L'importanza di Zimmerwald oggi

Zimmerwald: Lenin guida la lotta della sinistra rivoluzionaria per una nuova Internazionale

Dal 5 all’8 settembre del 1915 si è tenuta a Zimmerwald, nella Svizzera neutrale, una conferenza a cui hanno partecipato circa una quarantina di socialisti contrari alla guerra. Le questioni chiave in gioco nel dibattito tra le opposte correnti politiche a Zimmerwald avrebbero avuto eco in tutta l'Europa negli anni seguenti e presentano ancora implicazioni per il nostro lavoro di oggi.

Era ormai passato più di un anno dal momento in cui la seconda Internazionale era crollata come un castello di carte quando i principali partiti che la componevano si schierarono a sostegno degli intenti guerrafondai delle rispettive "patrie". Per i marxisti rivoluzionari, la maggior parte dei quali aveva lottato contro il revisionismo prima della guerra, e che riconoscevano che la guerra imperialista globale rappresentava un mutamento storico del quadro - in cui venivano a esistere le condizioni oggettive per il socialismo - non c’erano dubbi sulla necessità di una nuova Internazionale, che avrebbe dovuto tenere fermamente il punto sull’affermazione di Marx che i lavoratori non hanno patria e che guidasse la lotta per il socialismo. Tra di essi Trotsky, che aveva scritto, poco dopo l'inizio della guerra, della nuova Internazionale che doveva nascere da quel cataclisma mondiale; i Tribunisti olandesi associati a Pannekoek, Roland Holst e Gorter, il cui Imperialismo, guerra mondiale e socialdemocrazia ribadiva che “questa guerra è il crogiolo da cui deve nascere la nuova Internazionale”; la Sinistra tedesca che si era scissa dal gruppo Raggi di Luce (Lichtstrahlen) di Borchardt; la Sinistra di Brema intorno a Johan Knief e Paul Frolich e, naturalmente, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg; la socialdemocrazia di Polonia e Lituania (anche il partito di Rosa Luxemburg e Jogisches) che allo scoppio della guerra si erano unite con l'ala sinistra del PPS e il Bund per cercare di organizzare uno sciopero generale contro la guerra su una base essenzialmente disfattista rivoluzionaria (“Il proletariato dichiara guerra ai suoi governi, i suoi oppressori!”).

All'interno di questa corrente alcuni hanno dato più importanza di altri all'urgenza di fondare una nuova Internazionale, che avrebbe apertamente confermato il tradimento della socialdemocrazia, sfidato il suo diritto di parlare in nome della classe operaia e dato la direzione politica su come poter unificare le lotte della classe operaia internazionale in una lotta rivoluzionaria per il socialismo. Hermann Gorter, per esempio, si allontanò dalla vita politica durante due anni cruciali. Altri, come Rosa Luxemburg, immaginavano che la nuova Internazionale sarebbe stata edificata dopo la guerra – o meglio, dopo che la lotta della classe operaia avrebbe posto fine ad essa. (1)

Anche tra gli internazionalisti c'era confusione sul fatto che “Guerra alla guerra” significasse che il proletariato doveva lottare per la pace come condizione preliminare per la costruzione del socialismo o, come affermava insistentemente Lenin, che nella lotta contro gli orribili costi della guerra i lavoratori non avevano altra scelta che sbarazzarsi dei loro governi, prendere la situazione nelle loro mani e incamminarsi sulla via rivoluzionaria verso il socialismo.

Basandosi sull'esperienza della Comune di Parigi e della rivoluzione del 1905 in Russia, Lenin insisteva sulla probabilità che la guerra mondiale avrebbe creato di per se stessa una situazione rivoluzionaria in cui, se la classe lavoratrice fosse stata costretta a difendere i propri interessi, avrebbe dovuto prendere il potere nelle proprie mani e dare inizio alla lotta mondiale per il socialismo.

