui Titoli di Stato, riportando in pareggio i conti pubblici. (Senza i 200.000 miliardi di interessi per Bot e Cct, vi è già un attivo di 90.000 miliardi.) Quindi, riducendo la previdenza pubblica a una specie in via di estinzione, si potrà lanciare il grande affare della previdenza privata. Il risultato, per gli operai che sopravviveranno oltre i 70 anni (e la riforma della Sanità provvederà affinché ciò non avvenga), non cambia nell’uno come nell’altro caso, ma per le speculazioni finanziarie si tratta di un ghiotto boccone. Al Dio capitale non si comanda: si ubbidisce, ringraziando i riformisti di turno.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.