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Home ›I consigli scientifici di Rifondazione
Relazioni pericolose e amori clandestini fra i capitalisti e i loro antagonisti istituzionali
Un apposito Comitato scientifico si è riunito il 23 luglio a Roma nel tentativo di elaborare "un programma fondamentale" per il partito di Bertinotti; studiando, ad alto livello di pensiero, "le possibilità per un rilancio di politiche economiche neokeynesiane capaci di temperare le attuali politiche neoliberiste". Ripudiate le idee di Marx, chi meglio di Keynes poteva diventare (e non da oggi) l'unico punto di appoggio, tanto riformista quanto conservatore, delle sbandate truppe del fu maresciallo Stalin e del suo attendente Palmiro? Un Keynes che, in qualità di rattoppatore dell'economia politica e sostenitore del capitalismo, si distinse per il suo disprezzo verso Marx, definito "scrittore di bassa lega e autore di polemiche sorpassate".
Anche Rifondazione mal sopporta, pur dopo averla deformata, la critica al capitale del vecchio Marx; pragmaticamente, come si conviene a chi per non restare indifferente alle sorti della democrazia fa la stampella al Governo Prodi, ha già individuato l'interprete del suo nuovo modello economico, metà neoliberista e metà neokeynesiano. Si tratta dei decisi interventi del governo francese, che suscitano l'entusiasmo di Bertinotti e soci rafforzando la vocazione del Prc per le "politiche di intervento pubblico e statale con una interpretazione forte e riformatrice". È d'accordo persino il trotskista (Trotsky ci perdoni!) Maitan che si è spinto però audacemente fino alla richiesta di "un supplemento di riflessione".
Anche il Corriere della Sera applaude "le incentivazioni di Parigi per la creazione di nuovi posti di lavoro riducendo nettamente il carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori"...
Nella sfilata degli esperti scientifici non manca chi sogna la possibilità, sul teatro europeo, di "nuovi margini di manovra e nuove politiche espansive", e mostra ottimismi monetari del tipo: "l'Euro sarà molto richiesto e il suo valore molto sostenuto." Perciò inutile praticare un eccessivo rigore nei conti pubblici; meglio investire capitali e infischiarsene del mantenimento di avanzi primari superiori al 5 per cento. Sia ridata fiducia al capitale, controllandolo e regolandolo ma senza asfissiarlo! E se i privati non investono, lo faccia lo Stato. L'ex banchiere "compagno" Nesi gioisce per le parole nuove di Ciampi: programmazione, intervento pubblico, politica industriale. "Concetti da valorizzare" - commentano gli antagonisti - per evitarne un uso rovesciato, liberalistico. Usiamoli secondo le scelte interpretative keynesiane e forse riusciremo meglio a tenere legata al carro della conservazione capitalistica quella classe operaia che, secondo il Prc, non esisterebbe nemmeno più.
Il massimo obiettivo strategico di questi signori è quello di correggere gli eccessi del liberismo; il loro antagonismo si esaurisce nel quadro del ritorno a una programmazione "dura e pura" della economia capitalistica.
Un modello positivo diventa ora, sempre per Rifondazione, la prima Cassa del Mezzogiorno (anni Sessanta) del prof. Saraceno (vedi Questione meridionale e globalizzazione del capitale in Prometeo n. 15). Con una novità introdotta dall'economista compagno Graziani: poiché il mercato esiste e nessun antagonista istituzionale vuole certamente eliminarlo, occorre una valutazione preventiva dei risultati, la quale "conduca a iniziative capaci di reggere la concorrenza del mercato". Bravo! Ci permettiamo di aggiungere: in grado di assicurare una giusta remunerazione dei capitali investiti, attraverso una altrettanto giusta estorsione di plusvalore dallo sfruttamento della forza lavoro impiegata.
Ebbene, poiché è compito delle Banche - sempre in una economia di mercato - "valutare la bontà di un progetto di investimento prima di finanziarlo", e poiché il sistema bancario italiano presenta una carenza strutturale, ecco il prezioso suggerimento del Graziano-pensiero:
stimolare la banca italiana a collocarsi su un piano europeo anche nella valutazione delle iniziative.
Se i profitti sono sicuri, bene, altrimenti il capitale gira alla larga dagli investimenti. Come volevasi dimostrare. Ed a scanso di equivoci, così conclude il prof. Graziani:
Ne trarrebbero giovamento non soltanto gli istituti bancari, ma anche e soprattutto il mondo dell'industria e il funzionamento del mercato, oltre a incoraggiare gli imprenditori onesti e portatori di iniziative serie.
Manifesto, 26 luglio
Infine, gli scienziati del Prc prendono atto del "fallimento del primo storico tentativo di superamento del mercato". Da bravi ex stalinisti non rinnegano nella sostanza gli insegnamenti del maestro e continuano a spacciare come "superamento del mercato" le pianificazioni del capitalismo di Stato russo. Comprese le idiozie di Stalin sui prodotti industriali che uscendo dai confini della Patria del socialismo diventavano merci, valori di scambio; all'interno sarebbero stati solo valori d'uso, pur essendo regolarmente scambiati col denaro dei magri salari e sulla base di un valore comprensivo del profitto dovuto al capitale investito. Profitto ricavato dallo sfruttamento della forza lavoro.
Oggi si arriva alla conclusione che "il mercato è il nemico del lavoro" unicamente perché esso lo svalorizza. Ed ecco il loro rimedio: rivalorizzare il lavoro salariato, cioè sfruttato e alienato, con una riverniciatura di "nuovi diritti e nuove garanzie universali". Impossibile superare il mercato, come vaneggiava l'utopista Marx; è sufficiente renderlo amico del lavoro, e viceversa. Con Rifondazione nelle vesti ufficiali di ruffiana tra il capitale e il lavoro salariato. E in queste vesti si prepara alla... lotta.
dmBattaglia Comunista
Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.
Battaglia Comunista #7
Luglio-settembre 1998
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