«Una volta che la guerra è iniziata, non è pensabile di fuggire da essa. Bisogna andare avanti e fare ciò che un socialista deve fare. ... Bisogna andare lì e organizzare il proletariato per l'obiettivo finale, perchè è utopistico pensare che il proletariato raggiungerà il suo obiettivo in modo pacifico. ...» (Golos 37/38, ottobre 1914)

Da questa prospettiva consegue che:

Trasformare la presente guerra imperialista in guerra civile è l'unica parola d'ordine proletaria corretta. Ciò è indicato dall'esperienza della Comune, è stato sottolineato dalla risoluzione di Basilea (1912) e consegue da tutti le situazioni di guerra imperialista tra paesi altamente sviluppati. Per quanto difficile tale trasformazione possa apparire in un momento o in un altro, i socialisti non dovranno rinunciare mai a un sistematico, insistente, inflessibile lavoro preparatorio in questa direzione una volta che la guerra sia divenuta una realtà.
Solo per questa strada il proletariato sarà in grado di liberarsi dall'influenza della borghesia sciovinista e, prima o poi, in un modo o nell'altro, compirà passi decisivi sulla via della vera libertà dei popoli e sulla via verso il socialismo.
Viva la fratellanza internazionale dei lavoratori uniti contro lo sciovinismo e il patriottismo della borghesia di tutti i paesi!
Viva l'Internazionale proletaria, libera dall’opportunismo.

La guerra e la socialdemocrazia russa, scritto nell'ottobre e pubblicato nel novembre 1914

Durante il suo esilio in Svizzera Lenin si batté su diversi fronti perché il partito bolscevico russo accettasse la prospettiva internazionalista proletaria di prepararsi alla trasformazione della guerra imperialista in guerra civile. Prima di tutto si battè tra i bolscevichi in esilio all'estero, alcuni dei quali pensavano fosse un loro dovere arruolarsi volontari nell'esercito francese (una posizione sostenuta da Plekhanov, un tempo considerato pietra portante del marxismo in Russia). Alla Conferenza di Berna dei gruppi all'estero del Partito Operaio Socialdemocratico Russo nei primi mesi del 1915, alcuni gruppi bolscevichi dalla Francia si opposero al suo appello per il disfattismo rivoluzionario, preferendogli la “lotta per la pace”. C'era una simile disputa anche all'interno del partito in Russia, in particolare sull'idea di “disfattismo”, che alcuni militanti come Shlyapnikov sostenevano allontanasse i lavoratori, ma alla fine i militanti di base videro che la linea di lavoro era quella di preparare politicamente e praticamente uno sbocco rivoluzionario per la classe lavoratrice, poiché il costo della continuazione della guerra indeboliva il regime zarista.

Sul fronte internazionale l’obiettivo era sostanzialmente lo stesso: opporsi all’argomento che “non si può far niente” durante la guerra (specialmente la perla di Kautsky, cioè che l'Internazionale era un'arma per il tempo di pace che sarebbe tornata in vita dopo la guerra); radunare le forze che erano pronte a rompere la “pace sociale” e chiamare i lavoratori a difendere i propri interessi. In breve, preparare il terreno per una nuova Internazionale sulla base del fatto che i lavoratori non devono alcun fedeltà ai governi esistenti e per una linea di lavoro basata sulla trasformazione della guerra imperialista in guerra civile. Nel 1915 i segni della crescente stanchezza per la guerra erano già evidenti: a dispetto della legge marziale, in Germania scoppiarono manifestazioni di piazza contro il costo della vita; da aprile gli scioperi si moltiplicarono in Russia e assunsero un carattere più politico. Nel mese di luglio i bolscevichi di Pietroburgo guidarono un boicottaggio dei Comitati delle Industrie di Guerra, istituiti dal regime per arruolare i lavoratori allo sforzo bellico.

