Per una opposizione di classe al governo Renzi

Aspettando l'estate

Nell'ultimo numero del giornale abbiamo affrontato in maniera diffusa il disegno complessivo di riforma economico-istituzionale del Governo Renzi e, cosa più importante, il suo stretto legame con l'OCSE e la UE. Ovverosia con la grande borghesia internazionale, di cui quella italiana è parte.

Al momento in cui andiamo in stampa, nonostante le continue dichiarazioni efficentiste del “Giovane”, sono poche le “azioni concrete” che il governo ha realizzato. Non è un caso. I provvedimenti governativi – che fino a che non passerà il ddl di riforma costituzionale hanno comunque tempi non brevi – verranno spezzati in due tipologie, prima e dopo le elezioni europee del 25 maggio. Prima i provvedimenti più popolari, che possono portare voti al PD, dopo quelli impopolari, le lacrime ed il sangue che il proletariato nei suoi diversi settori dovrà versare per far quadrare i conti della borghesia. È quindi prevedibile che sarà proprio in estate che si concentreranno i provvedimenti peggiori per noi proletari.

Tra i provvedimenti popolari rientrano le azioni meramente populiste come la messa in vendita di 100 auto blu, il taglio degli stipendi dei grandi manager, gli 80 euro in più in busta paga – forse - a chi dichiara meno di 25.000 euro (ma chi ne percepisce meno di 8.000, e quindi non dichiara, non vedrà comunque un euro). Nella seconda categoria rientreranno invece la riforma della scuola, l'applicazione della spending-review con gli ingenti tagli che comporterà e sulla definizione dei quali il commissario Cottarelli è già da tempo al lavoro, il grosso del Jobs Act.

Primi passi

Il Ministro dell'istruzione, Giannini è comunque già sul piede di guerra e dichiara: “Il precariato è una deformazione patologica del principio di flessibilità, principio che va restituito alla sua fisiologicità”. Il che, in parole povere, conferma gli obiettivi già contenuti nel Jobs Act: rendere tutti i lavoratori – a tempo determinato o indeterminato che siano – licenziabili in qualsiasi momento. È così stato varato il Dl Lavoro (21 marzo) che prevede la sostanziale liberalizzazione del tempo determinato sebbene nei limiti – flessibili - del 20% dei lavoratori impiegati, ed entro i 36 mesi di durata. Tali contratti ora possono essere sottoscritti: senza obbligo di “causalità”, rinnovati fino a 8 volte in 36 mesi, contro il precedente unico rinnovo previsto dalla Fornero. È stato semplificato anche il contratto di apprendistato il quale non prevede più l'obbligo di un piano formativo individuale scritto; è possibile assumere nuovi apprendisti senza che, al termine del percorso formativo, i precedenti apprendisti siano stati confermati in servizio; il padrone non è più obbligato ad integrare la formazione di tipo professionalizzante e di mestiere con 1’offerta formativa pubblica. Gli altri passaggi del Jobs Act verranno realizzati attraverso un ddl aposito.

Sfruttati e mal pagati fin da piccoli

La stessa Giannini ha dichiarato che “Intendiamo rafforzare e diffondere [l'apprendistato nelle scuole] aumentando il numero di ore che i ragazzi passano in azienda e certificando le competenze che acquisiscono [...] sostenere l'apprendistato, i tirocini formativi presso le aziende e l'alternanza scuola-lavoro […] con durata significativa per ciascun anno scolastico in istituti tecnici e professionali". Ma sulle linee guida della riforma che si abbatterà sulla scuola questa estate torneremo il mese prossimo.

Riforma costituzionale

Il 31 marzo è stata presentata la bozza di ddl di riforma costituzionale che prevede: un senato delle autonomie composto da rappresentanti di Regioni e Comuni, con potere legislativo esclusivamente in materia di modifiche costituzionali e legge elettorale; il superamento della concorrenza legislativa tra Regioni e Stato centrale a vantaggio di quest'ultimo; l'abolizione delle provincie; l'aumento dei poteri del governo che potrà obbligare la camera a votare entro 60 giorni i propri ddl (ghigliottina), riducendo così il ricorso alla fiducia; maggiori poteri al Primo Ministro. A questo decreto seguirà la riforma della legge elettorale. Se e quando queste riforme passeranno – come dicevamo il mese scorso - il riassetto in chiave autoritaria dello Stato sarà completo. Da quel momento, agire, per la borghesia, sarà molto più semplice e veloce.

Come lottare contro il governo

Un paio di principi devono essere tenuti bene a mente:

  1. non esiste antagonismo tra la borghesia nazionale e quella internazionale che si esprime attraverso l'UE, la BCE, l'OCSE etc. Non esiste una possibilità di determinare in maniera differente le caratteristiche dell'attacco in atto se non quella di uno scontro frontale, classe contro classe, tra i lavoratori da un lato e la borghesia con le sue istituzioni (parlamento europeo e nazionale, governo, sindacati, confindustria...) dall'altro. Non illudiamoci, nonostante le apparenze, nessun pezzo, neanche ultra-minoritario, dell'apparato di potere vuole realmente tutelare gli interessi della classe lavoratrice, al massimo possono pensare che trattando meno peggio (economicamente, legislativamente, etc.) gli operai, allora il capitalismo nazionale ed europeo potrà continuare a crescere ma: a) quanto più il capitalismo cresce tanto più gli operai, in esso, sono sfruttati; b) questi partiti o sindacati “di sinistra”, qualora la nostra classe iniziasse realmente a lottare, sarebbero tutti, invariabilmente, schierati per smorzarne l'impeto, prima, e bastonarci, poi.
  2. Il disegno di riforma in chiave autoritaria dello Stato italiano che Renzi incarna, insieme alle sue politiche anti-operaie, sono lo specchio di un rapporto di forze terribilmente sfavorevole al proletariato. La borghesia oggi è talmente forte da poter pensare di ratificare tale rapporto in un nuovo impianto Statale che le imponga sempre meno vincoli. L'unica opposizione praticabile è quella della ripresa dell'iniziativa della classe che tale disegno vuole ulteriormente schiacciare, dotandosi al contempo degli strumenti per una sua possibile repressione.

Sicuramente il periodo estivo porterà con sé un attacco di proporzioni notevoli. Per questo motivo le avanguardie di classe devono, fin da oggi, operare sui due piani che le competono: essere presenti e stimolare, dove possibile, la ripresa dell'iniziativa di classe e far battaglia al suo interno affinché si affermi la presenza di una posizione inequivocabilmente attestata sulla difesa degli interessi generali di classe proletaria e nell'indicazione dei limiti dello lotte immediate stesse, le quali hanno possibilità di radicalizzarsi solo ed esclusivamente attorno al progetto del rovesciamento delle attuali relazioni produttive e sociali, nella prospettiva rivoluzionaria, internazionalista, comunista. Prospettiva che solo il partito di classe, e quindi i suoi militanti, incarnano.

Lotus
Mercoledì, April 9, 2014