Paura e ripugnanza: la politica elettorale in una crisi del capitale

Mentre la pantomima della Brexit continua a suonare, le elezioni generali ci stanno per piovere addosso. Come tutte le elezioni nel capitalismo saranno un imbroglio. Circa un terzo degli elettori (lavoratori soprattutto) non ha già più illusioni che un voto possa cambiare qualcosa per loro. Nel Regno Unito “imbroglio” non significa che le urne siano piene di voti falsi. Le nostre classi dominanti non hanno bisogno di farlo. Hanno trovato il modo per avere un risultato accettabile al sistema anche senza tutto questo.

Don’t Play the Capitalist Game! Don’t Vote! Aurora n. 49

Così scrivevamo nel periodo precedente le ultime elezioni generali nel Regno Unito. La vittoria schiacciante dei Tory può avere ottenuto in effetti un "risultato". Le speranze dei No-Brexit sono state squarciate e ora c'è solo un'opzione sul tavolo. Persino le imprese e gli investitori (a lungo contrari alla Brexit) sono arrivati ​​a vederla come preferibile rispetto al continuo impasse politico, se l'immediato rialzo nottetempo della sterlina e della Borsa significano qualcosa. Qualcuno potrebbe anche dire che era il sospiro di sollievo del capitale per essersi liberato dalla prospettiva di un governo laburista che aveva promesso di rinazionalizzare i principali servizi con compensazioni minime.

Il programma del Labour tuttavia (di cui la maggior parte non ha mai sentito parlare) non è stato quasi neanche preso in considerazione. È stata “la Brexit ciò che ha vinto”. Corbyn e i suoi sostenitori hanno affermato di appoggiare un programma fatto di "speranza" per un elettorato che ormai da tempo è stanco di vuote promesse che non vengono mai attuate. Entrambi i partiti principali hanno promesso il mondo (ma tutti sapevano che avrebbero consegnato merda). L'unica cosa di cui l'elettorato poteva essere certo era di "portare a termine la Brexit". Come abbiamo scritto nell'articolo già citato:

… Entrare nel seggio elettorale significa entrare in “un posto bello e riservato”. Qui ogni individuo è isolato. Di fronte alle opzioni disponibili la maggior parte delle persone opta per l’immediato.

Ovviamente “portare a termine la Brexit” non sarà così magicamente “immediato” come ha raccontato Johnson, ma è un messaggio sufficientemente semplice nelle urne. Ciò che ha rafforzato questo messaggio è stata la “paura dell'altro” che si manifesta in tutto il mondo. L'immigrazione e i rifugiati sono visti come dei barbari alle porte, i quali devono essere la vera causa della miseria che alcune famiglie stanno sperimentando da generazioni. Sia che vada sotto il nome di “populismo” o, come in Italia, di “sovranismo” (o come dovrebbe essere di “xenofobia”) è un rifiuto dell'economia globalizzata e fondata sulla speculazione finanziaria, che ha portato la quota parte del reddito nazionale della classe lavoratrice a scendere costantemente dal 1979 in avanti.

La globalizzazione, la finanziarizzazione e alla fine l’aperto “gioco d'azzardo” o speculazione, hanno permesso all'economia capitalista mondiale di dare la parvenza di una crescita (costruita sulle merci cinesi a basso costo che hanno permesso ai salari di rimanere stagnanti ovunque) anche dopo che il boom postbellico si è concluso nei primi anni '70. La Brexit non è la risposta alla crisi, ma i suoi sostenitori fingono che lo sia. È solo la versione britannica di un fenomeno nazionalista presente in tutto il mondo. Puoi ritrovarlo in Germania, nell'ascesa dell'AfD, o in Polonia e Ungheria sotto la forma dei governi PiS e Orbán, o in qualsiasi altro posto tu voglia citare (come l'India di Modi con la sua agenda nazionalista indù). Ciò che stiamo osservando in queste elezioni è la vittoria del concetto di nazione su quello di classe.

Lo slancio perduto del Labour

Ma poi si potrebbe dire di tutte le elezioni. Erano le undicesime elezioni generali in cui noi come CWO abbiamo chiamato all'astensione da una tale politica nazionale. Questa chiamata degli operai a non partecipare alla farsa elettorale ci ha attirato l'ira di quei “compagni di viaggio” laburisti, che si spacciano per rivoluzionari, a scapito nostro. Noi abbiamo dato il benvenuto a queste critiche perché che ci danno l’opportunità di spiegare che il Labour ha da tempo voltato le spalle alla classe dei lavoratori. Anche questo comunque è la ripetizione di un modello internazionale. Il fenomeno dei partiti socialdemocratici che cambiano il loro programma per guadagnare consensi elettorali non è limitato al solo Regno Unito.

In Germania, l'SDP che nel primo dopoguerra aveva recitato la sua parte nel salvare il capitalismo tedesco da una rivoluzione operaia, si è poi spostata gradualmente (negli anni '70) verso la “terra di mezzo” per diventare infine altrettanto brava a dirigere il capitalismo quanto i conservatori. In definitiva, sono stati proprio la SPD e il Partito Verde a introdurre la famigerata legislazione di Harz IV contro i lavoratori, che in seguito è stata tanto utile al capitalismo tedesco.