Anche il Bureau Socialista Internazionale (BSI) della vecchia Internazionale priva di vita fu trascinato ad approvare conferenze di “pace”. In gennaio i socialdemocratici dei paesi neutrali si riunirono a Copenaghen e lanciarono un appello ai socialisti degli Stati belligeranti ad agire per fermare la guerra. In febbraio il britannoco ILP ospitò una conferenza di "socialisti" delle potenze dell'Intesa presieduta da Keir Hardie, in cui al bolscevico Litvinov fu impedito di leggere una dichiarazione internazionalista. La risoluzione adottata dalla conferenza dichiarava che la guerra era il prodotto degli antagonismi prodotti dalla società capitalistica, dall'imperialismo e dalla competizione coloniale e ogni paese aveva una parte di responsabilità; ciononostante passò una risoluzione sulla necessità di continuare la guerra in quanto una vittoria della Germania avrebbe portato alla fine della libertà, dell'indipendenza nazionale e della fiducia nei trattati. Speravano che dopo la guerra ci sarebbero state la fine della diplomazia segreta, degli “interessi dei costruttori di armamenti” e dell’arbitrato internazionale obbligatorio. I lavoratori dei paesi alleati stavano combattendo una guerra difensiva contro i governi tedesco e austriaco, non contro i popoli tedesco e austriaco, e avrebbero resistito ai tentativi di trasformarla in una guerra di conquista. La risoluzione chiedeva specificamente la restaurazione del Belgio, l’autonomia o l’indipendenza per la Polonia e la soluzione di tutti i problemi nazionali dell'Europa, dall'Alsazia-Lorena ai Balcani, sulla base dell' autodeterminazione nazionale.

In aprile a Vienna un'omologa riunione di socialdemocratici degli Imperi Centrali emanò risoluzioni che trattavano principalmente le relazioni del dopoguerra.

Tuttavia, quando i partiti socialdemocratici italiano e svizzero proposero una riunione contro la guerra di gruppi di lavoratori a prescindere dal ruolo dei rispettivi paesi nel conflitto, il BSI non ne volle sapere.

Gli organizzatori decisero di andare avanti comunque e indire una conferenza di tutti i partiti socialisti e di gruppi di lavoratori

che sono contro la pace civile, che aderiscono alle basi della lotta di classe, e che sono disposti, trarmite l'azione simultanea, a lottare per la pace immediata ...

Dal punto di vista organizzativo, Zimmerwald era al di fuori della sfera di competenza di una Seconda Internazionale ormai marcia. Politicamente, però, non vi era l'intenzione di sabotare la socialdemocrazia. Quando Zinoviev propose che lo scopo della prossima conferenza fosse di organizzarsi intorno a una chiara linea rivoluzionaria e di prepararsi per una netta rottura con la vecchia Internazionale, gli si diede poca attenzione. Eppure, Lenin vi scorse un'opportunità per i rivoluzionari di farsi ascoltare, di espandere la loro influenza e consolidare le forze necessarie per la creazione di una nuova Internazionale. Nei mesi precedenti la conferenza vi fu un'intensa corrispondenza e discussione nella Sinistra sui punti chiave da includere in una dichiarazione congiunta sul proletariato e la guerra. Sia Radek e Lenin avevano scritto bozze di risoluzione. Alexandra Kollontaj organizzò la partecipazione dei socialisti di sinistra svedesi e norvegesi. Fu contattato il gruppo marxista attorno al giornale olandese De Tribune (La Tribuna).

I bolscevichi pubblicarono un opuscolo in lingua tedesca da far circolare tra i delegati ... Conteneva l’articolo Il socialismo e la guerra di Lenin e Zinov'ev , così come le risoluzioni del Comitato Centrale e della conferenza di Berna. Era inclusa anche la risoluzione dei bolscevichi del 1913 sulla questione nazionale, un campo in cui i rivoluzionari russi avevano forti differenze con molti dei loro alleati di sinistra. (2)

Quest'ultima questione è stata un elemento di discordia che non fu mai risolto prima della formazione del terza Internationale. Tuttavia, nel periodo immediatamente precedente l'incontro di Zimmerwald, Lenin dovette cedere alla maggioranza interna alla Sinistra: nelle discussioni preparatorie alla conferenza sul testo della dichiarazione che la sinistra avrebbe presentato, la maggior parte degli otto delegati preferì la bozza di Radek a quella di Lenin. La versione finale (sotto) non fa alcun riferimento a nazioni oppresse o che opprimono.

