Oggi Termini Imerese... e domani?

Compagni, il cda di Marchionne vuole chiudere gli stabilimenti lasciando così senza lavoro, senza salario e senza prospettive reali migliaia di lavoratori con le loro famiglie, inclusi quelli dell'indotto.

Possiamo accettarlo senza reagire? No di certo!

Ci dicono che è anti-economico, che il mercato dell'auto è quello che è, e sopratutto che il nostro costo del lavoro è eccessivo; senza dubbio: a noi operai costa molto, troppo, in fatica, stress, malattie e infortuni, in stipendi vergognosi. I loro stipendi, i loro bouns invece no?! Senza contare le decine di milioni di euro intascasti in tutti questi anni dallo Stato (cioè grazie alle tasse di tutti i lavoratori dipendenti...).

La volontà di Marchionne & Co. non è la volontà di Dio, ad essa si può e si deve opporre la volontà organizzata dei lavoratori. Agli interessi dei padroni, i profitti cioè, vanno opposti con forza e determinazione gli interessi immediati dei lavoratori, cioè il non farsi immiserire e gettare nella disperazione con la perdita del posto di lavoro e del salario.

La lotta non riguarda solo Termini; perdere oggi questi posti di lavoro significa che domani potrebbe accadere lo stesso in qualsiasi altro stabilimento del gruppo. I padroni ed i loro inservienti sindacali sanno benissimo che la forza operaia consiste nel numero e nella sua unione e quindi fanno e faranno di tutto e di più per mettere Termini contro Pomigliano, Melfi o Mirafiori e tutti contro gli operai polacchi, serbi o brasiliani. Loro sono oggettivamente i nostri alleati naturali anche se sembra strano e complicato. L'alternativa semplicemente non c'è: o quella che c'è si chiama rassegnazione, scivolamento nella guerra tra poveri, ecc.

Sindacati ed istituzioni appartengono alla categoria dei falsi amici - capaci solo di mantenersi la propria fetta di potere e clientele seminando rassegnazione e sfiducia; ben che vada, sono quindi inutili per la difesa collettiva di tutti i posti di lavoro.

Non possiamo essere noi comunisti internazionalisti a dettare i tempi ed i modi della lotta; essi dipendono dai lavoratori che collettivamente hanno l'intelligenza e la capacità di far sentire i propri morsi alla controparte, magari toccandola nel portafoglio, cioè nei suoi profitti.

Va ritrovato l'istinto e l'orgoglio di classe contro tutte le false compatibilità economiche (false perché capitalistiche); ad esempio allargando la lotta all'intera comunità - dove ci sono altri proletari sfruttati e licenziabili come noi - ed a tutte le realtà lavorative sul territorio oltreché, ovviamente, ai restanti stabilimenti del gruppo.

Una vittoria che nessuno potrà mai strapparci sarà il renderci finalmente conto della natura inumana del capitalismo e quindi della necessità di liberarcene; per questo è indispensabile guardare oltre l'orizzonte immediato e radicare in ogni realtà di lotta il partito di classe.

DS, 2010-02-02

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.