Nel Regno Unito il Labour si è crogiolato per anni nella gloria dello “spirito del ‘45”, che non ha portato il socialismo ma il servizio sanitario nazionale e lo stato sociale. Quello che non dicono è che il piano fu elaborato dal liberale William Beveridge nel 1943, in previsione del malcontento della classe operaia del dopoguerra. Come concesse in seguito Churchill, nel 1945 i laburisti erano la forza più credibile per attuare questo piano di fronte a una forza lavoro recalcitrante, che diede spesso tali scossoni che l'esercito fu chiamato per 14 volte a interrompere gli scioperi prima del 1951. Fu un governo laburista che iniziò i tagli allo stesso SSN nel 1977, quando la crisi capitalista era ancora agli inizi.

È stata però la radicale disarticolazione della classe negli anni della Thatcher che ha portato a compimento l'idea che il Labour sia principalmente un “partito operaio borghese”, come alcuni trotzkisti ancora oggi amano chiamarlo. Accettando apertamente il Thatcherismo il progetto New Labour di Blair e soci ha riconosciuto che

  1. una buona parte della classe operaia non vota mai, e
  2. che quelli che non votano sono di fatto tra i lavoratori più poveri.

La conclusione è stata quindi che il Partito doveva fare appello “all’Inghilterra di mezzo” (qualunque cosa ciò significhi). Il risultato fu che oggi il Labour ha solo un seggio nel suo ex cuore scozzese: il resto si arrende a un SNP che (per quanto in modo spurio) supera i laburisti a sinistra. Poiché l'appello non riguardava più la difesa della classe lavoratrice (il massimo che si potesse sperare da un partito socialdemocratico sotto il capitalismo) il Labour nella sua ricerca di voti si è rivolto progressivamente ad un'agenda fatta di imprenditorialità e opportunità per tutti. Il voto della classe lavoratrice (così com'era) era semplicemente dato per scontato, sia che fosse fatto o meno qualcosa a favore dei lavoratori.

Tutto ciò avrebbe dovuto cambiare sotto Corbyn. Salutato come il “messia” solo due anni fa, con l'adulazione concessa solo alle pop star, Corbyn avrebbe dovuto riportare il Labour alle sue radici. Forse l'offerta di porre fine alle tasse studentesche può aver avuto qualcosa a che fare con la sua popolarità al principio - ma questa volta non ha ripetuto quella semplice promessa. I suoi sostenitori diranno che non ne ha mai avuto la possibilità. La stampa borghese lo ha etichettato come marxista e come un pericolo per le imprese britanniche. Ma è sempre stato così. Ciò che questa campagna elettorale rivela ancora una volta è che non si può avere una via parlamentare al “socialismo” (a meno che nazionalizzare una o due imprese di servizi non sia il socialismo).

In primo luogo, i capitalisti non si metterebbero seduti pigramente a guardare il loro esproprio mentre viene approvata la legislazione necessaria. Oggi hanno solo bisogno di mobilitare le loro armi di propaganda - se la situazione fosse più disperata domani mobiliterebbero armi più letali. Il socialismo non è un capitalismo addomesticato dei peggiori aspetti dello sfruttamento. È un modo di produzione completamente diverso. Non può essere ottenuto come opzione elettorale, benché al tempo stesso non possa che essere l’opera della stragrande maggioranza. Ciò richiede tuttavia che le persone agiscano per sé stesse e non che votino per qualcuno che tiene il loro destino nelle proprie mani.

Non si porrà fine allo sfruttamento attraverso il voto per un Parlamento in cui vince sempre la classe dirigente. Mentre il capitalismo si trascina verso un altro crollo, non c'è modo che le cose migliorino. Se vogliamo mettere in piedi una vera lotta, dobbiamo organizzarci da soli contro tutti gli attacchi. Nel corso di questo processo possiamo forgiare le nostre organizzazioni per coordinare la lotta e creare la nostra “democrazia”. Questa non sarebbe un sistema “rappresentativo” in cui eleggi qualcuno e non lo vedi più per cinque anni. Sarebbe un sistema diretto in cui lavoratori si danno la delega reciprocamente presso i consigli dei lavoratori. Possiamo richiamare i delegati quando ne abbiamo bisogno e dargli un mandato o ri-eleggerli in base alle nostre reali esigenze. Questa se si vuole è la democrazia dei lavoratori ed è enormemente superiore all'attuale sistema, che funziona bene solo per i sacchetti di denaro del capitale.

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Sappiamo bene che dalla prospettiva di oggi questo appare molto lontano. Ma la lotta per quella società inizia ora. La vittoria finale sarà tanto più probabile quanto più riusciremo a convincere coloro che pensano di poter sostenere allo stesso tempo il riformismo e una strategia rivoluzionaria, assecondando le illusioni del primo e danneggiando così la seconda. Invece di inseguire ciò che sembra essere “possibile”, ma in realtà è una chimera utopica, dobbiamo costruire un'organizzazione per le future lotte che ci attendono. Data la crisi di natura sistemica, queste lotte sono inevitabili. Per rendere più probabile la loro vittoria, gli internazionalisti di tutto il mondo devono raccogliersi per lavorare ad una nuova organizzazione politica che abbia le sue basi all'interno della classe lavoratrice. Questo Internazionale non è un governo in aspettativa. Non assume su di sé il compito di costruire il socialismo, compito che è di tutta la classe. È tuttavia una forza politica unitaria a livello internazionale che promuove il programma comunista e funge da guida nelle lotte di domani.

Soprattutto guiderà la lotta contro il futuro che nazionalisti e xenofobi di oggi ci stanno preparando. Man mano che la crisi si approfondisce, le guerre commerciali di oggi si trasformeranno sempre più in guerre di annientamento e un capitalismo in crisi non risolverà mai il disastro ambientale che continua invece a creare. Abbiamo un mondo da guadagnare e delle specie da salvare.

Lunedì, December 23, 2019