Questo non fu un grosso problema, poiché la maggioranza dei delegati alla conferenza non avrebbe tollerato nemmeno una versione annacquata del disfattismo rivoluzionario: la risoluzione della sinistra fu bocciata. Il Manifesto di Zimmerwald passato alla storia fu il risultato di un compromesso: fu steso in buona parte da Trotsky, che in questo periodo faceva parte degli “elementi vacillanti” che facevano uscire il Nashe Slovo (Il nostro mondo) a Parigi sotto lo slogan “pace senza indennità o annessioni, senza conquistatori o conquistati”. La Sinistra lo firmò comunque, dal momento che fu capace di aggiungervi un'appendice riguardante i suoi limiti. Nel settembre 1915 Lenin poté descrivere Zimmerwald come il “primo passo” che:

nonostante tutta la sua debolezza e la sua timidezza [segnava l'inizio di] una vera lotta contro l'opportunismo, fino a una rottura con esso (3).

Così perlomeno sembrò. In realtà il passo avanti più importante fu il fatto che la maggior parte degli internazionalisti si era riunita e organizzata in maniera indipendente: prima di lasciare Zimmerwald essi avevano istituito il Bureau della Sinistra di Zimmerwald, composto da Lenin, Zinov'ev e Radek. I documenti che avevano presentato alla conferenza furono pubblicati sull'Internationales Flugblatt (Volantino Internazionale) e nel 1916 vide la luce – per breve tempo – anche il giornale Vorbote (Messaggero), che avrebbe dovuto essere un luogo di dibattito interno alla Sinistra.

Durante il 1916 la crisi provocata dalla guerra e prevista da Lenin si acuì in tutta Europa. Il divario tra la maggioranza di Zimmerwald, che non voleva tagliare in maniera netta con la socialdemocrazia, e la Sinistra divenne un abisso. Dopo la Rivoluzione di Febbraio in Russia Lenin affermò che:

la palude di Zimmerwald non è più tollerabile [e che ora vi era il bisogno immediato di fondare una] nuova Internazionale, proletaria … comprendente solo le Sinistre.

La conferenza di Zimmerwald non è nella lista di eventi legati alla Grande Guerra commemorati da personaggi come Sergio Mattarella e Matteo Renzi: “onoranze” il cui scopo è perpetuare il mito della “patria in guerra”. Nonostante questo, vi sono anche miti fatti circolare dalla sinistra borghese sul significato di Zimmerwald per i socialisti e la classe lavoratrice oggi. Tra di essi, per prima cosa, c'è l'idea che “Zimmerwald-in-toto” sia un esempio da seguire oggi: in sostanza questo significa rifiutarsi di accettare che la socialdemocrazia è fondamentalmente il baluardo del capitalismo e un ostacolo sulla via dell'autonoma lotta di classe, che è l'unico sentiero che possa portare alla lotta rivoluzionaria per il socialismo, il che significa il rovesciamento dell'attuale status quo. Il punto è che il Manifesto di Zimmerwald a quel tempo fu visto come un passo verso la completa rottura con la socialdemocrazia, ma oggi sappiamo che la maggioranza di quei delegati non fece mai il passo successivo. Ad ogni modo, è quasi ridicolo vedere come le falsificazioni della storia vengano riprese da Counterfire – i cui membri partecipano praticamente ad ogni movimento di protesta interclassista del momento, in particolare la Stop The War Coalition – il cui articolo su Zimmerwald ci dice che:

Il Manifesto di Zimmerwald contribuì ad ispirare un movimento di massa di attivisti pacifisti e socialisti attraverso i paesi belligeranti dell'Europa. Per finire: gli ideali di Zimmerwald diventarono una fonte di ispirazione per un movimento crescente di azione militante che preparò le rivoluzioni del 1917 e del 1918.

John Riddell, Counterfire 31.8.2015 counterfire.org

Ciò è insincero, se viene da parte di qualcuno che ha compiuto uno studio approfondito di Zimmerwald e del ruolo di Lenin nel movimento di fondazione della terza Internazionale. Come se la lotta per il comunismo, il rovesciamento dello Stato capitalista, i bolscevichi, gli spartachisti, la Rivoluzione d'Ottobre e l'ondata rivoluzionaria del proletariato che fece finire la guerra mondiale siano stati il prodotto dell'azione militante di un pugno di attivisti. Per quanto assurda, questa è un'utile leggenda che può essere usata per giustificare praticamente ogni protesta riformista (“azione militante”) come la via che nel passato “preparò le rivoluzioni del 1917 e del 1918” e che oggi... beh, per come viene messa nel post No Glory In War (Non c'è gloria nella guerra), l'anniversario di Zimmerwald può essere usato per “promuovere la pace e la cooperazione internazionale (sic)”.

