Iraq, sempre di più teatro di morte

Fra i mercanti d’odio e di “umanitarismo” nel paese si consuma un’infinita carneficina

Mentre i soliti sepolcri imbiancati versano la loro razione quotidiana di lacrime di coccodrillo sulle stragi contro “civili innocenti, uomini, donne, bambini, straziati e insidiati nella quotidianità della loro esistenza” (La Repubblica), la carneficina irachena ha raggiunto (dal marzo 2003 - quando sulla popolazione piovvero i primi missili “liberatori” - al 28 febbraio 2007) circa 63 mila vittime tra gli iracheni, quasi tutti civili e con un’alta percentuale di donne e bambini; 3.161 i soldati Usa uccisi e 257 di altre nazionalità. I dati dell’obitorio di Baghdad registrano altre migliaia di vittime non ufficiali.

Alla carneficina di civili hanno contribuito, e contribuiscono, entrambi gli schieramenti, cioè militari Usa e “guerriglieri” iracheni specializzatisi in massacri di donne e bambini per le strade, in mercati, luoghi di culto e mezzi pubblici di trasporto. Dal 2004 sono aumentate paurosamente le vittime degli attentati suicidi, operazioni sacrificali che ai “martiri” imbottiti di esplosivo aprono immediatamente le porte del Paradiso in cambio del sangue altrui versato. Per chi evita di essere ridotto a brandelli dai propri fratelli musulmani, colpevole di essere sciita o sunnita, vi sono sempre i bombardamenti dei liberatori americani che con le loro bombe a grappolo, esplose o inesplose, hanno ucciso migliaia di bambini mentre i feriti, se avranno la fortuna di sopravvivere, rimarranno orribilmente segnati per sempre.

Queste stragi di civili, quando sono praticate da parte araba e mussulmana, sono viste dai mass-media come “un’arma barbarica che inquina la causa stessa di chi le promuove” ed entra quindi in gioco la “condanna etica” da parte dei “democratici” dell’Occidente contro i barbari d’Oriente. Ma la condanna vorrebbe distinguere e nobilitare una civiltà, quella cristiana, nei confronti dell’altra, quella mussulmana, nonostante entrambe siano impegnate in una comune pratica di stragi e distruzioni. La riprovazione verso i gas asfissianti usati nella prima guerra mondiale - si dice in Occidente - avrebbe dissuaso l’uso degli stessi nel secondo conflitto; così oggi si condanna il genocidio grazie ad una giurisdizione internazionale ad hoc (secondo gli interessi predominanti dell’imperialismo) che comporta la possibilità di un “intervento umanitario”. Dietro la proclamazione di diritti umani e di legittime condanne e penalità, si è così rafforzato lo stillicidio di operazioni di pulizia etnica più o meno mascherate e tollerate, quando non appoggiate in un contesto di violenze e atrocità bestiali, come i massacri nei Balcani tra serbi e croati, quelli in Somalia, Etiopia, Eritrea, ecc.

Il columnist del New Yorh Times, T. L. Friedman, aveva tempo fa sollecitato il Dipartimento di Stato americano a denunciare come “mercanti d’odio” che incitano alla violenza anche “coloro che scusano i terroristi, giudicano gli attentati una legittima reazione alla guerra in Iraq e alla situazione in Medio Oriente, o più genericamente all’imperialismo, al colonialismo o al sionismo”. Sia cioè tappata la bocca a chiunque - cioè anche a chi si guarda bene dal considerare legittimo (nel senso per noi di utile) il terrorismo praticato nella forma di un massacro costante di proletari sia dell’uno sia dell’altro campo - osa spingersi fino ad indicare come altrettante azioni illegittime la guerra in Iraq, la situazione in Medio Oriente, l’imperialismo, il colonialismo, il sionismo, eccetera.

Ed è proprio quest’ultima posizione di condanna ad entrambi gli schieramenti di ... civiltà, anche se purtroppo affermata da pochi, che si vorrebbe in realtà cancellare con l’arrogante ipocrisia del dominio ideologico che, sostenuto dalla forza materiale, impone come legittima la guerra trasformata in strumento umanitario, di giustizia e democrazia borghese. Anche in un passo dell’Antico Testamento c’è un chiaro invito di Jahvé al suo popolo: assedia la città nemica, “passa a fil di spada ogni maschio, prendi per te le donne, i bambini, le bestie e tutto quel che trovi... non lasciare in vita nessuno, votali tutti allo sterminio, demolisci i loro alberi, spezza le loro stele, brucia le loro sculture...”. Anche sul cinturone che abbelliva le SS stava scritto “Gott mit Uns”, Dio è con noi”. Esattamente come predicano quelli della Jihad alle masse affamate d’Oriente, mentre in Occidente un ministro americano della giustizia annunciava al mondo: “Dio è il vero Presidente degli Stati Uniti”. La Casa Bianca contro la Mecca. In Italia, memori della mussoliniana conquista civilizzatrice dell’Abissinia, non mancano gli applausi a chi si pronuncia solennemente a favore di una delle “due civiltà a confronto”. Una posizione che non dispiace affatto al signor Friedman il quale, fra i mercanti d’odio, sa benissimo usare due pesi e due misure. Lo pagano, lautamente, per questo.

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.