Referendum - Astensione per rilanciare la lotta di classe

Con il Referendum del prossimo 25 giugno si chiude finalmente la lunghissima stagione delle farse elettorali di questo 2006. Ancora un piccolo sforzo da parte dei “cittadini” italiani e poi tutti potremo beatamente trascorrere una breve vacanza al mare, oppure, per chi soffre il caldo, nella frescura delle nostre montagne. È con questa falsa prospettiva che la borghesia italiana chiama per l’ennesima volta a raccolta la “cittadinanza” per esprimere il proprio voto sulla nuova costituzione, approvata lo scorso anno dalle sole forze politiche del centro-destra uscite sconfitte dalle elezioni politiche dello scorso 9 e 10 aprile. La realtà è che milioni di proletari trascorreranno le proprie vacanze come purtroppo accade da moltissimi anni a casa; troppo basso è il proprio tenore di vita per permettersi il lusso di poter spendere qualche migliaio di euro per evadere, sia pure per qualche giorno, dalla quotidianità fatta di precarietà, disoccupazione e supersfruttamento. Un proletariato che in questi ultimi anni ha dovuto subire un ferocissimo attacco alle proprie condizioni di vita e di lavoro da parte della classe dominante, proprio quella classe sociale che vuole coinvolgerla nella bagarre referendaria.

Con questo Referendum si è chiamati a votare a favore o contro la riforma costituzionale che dovrebbe dare allo stato italiano un nuovo volto, più improntato verso il federalismo fiscale e che nello stesso tempo attribuisce al presidente del consiglio dei ministri molti poteri che finora sono appannaggio del presidente della Repubblica. Una riforma costituzionale che non ha ottenuto la maggioranza qualificata dei due terzi dei parlamentari e che pertanto per essere applicata necessita dell’approvazione popolare attraverso un Referendum. A differenza di quelli consultivi, il prossimo Referendum è valido a prescindere dal raggiungimento del quorum del cinquanta per cento, ma è sufficiente qualsiasi percentuale di votanti affinché la tornata referendaria sia considerata valida.

I due schieramenti elettorali di centro-destra e di centro-sinistra sono ufficialmente compatti nel sostenere le proprie posizioni; il fronte del Si sostiene che grazie alla riforma costituzionale l’Italia potrà finalmente uscire dalla crisi e rilanciarsi nel contesto internazionale con nuove aspirazioni di grandezza, mentre il fronte del No è sostanzialmente d’accordo sulla necessità di mettere mano alla costituzione ma non accetta la riforma preparata dalle forze politiche di centro-destra.

Per i proletari questo Referendum, così come tutti gli altri, è l’ennesimo specchietto per le allodole che serve per essere coinvolti nei giochi di potere della borghesia italiana. Nessun miglioramento alle proprie condizioni di vita e di lavoro potranno derivare dall’approvazione della riforma costituzionale o dalla sua bocciatura. Sono ben altri i modi per difendere realmente i propri interessi di classe che partecipare con il proprio voto ad un Referendum che serve solo per scegliere con quale forma costituzionale la borghesia italiana eserciterà il proprio dominio di classe e continuare a sfruttare ed immiserire milioni di proletari. Sono queste le ragioni che devono spingerci a rifiutare la logica della scheda elettorale o referendaria, astenendosi dall’andare alle urne. Sappiamo che l’astensionismo fine a se stesso non è sufficiente, ma deve rappresentare l’inizio del rifiuto della logica borghese per rilanciare la lotta proletaria e ricostruire quei punti di riferimento politici tra la classe indispensabili per qualsiasi azione di emancipazione dalle barbarie in cui ci sta catapultando il capitalismo.

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Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.