Per tutti questi sedicenti rivoluzionari di oggi che nei fatti di Russia vedono solo la controrivoluzione e ne piazzano la colpa sulle spalle di Lenin e del Partito bolscevico, è tempo di riconoscere l'importanza del ruolo di Lenin nella nascita la Sinistra di Zimmerwald e della sua presa posizione per l'internazionalismo proletario; e la lotta rivoluzionaria per il socialismo, che significa inevitabilmente fronteggiare e rovesciare lo Stato capitalista. Lenin si batté affinché non ci fossero tregue nella guerra di classe (niente burgfrieds, niente inchini a regolamenti da stato di emergenza, nessuna adesione a “paci sociali”): “trasformare la guerra in guerra civile”.

Per i rivoluzionari di oggi che si trovano ad affrontare le guerre capitalistiche non è questione di ripetere semplicemente formule del passato qualsiasi sia il contesto, ma il principio di fare appello alla classe lavoratrice affinché non sacrifichi i propri interessi alla “difesa nazionale” o allo “sforzo bellico” rimane valido, incitandola invece a difendere l'interesse proprio, ricordandole che i lavoratori non hanno patria e che l'unica guerra che vale la pena combattere è quella di classe.

Soprattutto, l'importanza di Zimmerwald è che fu un passo verso la creazione di una nuova Internazionale. Alla fine – inevitabilmente, forse – fu un po' troppo tardi. Il vero significato di Zimmerwald per i rivoluzionari di oggi non è che al proletariato internazionale non serve un partito rivoluzionario. Piuttosto il contrario: un partito con un programma chiaro e unanimemente condiviso deve essere messo in esistenza prima che il proletariato debba nuovamente affrontare nella pratica la questione di come liberarsi del capitalismo. Non qualcosa come il Bureau Socialista Internazionale, che Camille Huysmans descrisse nel 1904, quando ne assunse la carica di segretario, come “niente più di una cassetta per le lettere e un indirizzo postale, un semplice mezzo di comunicazione senza potere e influenza reali”. Il futuro partito internazionale giocherà un ruolo-chiave sia dal punto di vista politico che organizzativo nella rivoluzione proletaria mondiale.

ER

(1)

O l'Internazionale rimarrà un muchio di spazzatura dopo la guerra, o essa risorgerà a partire dalla lotta di classe, dalla quale soltanto essa trarrà le sue energie vitali. … Solo per mezzo di una “ denuncia atrocemente accurata della nostra stessa indecisione e debolezza”, della nostra stessa disfatta morale a partire del 4 agosto, può avere inizio la ricostruzione dell'Internazionale. E il primo passo in questa direzione è entrare in azione per una rapida fine della guerra e per la preparazione di una pace in accordo con i comuni interessi del proletariato internazionale.

Ricostruire l'Internazionale, in Die Internationale, n. 1, 1915, Rosa Luxemburg Internet Archive, marxists.org, 2000

Questo passaggio riflette l'importanza che Luxemburg conferiva al movimento spontaneo della classe, così come la sua tragica riluttanza a rompere in maniera netta con la SPD. La sua enfasi sulla “preparazione della pace” non significa però che proponesse una specie di papocchio capitalista gestito da una Società delle Nazioni e può voler dire , tra l'altro, che ella aveva in mente l'ufficiale della censura (poiché appena Die Internationale uscì, fu immediatamente messo al bando, mentre la stessa Luxemburg era già in prigione e non aveva alcuna possibilità di spostamento).

(2) Lenin’s Struggle for a New International, Documenti, ed. John Riddell, Monad Press.

(3) Si trova su:

marxists.org

Domenica, September 25, 2016

Prometeo

Prometeo - Ricerche e battaglie della rivoluzione socialista. Rivista semestrale (giugno e dicembre) fondata nel 1946.